Il 12 settembre 1933 nasce a Parigi la cantante Mathé Altéry, uno dei personaggi femminili più importanti della scena musicale francese. Il suo pregio maggiore è nella grazia con la quale ha saputo riproporre al pubblico le canzoni che hanno fatto la storia della musica popolare francese del Novecento. Nella sua interpretazione brani che la polvere del tempo rischiava di cancellare per sempre risorgono a nuova vita e conquistano nuovi estimatori. Gran parte del merito è da attribuire alla sua voce capace di arrampicarsi in colori antichi senza leziosismi e soprattutto senza mai dare l’impressione di perdersi. C’è chi ha scritto che le sue interpretazioni hanno il valore di un restauro. Il paragone, pur suggestivo, rischia di essere forse un po’ azzardato dal punto di vista delle parole utilizzati, ma appare vero nella sostanza. Grazie alla voce e alla grande capacità interpretativa di Mathé Altéry una lunga serie di canzoni appassite dal fruscìo di registrazioni d’inizio secolo tornano a brillare di nuovo e trovano nuovi interpreti disposti a inserirli nel proprio repertorio. È questo il miracolo più grande di un’artista poliedrica e coraggiosa. Il suo vero nome è Marie-Thérèse Altare. Il cognome denuncia l’origine italiana della sua famiglia che da molte generazioni ha un rapporto d’amicizia stretto con la musica, in particolare con la lirica. Suo padre è il tenore Mario Altéry , una delle stelle del teatro de l’Opéra de Paris e di quello dell’Opéra Comique. Nel 1942, quando la piccola Marie-Thérèse ha nove anni, ottiene il maggior successo della sua carriera partecipando alla sontuosa rappresentazione diretta da François Ruhlmann de “Le roi d’Ys” con un cast imponente che oltre a lui schiera anche Suzanne Juyol, Solange Renaux e José Beckmans. Questo padre, così importante e celebrato, quando torna a casa veste i panni dell’insegnante per accompagnare la piccola Marie-Thérèse nel territorio affascinante e misterioso della musica. La trasmissione dei segreti dell’arte musicale fa parte della tradizione della famiglia. È una sorta di catena virtuosa attraverso la quale passano le conoscenze da una generazione all’altra e di cui la bambina non è che l’ultimo e più recente anello. In quel periodo si instaura tra padre e figlia un rapporto solidissimo d’affetto ma anche di stima professionale che li porterà più volte a collaborare sulla scena e che verrà interrotto solo dalla morte dell’uomo nel 1974. La piccola Marie-Thérèse è sveglia e capisce al volo. Impara le tecniche fondamentali del canto dalla respirazione al controllo delle emissioni, alla modulazione della voce. Ben presto le sue esibizioni estemporanee diventano quasi un appuntamento obbligato nelle festicciole di Cherbourg, la città in cui vive. Si guadagna anche il soprannome di “Rossignol cherbourgeois”, usignolo di Cherbourg, con un richiamo evidente a “l’usignolo di Francia”, l’appellativo della Piaf. Se nei primi anni di vita la musica è stata vissuta da Marie-Thérèse come un gioco o un passatempo infantile, con il passare degli anni diventa un impegno per coltivare un talento naturale. È anche fatica vera soprattutto quando il padre ritiene che le sue lezioni di canto debbano essere affiancate dall’apprendimento di almeno uno strumento. Naturalmente la musica non può andare a discapito della cultura generale per cui la ragazza si trova a dover affiancare i corsi di pianoforte e di solfeggio alla fatica di frequentare la scuola secondaria. Sorretta dalla passione e da un carattere forte Marie-Thérèse riesce a reggere bene agli impegni su entrambi i fronti. Decide anche che la musica sarà per sempre la sua vita. Nel 1950, a diciassette anni, si esibisce come corista al Théâtre du Châtelet di Parigi nell’operetta “Annie du Far-West” messa in scena da Lily Fayol e Marcel Merkès. Se si escludono gli spettacolini e le festicciole dell’infanzia si tratta della sua prima vera esibizione pubblica. In quel periodo decide anche di darsi un nome d’arte. Dalla contrazione di Marie-Thérèse nasce Mathé, il resto va da sé. Nasce così Mathé Altéry. La ragazza non brilla ancora di luce propria e per questo è più che verosimile immaginare l’intervento del padre per darle una mano a trovare le prime scritture. In ogni caso il talento c’è e la buona impressione suscitata dalla sua esibizione sul palcoscenico del Théâtre du Châtelet la aiuta a non perdersi per strada. Poco tempo dopo inizia a cantare in varie trasmissioni per bambini alla radio e alla televisione, compresa la popolarissima “Vive jeudi” che la vede come una sorta di ospite fissa sia nelle edizioni presentate da Maurice Pauliac ed Edith Lanzac che in quella di Jean Nohain. Nel 1953 partecipa a una delle più prestigiose selezioni di nuovi talenti di quel periodo: il Festival-concorso di Deauville. La sua esibizione colpisce tre personaggi importanti, presenti in qualità di “esperti”, come i compositori Raymond Legrand e Georges Van Parys e il regista e produttore René Clair. Grazie al loro interessamento la cantante registra il primo disco della sua carriera. I brani scelti per il debutto sono quelli contenuti nella colonna sonora del film “Le belle di notte” dello stesso René Clair mentre la direzione artistica è affidata a Pierre Hiégel. Il successo del primo disco regala a Mathé Altéry un contratto con la Pathé-Marconi una delle etichette più prestigiose dell’industria discografica francese. La sua voce da soprano leggero conquista ben presto il favore del grande pubblico e nel 1956 la cantante viene inviata a rappresentare la Francia al primo Festival della canzone Europea organizzato dall’Eurovisione, l’ente che raggruppa le emittenti pubbliche dell’Europa Occidentale. La prima edizione di quello che negli anni seguenti verrà ribattezzato con il nome di Eurofestival si svolge a Lugano, in Svizzera. Mathé Altéry non vince (la canzone vincitrice è Refrain, interpretata dalla rappresentante elvetica Lys Assia) ma la sua interpretazione lascia il segno grazie alle riprese televisive che la fanno conoscere anche al di fuori dei confini francesi. Alla fine degli anni Cinquanta lavora su progetti più complessi del semplice disco a 45 giri da tre minuti destinato al pubblico dei juke box. La sua dimensione ottimale diventa quella dei dischi a 33 giri, i cosiddetti long playing che in Italia qualcuno ribattezza anche “padelloni”, nei quali trova uno spazio più adeguato alle sue ambizioni. È proprio in quel periodo che nasce la cosiddetta “serie del 13”, un lungo elenco di incisioni che hanno la comune caratteristica di contenere tredici brani denunciandolo nel titolo: 13 valses, 13 valses viennoises, 13 airs d’opérettes, 13 airs de films, Le 13 plus belles chansons du monde e molte altre raccolte tra cui figura anche 13 mélodies de la Belle Époque, con cui vince il prestigioso Prix de l’Académie Charles-Cros nel 1957. Diventa anche una stella della televisione canadese e si esibisce in tour che attraversano molti paesi europei come l’Austria, la Germania, la Svizzera, la Spagna e la Scandinavia, ma anche lidi più lontani come le Antille, gli Stati Uniti o il Sudafrica. All’inizio degli anni Sessanta l’esplosione del rock and roll non ferma la sua attività. Mathé Altéry non si lascia impressionare dalle mode ma continua imperterrita per la sua strada incidendo le versioni francesi di vari musical cinematografici a partire dal pluripremiato “My fair lady”. La sua attività non conosce soste e sembra non risentire del passare del tempo. Nel 1975 registra un album di duetti in coppia con Lucien Lupi e porta in teatro “A travers chant”, uno spettacolo scritto da Christian Vebel e diretto da Jacques Ardouin. Nel 1988 Francis Lopez, il più grande compositore d’operette francese, la vuole per mettere in scena “Rêve de Vienne” all’Eldorado.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
12 settembre, 2021
11 settembre, 2021
11 settembre 1904 - Jazz Gillum, il socio di Big Bill Broonzy
L'11 settembre 1904 nasce a Indianola, nel Mississippi, il cantante e armonicista blues Jazz Gillum, registrato all'anagrafe con il nome di William McKinley Gillum. Rimasto orfano molto giovane viene allevato da uno zio che gli trasmette la passione per la musica insegnandogli anche a suonare l'armonica. Ben presto, come molti altri bluesman decide di andarsene. Suona dove può e vagabonda per gran parte degli stati del Sud degli Stati Uniti prima di approdare a Chicago la città dell'Illinois, dove si fa conoscere suonando nei club del South Side. In quegli anni vive anche il suo momento magico quando insieme a Big Bill Broonzy costituisce un duo destinato a lasciare un segno importantissimo nella storia e nell'evoluzione del blues. Sull'onda del successo registra anche con vari gruppi di studio. Successivamente con l'irrompere di nuove mode finisce come molti altri bluesmen finisce ai margini della scena musicale. Nel 1961 torna a far parlare di sé grazie a Memphis Slim che lo cerca e lo aiuta a rientrare nel giro dei concerti. Quello che sembra l'inizio di un nuovo e lungo periodo di successi è destinato a durare poco. Il 29 marzo 1966, infatti, Jazz Gillum muore in quella Chicago che l'aveva fatto grande.
10 settembre, 2021
10 settembre 1952 - Il primo Telegiornale
Il 10 settembre 1952 viene trasmesso il primo notiziario televisivo della storia italiana. Dura quindici minuti ed è realizzato in via sperimentale sotto la direzione di Vittorio Veltroni. Per uscire dalla fase sperimentale occorrerà attendere il 1954 quando nascerà il telegiornale vero e proprio in edizione unica, che andrà in onda alle 20,45. All'epoca le redazioni sono costituite da due soli giornalisti, che si occupano anche della conduzione, e da cinque inviati prevalentemente nell'Italia del Nord. Lo stile è quello del cinegiornale: cinque o sei servizi e voce fuori campo del cronista.
09 settembre, 2021
9 settembre 1945 - Dee Dee Sharp, la prima "teen idol" dalla pelle nera
Il 9 settembre 1945 a Philadelphia, in Pennsylvania, nasce Dionne LaRue, destinata a diventare, con il nome di Dee Dee Sharp, oggetto di un successo straordinario tra gli adolescenti al punto da essere ricordata come la prima "teen idol" dalla pelle nera. Tutto inizia quando a soli quindici anni si presenta per il suo primo provino dopo aver letto un annuncio su un giornale. Nonostante la sua giovane età pochi mesi dopo ottiene la prima scrittura e a partire dal 1962 diventa una delle più apprezzate protagoniste della scena discografica statunitense con brani come Slow twistin', Mashed potato time, Gravy e Ride. Con la fine dell'adolescenza anche il successo se ne va. Il suo pubblico cresce, cambia gusti e si affeziona a nuovi protagonisti. La sua popolarità sfuma con la stessa velocità con la quale era arrivata all'apice, salvo tornare all'onore delle cronache qualche tempo dopo per il suo matrimonio con Kenny Gamble, uno dei più grandi e fecondi creatori di successi del pop internazionale Alla fine degli anni Settanta torna in sala di registrazione per la Philadelphia International pubblicando album di buona fattura come What color is love ma incapaci di suscitare la passione di un tempo. Negli ultimi anni è tornata a esibirsi con buon successo sull'onda della nostalgia. Nel 2008 ha cantato al Detroit Jazz Festival.
08 settembre, 2021
8 settembre 1897 - Jimmie Rodgers, l'inventore dei blue yodel
L'8 settembre 1897 nasce a Meridian, nel Mississippi, il cantante Jimmie Rodgers, uno dei protagonisti più originali della scena musicale statunitense degli anni Venti e dei primi anni Trenta per la capacità di combinare la ritmica nera del bues con i testi popolari tipici degli yodel. Grazie a questa invenzione, definita "blue yodel", è il primo artista sudista in grado di conquistare una buona popolarità anche al Nord degli Stati Uniti. Nel suo repertorio figurano le rielaborazioni di vecchi brani della tradizione sudista, ballate e, soprattutto, le classiche "canzoni della ferrovia". Tra i suoi brani il migliore è l'autobiografico TB blues. Non è artista a tempo pieno. Per 14 anni lavora come operaio e macchinista in una compagnia ferroviaria del nativo Mississippi e la musica gli serve da svago nel tempo libero. Soltanto a trent'anni, dopo una lunga gavetta nei minstrel show, riesce a registrare i suoi brani, ma la sua salute è già minata dalla tubercolosi che se lo porterà via qualche anno dopo. Rodgers muore il 26 maggio 1933. Nei pochi anni che separano il primo disco dalla sua morte, cioè dal 1927 al 1933, riesce a diventare uno dei principali cantori della Depressione.
07 settembre, 2021
7 settembre 1908 – Max Kaminsky, la tromba del dixieland
Il 7 settembre 1908 nasce a Brockton nel Massachusetts Max Kaminsky, uno dei trombettisti più dotati della scuola bianca di Chicago, tra i protagonisti del passaggio dal cosiddetto "stile Chicago", imitativo nei confronti della tecnica dei collettivi di New Orleans, a quello dixieland. A lui viene attribuita la capacità di assorbire in chiave più moderna le tecniche del jazz delle origini filtrandole attraverso nuovi moduli espressivi alla ricerca di un punto di contatto fra vecchio e nuovo. Dopo aver studiato con Henry Pollack debutta a Boston nel 1924 e si trasferisce a Chicago nel 1927. Proprio nella "città del vento" ha modo di misurarsi con le tecniche e gli stili dei grandi giganti dell'improvvisazione jazzistica arrivati dalla Louisiana. Nei primi tempi suona con Frank Teshmacker, George Wettling e successivamente con Red Nichols, Eddie Condon, Pee Wee Russell, Bud Freeman, Mezz Mezzrow, Adrian Rollini, Jack Teagarden, Art Hodes e moltissimi altri. Le necessità di sopravvivenza economica spingono gran parte di questi musicisti a entrare nelle grandi orchestre dello swing e Max Kaminsky non sfugge alla regola. Nel 1936 entra nella sezione fiati dell'orchestra di Tommy Dorsey e l'anno dopo in quella di Artie Shaw. Tenace e volitivo, Max non rinnega mai se stesso né le proprie scelte stilistiche per tutta la carriera.
06 settembre, 2021
6 settembre 1965 – Sacrilegio, il jazz in chiesa!
Il 6 settembre 1965 Duke Ellington riesce finalmente a realizzare uno dei suoi sogni d’artista cui tiene di più: un concerto di musica sacra in una chiesa. Non è stato facile perché per lungo tempo il progetto è stato ostacolato dagli ambienti religiosi più conservatori che, pur non obiettando in linea di principio sul fatto che il jazz possa servire ad avvicinare a Dio come gli altri tipi di musica in realtà lo contrastano nei fatti ritenendo che quei suoni e soprattutto quei ritmi sensuali siano più vicini al demonio che al creatore dell’universo. Non son mancate aperte prese di posizione contrarie, ma in genere la linea scelta è stata quella del muro di gomma, della scoperta di qualche cavillo imprevisto per negargli il luogo. Perché non svolgere il concerto in un teatro? Perché no. Cocciuto come sempre Duke Ellington non si arrende e vuole suonare in una chiesa. Finalmente il 6 settembre del 1965 il sogno si avvera. Con la sua orchestra esegue lo speciale e desiderato concerto sotto le ampie volte della Cattedrale della Grazia di San Francisco. La sua esecuzione si articola su una concatenazione di brani tra i quali spiccano quelli tratti da altri suoi lavori già conosciuti come Black Brown and Beige o My People. Il cuore del concerto è però uno splendido brano mai eseguito prima, In the Beginning God, che si avvale del contributo speciale delle voci di Esther Marrow e Jon Hendricks. Il successo dell’esibizione non placa né le polemiche né le proteste da parte degli ambienti religiosi più ortodossi, ma il tabù è ormai rotto. Sull’onda del successo Duke Ellington replica il suo concerto in altre cinquanta chiese statunitensi e poi in Inghilterra, nelle cattedrali di Coventry e Cambridge.
05 settembre, 2021
5 settembre 1974 - Marco Cocci, un cantante prestato al cinema e alla televisione
Il 5 settembre 1974 nasce in Toscana Marco Cocci, uno dei personaggi più conosciuti della scena indie-rock italiana divenuto anche attore e conduttore di successo. Quando, nel 1997 Marco Cocci ottiene il suo primo successo sul grande schermo con il film "Ovosodo" di Paolo Virzì non può essere definito uno sconosciuto. Gli appassionati frequentatori della scena musicale “indie” lo conoscono infatti come leader e frontman dei Malfunk, una band che l’anno prima ha pubblicato con buon successo l’album Tempi supplementari. Prima ancora era stato il cantante dei Sativa. La sua interpretazione di Tommaso, il ricco e viziato ribelle del film di Virzì, unita a un fortunato spot pubblicitario per una casa automobilistica, allargano a dismisura la sua popolarità Cocci sceglie di non abbandonare la musica per il cinema e mantiene l’impegno su entrambi i fronti. Dopo un fortunato e affollato tour nel 1998 pubblica con la sua band l’album Malfunk. Tre anni dopo centra un altro grande successo al cinema interpretando il personaggio di Alberto nel film "L’ultimo bacio" di Gabriele Muccino. Sempre nel 2001 interpreta anche il ruolo di Fede, il protagonista del film "Fughe da fermo" di Edoardo Nesi. Nel 2002 preferisce dedicarsi maggiormente ai Malfunk impegnati in un tour e nella registrazione del nuovo album Dentro, che viene pubblicato nel 2003 quando sarà anche nelle sale cinematografiche con due film: "Radio West" di Alessandro Valori e "Prima dammi un bacio" di Ambrogio LoGiudice. Nel 2004 esordisce anche come conduttore televisivo su MTV. Eclettico e curioso di sperimentarsi sempre in nuovi progetti negli anni successivi è tra gli interpreti di film come "Amatemi" di Renato De Maria nel 2005, "Progetto Fiorenza" di Alessio Della Valle, "Commediasexi" di Alessandro D’Alatri e "Rosso come il cielo" di Cristiano Bortone, nonché "Tutti intorno a Linda" di Barbara e Monica Sgambellone nel 2009. La carriera cinematografica non gli impedisce di continuare con la musica pubblicando nel 2007 l’album Randagi con i Malfunk né di condurre vari programmi televisivi.
04 settembre, 2021
4 settembre 1922 - Bob Greene, una passione per Jelly Roll Morton
Il 4 settembre 1922 nasce a New York il pianista Bob Greene. Il suo incontro con il pianoforte avviene quasi per caso e sull'onda della passione. Egli infatti impara a suonare da solo ascoltando i dischi di Jelly Roll Morton. Appena può cerca di perfezionare la sua tecnica e in breve si fa notare dal clarinettista George Lewis che gli propone di partecipare a un concerto alla Preservation Hall. Le sue prime incisioni importanti risalgono al 1952, quando registra alcune facciate per la Blue Note, con Sidney De Paris. Dopo aver lavorato con importanti personaggi di scuola New Orleans come i famosi batteristi Baby Dodds e Zutty Singleton, forma un'orchestra che ha in repertorio gran parte dei brani dei Red Hot Peppers di Roll Morton. La formazione, in gran parte composta di giovani musicisti, si avvale della collaborazione di Tommy Benford, che aveva suonato originariamente la batteria proprio con Morton. Muore nel 2013.
03 settembre, 2021
3 settembre 1982 - Assassinato Dalla Chiesa
Il 3 settembre 1982 vengono assassinati a Palermo in un agguato il generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo. Il generale Dalla Chiesa, considerato l’artefice principale della spietata guerra condotta dallo stato contro le formazioni armate degli "anni di piombo" era stato incaricato di coordinare e di guidare la lotta contro la criminalità organizzata. Dopo la sua morte molte voci si levano a denunciare la collusione tra mafia e politica che ne avrebbe preordinato e realizzato prima l’isolamento e successivamente l’annientamento.
02 settembre, 2021
2 settembre 1917 - Laurindo Almeida, un precursore della bossa nova
Il 2 settembre 1917 nel villaggio di Prainha, nei pressi di Santos, nello Stato di San Paolo, in Brasile, nasce il chitarrista Laurindo Almeida. Comincia presto a studiare musica e all'età di trent'anni, dopo aver suonato e diretto le orchestre di un'emittente radiofonica di Rio de Janeiro e al Casino di Urca, si trasferisce neg1i Stati Uniti dove ha occasione di farsi notare come solista nell'orchestra di Stan Kenton. La collaborazione con Kenton dura a lungo sua come strumentista che come compositore di brani innovativi di jazz progressivo. Nel 1953, in collaborazione con il sassofonista Bud Shank, Almeida rielabora e registra molte composizioni popolari brasiliane. Questo lavoro fa di lui una sorta precursore della cosiddetta bossa nova, la commistione tra la musica popolare brasiliana e il jazz che diventa popolarissima prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo nei primi anni Sessanta. In quel periodo, infatti, la fusione tra moduli improvvisativi jazzistici e materiali musicali brasiliani di estrazione popolare proposta dal chitarrista viene accettata anche dalla critica più conservatrice e Almeida decide di unirsi al Modern Jazz Quartet. Nel frattempo continua la propria attività in campo più propriamente accademico, lavorando con la moglie, il soprano Deltra Eamon, e con varie orchestre sinfoniche. Nei primi anni Settanta rinnova la propria collaborazione con Bud Shank, partecipando al gruppo L. A. Four insieme allo stesso Shank, al bassista Ray Brown e al batterista Shelly Manne. I quattro musicisti ripropongono una sorta di collage tra i moduli jazzistici della West Coast e i ritmi della bossa nova. Oltre all'attività discografica e concertistica, il chitarrista ha al proprio attivo un intenso lavoro nel campo dell'arrangiamento, soprattutto per la televisione e il cinema. Muore a Van Nuys di Los Angeles il 26 giugno 1995.
01 settembre, 2021
1° settembre 1891 - Ferdinando, padre della Lambretta
Il 1° settembre 1891 nasce a Pescia Ferdinando Innocenti, figlio di Dante: Il ragazzo intraprendente impara a fare il fabbro e nel 1906 fonda le “Ferramenta Innocenti”, un’azienda specializzata in recuperi e vendita di ferrame usato. Il giovane Innocenti, ritrovatosi alla guida dell’impresa a soli diciotto anni segue affascinato le sperimentazioni tecniche per l’utilizzo dei tubi nelle costruzioni e decide che quello sarà il prodotto del futuro. Fa proprie le tecnologie della Dalmine, adotta il sistema di montaggio/smontaggio messo a punto dalla britannica Scafolding e trasferisce baracca e burattini in quel di Roma. Lo stabilimento dell’Urbe produce ponteggi per l’edilizia e impianti d’irrigazione ottenendo commesse prestigiose, dal sistema d’irrigazione dei giardini del papa a Castelgandolfo alle tribune “posticce” per gli stadi che ospitano i mondiali di calcio del 1934. Nel 1933 apre i battenti lo stabilimento di Lambrate che, anche grazie alle commesse belliche, diventa un’area industriale così importante e così grande da poter deviare anche il corso del fiume Lambro. Ai motori l’Innocenti arriva nel dopoguerra quando, in piena ricostruzione, si pensa a un mezzo leggero capace di rispondere alle nuove esigenze di mobilità della popolazione italiana. La prima idea è quella di produrre uno scooter sfruttando l’esperienza e la tecnologia nel lavorare le lastre d’alluminio. Il primo progettista è il colonnello D’Ascanio che, dopo una lite con Ferdinando, se ne va alla Piaggio dove inventerà la Vespa. Gli subentra un altro ex ufficiale, il colonnello Torre, che progetta la Lambretta, destinata a un grande successo negli anni Cinquanta. Il primo a pensare alle automobili è Luigi Innocenti, figlio di Ferdinando e subentratogli alla guida dell’impresa che, dopo vari tentativi, prende contatti con la britannica BMC per produrre su licenza l’Austin A40, un’utilitaria a due porte spinta da un motore da 950 cc. Proprio sulla base della A40 l’Innocenti realizza, con l’aiuto della Ghia, le Innocenti 950 Spider e Coupé. Nel 1963 fa anche il tentativo di inserirsi nel segmento delle vetture medie a quattro porte con la Innocenti IM3, versione italiana della Morris 1100. Il miglior momento dal punto di vista produttivo della casa di Lambrate coincide con il boom della Mini, la rivoluzionaria vetturetta britannica divenuta uno dei simboli della rivoluzione giovanile degli anni Sessanta. Innocenti inizia a produrla su licenza nel 1965. L’anno dopo Ferdinando Innocenti muore.
30 agosto, 2021
30 agosto 1950 - Claudio Di Nicola, soulman made in Italy
Il 30 agosto 1950 nasce ad Atri, in provincia di Teramo, Claudio Di Nicola. In possesso si una voce particolarmente esplosiva e con un'impostazione quasi naturalmente "nera", Claudio Di Nicola inizia giovanissimo a cantare soul e rhythm and blues e nel 1969 se ne va per un anno in Germania a cantare nei club della Nato. Tornato in Italia continua instancabile a esibirsi senza mai tradire il genere. Negli anni Ottanta dà vita ai Body & Soul. All'International Soul Festival di Porretta Terme ha cantato in duetto con il grande Solomon Burke.
29 agosto, 2021
29 agosto 1946 - Junior Magli, tra beat e melodia
Il 29 agosto 1946 nasce a Bologna il cantante Luigi Pazzaglini, destinato a conoscere una breve ma intensa stagione di sucecssi con il nome d'arte di Junior Magli. In possesso di una voce calda e aggressiva nella prima metà degli anni Sessanta, giovanissimo, vince il Festival di Bellaria e poi si fa notare nei locali della sua zona per la sua capacità di fondere la melodia italiana con le ritmiche del beat e del rhythm and blues. Il successo arriva quasi all'improvviso nel 1968 quando vince la Gondola d'Argento alla Mostra di Venezia con La nostra favola, versione italiana di Delilah, un grande successo di Tom Jones. Nello stesso anno partecipa anche al Festivalbar con La calda estate. Nel 1969 debutta al Festival di Sanremo in coppia con i Casuals interpretando il brano Alla fine della strada la cui versione inglese, Love me tonight, diventa un successo di Tom Jones. Nello stesso anno prende parte sia al Cantagiro, dove presenta Apri la porta, versione italiana di Make me an island di Joe Dolan, e al Disco per l'Estate con Noi due. Il 1969 si chiude con il buon successo di A lei, versione italiana di One day di John Rowles, e Oh Lady Mary, versione italiana dell'omonimo brano di David Alexander Winter. Nel 1970, dopo il deludente risultato al Disco per l'Estate con Il momento dell'addio entra in una fase di appannamento. Torna nel 1972 con un nuovo contratto discografico e nel 1973 partecipa al Festival di Sanremo con Povero con il quale vince il Premio della Critica Giornalistica quale miglior interprete del Festival. Tra i riconoscimenti ottenuti nel suo periodo migliore ci sono anche l'Oscar della Canzone, la Grolla d'Oro e la Caravella d'Oro di Bari.
26 agosto, 2021
26 agosto 1972 - Armando Fragna, il rivale di Barzizza e Angelini
Il 26 agosto 1972 muore a Livorno Armando Fragna, direttore d’orchestra e compositore. Nel dopoguerra è uno dei protagonisti della Radio per l’impronta delle sue musiche e dei suoi arrangiamenti che più di altri, segnavano un punto di congiunzione tra la tradizione della canzone all’italiana e le moderne sonorità delle grandi orchestre statunitensi. Per molto tempo rappresenta il terzo incomodo tra i due grandi rivali Pippo Barzizza e Cinico Angelini. Nato a Napoli il 16 dicembre del 1898, esordisce giovanissimo nel mondo del teatro, dirigendo l’orchestra della Compagnia di Tecla Scarano. Diviene poi il più stretto collaboratore di Ettore Petrolini e si occupa della parte per altre prestigiose compagnie del varietà come quella di Isa Bluette, Totò, Anna Magnani e Renato Rascel. Negli anni Trenta inizia anche a scrivere colonne sonore e motivi musicali per il cinema riscuotendo grande successo con film come “Quei due”, del 1935 con Eduardo e Peppino de Filippo, “L’allegro cantante” del 1938 e, soprattutto, tre lungometraggi diretti da Mario Matteoli: “I pompieri di Viggiù” del 1949, “I cadetti di Guascogna” dell’anno dopo e "Arrivano i nostri" del 1951. Tra le sue canzoni più importanti si ricordano Signora fortuna, portata al successo da Carlo Buti, I pompieri di Viggiù, I cadetti di Guascogna e la popolarissima Qui sotto il cielo di Capri.
25 agosto, 2021
25 agosto 1975 - Junior Collins, il corno francese del Be Bop
Il 25 agosto 1975 muore a Dublin, nel New Hampshire, Junior Collins, suonatore di corno francese tra i protagonisti della scena del Be Bop. Registrato all'anagrafe con il nome di Addison S. Collins Jr., nasce a Shreveport, in Louisiana, nel 1922 compiendo regolari studi musicali. All'inizio della seconda guerra mondiale entra a far parte dell'orchestra di Glenn Miller a New Haven. Nel 1944, alla morte di Miller, continua a militare nella formazione sotto la guida di Tex Beneke. In seguito entra nell'orchestra di Benny Goodman ma non ci resta a lungo per l'incompatibilità che lo oppone al leader. Se ne va sbattendo la porta e dopo aver rimproverato a Goodman una serie di deficienze nell'intonazione). Nel 1948 entra a far parte della celebre Tuba Band guidata da Miles Davis con la quale si esibisce anche nel famoso concerto al Royal Roost di New York. Con la stessa formazione, il 4 settembre 1948, incide dal vivo i brani Why Do I Love You, Godchild, S'il Vous Plait, Moon Dreams e Hallucinations; il 18 settembre 1948, sempre dal vivo Darn That Dream, Move, Moon Dreams II, Hallucinations II, che vengono poi pubblicati nella collana intitolata Pre-Birth of the Cool. Fa parte anche del gruppo che incide parte del materiale poi pubblicato come Birth of the Cool. Il suo nome compare infatti nella formazione che il 21 gennaio 1949 registra Move, Jeru, Godchild e Budo mentre negli altri brani viene sostituito prima da Sandy Siegelstein e poi da Gunther Schuller. Collins fa anche parte della formazione che accompagna Charlie Parker e i Dave Lambert Singers il 22 maggio 1953 nella seduta di registrazione per la Verve di Old Folks, In The Still of the Night e If I Love Again. Inaspettatamente alla fine degli anni Cinquanta interrompe la carriera musicale per dedicarsi all'attività di assistente sociale che continuerà fino al giorno della morte. Interprete profondamente preparato e molto intelligente è uno dei pionieri dell'utilizzo del corno francese nell'ambito del linguaggio Be Bop.
24 agosto, 2021
24 agosto 1989 - A Villa Literno ammazzano Jerry Maslo
Il 24 agosto 1989 a Villa Literno, in provincia di Caserta, un gruppo di persone incappucciate e armate assale una baracca-dormitorio che ospita molti lavoratori africani, tutti occupati nelle imprese della zona, in prevalenza agricole. Il “commando” razzista sorprende le sue vittime nel sonno e colpisce per uccidere. Gli africani cercano di sottrarsi ai colpi con la fuga ma uno di loro, il giovane sudafricano Jerry Essan Maslo viene assassinato. Militante antiapartheid era fuggito dal suo paese per non dover più affrontare problemi di discriminazione razziale.
23 agosto, 2021
23 agosto 1963 - Glen Gray, il Presidente della leggendaria Casa Loma
Il 23 agosto 1963 muore a Plymouth, nel Massachusetts, il sassofonista Glen Gray, soprannominato Spike. Il musicista, che all'anagrafe è registrato come Glen Gray Knoblaugh nasce a Roanoke, nell'Illinois, il 7 giugno 1906 e inizia a studiare il sassofono quando ancora frequenta il Wesleyan College. Per qualche tempo la musica resta poco più di un hobby ma poi, dopo aver fatto vari mestieri, tra cui quello di cassiere di una compagnia ferroviaria, decide di mettere a frutto le sue qualità di sassofonista e raggranella numerose scritture in formazioni instabili e occasionali messe insieme per contratti brevi con locali e feste della sua zona. Intenzionato a far fortuna nel 1925 si trasferisce a Detroit, dove riesce a trovare spazio nella Orange Blossom Band in uno dei tanti gruppi che in quella città vengono organizzati e gestiti dall'impresario Jean Goldkette. Nel momento in cui l'orchestra si organizza in forma di cooperativa scegliendo come nome quello di un club canadese, Casa Loma, i musicisti che la compongono lo eleggono presidente. Nel lungo periodo di attività di questa orchestra, considerata la più nota e quotata tra le formazioni del periodo immediatamente precedente all'avvento dello swing continua a sedere tra i componenti della sezione fiati e solo nel 1937 inizia a porsi di fronte all'orchestra come fanno il leader delle grandi orchestre swing. Ritiratosi a vita privata negli anni Cinquanta, nel 1956 torna a suonare guidando un brillante complesso di studio con il quale riesce a ricreare il sound dell'orchestra Casa Loma. Nonostante il grande successo di quelle registrazioni Glen Gray considera il ritorno un evento eccezionale e si ritira definitivamente dalle scene.
22 agosto, 2021
22 agosto 2003 - Gloria Gaynor: penso che i rapper siano i poeti di oggi
Il 22 agosto 2003 a Rimini nella serata che chiude la manifestazione musicale Balamondo si esibisce Gloria Gaynor, per una sera di nuovo al centro dell’attenzione dei media e di un pubblico che non l’ha mai veramente dimenticata. Il suo destino si compiva quasi trent’anni prima, nel 1974, quando il produttore Meco Monardo la accompagnava nei Media Sound Studios di New York per registrare un paio di brani. La giovane, ma non più giovanissima, cantante affrontava la prova come se fosse un provino, uno dei tanti, forse l’ultimo che le veniva offerto. I due brani registrati erano Honey Bee! e Never Can Say Goodbye. La seduta non aveva la magia dei grandi eventi, soltanto Gloria sembrava un po’ più emozionata del dovuto. Nessuno aveva l’impressione di aver partecipato a un evento destinato a cambiare la storia della musica. Un solo elemento lasciava perplessi i turnisti di studio: entrambe le esecuzioni erano più lunghe delle canzoni destinate a finire su vinile, ben più del doppio. Era una stranezza non casuale. Meco, in fase di mixaggio, infatti inizia a lavorare sui suoni. Rovescia quelle che, fino a quel momento, erano state le regole auree di quel lavoro, cioè sistemare bassi elettrici e batterie sullo sfondo della registrazione, e porta in primo piano i canali dei bassi e dei tamburi della batteria. Qualche tocco d’ala in vari punti per non lasciare sola la struttura ritmica e il gioco è fatto: con Never can say goodbye iniziava il primo grande periodo d’oro della disco-music. Anche l’album omonimo introduce un’innovazione. Viene, infatti, mixato senza soluzione di continuità tra i brani in modo da fornire un’intera sequenza di musica ballabile. Il significato indotto era evidente: un buon ingegnere del suono, da solo, poteva realizzare un prodotto commercialmente accettabile. Il risultato, funzionale al profitto, è devastante dal punto di vista musicale perché uccide la funzione dell’artista, sostituito dai trucchi di produzione. La disco music genera personaggi a getto continuo, pronti a essere sostituiti. Gloria Gaynor, dopo un pugno di successi, tra i quali il vendutissimo I will survive, viene travolta dal destino che lei stessa aveva contribuito a creare. Il 22 agosto 2003 torna in Italia, sull’onda della nostalgia ma anche maturata da una lunga serie di esperienze in ambito soul che le hanno consentito di non finire nell’anonimato. Non vive fuori dalla realtà e ama le nuove frontiere della musica black: «Penso che i rapper siano i poeti di oggi e capisco la loro rabbia perché chi li ha preceduti non ha lasciato loro un mondo così bello».
21 agosto, 2021
21 agosto 1964 - Muore Togliatti
Palmiro Togliatti, il capo dei comunisti italiani, segretario generale del PCI e uno dei padri della Costituzione, muore a Jalta, in Crimea, il 21 agosto 1964 all’età di settantun anni. Dopo una lunga discussione la direzione del Partito Comunista autorizzerà la pubblicazione dei suoi ultimi scritti: il "Memoriale di Jalta", un quaderno di osservazioni sul movimento comunista internazionale ricco di spunti originali e di critiche. I suoi funerali, ai quali parteciperanno più di un milione di persone, verranno immortalati da Pier Paolo Pasolini nel film “Uccellacci e uccellini” oltre che in un celeberrimo quadro di Guttuso.
Iscriviti a:
Post (Atom)