21 luglio, 2021

21 luglio 1920 - Constance Dowling, verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Il 21 luglio 1920 (secondo alcune fonti il 24 luglio) nasce a New York Constance Dowling, la donna che, secondo alcuni cronisti dell’epoca, è stata la causa scatenante della tempesta interiore che ha portato Cesare Pavese alla morte. Comincia a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo come prima modella e poi come cantante e ballerina e nel 1943 viene scritturata dalla Metro Goldwin Mayer. Se ne va quindi a Hollywood e l’anno dopo fa il suo debutto su grande schermo nel film “Così vinsi la guerra” al fianco di Danny Kaye. Nei primi anni del dopoguerra come molti protagonisti dello star system statunitense si trasferisce a Roma dove gira una serie di lungometraggi di buon successo. Ci resta fino all’inizio del 1950 quando torna a Hollywood per girare un film di fantascienza. È una donna decisamente bella, anche se di una bellezza particolare, con il viso cosparso da efelidi rosse e uno sguardo profondo che, nelle foto, appare più da ragazza timida e un po’ sfuggente che da sensuale seduttrice. Cesare Pavese si innamora perdutamente di lei e ne viene ricambiato anche se, forse, non con la stessa intensità. Quando se ne va le dedica dieci poesie, otto in italiano e due in inglese, che verranno trovate dopo la morte dello scrittore chiuse nel cassetto della sua scrivania negli uffici della casa editrice Einaudi. Sono dattiloscritte, ma la data e il titolo di ciascuna sono stati annotati a mano da Pavese che ha anche scritto sul frontespizio “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi/11 marzo – 11 aprile 1950”. Il destino non sarà poi così generoso neppure con lei. Constance Dowling infatti dopo aver lasciato le scene per sposare il produttore Ivan Tors morirà a Los Angeles il 28 ottobre 1969 a soli quarantanove anni.


20 luglio, 2021

20 luglio 1911 - Bill Dillard, alias Spike Hughes, alias Dicky Wells e altri...

Il 20 luglio 1911 a Philadelphia, in Pennsylvania, nasce il trombettista e cantante William Dillard detto Bill. Fin da quando frequenta l'equivalente delle scuole medie suona in vari gruppi della sua zona. Crescendo decide di tentare la fortuna. Nel 1929 si trasferisce a New York e dopo una lunga serie di ingaggi in locali di vario genere viene scritturato da Jelly Roll Morton per un giro in Pennsylvania e alcune registrazioni. L'anno dopo entra a far parte dell'orchestra del sassofonista Bingie Madison con la cui orchestra partecipa a varie registrazioni per il pianista Clarence Williams e King Oliver. Nel 1931 sempre con l'orchestra di Madison suona nelle ultime registrazioni per l'etichetta Okeh della cantante blues Mamie Smith. Successivamente passa con Bennie Carter con il quale registra alcuni dischi con lo pseudonimo di Spike Hughes, per la Decca. Dopo yìuna nutrita serie di esperienze in varie formazioni tra cui quella di Lucky Millinder nell'autunno del 1934 Dillard entra nell'orchestra di Teddy Hill con la quale resta fino alla fine del 1938. Proprio Hill registra alcuni dischi a Parigi sotto il nome di Dicky Wells per la Swing. Chiusa questa esperienza passa all'orchestra di Coleman Hawkins e nel 1940 entra nella formazione di Louis Armstrong. La sua carriera come strumentista si conclude tra il 1942 e il 1943 nel gruppo del vibrafonista Red Norvo. Da quel momento inizia con successo un'intensa attività come cantante e attore con rari e occasionali interventi di tromba sui palcoscenici di Broadway in moltissime commedie musicali di successo. Muore il 16 gennaio 1995 a New York.



19 luglio, 2021

19 luglio 1932 - Buster Benton, il bluesman dalla voce potente

Il 19 luglio 1932 a Texarkana in Arkansas nasce Arley Benton, destinato a lasciare un segno importante nella storia del blues con il nome di Buster Benton. Bluesman dalla voce potente e particolarmente espressiva debutta come cantante nel 1957 all'Hines's Arm di Toledo nell'Ohio. Solo successivamente comincia a suonare la chitarra. L'incontro con lo strumento e i primi accordi nascono quando si trasferisce a Chicago nel quartiere di South-Side. Proprio in quello che è considerato il cuore nero della città nel 1962 forma un proprio gruppo, senza rinunciare a occasionali collaborazioni con Buddy Guy; Junior Wells e Johnny Shines. Nei primi anni Settanta, dopo aver suonato con Joe Tex, entra a far parte dei Chicago Blues All Stars di Willie Dixon con i quali resta fino al 1975.


18 luglio, 2021

18 luglio 1914 - Nasce "Ginettaccio"

Il 18 luglio 1914 a Ponte a Ema in provincia di Firenze nasce Gino Bartali, il rivale di Coppi nell'Italia del dopoguerra divenuto per molto tempo l’emblema dell’Italia più bigotta. Iscritto all’Azione Cattolica, di cui porta con orgoglio l’emblema sulla giacca, è chiamato ‘il pio’ per la sua religiosità. Nel 1935 vince la sua prima gara da professionista, la Portocivitanova-L’Aquila, incrementando rapidamente il suo palmarès. Formidabile scalatore e temibile velocista, si difende, pur non eccellendo, nelle corse a cronometro. Il Tour del 1948 nel quale, a trentaquattro anni, stritola uno dopo l’altro i suoi avversari e doma le montagne, entra nella leggenda del ciclismo di tutti i tempi. Per la sua vittoria l’Italia, sull’orlo della guerra civile dopo l’attentato al segretario del Partito Comunista Palmiro Togliatti, si ferma e la notizia interrompe addirittura una seduta del parlamento. Esuberante, battagliero e polemico diventa famoso per il suo motto: “È tutto sbagliato, è tutto da rifare”. Per giornalisti e tifosi, è stato, senza ombra di dubbio la prima vera “vedette” del ciclismo italiano più in generale. Anticipatore dei moderni protagonisti, Bartali ha interpretato per tutta la sua carriera il ruolo del campione capace di far notizia anche fuori dall’ambito ristretto del ciclismo.


16 luglio, 2021

16 luglio 1969 - Inizia l’avventura dell’Apollo 11

La grande avventura destinata a portare per la prima volta un uomo sulla luna inizia il 16 luglio 1969 sulla rampa 39° di Cape Kennedy, la base spaziale collocata su una lingua di terra che dalla costa orientale della Florida si protende nell’Oceano Atlantico. Alle 9.32 locali, le 15.32 in Italia, il “Go” dell’italoamericano Rocco Petrone direttore delle operazioni di lancio dà il via al grande balzo. Una gigantesca fiammata accompagna l’accensione dei razzi che spingono verso l’alto il gigantesco missile vettore Saturno 5. In cima al grande cilindro lucente sono collocati, uno agganciato all’altro, i tre moduli progettati per rendere possibile la discesa e lo sbarco sul satellite terrestre: il LEM o modulo lunare, cioè il veicolo da sbarco battezzato “Eagle” per l’occasione, il modulo di servizio, con i sistemi di propulsione, guida, telecomunicazione ecc e il modulo di comando, chiamato Columbia, nel quale sono gli astronauti. I tre protagonisti della missione si chiamano Neil Armstrong, comandante, Edwin “Buzz” Aldrin e Michel Collins, l’unico che alla partenza sa già di non poter mettere piede sul suolo lunare visto che dovrà occuparsi di mantenere il Columbia nella sua orbita in attesa del rientro dei compagni. Nessuno di loro è proprio un novellino. Neil Armstrong è stato protagonista, insieme a David Scott, nel 1966 del fallito aggancio della Gemini 8 con l’ultimo stadio del missile Agena lanciato senza pilota. “Buzz” Aldrin ha volato insieme a James Lovell sulla Gemini 12 uscendo dalla capsula per una “passeggiata spaziale” di 129 minuti, in quel momento un record! Michel Collins, il terzo uomo della missione, ha volato nel 1966 con John Young, sulla Gemini 10, la capsula che ha effettuato con successo il rendez vous con l’Agena fallito da Armstrong pochi mesi prima. Pure lui ha “camminato” nello spazio per una mezz’oretta. Il trio è apparso rilassato e assolutamente impenetrabile alle emozioni nei concitati instanti che precedono la partenza. Il Saturno si alza da terra con successo. Nei primi minuti della missione il primo e il secondo stadio del razzo si staccano, spingendo l’Apollo 11 su un’orbita di parcheggio a poco meno di duecento chilometri dalla Terra. Dopo un’accurata verifica della strumentazione e vari test, due ore e quarantaquattro minuti dopo la partenza, il motore del terzo stadio riprende a ruggire per vincere l’attrazione terrestre e iniziare l’ultimo salto verso la Luna. I tre impiegano settantasei ore per percorrere i 388.000 chilometri che li separano dall’inizio dell’orbita lunare. Il viaggio è senza scosse. Una sola volta si rende necessaria una correzione di rotta. Quando la navicella entra nell’orbita lunare in Italia sono le 19.30 del 20 luglio 1969. Sono passate cento ore dal lancio quando Armstrong e Aldrin entrano nel modulo lunare e, dopo essersi separati dal modulo di comando, iniziano la discesa verso il Mare della Tranquillità, il luogo prescelto per atterrare, o meglio, per “allunare” secondo il neologismo coniato dai media di quel periodo. Ci impiegano tre ore e non va proprio tutto liscio. Un guasto fa accendere a ripetizione il segnale d’allarme e il carburante si consuma un po’ troppo velocemente. Quando le zampe del modulo si appoggiano sul suolo ne resta solo per poco meno d’un minuto. Il programma prevede un’attesa di dieci ore tra allunaggio e sbarco, ma i due astronauti non ce la fanno a resistere. Qualche ora per preparare il modulo a un eventuale decollo anticipato, il tempo di indossare le tute, poi Aldrin sblocca lo sportello, impugna la telecamera e cede l’onore al suo comandante. Armstrong scende sul suolo lunare e pronuncia la fatidica frase destinata a entrare nei libri di storia: «È un piccolo passo per l’uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità». È il 21 luglio 1969. In Italia sono le 4.56.

15 luglio, 2021

15 luglio - Il Festival del Meréngue, vida amor y baile

Se è vero che quasi tutta la vita degli abitanti della Repubblica Dominicana si svolge a ritmo del meréngue diffuso dagli immancabili apparecchi radiofonici che si trovano ovunque, è altrettanto vero che questa sorta di fiesta ininterrotta trova il suo culmine il 15 luglio di ogni anno con il classico Festival del Meréngue. In quel giorno tutta la nazione sembra fermarsi e convergere sul lungomare di Santo Domingo, mentre centinaia di gruppi improvvisati riempiono ogni vicolo e ogni spazio della città con le loro note. È una grande manifestazione di “vida, amor y baile” (vita amore e ballo) che si riversa in ogni angolo della nazione: dagli aeroporti agli alberghi, dai mezzi pubblici, ai bar, fino alle case delle periferie. Per i turisti il Carnaval con la sua musica, il rhum e una moltitudine di corpi che ballano in libertà, è una folgorazione, un'esperienza unica nel suo genere.

14 luglio, 2021

14 luglio 2003 - André Claveau, il Principe della “Chanson de charme”

Il 14 luglio 2003 muore André Claveau, un artista che ha attraversato da protagonista nel bene e nel male oltre cinquant’anni di storia dello spettacolo francese. Amato per la sua voce, ma soprattutto per le sue straordinarie performances radiofoniche, quando i nazisti occupano la Francia abbozza e diventa uno degli animatori della principale radio di propaganda degli occupanti e del governo da loro insediato. Processato e condannato per collaborazionismo, dopo aver scontato la pena di un periodo di interdizione dall’attività artistica, torna a esibirsi e, a differenza di altri artisti di quel periodo, viene perdonato dal pubblico che l’accoglie con l’affetto di sempre. La sua voce fa innamorare più di una generazione e il fascino delle sue interpretazioni conquista anche il cinema, soprattutto negli anni Cinquanta, pervasi dell’entusiasmo, dalle speranze di ricostruzione e soprattutto dalla voglia di lasciarsi alle spalle la dura eredità della guerra. Claveau capisce questi sentimenti, li annusa quasi istintivamente e riesce a rimettersi in carreggiata dopo il non breve periodo d’assenza forzata dalle scene che per altri artisti è stato fatale. In Italia il grande pubblico si accorge di lui relativamente tardi, nel 1958, quando con la canzone Dors, mon amour, vince inaspettatamente l’Eurofestival o, se lo si vuole chiamare con il suo nome completo, il Festival della Canzone Europea al quale partecipano gli artisti dei vari paesi dell’Europa televisiva collegata dall’Eurovisione. André Claveau nasce a Parigi il 17 dicembre 1911, anche se qualche biografia corretta da uffici stampa un po’ compiacenti sposta la sua nascita al 1915. Figlio di un tappezziere viene presto indirizzato verso studi attinenti alla professione del padre. Quando porta ancora i pantaloni corti viene ammesso nella scuola della Compagnie des Arts Français in rue du Faubourg Saint-Honoré, un luogo prestigioso dal quale si dice escano gli scenografi e i decoratori di scena “più bravi del mondo”. Vero o no, il giovane André Claveau dimostra di avere un certo talento e cerca di trarne subito qualche vantaggio disegnando gioielli, scenografie teatrali e manifesti di personaggi dello spettacolo. La sua passione segreta è, però, il canto. Con la sua voce da baritono leggero si cimenta in canzoni e brani d’opera per gli amici o quando gli capita. Per molto tempo l’idea che la canzone possa diventare l’unica professione della sua vita non lo sfiora nemmeno per sbaglio nemmeno nei sogni. Sono gli amici a insistere perché cominci a pensare alla possibilità di farne una professione, magari affinando con lo studio e la pratica le già notevoli tecniche vocali. Alla fine, come spesso succede, è il caso a decidere per lui. L’elemento decisivo è rappresentato da “Premières chances”un concorso per cantanti dilettanti organizzato dalle poste parigine nel 1936 al quale partecipa più per gioco che per ambizione. Canta la canzone Chez moi, il pubblico l’applaude calorosamente e la vittoria è sua. Da quel momento inizia la sua carriera musicale e la sua corsa verso il successo che, come lui stesso ha raccontato, non è arrivato improvvisamente, ma si è costruito passo dopo passo. Per un paio d’anni si esibisce nei locali notturni accompagnato dal suo amico pianista Alec Siniavine mentre il suo nome pian piano cresce d’importanza sui manifesti che annunciano i protagonisti della serata. Nel 1938 fa anche il suo debutto nel cinema con il film “Champions de France”. Alla fine del decennio il suo stile personalissimo che si colloca a metà tra quello dei crooners d’oltreoceano e quello dei baritoni d’operetta, gli vale il soprannome di “Principe della Chanson de Charme”. Tra i protagonisti della notte parigina con all’attivo récital nei locali più prestigiosi e conosciuti come il Mogador, il Pacra e l’Européen, quando la capitale viene invasa dalle truppe d’occupazione con la croce uncinata sugli stendardi non cambia le sue abitudini. Non è tra le persone che si accalcano ai bordi delle strade per applaudire i nuovi padroni, ma non è neppure tra coloro che sono disposti a rinunciare alla carriera pur di non essere complice. Come una parte degli artisti della sua generazione fa finta di non occuparsi di politica e continua a lavorare come se niente fosse. Non ha particolare simpatia per gli occupanti e i loro manutengoli francesi, ma non per questo pensa sia un suo dovere opporsi. A partire dal 1940 diventa il conduttore e l’animatore di una trasmissione musicale su Radio-Paris, l’emittente controllata dagli occupanti nazisti, che lo fa diventare popolarissimo in particolare tra il pubblico femminile. In quel periodo centra un successo dopo l’altro con canzoni come Tout en flânant, J’ai pleuré sur tes pas, Évangeline e, soprattutto la versione maschile di quell’Attends-moi mon amour che appartiene anche al repertorio di Léo Mariane e nella quale si percepisce la malinconia di chi vive in un paese dove i destini delle persone sfuggono al loro controllo e sono in balia degli eventi. Con la Liberazione Parigi si libera di un incubo e comincia a fare i conti con se stessa e con coloro i quali hanno collaborato con l’occupante tedesco. C’è chi si è macchiato di crimini anche feroci, chi ha collaborato senza partecipare materialmente ad alcun crimine ma li ha tollerati quando non coperti e chi, come André Claveau, non si è proprio curato di ciò che accadeva, come se l’artista potesse vivere in una sorta di mondo separato da quello in cui vivono i comuni mortali. La sua unica difesa è l’ammissione di una colpa inconsapevole. La corte incaricata di giudicarlo prende per buona questa impostazione e decide di non infierire. Alla fine del procedimento che lo riguarda non c’è né la condanna a morte né il carcere ma un decreto che gli impedisce di esibirsi in locali pubblici, alla radio o davanti alla cinepresa fino ai primi mesi del 1946. Per altri artisti questa decisione finisce per essere la pietra tombale di una carriera, ma per Claveau no. Quando torna il pubblico non l’ha dimenticato e, soprattutto, è disposto ad accettarlo per quello che è. Come agli inizi della sua carriera ricomincia senza fretta passando dall’operetta ai locali e infine a Radio Luxembourg dove ritrova il pubblico sempre entusiasta delle sue ammiratrici. Alla fine degli anni Quaranta André Claveau è di nuovo uno degli artisti di maggior successo della scena musicale francese. A conferma di questo fatto c’è il contratto siglato nel 1949 con la casa discografica Polydor, per la quale inciderà brani destinati a restare nella storia e nell’immaginario della generazione del dopoguerra come Étoile des neiges, Cerisier roses et pommier blanc, Gigi, Fou de vous, Domino, Sous une ombrelle à Chantilly e tanti altri tra i quali spicca La petit diligence con cui vince il Gran prix du Disque del 1951. Per tutti gli anni Cinquanta i successi si susseguono a ritmo costante mentre anche il cinema si avvale della sua popolarità e della sua simpatia affidandogli ruoli in linea con il suo personaggio in vari film. Nel 1958 vince il già citato Eurofestival e poi comincia a capire che i tempi stanno cambiando. All’alba degli anni Sessanta anche in Francia arrivano gli echi della rivoluzione del rock and roll mentre una nuova generazione di chansonniers sta approdando al successo. A differenza di altri artisti che tentano di adeguare il proprio stile, André Claveau preferisce diminuire il suo impegno fino a ritirarsi definitivamente dalle scene. Lui, che è stato accusato di aver saputo adattarsi quasi con indifferenza a ogni mutamento, di fronte al tempo che passa preferisce evitare riciclaggi stilistici che non gli appartengono. «Io credo di essere soltanto il cantante della mia generazione». Si ritira e se ne va in campagna a ritemprare lo spirito e il fisico. Non torna più sulle scene fino alla morte che lo coglie a novantun anni in quel di Brassac il 14 luglio 2003.

13 luglio, 2021

13 luglio 1841 – Otto Wagner, ovvero “Artis sola domina necessitas"

Il 13 luglio 1841 nasce Otto Wagner. Molte città nelle quali lo spazio è stato, in particolari periodi storici, plasmato da un architetto o da un costruttore legano il nome dello stesso al periodo, così è per la Firenze rinascimentale con il grande architetto Brunelleschi, oppure per la Roma barocca del Bernini. La città di Vienna tra l'800 e il 900 si lega al nome di Otto Wagner. Otto Wagner nasce il 13 luglio 1841 in una famiglia della media borghesia austriaca. Dopo aver frequentato il Politecnico di Vienna, perfeziona gli studi universitari a Berlino dal 1860 al 1861, quindi inizia a lavorare nello studio di Ludwing von Forster, il progettista della celeberrima Ringstrasse (la più importante e lussuosa "circonvallazione" d'Europa). Inizia la libera professione a Vienna dove le proprie condizioni economiche gli consentono di acquistare appezzamenti di terreno, su cui realizza ciò che progetta, per venderli successivamente. Nel 1884 il prestigio raggiunto nella professione gli apre le porte dell'Università di Vienna. E' a questo punto che l'agiato professionista, incontrastato interprete delle aspirazioni della locale borghesia conservatrice, opera una rivoluzione. Nella prolusione al momento dell'assegnazione della cattedra universitaria, infatti scandalizza l'uditorio e l'opinione pubblica benpensante asserendo che "l'arte deve nascere dalla vita moderna... le sue forme devono armonizzarsi con le esigenze del tempo... ciò che è pratico è bello". È una rivoluzione per una società in cui si era convinti che le chiese dovessero essere in stile gotico per favorire la preghiera, che le università dovessero assomigliare a templi greci per spronare gli studenti nello studio, che le abitazioni fossero l'imitazione dei grandi palazzi fiorentini del '500 per onorare adeguatamente i proprietari. Wagner ribadisce le sue eretiche tesi nel libro "Moderne Architektur" del 1885. Da questo momento nel suo modo di costruire appaiono i nuovi materiali da facciata usati dagli altri pionieri dell'architettura moderna, quali la maiolica, le lastre di marmo appese alle facciate, l'alluminio negli elementi decorativi metallici e, soprattutto, il ferro nelle strutture portanti dei fabbricati. Il suo credo diventa: "Artis sola domina necessitas" (Necessità, sola padrona dell'arte). Una cosa ovvia oggi, ma non così in un periodo in cui sotto le gonne delle donne esistevano pesanti incastellature di sostegno! Gran parte della committenza privata, che gli imponeva paccottiglie sulle facciate, lo abbandona. Sono, quindi, le commesse pubbliche a caratterizzare la sua attività, prima fra tutte la grande metropolitana viennese (terminata nel 1900), in parte sotterranea in parte sopraelevata, con ponti in ferro, viadotti e 25 stazioni. Segue la banca postale di Vienna nel 1905, e la chiesa del complesso ospedaliero Am Steinhof, terminata nel 1913. Wagner realizza dopo il 1885 pochi edifici residenziali, ma di qualità eccelsa, come le due case di Linke Winzeile e la sua seconda villa. Le due case precedentemente citate, e soprattutto la Majolikhaus, sono considerate fra i più eleganti modelli del Liberty viennese. Attorno a lui nasce una delle più importanti "scuole" di architettura dell'epoca (la Wagnerschule appunto) che avrà un ruolo fondamentale nella costruzione dell'architettura moderna in tutta Europa, Italia compresa. Nella scuola si formano i collaboratori di Wagner nell'insegnamento: Josef Hoffmann, Joseph Maria Olbrich e Joze Plecnik, che domineranno la scena viennese ed europea per molti anni. Dalla scuola hanno origine molte delle grandi "scuole" regionali, che si sviluppano in tutto l'impero asburgico; la scuola cecoslovacca con Kotera, Janàk, Chochol, e le scuole nazionali slovena, croata e ungherese che intraprendono l'attività nel primo dopoguerra. Architetti come Max Fabiani che operò a Trieste, Gorizia e Lubiana, gli italiani Annibale Rigotti, R. D'Aronco, Antonio Sant'Elia, il catalano Puig y Cadafalch devono a questa scuola la loro formazione.



12 luglio, 2021

12 luglio 1918 - Rusty Dedrick, una tromba sopraffina

Il 12 luglio 1918 a Delevan, New York, nasce il trombettista e compositore Rusty Dedrick, registrato all’anagrafe con il nome di Lyle F. Dedrick. Fratello di Arthur Dedrick il trombettista conosciuto soprattutto per aver suonato a fianco di Red Norvo, pur essendo in possesso di una buona tecnica strumentale e una bella sonorità, Dedrick non è mai riuscito ad allargare alle grandi masse la sfera della sua popolarità. Da ragazzo frequenta il Fredonia State Teachers College e studia privatamente prendendo lezioni da Paul Creston e Stephane Wolpe. Tra il 1938 e il 1939 milita nell’orchestra di Dick Stabile, passando poi sotto l'egida di Red Norvo con il quale resta fino al 1941 per entrare in quella di Claude Thornhill fino al 1942 quando viene chiamato sotto le armi. Nel 1945 dopo il congedo suona per qualche mese con Ray McKinley prima di tornare con Thornhill, nella cui formazione resta fino al 1947 quando, fissata la sua residenza a New York, il trombettista decide di dedicarsi prevalentemente all'arrangiamento e al lavoro di sala d'incisione. Muore il 25 dicembre 2009.


11 luglio, 2021

11 luglio 1926 - Teddy Reno, cantante, discografico e talent scout

L'11 luglio 1926 nasce a Trieste Teddy Reno, uno dei più eclettici personaggi della scena musicale italiana del dopoguerra. Tra i più amati interpreti di quel genere che negli Stati Uniti chiamano “confidential song” è anche attore, discografico, organizzatore di alcuni tra i più importanti eventi musicali degli anni Sessanta e grande talent scout. Proprio sul palcoscenico del Festival degli Sconosciuti di Ariccia, la sua creatura più feconda, muovono i primi passi artisti destinati al successo come i Rokes, Mal, Marcella, Edoardo Vianello, Claudio Baglioni e tanti altri. Al suo fiuto sopraffino si deve la scoperta e il grande successo di Rita Pavone che, anche grazie alle sue cure diventerà, sempre negli anni Sessanta, la prima pop star adolescenziale femminile della storia della musica italiana, imitata e idolatrata da migliaia di ragazze che si identificheranno in lei. Per sé rivendica anche il merito di avere portato in Italia molto prima di Maurizio Costanzo quella forma di intrattenimento che negli Stati Uniti chiamano “talk show” con programmi televisivi che si intitolano “Canzoni al caminetto”, “Confidenze musicali” o “Souvenir”. La sua eclettica genialità rischia di oscurare il suo talento canoro, cristallino e sostenuto da una voce ben impostata capace di passare con facilità e senza perdere smalto dalla melodia tradizionale, allo swing e, grazie anche alla perfetta conoscenza dell’inglese, ai classici dei “crooner” d’oltreoceano. Proprio per la ricchezza del suo repertorio e la capacità di muoversi con disinvoltura tra stili anche molto differenti all’inizio degli anni Cinquanta gode di una notevole popolarità anche al di fuori dei confini italiani, in particolare nei paesi dell’America Latina. All'anagrafe si chiama Ferruccio Merk. La famiglia vorrebbe farne un avvocato e lui, dopo il Liceo Classico, se ne va a Milano per frequentare la facoltà di Giurisprudenza presso la locale Università. Accanto allo studio coltiva la passione per la musica e si esibisce nei locali con un repertorio che comprende anche canzoni in inglese, lingua imparata dagli anglo-americani negli anni dell'occupazione alleata della sua città natale. La sua popolarità cresce grazie alle esibizioni ai microfoni di Radio Trieste da cui lancia Eterno ritornello (Te voio ben) la sua prima canzone di successo. Nel 1948, con l'aiuto finanziario del padre fonda la CGD (Compagnia Generale del Disco) affiancando all’attività di cantante quella di talent-scout e discografico e lanciando cantanti come Betty Curtis, Jula De Palma, Giorgio Consolini e Johnny Dorelli. Nel 1953 partecipa al Festival di Sanremo piazzandosi al secondo posto con Campanaro in coppia con Nilla Pizzi e al terzo con la canzone Lasciami cantare una canzone insieme ad Achille Togliani. Nella seconda metà degli anni Cinquanta inizia a lavorare anche in televisione, in teatro e nel cinema e nel 1959 vince il Festival di Napoli con Sarà chissà di Roberto Murolo. Nel 1962 organizza la prima edizione del Festival degli Sconosciuti di Ariccia, una manifestazione destinata a lanciare un gran numero di protagonisti della musica leggera. La prima edizione viene vinta da Rita Pavone, di cui diventerà produttore, manager e infine anche marito. Pur riducendo progressivamente il suo impegno non abbandona mai del tutto l'ambiente musicale e nel 2007 pubblica l'album Se questo non è amore.



10 luglio, 2021

10 luglio 1916 - Dick Cary, un musicista sottovalutato

Il 10 luglio 1916 nasce ad Hartfort, nel Connecticut, il polistrumentista e arrangiatore Dick Cary, all’anagrafe Richard Durant Cary. Musicista completo ed estremamente versatile, con una solida preparazione classica alle spalle, ha dato al jazz più di quanto abbia avuto e non ha mai goduto di una fama adeguata ai suoi meriti. In particolare non sempre è stata riconosciuta l’importanza della sua attività di arrangiatore, costantemente tesa alla ricerca e alla sperimentazione di formule alternative agli schemi classici nel tentativo di regalare nuove evoluzioni al dixieland e al jazz tradizionale in genere. Il suo primo strumento è il violino che suona nel periodo scolastico entrando anche a far parte della Hartfort Symphony Orchestra. Successivamente suona il pianoforte. Proprio come pianista ottiene la sua prima importante scrittura al Nick's di New York nel 1942. L'anno dopo lavora come arrangiatore per Benny Goodman e suona con la famosa Casaloma Orchestra. Alla fine della seconda guerra mondiale entra nella formazione di Billy Butterfield, ma ci resta poco perchè ben presto dà vita a una propria orchestra con la quale suona regolarmente a Meridan nel Connecticut. Nel 1947 viene chiamato a far parte degli All Stars di Louis Armstrong con i quali prende parte a una nutrita serie di concerti, compreso quello leggendario alla Symphony Hall di Boston nel novembre del 1947. Lasciato Armstrong dopo l’arrivo di Earl Hines, ritorna al Nick's, come solista di pianoforte. Si unisce poi all'orchestra di Jimmy Dorsey come pianista e arrangiatore e successivamente entra a far parte della formazione di Tony Parentgi lasciando il pianoforte per la tromba. Negli anni Cinquanta la sua attività si fa intensa e tutti i più famosi dixielander se lo contendono. Da Eddie Condon a Bobby Hackett, da Muggsy Spanier a Max Kaminsky, da Jimmy Mc Partland a Edmond Hall, a molti altri leader cercano di accaparrarsi le sue doti di arrangiatore. In quel periodo cambia ancora strumento dedicandosi al cosiddetto “alto-horn” (corno alto), un tipo di corno che lui adatta magistralmente al linguaggio jazzistico. Verso la fine degli anni Cinquanta formava una nuova orchestra a suo nome che schiera alcuni tra i migliori musicisti di quel periodo di formazione sia tradizionale che moderna come Urbie Green, Al Cohn, Bob Wilber, Kenny Davern, Ernie Caceres, Dick Wellstood e tanti altri. Negli anni Sessanta si trasferisce sulla West Coast lavorando intensamente come arrangiatore per Bob Crosby, Red Nichols e Ben Pollack e continuando anche a suonare il pianoforte, la tromba e l'alto-horn in seno al "clan” dei dixielander di stanza in California. Negli anni Settanta lavora molto spesso con Jimmy McPartland. In quel periodo arriva anche in Italia per una tournée durante la quale registra anche un disco a Milano con la Milan College Orchestra. Muore a Sunland, in California, il 6 aprile 1994.


09 luglio, 2021

9 luglio 2002 – Ci vediamo, Rod Steiger!

Il 9 luglio 2002 muore a settantasette anni l’attore Rod Steiger. Nasce il 14 aprile 1925 a Westhampton, New York e siccome la sua famiglia non naviga nell’oro, lui a sedici anni lascia la scuola per cercare fortuna sotto le armi. Si arruola in marina dove resta fino alla fine della seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto, poco più che ventenne, trova un impiego statale e inizia a frequentare corsi di teatro al Dramatic Workshop della New School for Social Research e al New York Theatre Wing, per poi passare all'Actors' Studio, dove si dimostra uno dei migliori allievi dei corsi di recitazione con il metodo Stanislavsky. Dopo alcune esperienze teatrali debutta nel cinema nel 1951 interpretando il personaggio di Frank in "Teresa" di Fred Zinnemann. È il primo di una lunga carriera nella quale la sua straordinaria capacità di lavorare sui caratteri finisce per farlo specializzare in personaggi negativi come Charley Malloy, il fratello di Marlon Brando in "Fronte del porto" di Elia Kazan, il cinico produttore in "Il grande coltello" di Robert Aldrich o il subdolo e amorale sceriffo de "L'uomo del banco dei pegni" di Sidney Lumet per il quale vince l’Oscar. In Italia oltre lavora con registi come Sergio Leone, Ermanno Olmi, Franco Zeffirelli, Carlo Lizzani, Pasquale Festa Campanile, Duccio Tessari, Francesco Rosi e Andrea Barzini. Muore il 9 luglio 2002 a settantasette anni. Lui stesso ha dettato la scritta per la sua lapide: «See you later» (ci vediamo!).


08 luglio, 2021

8 luglio 1961 - Il rock’n’roll sbarca a Roma

L’8 luglio 1961 tutti protagonisti del giovane movimento rock italiano si danno appuntamento per il 1° Festival del romano Rock and Roll al Cinema “Maestoso” della capitale. Di fronte a una folla impressionante di persone scatenate si esibiscono i migliori esponenti del genere. Adriano Celentano è la star della giornata insieme a Little Tony, Ghigo e Guidone, ma non mancano exploit anche tra gli artisti meno conosciuti. La sedicenne Lidia La Gatta, una delle esponenti più underground del movimento, alla fine della sua esibizione si lancia direttamente sul pubblico. Il refolo è diventato un tornado e Celentano ne sta diventando il profeta indiscusso.

07 luglio, 2021

7 luglio 1987 - André Dassary, il basco che si schierò con Pétain

Il 7 luglio 1987 muore il cantante André Dassary destinato a restare nella storia della canzone francese per molte ragioni. Alcune sono nobili altre molto meno. Tra le ragioni più nobili c’è quella di essere stato a lungo il cantante delle orchestre più popolari degli anni Trenta e Quaranta, da quella di Ray Ventura a quelle di Marcel Cariven e Wal-Berg. Ugualmente importante e positivo è il suo ruolo da protagonista della stagione d’oro dell’operetta d’oltralpe. Decisamente meno nobile è invece la sua adesione entusiastica a Révolution National, il progetto politico d’ispirazione fascista e collaborazionista con i nazisti messo in atto a partire dal 1940 dal maresciallo Philippe Pétain. Dassary diventa un po’ il cantore ufficiale del governo incidendo canzoni celebrative e di propaganda, compreso Maréchal nous voilà, l'inno nazionale della “nuova Francia”. Personaggio contraddittorio ma fondamentalmente sincero nel dopoguerra si ritrova alla sbarra con l’accusa di collaborazionismo con gli occupanti nazisti e con il governo fantoccio da loro insediato. A differenza di altri personaggi dello spettacolo di quel difficile periodo lui però non si nasconde dietro al paravento delle giustificazioni spicciole. Riconosce che l’accusa è fondata, evita di cercare scuse e, dopo aver ammesso le sue responsabilità, paga il debito contratto con la giustizia e alla fine viene perdonato dal pubblico. André Dassary nasce a Biarritz il 10 settembre 1912. Il nome con il quale viene registrato all’anagrafe, André Deyhérassary, denuncia l’appartenenza della sua famiglia all’orgoglioso e mai domo popolo basco. Le sue prime esperienze musicali avvengono proprio sulle arie tradizionali dei paesi baschi, mal tollerate e spesso proibite nelle due nazioni che si sono divise quel territorio: Francia e Spagna. La musica dovrebbe però restare soltanto un divertimento degli spensierati giorni dell’infanzia e della gioventù. Nelle intenzioni di suo padre, infatti, il giovane André dovrebbe trovare un lavoro nel settore alberghiero, in particolare in quello dei grandi alberghi dell’Europa degli anni Venti e Trenta. Il ragazzo muove i primi passi come apprendista tuttofare alla Villa Héliante, un albergo di Biarritz, la sua città. Poi, sempre su consiglio del padre, parte per la Gran Bretagna e lavora come apprendista “maître” all Hôtel Savoy di Londra. Quando si conclude l’esperienza britannica se ne va a lavorare all’Hotel Maria Cristina di San Sebastian in territorio spagnolo. Al compimento del ventesimo anno, nel 1932, viene chiamato a prestare il servizio militare obbligatorio a Bordeaux. Costretto a restare nella città per molto tempo si iscrive ai corsi di canto del locale conservatorio. La scelta è motivata un po’ dalla passione, un po’ dal tentativo di scacciare la noia e ripetitività della vita militare ma soprattutto dal fatto che la partecipazione ai corsi gli consente di usufruire di permessi supplementari di libera uscita. L’impegno e il talento naturale gli permettono di eccellere in tutte le discipline dei corsi, dal canto all’opera, all’operetta. Nei corsi del conservatorio incontra anche il primo grande amore della sua vita. Il 21 dicembre 1935 André si sposa con Marie-Madeleine Bergès, una pianista pluripremiata e sua accompagnatrice nelle esibizioni al Conservatorio di Bordeaux. Dal loro matrimonio nasceranno quattro figli, una delle quali diventerà un’attrice molto popolare con il nome d’arte di Evelyne Dandry. Oltre alla musica l’altra passione del giovane André è lo sport. Il giovane pratica con molto impegno varie discipline, in particolare l’atletica leggera imponendosi nei campionati universitari e conquistando il titolo di Campione del Sud Ovest nei 1500 metri piani nel 1934. L’anno dopo viene selezionato come mediano d’apertura nella squadra di rugby della Côte d’Argent. In quel periodo trova anche il tempo di diplomarsi insegnante di educazione fisica iscrivendosi poi a corsi di specializzazione in kinesiterapia. Proprio nella veste di tecnico viene chiamato ad accompagnare la squadra nazionale francese ai giochi universitari del 1937. L’attività sportiva non gli impedisce di dedicarsi alla musica partecipando a molti concorsi radiofonici. La sua esecuzione di Ay ay ay, un brano scritto sui registri da tenore che gli consente di mettere in mostra le sua straordinarie qualità vocali. Proprio in quel periodo conquista il soprannome di “Ténor à la voix d’or”, tenore dalla voce d’oro, che non l’abbandonerà più fino alla fine. Nonostante i successi e le critiche positive probabilmente la musica resterebbe per André più un hobby che una professione senza l’intervento di Danielle Darrieux e Fred Pasquali. I due lo ascoltano nel 1938 in occasione di un concorso radiofonico e il secondo gli offre un ruolo importante nell’operetta “Le Roi du Cirque”. André rifiuta. L’offerta economica è troppo scarsa per consentirgli di non lavorare e l’impegno richiesto gli renderebbe impossibile mantenere il lavoro. La Darrieux e Pasquali, che intuiscono il suo talento, non s’arrendono e ne parlano a Ray Ventura. Il grande maestro, dopo averlo conosciuto, gli propone di entrare a far parte dei suoi Collégiens come secondo cantante visto che il primo c’è già e si chiama Paul Misraki. André accetta e accetta anche di cambiare il suo nome da Deyhérassary in Dassary. La sua voce si lega così ad alcuni successi dell’orchestra di Ray Ventura come Dans mon coeur, Soir indigo o Sur deux notes. Nel 1939 l’esercito ha di nuovo bisogno di lui perchè è in arrivo una nuova guerra. Spedito al fronte viene catturato dalle truppe tedesche. Dopo la resa delle truppe francesi e l’occupazione nazista della Francia viene liberato anche perchè è tra i più accesi sostenitori delle posizioni del regime collaborazionista del maresciallo Pétain. Ad aspettarlo non c’è Ray Ventura che di fronte alle prime scelte antisemite del governo francese, avendo in organico molti musicisti d’origine ebrea, ha deciso di lasciare la Francia e di trasferirsi in Svizzera con una parte dei suoi Collégiens. André Dassary fa scelte diverse e in breve tempo diventa uno dei personaggi più popolari della scena musicale francese. Dopo una lunga serie di concerti nel 1941 fa il suo debutto nell’operetta interpretando “L’auberge qui chante”. Il giorno della “prima” il suo nome sui manifesti è al sesto posto dopo quelli degli “specialisti” Laverne, Boucot, Nina Miral, Madeleine Mathieu e Odette Moulin. La su voce da tenore e la sua prestanza scenica entusiasmano il pubblico al punto che gli impresari, d’intesa con la direzione del teatro, decidono di far ristampare i manifesti. In quelli nuovi il suo nome figura al di sopra del titolo dell’operetta ed è accompagnato dalla scritta (in verità un po’ eccessiva): “la rivelazione del secolo”. Dopo la Liberazione André Dassary, accusato di collaborazionismo, paga il suo debito con la giustizia e ricomincia da capo senza atteggiarsi a vittima di chissà quale macchinazione. Il pubblico apprezza il suo atteggiamento dignitoso e quando, terminato il periodo dell’epurazione, torna sulle scene dell’ABC lo accoglie con calore e simpatia. Pur non rinunciando a esibirsi in concerto concentra la sua attività sull’operetta, un genere che sente più adatto alle sue possibilità vocali e che gli consente di esprimere meglio anche il suo talento recitativo. Lavori come “Chanson gitane” del 1946 o “Symphonie portugaise” del 1949 fanno il giro del mondo ampliando la sua popolarità anche al di fuori dei confini francesi. Nel 1952 gli viene consegnato il Disco d’oro per aver totalizzato un milione di dischi venduti. Negli anni Sessanta, di fronte all’affermarsi sulla scena musicale di nuove mode, nuovi generi e nuovi protagonisti sceglie di diminuire progressivamente la sua attività anche se la sua voce continua a entrare nelle case grazie all fatto che la sua La marche des sports viene scelta come sigla delle trasmissioni sportive della radio. All’inizio degli anni Settanta annuncia il suo ritiro dalle scene. Muore il 7 luglio 1987.


06 luglio, 2021

6 luglio 1990 – Se ne va Beniamino Maggio

Il 6 luglio 1990 muore Beniamino Maggio, uno dei personaggi di culto della canzone napoletana del Novecento. Nato a Napoli il 6 agosto 1907 è figlio di Mimì Maggio. Nel mondo dello spettacolo debutta nel 1913 interpretando Canzone garibaldina al fianco del trasformista Serafino Mastracchio. Successivamente si specializza nel repertorio di Armando Gill e nel dopoguerra gode di una buona popolarità anche come attore cinematografico. Muore il 6 luglio 1990 colpito da un ictus cerebrale la sera della trecentesima replica dello spettacolo “Na sera ‘e maggio”.



05 luglio, 2021

5 luglio 1950 – La fine del bandito Giuliano

Il 5 luglio 1950 viene trovato morto Salvatore Giuliano, il bandito, il secessionista siciliano, l’uomo accusato della strage di Portella delle Ginestre. Il suo astro di alfiere della ribellione siciliana comincia a declinare il primo maggio 1947 quando le organizzazioni sindacali e i partiti della sinistra hanno dato appuntamento ai propri militanti e ai lavoratori della provincia di Palermo in una piana di Portella della Ginestre per celebrare la Festa del Lavoro. È un periodo di grandi mobilitazioni con occupazioni di terre per chiedere la Riforma Agraria e la redistribuzione delle terre dei latifondisti dell’isola. Il comizio è appena iniziato quando dalle alture che circondano la piana si abbatte sugli intervenuti una pioggia di piombo. Al termine della sparatoria restano sul terreno undici morti e moltissimi partecipanti alla manifestazione vengono feriti. L’agguato è opera della banda di Salvatore Giuliano, ma in molti sospettano complicità con apparati dello stato e con i grandi latifondisti della zona. Nato a Montelepre, in provincia di Palermo, nel 1922, Giuliano muove i primi passi nel movimento indipendentista siciliano, finanziato da americani, inglesi e latifondisti, di cui diventa una sorta di braccio armato. Dal 1943 al 1950 la sua banda si rende protagonista di molte azioni terroristiche in varie zone del palermitano. Dopo la strage di Portella della Ginestra da più parti si chiede di far luce sulla reale consistenza delle sue attività, sui mandanti e sulle protezioni di cui sembra godere. Il suo corpo verrà trovato il 5 luglio 1950 nel cortile di una casa di Castelvetrano. La prima versione ufficiale parla di un conflitto a fuoco con i carabinieri, ma poi si saprà che è stato tradito e ucciso dai suoi stessi compagni. Gran parte delle vicende che lo riguardano restano, però, avvolte nel mistero anche per la scomparsa dei testimoni. Il suo luogotenente Gaspare Pisciotta prima di poter essere interrogato muore avvelenato nel carcere dell’Ucciardone e analoga sorte colpisce, uno dopo l’altro, quanti hanno avuto a che fare con le vicende della banda. Nel 1960 Franco Rosi realizzerà un film sulla vicenda destinato a divenire uno dei modelli di riferimento per il cinema d’inchiesta in Italia.

04 luglio, 2021

4 luglio 1952 - Casaroli, dalla X Mas alle rapine

Il 4 luglio 1952 inizia il processo contro Paolo Casaroli, leader di una banda di rapinatori. Tutto inizia a partire dal mese di ottobre 1950 quando dieci persone terrorizzano l’Italia con rapine a mano armata e sparatorie da film. Il capo della banda si chiama Paolo Casaroli. A ottobre mettono a segno il primo colpo a Binasco, poi a Genova, nel mese di novembre a Torino e in dicembre a Roma, dove viene ucciso il direttore del Banco di Sicilia. Adottano tecniche simili a quelle dei gangsters d’oltreoceano con automobili, armi da fuoco e grande rapidità. La stampa ribattezza la banda “gangster di celluloide”. La loro cattura è in linea con il soprannome, con dispendio di fuoco e tanto sangue. catturarli è necessario un nuovo spargimento di sangue. La questura di Bologna riesce a risalire a Casaroli, partendo dall’auto usata per la rapina di Roma. Per arrestarlo vengono inviati a casa sua due agenti, Giuseppe Tesoro e Giancarlo Tonelli. Casaroli e il suo braccio destro Romano Ranuzzi centrano con un colpo al fegato Tonelli e fuggono a piedi per le strade di Bologna. Nella fuga freddano un ex brigadiere dei carabinieri, Mario Chiari, che cerca di fermarli, poi sparano a un vigile, Luigi Zedda, che resta a terra ferito, quindi uccidono un taxista e cercano di impadronirsi di un auto. Braccati finiscono per non avere via d’uscita. Ranuzzi, ferito all’inguine, si spara per non essere preso vivo mentre Casaroli viene catturato. La violenza di Paolo Casaroli più che dai film polizieschi nasce dalla sua storia personale. Nel 1943, uscito dall’istituto Artigianelli di Faenza, si arruola volontario nella X MAS, comandata da Junio Valerio Borghese e combatte nelle file della Repubblica Sociale. Finita e persa la guerra contro i partigiani decide di combatterne un’altra contro le banche insieme al fido Romano Ranuzzi, un tipo introverso e solo al mondo. Ogni rapina viene vissuta come una battaglia di una guerra personale che si conclude con la cattura. Il 4 luglio 1952 quando si apre a Bologna il processo a lui e alla sua banda Casaroli i benpensanti mettono sotto accusa la violenza dei film polizieschi americani, facendo finta di non vedere la triste esperienza nella Repubblica Sociale. Nel 1962 Florestano Vancini gira un film dedicato alla vicenda affidando a Renato Salvatori il ruolo di Casaroli.

03 luglio, 2021

3 luglio 1930 - Ronnell Bright, jazzista per caso

Il 3 luglio 1930 nasce a Chicago, nell’Illinois, il pianista Ronnel Bright, approdata al jazz quasi per caso dopo una formazione musicale squisitamente accademica e l’intenzione di diventare un’acclamata concertista. Inizia lo studio del pianoforte all'età di sei anni e in seguito completa la sua formazione presso la Juilliard School of Music e la Roosevelt University. Si avvicina al jazz nel periodo del servizio militare, prestato in Marina. Proprio durante il periodo trascorso sotto le armi affina la sua preparazione frequentando i corsi dell'Accademia Musicale della Marina insieme, tra gli altri, ai fratelli Nat e Cannonball Adderley. Terminato il periodo della leva lavora a Chicago con il gruppo del contrabbassista Johnny Pate. Nel 1957 forma un proprio trio con cui suona a New York. In quel periodo è anche il compagno musicale del clarinettista Rolf Kuhn. L’anno dopo prende il posto di Jimmy Jones come accompagnatore di Sarah Vaughan, e nel 1961 diviene il pianista del gruppo di Lena Horne. Nel 1963 si esibisce anche come cantante, oltre che nel ruolo di pianista. Un anno dopo, in gennaio, assume l'incarico di pianista, direttore musicale e arrangiatore della cantante Nancy Wilson. Comincia, inoltre, a ricoprire ruoli di attore in film televisivi e cinematografici (partecipa a lavori come “They Shoot Horses Don't They”, “Lepke”, “Don Adams Special”, “Mannix”, ecc.). Dal 1970 al 1974 lavora per il “Flip Wilson TV Show”, come pianista nell'orchestra di George Wyle. L'anno dopo inizia un'intensa attività didattica, pur continuando a lavorare, in particolare come arrangiatore, per la radio e la televisione e comparendo, nella veste di pianista, con il gruppo Supersax con cui incide il disco Supersax Plays Bird. Pianista dotato di ottime doti tecniche, è un accompagnatore raffinato, un arrangiatore e un compositore di squisita eleganza per artisti come come Cal Tjader, Bill Henderson, Horace Silver, Blue Mitchell, Sarah Vaughan, Nancy Wilson, Lena Horne e moltissimi altri.


02 luglio, 2021

2 luglio 2000 - La Francia vince gli Europei di calcio contro l’Italia

Il 2 luglio 2000 a Rotterdam si gioca la finale dei Campionati Europei di Calcio. Di fronte ci sono le squadre dell’Italia, allenata da Dino Zoff e della Francia, allenata da Roger Lemerre. In tribuna accanto alla Regina d'Olanda ci sono il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi e il presidente francese Jacques Chirac. La finale sembra un po’ la riedizione dell'incontro giocato due anni prima ai mondiali francesi. All’epoca i galletti dopo aver battuto gli azzurri ai calci di rigore si laurearono poi campioni del mondo. Questa volta la partita sembra avviarsi su binari ben diversi con l’Italia che ribatte colpo su colpo ai tentativi degli avversari e i francesi che fanno fatica a esprimere il loro solito gioco. All’inizio del secondo temnpo gli azzurri passano in vantaggio con Delvecchio su cross di Pessotto, a sua volta servito da una magia di tacco di Francesco Totti. Subìto il gol i francesi cominciano ad attaccare in maniera massiccia alla ricerca del pareggio. Quando l’Italia sta già pregustando il trionfo, in pieno recupero a tempo ampiamente scaduto i francesi agguantano il pareggio con un tiro rasoterra angolato di Wiltord. L’imprevisto epilogo lascia un segno sul morale degli azzurri e mette le ali ai piedi ai loro avversari che al 13’ con Trezeguet segnano il gol che vale la conquista del titolo europeo.

01 luglio, 2021

1° luglio 1988 – L’ultimo concerto del Quartetto Cetra

Il 1° luglio 1988 il Quartetto Cetra si esibisce a Bologna in quello che verrà considerato l'ultimo concerto in pubblico del gruppo in formazione completa. Il 2 dicembre dello stesso anno, infatti, muore Tata Giacobetti. I tre componenti rimasti non lo sostituiscono e scelgono di esibirsi sotto il nome de “I Cetra” eliminando il termine “Quartetto”. La scomparsa di Felice Chiusano, avvenuta a Milano il 3 febbraio 1990 mette fine per sempre alla loro storia. L’elenco dei riconoscimenti ottenuti nella loro carriera è lunghissimo e va dalla Maschera d’oro e dal Microfono d’Argento del 1956, al Telegatto del 1982. I quattro componenti del gruppo vengono insigniti dei titoli di Cavalieri del lavoro nel 1985 e di Commendatori della Repubblica nel 1988