“Nel tempo ed oltre, cantando…”. Il verso del poeta Alfonso Gatto fa da titolo a un album pubblicato da Storie di Note , presentato il 12 marzo 2004 e nato dalla collaborazione tra La Macina, uno dei gruppi di musica popolare più longevi del nostro paese, e i Gang, icona del combat rock italiano. Il disco, annunciato da tempo e dato addirittura per imminente nel 2001 quando un medley di due brani, Iside e Cecilia, trovò spazio in una compilation di anticipazioni, vede la luce con un po’ di ritardo. Troppo? «Forse è vero – dicono quasi all’unisono Gastone Pietrucci, leader maximo della Macina e Sandro Severini, chitarra da ricamo del suono targato Gang – ma di questi tempi è già una fortuna che sia uscito». Dodici brani, sei pescati da Pietrucci nel repertorio dei Gang e sei dai fratelli Severini in quello de La Macina, senza aggiunte o inediti. Scelta o necessità? «La nostra è una scelta di qualità. Avremmo potuto appiccicare un inedito inventato lì per lì, ma sarebbe stato un nonsenso rispetto al lavoro comune. L’alternarsi dei vari brani, che è in gran parte fedele a quanto proposto dal vivo in questi quattro anni, ha un delicato equilibrio narrativo che parla di impegno civile e sociale, di lavoro, lotta e resistenza. Dal punto di vista musicale, poi, i brani appaiono nuovi, rielaborati dalla fusione delle nostre due diverse esperienze. Non è un’antologia a quattro mani, ma un vero e proprio manifesto musicale composto da parti diverse riarmonizzate tra loro e ricomposte in una sintesi unitaria». A parte l’ispirazione ideologica e la comune origine marchigiana che cosa porta due gruppi tanto diversi a lavorare insieme? «Si può dire che i Gang dal punto di vista musicale stavano ritornando a casa, alle loro radici, mentre La Macina, dopo trent’anni passati ad annaffiare quelle radici tentava di trovare strade nuove per uscire dal giardino… L’incontro è stato inevitabile e ha consentito a ciascuno di ottenere quello che cercava». L’uscita del disco chiude un cerchio? «No, tutt’altro. L’esperienza comune è già proiettata verso il futuro, verso un nuovo lavoro che racconterà l’opposizione contro la guerra, lo sfruttamento e le ingiustizie sociali. Ci saranno brani nuovi e canti della tradizione a partire dall’Ottocento». Quindi avete intenzione di continuare a lavorare insieme anche sul palco? «Certo. Tutto nasce dall’esperienza dal vivo e tutto continua come è nato. L’ensemble Macina-Gang non ha alcuna intenzione di interrompere un’avventura che, per molti versi, si è rivelata esaltante». E se nel futuro ci fosse una fusione definitiva? «Non crediamo. La nostra forza nasce dall’unione di due realtà che continuano a percorrere strade autonome. Se ci fondessimo nascerebbe una cosa diversa che, per ora, non ci interessa. Come è stato in questi quattro anni, dunque, i Gang continuano a fare i Gang e La Macina a riproporre le sue cose. Ogni tanto, quando qualcuno ce lo chiede o quando ne sentiamo la necessità, ci mettiamo insieme, saliamo sul palco e regaliamo al pubblico il sapore diverso dei Macina-Gang».
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
12 marzo, 2022
11 marzo, 2022
11 marzo 1932 - LeRoy Jenkins, l'avanguardia nelle corde del violino
L'11 marzo 1932 nasce a Chicago, nell'Illinois, il violinista Le Roy Jenkins, uno dei protagonisti dell'avanguardia jazz della seconda metà degli anni Settanta. Inizia a studiare il violino a otto anni e l'anno dopo già si esibisce nella chiesa del suo quartiere. Nel corso della sua vita imparrerà anche a suonare il sassofono, subendo profondamente l'influenza parkeriana. Negli anni Cinquanta vive in Florida e dopo essersi diplomato in violino all'inizio del decennio successivo insegna musica a Mobile, Alabama. Nel 1965 è torna a Chicago. Qui conosce Roscoe Mitchell ed entra a far parte della giovane A.A.C.M., Association for the Advancement of Creative Musicians, Associazione per la valorizzazione dei musicisti creativi, una struttura destinata a segnare fortemente l’evoluzione del jazz negli anni Sessanta e Settanta. In quel periodo suona con Richard Abrams e costituisce con Anthony Braxton e Leo Smith il gruppo cooperativo Creative Construction Company, che dal 1968 incide alcuni dischi, spesso sotto il nome di Braxton. Nel 1969 il gruppo si trasferisce a Parigi con l'aggiunta del batterista Steve McCall. Nel febbraio del 1970 i quattro tornano a New York, dove lavorano con Ornette Coleman. Successivamente Jenkins suona con molti musicisti, in particolare Alice Coltrane, Cecil Taylor, la Jazz Composer's Orchestra, Archie Shepp, Cal Massey, e alla fine del 1970 forma un trio con Norris "Sirone" Jones e Frank Clayton, che verrà in seguito denominato Revolutionary Ensemble quando Clayton viene sostituito da Jerome Cooper. Seguono nuovi dischi e nuove collaborazioni importantis e ricche. Jenkins è tra i più rigorosi e importanti esponenti dell'avanguardia. La sua opera di affrancamento del violino dai modelli tradizionali gli assegna un posto importante nella storia del jazz. Il suo stile, immediatamente riconoscibile, mescola elementi della musica europea e altri appartenenti all'intera storia della musica statunitense offrendo una musica piena e intensa, spesso organizzata in ampie strutture cicliche, di grande forza emotiva. Muore il 24 febbraio 2007.
10 marzo, 2022
10 marzo 2001 - PJ Harvey con le sue nuove storie al Palalido di Milano.
Il 10 marzo 2001 arriva al Palalido di Milano PJ Harvey. La ragazza è in un periodo di grandi mutazioni sottolineate dalla recente uscita di Stories from the city, stories from the sea un disco di cambiamento compiuto più che di passaggio. Le novità iniziano dalla copertina dove la cantante, che ha abituato il suo pubblico ad ambientazioni astratte, spesso con volute distorsioni del proprio corpo, è fotografata come una passante qualunque, in una strada di una città, vestita in modo normalissimo con occhiali e borsetta. È un modo come un altro per far capire che l’album propone una PJ Harvey meno fragile e precaria del passato, più sicura di sé. La ragazza si lascia dietro alle spalle le storie un po' contorte, gli amori ambigui e gli umori gravidi di oscurità e, soprattutto, non è più la sola protagonista delle vicende raccontate. Le storie scelte sembrano quasi legate da un filo sottile, il tema dell'amore, trattato con una dolcezza e una semplicità inusuali. È come se PJ Harvey avesse scoperto che la vita ha anche un lato più chiaro di quello conosciuto finora e ce lo volesse raccontare. Anche le parole delle canzoni sono decisamente fuori registro rispetto ai lavori precedenti, come accade in This is love dove le parole assumono inaspettati colori romantici: «Vorrei solo stare seduta qui e guardarti mentre ti spogli». Non mancano, naturalmente, momenti più complessi, anche violenti, ma nel contesto sembrano gli inevitabili passaggi delle vita più che la paranoica contorsione onirica di un'artista innamorata del lato oscuro dell'esistenza. Si tratta di una rottura con il passato che non infastidisce, perché appare come un momento d'evoluzione e non come una furbetta operazione commerciale. Nel disco c'è di tutto, dal rock robusto alla melodia romantica. C'è anche We float, sicuramente una delle più belle ballate mai scritte dalla ragazza. C'è, infine, la voce splendida e mutante di PJ Harvey che a volte si trasforma in un vero e proprio strumento musicale, quando non si veste di panni nuovi come nell'attacco di Good fortune dove sembra quella di Patti Smith.
09 marzo, 2022
9 Marzo 1959 - Mi chiamo Barbara Millicent Roberts, chiamatemi Barbie
Il 9 Marzo 1959 viene messa in vendita una bambola dal nome lunghissimo. Si chiama Barbara Millicent Roberts. Per evitare problemi nella dizione e soprattutto nella memorizzazione i produttori le affibbiano anche il nomignolo abbreviativo di Barbie. L'artefice principale di questa piccola creatura artificiale è Ruth, la moglie di Ellit Handler, uno dei fondatori della casa produttrice di giocattoli Mattel. Il debutto ufficiale della bambola avviene in occasione della fiera del giocattolo di New York. La sua peculiarità è quella di disporre di un ampio guardaroba di abiti e accessori venduti separatamente. Fin dal suo primo apparire sul mercato la bambola appare come un fenomeno commerciale senza precedenti. Soltanto nel 1959 infatti vengono vendute più di 350 mila Barbie al prezzo di 3 dollari ciascuna. La bambola progressivamente conquista tutto il mondo e nel 1964 approda anche in Italia.
08 marzo, 2022
8 marzo 2006 - Il Corriere della Sera si schiera per il centro-sinistra
Rompendo un'antica tradizione che lo voleva al di fuori delle contese elettorali il "Corriere della Sera" l'8 marzo prende posizione a favore dell'Unione, il raggruppamento di centro-sinistra costituitosi per sostenere la candidatura a Presidente del Consiglio di romano Prodi. nelle imminenti elezioni politiche. Lo "strappo" avviene con un editoriale intitolato ''La scelta del 9 aprile'' nel quale il direttore del quotidiano Paolo Mieli, scrive che l'Unione «...ha i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni». Mieli aggiunge poi che potrebbe essere un bene per il paese se nel centrodestra crescessero i due leader alternativi a Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Secco il commento di Berlusconi: «I lettori del Corriere già sapevano di leggere qualcosa di vicino all'Unità».
07 marzo, 2022
7 marzo 1935 - Wanda Romanelli, voce swing
Il 7 marzo 1935 nasce a Roma Wanda Romanelli. La sua voce swing colpisce nel 1955 il maestro Francesco Ferrari che l’aiuta a muovere i primi passi nell’ambiente musicale. Per qualche anno la sua attività si svolge quasi esclusivamente in ambito radiofonico. Successivamente canta con l'orchestra di Armando Fragna sperimentandosi con successo anche nel genere melodico e poi con quella di William Galassini che tende a recuperarne l'originaria impostazione ritmica. Partecipa a tante manifestazioni, lavora in teatro e nel cinema e la sua notorietà si allarga anche al di fuori dei confini italiani. Nel 1962 partecipa al Festival di Sanremo con Fiori nell'acqua, in coppia con Nelly Fioramonti. Tra le sue canzoni sono da ricordare Ansioso cuore, Il sogno dell'attacchino, A Venezia in carcere e Il festival del mambo.
06 marzo, 2022
6 marzo 1893 - Furry Lewis, il blues ai confini del folk
Il 6 marzo 1893 nasce a Greenwood, nel Mississippi Furry Lewis, all'anagrafe Walter Lewis, uno dei bluesman più popolari degli anni Venti e Trenta. Riscoperto da Samuel Charters nel 1959, Furry Lewis rappresenta nel filone del blues una componente pittoresca capace di una comunicazione viva e spontanea. Il repertorio molto vario spazia dal blues vero e proprio fino al folclore, sostenuto da una tecnica di accompagnamento alla chitarra singolare e molto espressiva. Nel 1899 si stabilisce a Memphis nel Tennessee dove ottiene i suoi primi successi. In seguito se ne va a Chicago per incontrare il suo amico Arthur Petties e nel 1913 è già alla testa di una piccola orchestra che si esibisce per le vie di Memphis, dnelle feste e nei club più aperti verso il blues come il Pee Wee's, il Big Grundy's o il Cham Fields. Nel 1916 a causa di un incidente subisce l'amputazione della gamba sinistra, l’infermità non gli impedisce di continuare a esibirsi in pubblico. Suona in un medicine show e poi con Gus Cannon e Jim Jackson, dei quali diviene amico e collaboratore. Negli anni Trenta registra molto materiale per la Vocalion e la Victor scomparendo poi dalla circolazione per molti anni. Recuperato nel 1959 da Samuel Charters, riprende l’attività ottenendo nuovi consensi. Muore a Memphis il 14 settembre 1981.
05 marzo, 2022
5 marzo 1955 - L'ultimo concerto di Charlie Parker
Il 5 marzo 1955 Charlie Parker è di scena al Birdland per la seconda serata consecutiva. Il ritorno inaspettato dopo il lungo ricovero volontario presso il Bellevue Hospital di New York, lo vede accompagnato da un gruppo d'eccezione composto da Kenny Dorham, Mel Powell, Charlie Mingus e Art Blakey. Sembra un nuovo inizio della sua vita e della sua carriera ma non è così. Una settimana dopo il concerto, il 12 marzo muore a New York per un infarto cui il suo fisico indebolito affetto da cirrosi epatica e polmonite non aveva potuto resistere. Ha trentacinque anni. Il mondo del jazz e gli amici gli danno l'ultimo saluto ad Harlem, prima della sepoltura nella natia Kansas City. Charlie Parker lascia oltre ottanta album, testimonianza di una genialità che ha apportato fondamentali innovazioni alla musica jazz.
04 marzo, 2022
4 marzo 2007 - Finisterre, l'inventore del calciobalilla che giocò con Che Guevara
Il 4 marzo 2007 muore a Zamora, in Spagna a ottantasei anni Alejandro Finisterre. Poeta, filosofo, editore, ballerino di tip tap, coraggioso oppositore del franchismo e tra i primi dirottatori aerei della storia dell'aviazione resta nella storia del costume per aver inventato quello che lui chiamava “futbolìn” e che in Italia è stato ribattezzato “calciobalilla”. Diffuso in tutto il mondo il gioco da tavolo nasce quando il suo inventore, che in realtà si chiama Alexandre Campos Ramírez, è ricoverato in ospedale dopo essere stato ferito da una bomba nel corso della guerra civile spagnola. Qui decide di fare qualcosa per alleviare le sofferenze degli altri ricoverati, adolescenti come lui, ma più sfortunati perché hanno subito l'amputazione degli arti inferiori. Appassionato di ping pong il giovane e intraprendente Alejandro si ispira a quel mini tennis giocato con le racchette su un tavolo verde per fare lo stesso con il calcio. A dargli una mano c’è un carpentiere che lavora nell'ospedale e che realizza i piccoli calciatori di legno da infilare in lunghe aste orizzontali. Costruita la struttura apre due aperture sui lati corti del piano di compensato e le circonda con una piccola rete come accade sui campi di calcio. L'invenzione viene registrata nel 1937 a Barcellona. La fine della guerra civile con la vittoria di Franco lo costringono a fuggire in Francia. Si dice che non abbia mai più giocato a calciobalilla con la sola eccezione di una sfida estemporanea con Ernesto Che Guevara.
03 marzo, 2022
3 marzo 1934 – Con la Traction Avant l’innovazione parla francese
Il 3 marzo 1934 la Citroën presenta la prima Traction Avant ai propri concessionari rivoluzionando gran parte dei concetti seguiti fino a quel momento dalla totalità delle case automobilistiche. Una serie di soluzioni tecniche che stanno alla base di quel modello e delle successive evoluzioni sono valide e applicate ancora oggi: trazione anteriore, carrozzeria-scocca senza telaio, sospensione a barre di torsione, motore a valvole in testa e camicie amovibili. In realtà il deus ex machina della casa francese, André Citroën, vede questo modello come il primo passo verso il sogno della PV (Petite Volture), l’auto a basso prezzo capace di far viaggiare su quattro ruote tutti i francesi. Fedele a questa impostazione crede che l’innovazione tecnologica possa rendere possibile l’abbattimento dei costi migliorando le prestazioni. Per questa ragione nel 1923 acquista dalla ditta statunitense Budd l’esclusiva del brevetto di fabbricazione delle carrozzerie “tout-acier”, tutto acciaio, composte da una scocca di lamiera rivestita a freddo e assemblata con saldatura in modo da formare un insieme unico e massiccio. Sulla robustezza di questa carrozzeria Citroën imposta anche una campagna pubblicitaria che, nel 1934, spiega ai francesi come «Solo le carrozzerie tout acier offrono ai passeggeri la sicurezza migliore. Solo le officine Citroën, in Francia, costruiscono queste carrozzerie perchè solo la Citroën si è dotata dell’attrezzatura necessaria, del valore di circa 200 milioni di franchi». La Traction Avant nasce quasi da una scommessa di André Citroën con il destino e contro il vento di crisi che ha già iniziato a spirare forte dagli Stati Uniti. Tra gli artefici c’è un giovane e ambizioso progettista arrivato alla sua corte dopo un paio d’anni passati con la concorrente Renault. Si chiama André Lefebvre e ha la fama di anticonformista incapace di adattarsi a regole precostituite. Il suo genio un po’ visionario conquista Citroën che nel mese di marzo del 1933 gli affianca una squadra di progettisti e gli dà dodici mesi di tempo per realizzare un’automobile a trazione anteriore con queste caratteristiche: consumo di sette litri per cento chilometri, velocità di 100 km/h, quattro posti, 800 kg di peso, prezzo non superiore ai 15.000 franchi, carrozzeria a scocca portante in acciaio, cambio automatico. La squadra che affianca Lefebvre è composta da specialisti come Sainturat per il motore, Forceau per il cambio, l’italiano Bertoni per la linea della carrozzeria, Lemaire e d’Aubarède per la sospensione motrice, Grégoire per i giunti cardanici. Non mancano momenti di sperimentazione un po’ folle come quando, per testarne la robustezza, Lefebvre e i suoi compagni decidono di lanciare un prototipo da una scarpata alta sette metri e, vita la inaspettata resistenza, di ripetere l’esperimento con un modello di serie, riprendendo il tutto per un breve film che a partire dal maggio del 1934 verrà proiettato ogni giorno nei Magasins Citroen degli Champs Elysées di Parigi. Tra follie e problemi la vettura è pronta nei tempi prefissati. Nel mese di marzo del 1934 viene presentata ai concessionari che la possono offrire ai clienti al prezzo di lancio 17.700 franchi. In pochi mesi vengono consegnate 25.000 Traction Avant, ma la definitiva consacrazione avviene al Salone dell’Automobile di Parigi nel mese d’ottobre quando i francesi fanno la fila davanti allo stand della Citroën per ammirare ben dieci modelli diversi di Traction Avant: tre 22 CV a otto cilindri, cinque 11 cv e due 7cv. L’occupazione nazista della Francia e le devastazioni della Seconda Guerra mondiale non riusciranno a cancellare la vettura dal cuore dei francesi. Alla fine della guerra la produzione ripartirà con immutato successo e la Traction Avant continuerà a restare tra le vetture più vendute fino agli anni Cinquanta quando uscirà di produzione.
02 marzo, 2022
2 marzo 2002 - Cher: in USA stiamo perdendo le nostre libertà
«Noi stiamo perdendo le nostre libertà, è incredibile e scioccante». La frase, diffusa il 2 marzo 2002 dalle agenzie di stampa, fa effetto perché quel noi significa "noi statunitensi". Ma fa ancora più effetto perché a pronunciarla non è personaggio legato alla cultura alternativa, come Patti Smith o Rickie Lee Jones, ma una tranquilla e convinta star a stelle e strisce come Cher, sempre pronta a schierarsi con l'establishment in nome del fatto che gli artisti «non fanno politica» o, come ha fatto, cantare un paio di brani per il Ross Perrot di turno. Lei, l'antica interprete di I got you babe, sopravvissuta al tempo più per la capacità di farsi gli affari suoi che per i pubblicizzati lifting, si è arrabbiata. Bersaglio della sua ira è il bigotto e ultraconservatore John Ashcroft, titolare della giustizia americana, che ha deciso di coprire con un velo bianco le nudità delle due statue in marmo raffiguranti la Legge e la Giustizia che accolgono i visitatori all’entrata del ministero. Non è l'unico moralizzatore che se la prende con l'arte. La titolare dell’Agenzia Federale per la Protezione dell’Ambiente, Christine Todd Withman ha coperto alcuni murales della sede di Washington perché erano raffigurate donne nude. Sono gesti da nulla in confronto alle limitazioni alla libertà delle persone introdotte dopo l'11 settembre, ma sono indicative di un vento reazionario che soffia forte e non si ferma davanti a nulla. Cher ha usato parole pesanti aggiungendo che se si va avanti così si finirà per coprire anche la Venere di Milo o il David di Michelangelo. C'è anche chi ha ricordato come l'atteggiamento culturale di chi copre le opere d'arte sia del tutto identico a quello che ha portato i talebani a distruggere le famose statue dei Buddha.
01 marzo, 2022
1° marzo 2008 - I REM cambiano registro
1° marzo 2008 esce negli Stati Uniti l’atteso nuovo album dei R.E.M.. Si intitola Accelerate e la band guidata da Michael Stipe ci sta lavorando da più di un anno. Dopo l'autocritica pubblica dello stesso Stipe sul precedente Around the sun è cresciuta l'attesa di critica e fans del gruppo nei confronti della nuova esperienza. Il disco si rivela all'altezza delle aspettative. Il gruppo appare in grande forma e carico d'energia e regala trentaquattro minuti di musica piena, tirata e veloce. Stipe e compagni nella conferenza stampa confessano di aver scritto le canzoni in poco tempo: «siamo una live-band che si diverte e ci siamo accorti di aver trascorso troppo tempo negli studi di registrazione, in passato». Nei testi non mancano i riferimenti alla politica di Bush, al disastro di New Orleans e ai temi ecologici anche se appaiono un po’ meno espliciti di quanto è accaduto nel recente passato
28 febbraio, 2022
28 febbraio 1934 - Willie Bobo, l'autodidatta
Il 28 febbraio 1934 nasce a New York il percussionista Willie Bobo, all'anagrafe William Corre. Figlio di un chitarrista, dopo avere imparato da solo a suonare la batteria entra nell'orchestra cubana di Machito, passando poi in quella di Tito Puente dove resta dal 1954 al 1958 quando inizia a collaborare con il vibrafonista Cal Tjader con cui resta fino al 1961, anno in cui entra nella formazione diretta da Herbie Mann. A partire dal 1963 rifiuta i legami fissi e preferisce l'attività di free lance suonando e registrando con musicisti come Miles Davis, Herbie Hancock, Cannonball Adderley e Chico Hamilton. Nel 1966 forma un proprio gruppo, nella zona di Los Angeles, che unisce alla lezione del jazz le suggestioni dei balli latino americani. Nel 1970 ottiene anche un grande successo come cantante con il brano Dindi. Le evoluzioni e le mescole non lo spaventano e negli anni successivi suona con musicisti di vari stili, come Cal Tjader o Carlos Santana. Muore a Los Angeles il 15 settembre 1983
27 febbraio, 2022
27 febbraio 2001 - Al Festival di Sanremo è l'anno di Elisa
È la giovane Elisa la trionfatrice della cinquantunesimo edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo che si svolge dal 27 febbraio al 3 marzo 2001. La manifestazione è presentata e condotta da Raffaella Carrà, per l'occasione affiancata dalla top model australiana Megan Gale, Massimo Ceccherini ed Enrico Papi con una serie di interventi comici affidati a Piero Chiambretti. Molto scalpore suscita la partecipazione di Eminem i cui testi vengono da più parti ritenuti "inadatti" a una rassegna così popolare come quelle che si svolge sul palcoscenico dell'Ariston. In realtà, smentendo le previsioni, il rapper bianco evita ogni provocazione ed è protagonista di un'esibizione assolutamente irreprensibile. Non così accade per i Placebo il cui leader Brian Molko rompe la chitarra durante l'esibizione provocando poi il pubblico. La vincitrice del Festival è Elisa, che conquista pubblico e critica con la canzone Luce (Tramonti a nord est), composta da lei stessa insieme a Zucchero. Lo stesso Zucchero firma anche Di sole e d'azzurro, il brano che si piazza al secondo posto nell'interpretazione di Giorgia. Per la categoria Nuove Proposte vincono i Gazosa con Stai con me (Forever).
26 febbraio, 2022
26 febbraio 1978 - La fine dell’esilio di Bob Marley
All’inizio del 1978 la notizia dell’anno, quella che appassiona le gente di Kingston e di tutta la Giamaica è l’annunciato ritorno di Bob Marley in patria. Da due anni, infatti, dopo essere stato lui stesso oggetto di un attentato il profeta del reggae ha deciso di non tornare più nel paese dove è nato per protestare contro il clima di violenza politica che si è instaurato. Da qualche tempo di dice che la sua decisione stia per essere rivista e corretta. Man mano che passa il tempo quelle che erano indiscrezioni trovano conferma L’illustre esule torna, dopo l’attentato di due anni prima, per dare il suo contributo al tentativo di porre un freno all’escalation di violenza e di odio politico che sta travagliando la Giamaica. L’aereo che lo riporta nel suo paese atterra all’aeroporto di Kingston il 26 febbraio. Già il giorno dopo Bob prende contatto con gli esponenti dei due principali partiti giamaicani: «Il mio concerto deve dare un segnale concreto, altrimenti non servirà a nulla. Voglio che sul palco con me salgano sia il primo ministro Michael Manley che il capo dell’opposizione Edward Seaga e voglio anche che si stringano la mano...». La sera del 22 aprile, sotto gli auspici delle Dodici Tribù di Israele, Kingston ospiterà lo “One Love Peace Concert” cui saranno presenti tutti i maggiori artisti e gruppi reggae della Giamaica, ma questa è già un'altra storia...
25 febbraio, 2022
25 febbraio 2003 - Alberto Sordi, un borghese piccolo piccolo
Il 25 febbraio 2003 all’età di 82 anni muore Alberto Sordi. Nato a Roma nel 1920, quarto figlio di Pietro, professore di musica e suonatore di basso tuba nell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, dai sei ai dieci anni fa parte del coro delle voci bianche della Cappella Sistina diretto da Lorenzo Perosi. Dopo varie esperienze nel 1936 decide di dedicarsi a tempo pieno al mondo dello spettacolo e partecipa alla realizzazione di un disco di fiabe musicali per bambini della Fonit. Nel 1937 vince il concorso della Metro Goldwyn Mayer come doppiatore in italiano di Oliver Hardy nelle comiche di Stanlio e Ollio. Nel 1948 ottiene uno straordinario successo con la trasmissione radiofonica “Vi parla Alberto Sordi” e all’inizio degli anni Cinquanta anche il cinema si accorge di lui. È Federico Fellini il primo a intuire le potenzialità della sua maschera. Lo vuole come protagonista nei film “Lo sceicco bianco” del 1952 e “I vitelloni” del 1953 dove perfeziona il suo personaggio allo stesso tempo tragico e ridicolo dell’italiano provinciale, un po’ vigliacco, conformista e mammone che si nutre di fantasie e sogni spesso irrealizzabili. Da quel momento Sordi, in collaborazione con il suo sceneggiatore Rodolfo Sonego elabora, in un centinaio di film, una galleria di personaggi capaci di essere, di volta in volta, lo specchio della società italiana del momento. Non mancano episodi in cui l’attore supera il macchiettismo per una più complessa elaborazione del personaggio dimostrandosi attore vero e completo. Nella gigantesca mole di film da lui interpretati spiccano le perle di “Un americano a Roma” (1954) di Steno, “Un eroe dei nostri tempi” (1955) di Luigi Comencini, “Il marito” (1958) di Nanni Loy e Gianni Puccini, “La grande guerra” (1959) di Mario Monicelli, “Gastone” (1960) di Mario Bonnard, “Tutti a casa” (1960) di Luigi Comencini, “Una vita difficile” (1961) di Dino Risi, “Il diavolo” (1963) di Gianni Polidori, “Il maestro di Vigevano” (1963) di Elio Petri, “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa?” (1968) di Ettore Scola, “Detenuto in attesa di giudizio” (1971) di Nanni Loy, “Lo scopone scientifico” (1972) di Luigi Comencini, “La più bella serata della mia vita” (1972) di E. Scola, “Un borghese piccolo piccolo” (1977) di Mario Monicelli, “Il testimone” (1979) di Jean-Pierre Mocky, “Il malato immaginario” (1979) di Tonino Cervi, “Il Marchese del Grillo” (1981) di Mario Monticelli, “Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno” (1984) sempre di Monticelli, “Troppo forte” (1985) di Carlo Verdone, “L’avaro” (1989) di Tonino Cervi, “In nome del popolo sovrano” (1990) di Luigi Magni e “Romanzo di un giovane povero” di Ettore Scola. Tra quelli da lui stesso diretti vanno ricordati in particolare “Fumo di Londra” (1966), “Polvere di stelle” (1973), “In viaggio con papà” (1982), “Il tassinaro” (1983), “Tutti dentro” (1984), “Assolto per aver commesso il fatto” (1992) e “Nestore, l’ultima corsa” (1994). Dopo una lunga malattia Alberto Sordi si spegne il 25 febbraio 2003 all’età di 82 anni. Ai suoi funerali partecipa tutta Roma.
24 febbraio, 2022
24 febbraio 1968 - La scintilla diventa un incendio
Il 24 febbraio 1968 le università italiane occupate sono già ventisette. L’ondata di nuove occupazioni è iniziata il 10 gennaio 1968 a Torino, quando gli studenti hanno invaso Palazzo Campana, sede delle facoltà umanistiche del capoluogo piemontese per protestare contro un insegnamento considerato vecchio e classista. Il 1° marzo a Valle Giulia gli studenti di architettura di Roma impegnano la polizia in durissimi scontri con centinaia di feriti da entrambe le parti. All’episodio il cantautore Paolo Pietrangeli dedicherà il brano Valle Giulia. Il 16 marzo, sempre a Roma un gruppo di neofascisti assalta l’Università occupata. Il bilancio degli scontri è di un centinaio di feriti. Il 26 marzo anche a Milano gli studenti si scontrano con la polizia: una settantina i feriti e cinquantuno gli arrestati, tra cui Mario Capanna, uno dei leader della rivolta studentesca. Nel capoluogo lombardo il 24 maggio scatta l’occupazione dell’università Cattolica e il 29 quella della Statale.
23 febbraio, 2022
23 febbraio 2003 - Pressioni sugli artisti pacifisti alla consegna dei Grammy
Il 23 febbraio 2003 al Madison Square garden di New York si svolge la cerimonia di consegna dei Grammy Awards, gli Oscar della musica. Tutti i cantanti che prendono parte alla manifestazione vengono preventivamente avvertiti di non parlare di guerra. Ciascuno deve occuparsi di quello che gli compete: i musicisti di musica, governanti e guerrieri. Questa, in sintesi, la filosofia che sembra ispirare le "discrete" pressioni sui protagonisti della cerimonia perché lascino fuori dal palco le loro idee sulla guerra contro l'Iraq. Molte dichiarazioni degli artisti nei giorni successivi confermano la tesi di chi sostiene che sul palco delle premiazioni, la guerra non "è gradita". Nell'occhio del ciclone gli artisti più schierati con il movimento pacifista. La cantautrice Sheryl Crow, per esempio, racconta che gli organizzatori dei Grammy avrebbero voluto sapere in anticipo se avrebbe indossato una maglietta pacifista, come agli ultimi American Music Awards, mentre Peter Gabriel, che durante la sua esibizione ha sfoggiato uno straccio bianco come simbolo pacifista, racconta di essere stato preventivamente avvisato di non parlare del conflitto: «Alla serata di Rock The Vote mi è stato detto che durante i Grammy sarebbe stato censurato qualsiasi riferimento alla guerra, per questo ho indossato lo straccio bianco alla consegna dei premi…». Se censura c'è stata non ha però funzionato benissimo, visto che Fred Durst dei Limp Bizkit, durante la sua esibizione ha dichiarato: «Spero di non essere il solo a volere allontanare questa guerra il più possibile». Un po' imbarazzate sono apparse le smentite degli organizzatori. Neil Portnow, presidente del NARAS, ha infatti replicato «Nessuno di noi ha voluto imporre il silenzio. Avevano tutti assoluta libertà di esprimere il loro pensiero. L’unico problema era semmai il tempo, misurato e limitato per ciascuna esibizione», come dire: state buoni ragazzi, non parlate di guerra oggi non c'è tempo, domani chissà…
22 febbraio, 2022
22 febbraio 1997 - Carmen Consoli e Caparezza eliminati nel Festival dei Jalisse
Il Festival di Sanremo del 1997 si conclude il 22 febbraio. Lo presenta Mike Bongiorno affiancato da Valeria Marini e Piero Chiambretti. Per giorni i giornali parlano della vittoria sicura di Anna Oxa e invece a sorpresa gli sconosciuti Jalisse vincono a mani basse con la canzone Fiumi di parole. Tra le nuove proposte vincono Paola e Chiara con Amici come prima. Tra i vari brani eliminati dalle giurie c'è Confusa e felice di Carmen Consoli destinato a ottenere in futuro un grande successo. Al Festival partecipa anche Mikimix, un giovane cantante pugliese il cui nome vero è Michele Salvemini, destinato a diventare molto più che famoso qualche anno più tardi con il nome d'arte di Caparezza.
21 febbraio, 2022
21 febbraio 1932 - Eddie Higgins, pianista e compositore
Il 21 febbraio 1932 nasce a Cambridge, in Massachusetts, il pianista e compositore Eddie Higgins, il cui nome vero è Haydn Higgins. La sua è una famiglia di musicisti. Sua madre, infatti, è una pianista classica e suo padre un appassionato cultore di musica indiana. Negli anni Cinquanta compie regolari studi musicali presso la Northwestern School of Music. Nello stesso periodo comincia a suonare con vari gruppi dixieland. Durante il servizio militare suona con orchestre latino-americane a Puerto Rico e sul finire del 1956 forma un proprio gruppo con il quale si esibisce al Blue Note, al Playboy Club, al Cloister Inn e in altri club di Chicago. Nel 1958 registra vari brani in trio con ave Poskonka al contrabbasso e Jack Norën alla batteria. Tra il 1962 e il 1963 suona con Jack Teagarden. A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta si dedica maggiormente agli arrangiamenti e alla composizione. Muore il 31 agosto 2009.
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