17 marzo, 2022

17 marzo 1963 - Lizzie Miles, la cantante blues che arriva dal circo

Il 17 marzo 1963 muore la cantante blues Lizzie Miles. Nata a New Orleans, in Louisiana, il 31 marzo 1895 si chiama in realtà Elizabeth Mary Landreaux. Intorno al 1909 lascia la città natale con il circo dei fratelli Jones. Per otto anni continua a vagabondare per gli Stati Uniti nei circhi e con compagnie di menestrelli Nel 1918 è costretta a fermarsi per una malattia. Quando riprende lo fa nei locali di New Orleans. Si esibisce con le orchestre di Joe King Oliver, A.J. Piron e, in seguito, se ne va ad Harlem per cantare con l’orchestra di Fats Waller. A Chicago si esibisce con Freddie Keppard, Glover Compton e Charlie Elgar. A partire dal 1922 canta con accompagnatori come Clarence Williams, Louis Metcalf King Oliver, Teddy Bunn e Pops Foster. Nel 1924 si stabilisce a New York e l’anno dopo è la voce di una formazione guidata da Alexander Shargenski. Negli anni Trenta deve interrompere la sua attività per motivi di salute. Negli anni Cinquanta fissa la sua residenza a San Francisco e dal 1955 al 1957 canta con Bob Scobey. Nel 1959 si ritira dalle scene per dedicarsi a studi religiosi.


16 marzo, 2022

16 marzo 1940 - Vagif Mustafazadek, il pianista che arriva da Baku

Il 16 marzo 1940 nasce a Baku, nell'Azerbajdžan, Vagif Mustafà Zadek, uno dei grandi protagonisti del jazz Azero. Inizia a suonare il pianoforte all'età di cinque anni. Si diploma al conservatorio di Baku e già all'età di vent'anni è considerato un eccellente pianista jazz. All'inizio degli anni Sessanta forma un proprio trio, chiamato Kaukaz, con il quale vince per due anni di fila il concorso per la migliore nuova formazione jazz al festival di Tallin del 1966 e 1967. All'impegno nel jazz affianca un'attività in orchestre commerciali che si esibiscono alla radio e alla tv. Nel 1978 ottiene un grande successo con il gruppo Magam al festival jazz di Tblisi. L'uso di elementi tratti dal folclore dell'Azerbajdžan e la loro fusione nel linguaggio jazzistico aprono una via che sarà più tardi seguita da molti musicisti. Il successo riportato al festival di Tblisi gli permette di lasciare i vari lavori a carattere commerciale e di dedicarsi completamente al jazz, compiendo tournée sia nell'Unione Sovietica, di cui l'Azerbajdžan in quel periodo è parte, che all'estero. Nel 1979  partecipa al concorso per temi jazzistici che si tiene ogni anno nel Principato di Monaco e vince il primo premio con la composizione Waiting for Aziza. L'anno dopo, il 15 dicembre 1980, muore.





15 marzo, 2022

15 marzo 1921 – Vinnie Burke, il contrabbasso

Il 15 marzo 1921 nasce a Newark, nel New Jersey il contrabbassista Vinnie Burke, registrato all’anagrafe con il nome di Vincent Bucci. Autodidatta inizia a suonare il violino, poi passa alla chitarra e, solo quando è un po’ più grande, comincia a cimentarsi con il contrabbasso. Il suo talento lo impone all’attenzione dell’ambiente musicale. Il suo primo ingaggio lo vede al fianco di Joe Mooney e poi di Tony Scott. Suona quindi con Cy Coleman e con l'orchestra Sauter-Finnegan. Dopo una breve parentesi con il trio di Marian McPartland, Vinnie Burke entra a far parte del sestetto di Don Elliott con il quale registra a New York nel 1956 un album, cui partecipano anche Herbie Mann, Al Cohn, Joe Puma e Osie Johnson. Lavora quindi con il trio del vibrafonista Eddie Costa, con quello del chitarrista Tal Farlow e con la cantante Chris Connors. Sul piano tecnico mette in mostra notevoli capacità sotto il profilo ritmico pur senza lasciare particolari tracce come solista. Muore il 1° febbraio 2001.

14 marzo, 2022

14 marzo 1939 - Rosa King, la sassofonista americana innamorata dell'Olanda

Il 14 marzo 1938 nasce a Macon, in Georgia, la sassofonista Rosa King. A dimostrazione che spesso nessuno è profeta in patria diventa popolarissima in Europa, soprattutto in Olanda, mentre per lungo tempo non riesce a conquistare né il pubblico né la critica statunitense. Pur mantenendo un appartamento a New York trasferisce la sua residenza principale ad Amsterdam e collabora a lungo con il sassofonista Hans Dulfer. Nella sua carriera suona con moltissimi personaggi di spicco della scena internazionale come Gladys Knight, Ben E. King, Cab Calloway, Eric Burdon, Sly Hampton, Candy Dulfer, Saskia Laroo e l'italiano Alex Britti. Alla fine degli anni Novanta, finalmente, anche negli Stati Uniti si accorgono di lei. All'inizio del 2000 ha la soddisfazione di tornare in Georgia per una lunga serie di concerti accompagnata dai Looters, un gruppo che comprende il chitarrista J. Lyon Layden, il bassista Eric layden, la violinista Kristina Train, il batterista Jeff Evans e il tastierista Dan Walker. Pochi mesi dopo, il 12 dicembre 2000, Rosa, che da tempo soffre di disturbi cardiaci, muore destinando i suoi beni alla Rosa King Foundation, un'organizzazione nata in Olanda per aiutare le giovani artiste.


13 marzo, 2022

13 marzo 1924 - Dick Katz, tastierista dallo stile essenziale ma ricco di sfumature

Il 13 marzo 1924 nasce a Baltimora, nel Maryland, il tastierista Dick Katz, all'anagrafe Richard Aaron Katz. In possesso di una robusta formazione accademica inizia l'attività jazzistica soltanto verso il 1950. In quel periodo studia con Teddy Wilson e suona con personaggi come Al Casey, Ben Webster, Don Elliott, Chuck Wayne e, soprattutto, Tony Scott. Collabora poi con i trombonisti Jay Jay Johnson e Kai Winding. L’elenco di jazzisti che hanno suonato con lui dal vivo o in studio è impressionante e comprende Lucky Thompson, Gigi Gryce, Tyree Glenn e Carmen McRae, Oscar Pettiford, con Jimmy Raney, Bob Brookmeyer, Sonny Rollins, Kenny Dorham, Philly Joe Jones, Jim Hall, Gunther Schuller, Al Cohn, Zoot Sims, Don Ellis, Phil Woods, Gene Quill ed Helen Merrill. Collabora a lungo con Lee Konitz, e allarga il suo impegno alla produzione discografica fondando insieme a Orrin Keepnews la Milestone. Strumentista colto dal gusto impeccabile ha uno stile essenziale ma ricco di sfumature e raffinatezze. Muore il 10 novembre 2009.


12 marzo, 2022

12 marzo 2004 - La Macina e i Gang nel tempo ed oltre...

“Nel tempo ed oltre, cantando…”. Il verso del poeta Alfonso Gatto fa da titolo a un album pubblicato da Storie di Note , presentato il 12 marzo 2004 e nato dalla collaborazione tra La Macina, uno dei gruppi di musica popolare più longevi del nostro paese, e i Gang, icona del combat rock italiano. Il disco, annunciato da tempo e dato addirittura per imminente nel 2001 quando un medley di due brani, Iside e Cecilia, trovò spazio in una compilation di anticipazioni, vede la luce con un po’ di ritardo. Troppo? «Forse è vero – dicono quasi all’unisono Gastone Pietrucci, leader maximo della Macina e Sandro Severini, chitarra da ricamo del suono targato Gang – ma di questi tempi è già una fortuna che sia uscito». Dodici brani, sei pescati da Pietrucci nel repertorio dei Gang e sei dai fratelli Severini in quello de La Macina, senza aggiunte o inediti. Scelta o necessità? «La nostra è una scelta di qualità. Avremmo potuto appiccicare un inedito inventato lì per lì, ma sarebbe stato un nonsenso rispetto al lavoro comune. L’alternarsi dei vari brani, che è in gran parte fedele a quanto proposto dal vivo in questi quattro anni, ha un delicato equilibrio narrativo che parla di impegno civile e sociale, di lavoro, lotta e resistenza. Dal punto di vista musicale, poi, i brani appaiono nuovi, rielaborati dalla fusione delle nostre due diverse esperienze. Non è un’antologia a quattro mani, ma un vero e proprio manifesto musicale composto da parti diverse riarmonizzate tra loro e ricomposte in una sintesi unitaria». A parte l’ispirazione ideologica e la comune origine marchigiana che cosa porta due gruppi tanto diversi a lavorare insieme? «Si può dire che i Gang dal punto di vista musicale stavano ritornando a casa, alle loro radici, mentre La Macina, dopo trent’anni passati ad annaffiare quelle radici tentava di trovare strade nuove per uscire dal giardino… L’incontro è stato inevitabile e ha consentito a ciascuno di ottenere quello che cercava». L’uscita del disco chiude un cerchio? «No, tutt’altro. L’esperienza comune è già proiettata verso il futuro, verso un nuovo lavoro che racconterà l’opposizione contro la guerra, lo sfruttamento e le ingiustizie sociali. Ci saranno brani nuovi e canti della tradizione a partire dall’Ottocento». Quindi avete intenzione di continuare a lavorare insieme anche sul palco? «Certo. Tutto nasce dall’esperienza dal vivo e tutto continua come è nato. L’ensemble Macina-Gang non ha alcuna intenzione di interrompere un’avventura che, per molti versi, si è rivelata esaltante». E se nel futuro ci fosse una fusione definitiva? «Non crediamo. La nostra forza nasce dall’unione di due realtà che continuano a percorrere strade autonome. Se ci fondessimo nascerebbe una cosa diversa che, per ora, non ci interessa. Come è stato in questi quattro anni, dunque, i Gang continuano a fare i Gang e La Macina a riproporre le sue cose. Ogni tanto, quando qualcuno ce lo chiede o quando ne sentiamo la necessità, ci mettiamo insieme, saliamo sul palco e regaliamo al pubblico il sapore diverso dei Macina-Gang».


11 marzo, 2022

11 marzo 1932 - LeRoy Jenkins, l'avanguardia nelle corde del violino

L'11 marzo 1932 nasce a Chicago, nell'Illinois, il violinista Le Roy Jenkins, uno dei protagonisti dell'avanguardia jazz della seconda metà degli anni Settanta. Inizia a studiare il violino a otto anni e l'anno dopo già si esibisce nella chiesa del suo quartiere. Nel corso della sua vita imparrerà anche a suonare il sassofono, subendo profondamente l'influenza parkeriana. Negli anni Cinquanta vive in Florida e dopo essersi diplomato in violino all'inizio del decennio successivo insegna musica a Mobile, Alabama. Nel 1965 è torna a Chicago. Qui conosce Roscoe Mitchell ed entra a far parte della giovane A.A.C.M., Association for the Advancement of Creative Musicians, Associazione per la valorizzazione dei musicisti creativi, una struttura destinata a segnare fortemente l’evoluzione del jazz negli anni Sessanta e Settanta. In quel periodo suona con Richard Abrams e costituisce con Anthony Braxton e Leo Smith il gruppo cooperativo Creative Construction Company, che dal 1968 incide alcuni dischi, spesso sotto il nome di Braxton. Nel 1969 il gruppo si trasferisce a Parigi con l'aggiunta del batterista Steve McCall. Nel febbraio del 1970 i quattro tornano a New York, dove lavorano con Ornette Coleman. Successivamente Jenkins suona con molti musicisti, in particolare Alice Coltrane, Cecil Taylor, la Jazz Composer's Orchestra, Archie Shepp, Cal Massey, e alla fine del 1970 forma un trio con Norris "Sirone" Jones e Frank Clayton, che verrà in seguito denominato Revolutionary Ensemble quando Clayton viene sostituito da Jerome Cooper. Seguono nuovi dischi e nuove collaborazioni importantis e ricche. Jenkins è tra i più rigorosi e importanti esponenti dell'avanguardia. La sua opera di affrancamento del violino dai modelli tradizionali gli assegna un posto importante nella storia del jazz. Il suo stile, immediatamente riconoscibile, mescola elementi della musica europea e altri appartenenti all'intera storia della musica statunitense offrendo una musica piena e intensa, spesso organizzata in ampie strutture cicliche, di grande forza emotiva. Muore il 24 febbraio 2007.


10 marzo, 2022

10 marzo 2001 - PJ Harvey con le sue nuove storie al Palalido di Milano.

Il 10 marzo 2001 arriva al Palalido di Milano PJ Harvey. La ragazza è in un periodo di grandi mutazioni sottolineate dalla recente uscita di Stories from the city, stories from the sea un disco di cambiamento compiuto più che di passaggio. Le novità iniziano dalla copertina dove la cantante, che ha abituato il suo pubblico ad ambientazioni astratte, spesso con volute distorsioni del proprio corpo, è fotografata come una passante qualunque, in una strada di una città, vestita in modo normalissimo con occhiali e borsetta. È un modo come un altro per far capire che l’album propone una PJ Harvey meno fragile e precaria del passato, più sicura di sé. La ragazza si lascia dietro alle spalle le storie un po' contorte, gli amori ambigui e gli umori gravidi di oscurità e, soprattutto, non è più la sola protagonista delle vicende raccontate. Le storie scelte sembrano quasi legate da un filo sottile, il tema dell'amore, trattato con una dolcezza e una semplicità inusuali. È come se PJ Harvey avesse scoperto che la vita ha anche un lato più chiaro di quello conosciuto finora e ce lo volesse raccontare. Anche le parole delle canzoni sono decisamente fuori registro rispetto ai lavori precedenti, come accade in This is love dove le parole assumono inaspettati colori romantici: «Vorrei solo stare seduta qui e guardarti mentre ti spogli». Non mancano, naturalmente, momenti più complessi, anche violenti, ma nel contesto sembrano gli inevitabili passaggi delle vita più che la paranoica contorsione onirica di un'artista innamorata del lato oscuro dell'esistenza. Si tratta di una rottura con il passato che non infastidisce, perché appare come un momento d'evoluzione e non come una furbetta operazione commerciale. Nel disco c'è di tutto, dal rock robusto alla melodia romantica. C'è anche We float, sicuramente una delle più belle ballate mai scritte dalla ragazza. C'è, infine, la voce splendida e mutante di PJ Harvey che a volte si trasforma in un vero e proprio strumento musicale, quando non si veste di panni nuovi come nell'attacco di Good fortune dove sembra quella di Patti Smith.



09 marzo, 2022

9 Marzo 1959 - Mi chiamo Barbara Millicent Roberts, chiamatemi Barbie

Il 9 Marzo 1959 viene messa in vendita una bambola dal nome lunghissimo. Si chiama Barbara Millicent Roberts. Per evitare problemi nella dizione e soprattutto nella memorizzazione i produttori le affibbiano anche il nomignolo abbreviativo di Barbie. L'artefice principale di questa piccola creatura artificiale è Ruth, la moglie di Ellit Handler, uno dei fondatori della casa produttrice di giocattoli Mattel. Il debutto ufficiale della bambola avviene in occasione della fiera del giocattolo di New York. La sua peculiarità è quella di disporre di un ampio guardaroba di abiti e accessori venduti separatamente. Fin dal suo primo apparire sul mercato la bambola appare come un fenomeno commerciale senza precedenti. Soltanto nel 1959 infatti vengono vendute più di 350 mila Barbie al prezzo di 3 dollari ciascuna. La bambola progressivamente conquista tutto il mondo e nel 1964 approda anche in Italia.

08 marzo, 2022

8 marzo 2006 - Il Corriere della Sera si schiera per il centro-sinistra

Rompendo un'antica tradizione che lo voleva al di fuori delle contese elettorali il "Corriere della Sera" l'8 marzo prende posizione a favore dell'Unione, il raggruppamento di centro-sinistra costituitosi per sostenere la candidatura a Presidente del Consiglio di romano Prodi. nelle imminenti elezioni politiche. Lo "strappo" avviene con un editoriale intitolato ''La scelta del 9 aprile'' nel quale il direttore del quotidiano Paolo Mieli, scrive che l'Unione «...ha i titoli atti a governare al meglio per i prossimi cinque anni». Mieli aggiunge poi che potrebbe essere un bene per il paese se nel centrodestra crescessero i due leader alternativi a Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Secco il commento di Berlusconi: «I lettori del Corriere già sapevano di leggere qualcosa di vicino all'Unità».

07 marzo, 2022

7 marzo 1935 - Wanda Romanelli, voce swing

Il 7 marzo 1935 nasce a Roma Wanda Romanelli. La sua voce swing colpisce nel 1955 il maestro Francesco Ferrari che l’aiuta a muovere i primi passi nell’ambiente musicale. Per qualche anno la sua attività si svolge quasi esclusivamente in ambito radiofonico. Successivamente canta con l'orchestra di Armando Fragna sperimentandosi con successo anche nel genere melodico e poi con quella di William Galassini che tende a recuperarne l'originaria impostazione ritmica. Partecipa a tante manifestazioni, lavora in teatro e nel cinema e la sua notorietà si allarga anche al di fuori dei confini italiani. Nel 1962 partecipa al Festival di Sanremo con Fiori nell'acqua, in coppia con Nelly Fioramonti. Tra le sue canzoni sono da ricordare Ansioso cuore, Il sogno dell'attacchino, A Venezia in carcere e Il festival del mambo.


06 marzo, 2022

6 marzo 1893 - Furry Lewis, il blues ai confini del folk

Il 6 marzo 1893 nasce a Greenwood, nel Mississippi Furry Lewis, all'anagrafe Walter Lewis, uno dei bluesman più popolari degli anni Venti e Trenta. Riscoperto da Samuel Charters nel 1959, Furry Lewis rappresenta nel filone del blues una componente pittoresca capace di una comunicazione viva e spontanea. Il repertorio molto vario spazia dal blues vero e proprio fino al folclore, sostenuto da una tecnica di accompagnamento alla chitarra singolare e molto espressiva. Nel 1899 si stabilisce a Memphis nel Tennessee dove ottiene i suoi primi successi. In seguito se ne va a Chicago per incontrare il suo amico Arthur Petties e nel 1913 è già alla testa di una piccola orchestra che si esibisce per le vie di Memphis, dnelle feste e nei club più aperti verso il blues come il Pee Wee's, il Big Grundy's o il Cham Fields. Nel 1916 a causa di un incidente subisce l'amputazione della gamba sinistra, l’infermità non gli impedisce di continuare a esibirsi in pubblico. Suona in un medicine show e poi con Gus Cannon e Jim Jackson, dei quali diviene amico e collaboratore. Negli anni Trenta registra molto materiale per la Vocalion e la Victor scomparendo poi dalla circolazione per molti anni. Recuperato nel 1959 da Samuel Charters, riprende l’attività ottenendo nuovi consensi. Muore a Memphis il 14 settembre 1981.


05 marzo, 2022

5 marzo 1955 - L'ultimo concerto di Charlie Parker

Il 5 marzo 1955 Charlie Parker è di scena al Birdland per la seconda serata consecutiva. Il ritorno inaspettato dopo il lungo ricovero volontario presso il Bellevue Hospital di New York, lo vede accompagnato da un gruppo d'eccezione composto da Kenny Dorham, Mel Powell, Charlie Mingus e Art Blakey. Sembra un nuovo inizio della sua vita e della sua carriera ma non è così. Una settimana dopo il concerto, il 12 marzo muore a New York per un infarto cui il suo fisico indebolito affetto da cirrosi epatica e polmonite non aveva potuto resistere. Ha trentacinque anni. Il mondo del jazz e gli amici gli danno l'ultimo saluto ad Harlem, prima della sepoltura nella natia Kansas City. Charlie Parker lascia oltre ottanta album, testimonianza di una genialità che ha apportato fondamentali innovazioni alla musica jazz.



04 marzo, 2022

4 marzo 2007 - Finisterre, l'inventore del calciobalilla che giocò con Che Guevara

Il 4 marzo 2007 muore a Zamora, in Spagna a ottantasei anni Alejandro Finisterre. Poeta, filosofo, editore, ballerino di tip tap, coraggioso oppositore del franchismo e tra i primi dirottatori aerei della storia dell'aviazione resta nella storia del costume per aver inventato quello che lui chiamava “futbolìn” e che in Italia è stato ribattezzato “calciobalilla”. Diffuso in tutto il mondo il gioco da tavolo nasce quando il suo inventore, che in realtà si chiama Alexandre Campos Ramírez, è ricoverato in ospedale dopo essere stato ferito da una bomba nel corso della guerra civile spagnola. Qui decide di fare qualcosa per alleviare le sofferenze degli altri ricoverati, adolescenti come lui, ma più sfortunati perché hanno subito l'amputazione degli arti inferiori. Appassionato di ping pong il giovane e intraprendente Alejandro si ispira a quel mini tennis giocato con le racchette su un tavolo verde per fare lo stesso con il calcio. A dargli una mano c’è un carpentiere che lavora nell'ospedale e che realizza i piccoli calciatori di legno da infilare in lunghe aste orizzontali. Costruita la struttura apre due aperture sui lati corti del piano di compensato e le circonda con una piccola rete come accade sui campi di calcio. L'invenzione viene registrata nel 1937 a Barcellona. La fine della guerra civile con la vittoria di Franco lo costringono a fuggire in Francia. Si dice che non abbia mai più giocato a calciobalilla con la sola eccezione di una sfida estemporanea con Ernesto Che Guevara.


03 marzo, 2022

3 marzo 1934 – Con la Traction Avant l’innovazione parla francese

Il 3 marzo 1934 la Citroën presenta la prima Traction Avant ai propri concessionari rivoluzionando gran parte dei concetti seguiti fino a quel momento dalla totalità delle case automobilistiche. Una serie di soluzioni tecniche che stanno alla base di quel modello e delle successive evoluzioni sono valide e applicate ancora oggi: trazione anteriore, carrozzeria-scocca senza telaio, sospensione a barre di torsione, motore a valvole in testa e camicie amovibili. In realtà il deus ex machina della casa francese, André Citroën, vede questo modello come il primo passo verso il sogno della PV (Petite Volture), l’auto a basso prezzo capace di far viaggiare su quattro ruote tutti i francesi. Fedele a questa impostazione crede che l’innovazione tecnologica possa rendere possibile l’abbattimento dei costi migliorando le prestazioni. Per questa ragione nel 1923 acquista dalla ditta statunitense Budd l’esclusiva del brevetto di fabbricazione delle carrozzerie “tout-acier”, tutto acciaio, composte da una scocca di lamiera rivestita a freddo e assemblata con saldatura in modo da formare un insieme unico e massiccio. Sulla robustezza di questa carrozzeria Citroën imposta anche una campagna pubblicitaria che, nel 1934, spiega ai francesi come «Solo le carrozzerie tout acier offrono ai passeggeri la sicurezza migliore. Solo le officine Citroën, in Francia, costruiscono queste carrozzerie perchè solo la Citroën si è dotata dell’attrezzatura necessaria, del valore di circa 200 milioni di franchi». La Traction Avant nasce quasi da una scommessa di André Citroën con il destino e contro il vento di crisi che ha già iniziato a spirare forte dagli Stati Uniti. Tra gli artefici c’è un giovane e ambizioso progettista arrivato alla sua corte dopo un paio d’anni passati con la concorrente Renault. Si chiama André Lefebvre e ha la fama di anticonformista incapace di adattarsi a regole precostituite. Il suo genio un po’ visionario conquista Citroën che nel mese di marzo del 1933 gli affianca una squadra di progettisti e gli dà dodici mesi di tempo per realizzare un’automobile a trazione anteriore con queste caratteristiche: consumo di sette litri per cento chilometri, velocità di 100 km/h, quattro posti, 800 kg di peso, prezzo non superiore ai 15.000 franchi, carrozzeria a scocca portante in acciaio, cambio automatico. La squadra che affianca Lefebvre è composta da specialisti come Sainturat per il motore, Forceau per il cambio, l’italiano Bertoni per la linea della carrozzeria, Lemaire e d’Aubarède per la sospensione motrice, Grégoire per i giunti cardanici. Non mancano momenti di sperimentazione un po’ folle come quando, per testarne la robustezza, Lefebvre e i suoi compagni decidono di lanciare un prototipo da una scarpata alta sette metri e, vita la inaspettata resistenza, di ripetere l’esperimento con un modello di serie, riprendendo il tutto per un breve film che a partire dal maggio del 1934 verrà proiettato ogni giorno nei Magasins Citroen degli Champs Elysées di Parigi. Tra follie e problemi la vettura è pronta nei tempi prefissati. Nel mese di marzo del 1934 viene presentata ai concessionari che la possono offrire ai clienti al prezzo di lancio 17.700 franchi. In pochi mesi vengono consegnate 25.000 Traction Avant, ma la definitiva consacrazione avviene al Salone dell’Automobile di Parigi nel mese d’ottobre quando i francesi fanno la fila davanti allo stand della Citroën per ammirare ben dieci modelli diversi di Traction Avant: tre 22 CV a otto cilindri, cinque 11 cv e due 7cv. L’occupazione nazista della Francia e le devastazioni della Seconda Guerra mondiale non riusciranno a cancellare la vettura dal cuore dei francesi. Alla fine della guerra la produzione ripartirà con immutato successo e la Traction Avant continuerà a restare tra le vetture più vendute fino agli anni Cinquanta quando uscirà di produzione.



02 marzo, 2022

2 marzo 2002 - Cher: in USA stiamo perdendo le nostre libertà

«Noi stiamo perdendo le nostre libertà, è incredibile e scioccante». La frase, diffusa il 2 marzo 2002 dalle agenzie di stampa, fa effetto perché quel noi significa "noi statunitensi". Ma fa ancora più effetto perché a pronunciarla non è personaggio legato alla cultura alternativa, come Patti Smith o Rickie Lee Jones, ma una tranquilla e convinta star a stelle e strisce come Cher, sempre pronta a schierarsi con l'establishment in nome del fatto che gli artisti «non fanno politica» o, come ha fatto, cantare un paio di brani per il Ross Perrot di turno. Lei, l'antica interprete di I got you babe, sopravvissuta al tempo più per la capacità di farsi gli affari suoi che per i pubblicizzati lifting, si è arrabbiata. Bersaglio della sua ira è il bigotto e ultraconservatore John Ashcroft, titolare della giustizia americana, che ha deciso di coprire con un velo bianco le nudità delle due statue in marmo raffiguranti la Legge e la Giustizia che accolgono i visitatori all’entrata del ministero. Non è l'unico moralizzatore che se la prende con l'arte. La titolare dell’Agenzia Federale per la Protezione dell’Ambiente, Christine Todd Withman ha coperto alcuni murales della sede di Washington perché erano raffigurate donne nude. Sono gesti da nulla in confronto alle limitazioni alla libertà delle persone introdotte dopo l'11 settembre, ma sono indicative di un vento reazionario che soffia forte e non si ferma davanti a nulla. Cher ha usato parole pesanti aggiungendo che se si va avanti così si finirà per coprire anche la Venere di Milo o il David di Michelangelo. C'è anche chi ha ricordato come l'atteggiamento culturale di chi copre le opere d'arte sia del tutto identico a quello che ha portato i talebani a distruggere le famose statue dei Buddha.


01 marzo, 2022

1° marzo 2008 - I REM cambiano registro

1° marzo 2008 esce negli Stati Uniti l’atteso nuovo album dei R.E.M.. Si intitola Accelerate e la band guidata da Michael Stipe ci sta lavorando da più di un anno. Dopo l'autocritica pubblica dello stesso Stipe sul precedente Around the sun è cresciuta l'attesa di critica e fans del gruppo nei confronti della nuova esperienza. Il disco si rivela all'altezza delle aspettative. Il gruppo appare in grande forma e carico d'energia e regala trentaquattro minuti di musica piena, tirata e veloce. Stipe e compagni nella conferenza stampa confessano di aver scritto le canzoni in poco tempo: «siamo una live-band che si diverte e ci siamo accorti di aver trascorso troppo tempo negli studi di registrazione, in passato». Nei testi non mancano i riferimenti alla politica di Bush, al disastro di New Orleans e ai temi ecologici anche se appaiono un po’ meno espliciti di quanto è accaduto nel recente passato



28 febbraio, 2022

28 febbraio 1934 - Willie Bobo, l'autodidatta

Il 28 febbraio 1934 nasce a New York il percussionista Willie Bobo, all'anagrafe William Corre. Figlio di un chitarrista, dopo avere imparato da solo a suonare la batteria entra nell'orchestra cubana di Machito, passando poi in quella di Tito Puente dove resta dal 1954 al 1958 quando inizia a collaborare con il vibrafonista Cal Tjader con cui resta fino al 1961, anno in cui entra nella formazione diretta da Herbie Mann. A partire dal 1963 rifiuta i legami fissi e preferisce l'attività di free lance suonando e registrando con musicisti come Miles Davis, Herbie Hancock, Cannonball Adderley e Chico Hamilton. Nel 1966 forma un proprio gruppo, nella zona di Los Angeles, che unisce alla lezione del jazz le suggestioni dei balli latino americani. Nel 1970 ottiene anche un grande successo come cantante con il brano Dindi. Le evoluzioni e le mescole non lo spaventano e negli anni successivi suona con musicisti di vari stili, come Cal Tjader o Carlos Santana. Muore a Los Angeles il 15 settembre 1983



27 febbraio, 2022

27 febbraio 2001 - Al Festival di Sanremo è l'anno di Elisa

È la giovane Elisa la trionfatrice della cinquantunesimo edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo che si svolge dal 27 febbraio al 3 marzo 2001. La manifestazione è presentata e condotta da Raffaella Carrà, per l'occasione affiancata dalla top model australiana Megan Gale, Massimo Ceccherini ed Enrico Papi con una serie di interventi comici affidati a Piero Chiambretti. Molto scalpore suscita la partecipazione di Eminem i cui testi vengono da più parti ritenuti "inadatti" a una rassegna così popolare come quelle che si svolge sul palcoscenico dell'Ariston. In realtà, smentendo le previsioni, il rapper bianco evita ogni provocazione ed è protagonista di un'esibizione assolutamente irreprensibile. Non così accade per i Placebo il cui leader Brian Molko rompe la chitarra durante l'esibizione provocando poi il pubblico. La vincitrice del Festival è Elisa, che conquista pubblico e critica con la canzone Luce (Tramonti a nord est), composta da lei stessa insieme a Zucchero. Lo stesso Zucchero firma anche Di sole e d'azzurro, il brano che si piazza al secondo posto nell'interpretazione di Giorgia. Per la categoria Nuove Proposte vincono i Gazosa con Stai con me (Forever).


26 febbraio, 2022

26 febbraio 1978 - La fine dell’esilio di Bob Marley

All’inizio del 1978 la notizia dell’anno, quella che appassiona le gente di Kingston e di tutta la Giamaica è l’annunciato ritorno di Bob Marley in patria. Da due anni, infatti, dopo essere stato lui stesso oggetto di un attentato il profeta del reggae ha deciso di non tornare più nel paese dove è nato per protestare contro il clima di violenza politica che si è instaurato. Da qualche tempo di dice che la sua decisione stia per essere rivista e corretta. Man mano che passa il tempo quelle che erano indiscrezioni trovano conferma L’illustre esule torna, dopo l’attentato di due anni prima, per dare il suo contributo al tentativo di porre un freno all’escalation di violenza e di odio politico che sta travagliando la Giamaica. L’aereo che lo riporta nel suo paese atterra all’aeroporto di Kingston il 26 febbraio. Già il giorno dopo Bob prende contatto con gli esponenti dei due principali partiti giamaicani: «Il mio concerto deve dare un segnale concreto, altrimenti non servirà a nulla. Voglio che sul palco con me salgano sia il primo ministro Michael Manley che il capo dell’opposizione Edward Seaga e voglio anche che si stringano la mano...». La sera del 22 aprile, sotto gli auspici delle Dodici Tribù di Israele, Kingston ospiterà lo “One Love Peace Concert” cui saranno presenti tutti i maggiori artisti e gruppi reggae della Giamaica, ma questa è già un'altra storia...