04 aprile, 2022

4 aprile 1949 - L’Italia nella NATO

Il 4 aprile 1949 l’Italia entra a far parte della NATO. «De Gasperi paga all’America il debito della sua campagna elettorale svendendo la sovranità italiana». Così titolano i giornali di sinistra in un’Italia che si spacca in due di fronte alla prospettiva di aderire a un sistema integrato di difesa contro i paesi dell’Est sotto il comando degli Stati Uniti. Grandi manifestazioni di piazza, scioperi e una massiccia mobilitazione delle forze contrarie al cosiddetto ‘Patto Atlantico’ precedono un dibattito parlamentare il cui esito appare scontato, alla luce del peso preponderante che la Democrazia Cristiana ha in entrambe le camere. Nasce anche il Movimento dei Partigiani della Pace, animato innanzitutto da comunisti e socialisti, di cui fanno, però, parte gruppi significativi d’ispirazione laica e cattolica. L’idea di una forza militare coordinata evoca scenari di guerra in un periodo in cui ancora troppo fresche sono le ferite umane e materiali e i segni delle distruzioni del recente conflitto. Una grande parte degli intellettuali lancia appelli e si mobilita in prima persona chiedendo al parlamento italiano di operare una scelta di neutralità. Le forze politiche e gli ambienti favorevoli all’accordo, invece, sostengono l’ineluttabilità di questa scelta per difendersi dal ‘pericolo rosso’ e paventano il rischio di invasioni da est contro le quali un’Italia disarmata non potrebbe reagire. Il clima è quello della guerra fredda tra due grandi potenze, USA e URSS, che si sono già accordate per divisione del mondo in due diverse aree di influenza. Un’Italia neutrale non rientra nei disegni dei nuovi occupanti statunitensi, vista anche la sua collocazione geografica di primaria importanza strategica nello scacchiere del Mediterraneo. Qualche perplessità sulla scelta emerge anche nello schieramento governativo, ma la ragion di Stato alla fine prevale. Dopo un’aspra battaglia parlamentare delle sinistre, che usano anche lo strumento dell’ostruzionismo, la decisione viene infine assunta e il 4 aprile 1949 l’Italia entra a far parte del ‘Patto Atlantico’.



03 aprile, 2022

3 aprile 1922 - Carlo Lizzani, un regista cresciuto alla scuola del neorealismo

Carlo Lizzani nasce a Roma il 3 Aprile 1922. Il suo primo incontro con il cinema avviene all’inizio degli anni Quaranta quando scrive articoli di critica per le riviste “Cinema” e “Bianco e nero”. Nel 1946 partecipa attivamente al neorealismo sceneggiando “Il sole sorge ancora” di Aldo Vergano cui prende parte anche come attore insieme a Gillo Pontecorvo. Varie sceneggiature al fianco di De Santis, Rossellini, Lattuada precedono il debutto alla regia nel 1951 con “Achtung, banditi”, il primo di una lunga serie di lavori sul tema dell’antifascismo. Nel 1954 ottiene un grande successo con “Cronache di poveri amanti”, riduzione cinematografica dell’omonimo romanzo di Vasco Pratolini. Negli anni successivi si misura con vari generi, dal comico al documentario, al western anche se la grande scuola del neorealismo gli consente di esprimersi al meglio nella trasposizione filmica della storia e della cronaca. Tra i film più importanti della sua carriera ci sono “Lo svitato” nel 1954, “Il processo di Verona” e “La vita agra” nel 1963, “Svegliati e uccidi” nel 1965, “Banditi a Milano” e “Requiescant” nel 1967, “L’amante di Gramigna” nel 1968, “Roma bene” del 1971, “Mussolini ultimo atto” del 1974, “San Babila ore 20 un delitto inutile” nel 1976, “Nucleo Zero” nel 1984, “Cattiva” nel 1991, “Celluloide” nel 1995 e “Hotel Meina” del 2007. Muore a Roma il 5 ottobre 2013.


02 aprile, 2022

2 aprile 2007 - Nasce l’Auditel del satellite

Il 2 aprile 2007 per la prima volta nella storia della televisione italiana, l’Auditel, l’ente specializzato nella rilevazione dei dati relativi all’ascolto televisivo, comunica gli indici d’ascolto dettagliati di ciascun canale satellitare e non più soltanto il dato complessivo della piattaforma Sky. La pubblicazione dei risultati dei rilevamento evidenzia alcune sorprendenti novità con una radicale modifica delle gerarchie che fino a quel momento hanno regolato il mercato pubblicitario.

01 aprile, 2022

1° aprile 1927 - Amos Milburn, il bluesman dal tocco potente della mano destra

Il 1° aprile 1927 nasce a Houston, Texas il cantante e pianista Amos Milburn. Comincia a suonare il piano fin da giovanissimo esibendosi la domenica in chiesa e il sabato sera nei barrelhouse locali. Proprio in quelle serate negli affollati ritrovi acquista quel tocco potente della mano destra che sarebbe divenuto la chiave di volta del suo successo. Durante la guerra si arruola nei marines e per lungo tempo se ne sta fermo in California dove impara a conoscere il blues sofisticato e urbano che in quel periodo sta nascendo in quella regione. Influenzato dai primi successi di Charles Brown, Nat King Cole e Roy Milton, alla fine della guerra forma un'orchestra simile a quella di Milton ma con in più una ritmica molto forte che da all'insieme uno swing irresistibile. Il grande successo arriva quando all'orchestra si unisce il sassofonista Maxwell Davis. A partire dal 1953 Milburn riduce progressivamente la sua attività. Muore il 3 gennaio 1980.


31 marzo, 2022

31 marzo 2007 - Will Smith contro gli zombie

Il 31 marzo 2007 terminano le riprese di "Io sono leggenda", il film campione d'incassi dei primi mesi del 2008. Diretto dal regista Francis Lawrence è interpretato da Will Smith e racconta le peripezie di un ex scienziato militare alle prese con le conseguenze di un virus letale che ha sterminato gli esseri umani trasformando i sopravvissuti in vampiri. Non si tratta di un soggetto nuovo, ma del terzo adattamento per il grande schermo dell'omonimo romanzo scritto da Richard Matheson nel 1954 dopo le due versioni cinematografiche precedenti: "L'ultimo uomo della terra" diretto da Ubaldo Ragona e Sidney Salkow nel 1964 e "1975: Occhi bianchi sul pianeta terra" girato da Boris Sagal nel 1971. L'idea di riprendere e aggiornarne il soggetto nasce nel 1995, quando la Warner Bros ne acquista i diritti cinematografici con l'intenzione di farlo dirigere da Ridley Scott e di assegnare la parte di protagonista a Arnold Schwarzenegger. Questa ipotesi è destinata a tramontare per problemi di budget. Le riprese di "Io sono leggenda" iniziano ufficialmente il 23 settembre 2006 e si svolgono prevalentemente a New York e dintorni. Terminano il 31 marzo 2007. Il costo finale del film si aggira intorno a 150 milioni di dollari. Tra le curiosità della pellicola c'è il fatto che Sam, il cane lupo che accompagna il protagonista, è in realtà interpretato da ben due esemplari di pastori tedeschi di tre anni che si chiamano Abbey e Kona.



30 marzo, 2022

30 aprile 1967 - Muhammad Alì non combatte contro i vietnamiti


Il 30 aprile 1967 a Louisville il pugile Cassius Clay, campione del mondo dei pesi massimi, rifiuta vestire la divisa dell'esercito degli Stati Uniti. Muhammad Alì, come si fa chiamare dopo la sua conversione alla religione mussulmana, non intende derogare dalla sua decisione. Spiega che non ha alcuna intenzione di combattere contro gli oppressi del Vietnam vestendo la divisa di un paese nel quale vigono ancora forme di discriminazione razziale. A nulla valgono le grandi pressioni messe in atto dalle autorità e dall'apparato mediatico-sportivo. Incriminato per renitenza alla leva il 20 giugno 1967 viene privato del titolo di campione del mondo e condannato al carcere.

29 marzo, 2022

29 marzo 1907 - Abe Lincoln, l’allievo di Jack Teagarden

Il 29 marzo 1907 nasce a Lancaster, in Pennsylvania, Abram Lincoln destinato a diventare un trombonista jazz popolarissimo con il nome di Abe Lincoln. Figlio di un musicista comincia a suonare il trombone da bambino. Ottiene i suoi primi importanti ingaggi nel 1925 con i Varsity Eight e gli University Six. L'anno successivo sostituisce Tommy Dorsey in seno ai California Ramblers e proprio con questo gruppo, all'epoca popolarissimo, prende parte a una nutrita serie di incisioni per la Columbia nelle quali ha modo di mettersi in evidenza come solista dì trombone pur con una tecnica strumentale ancora un po' acerba. Verso la fine degli anni Venti suona con i Goofus Five e con i gruppi di Arthur Lange, Ace Brigode, Ted Wallace. All'inizio degli anni Trenta è nelle formazioni di Roger Wolfe Kahn e di Paul Whiteman e proprio durante questo periodo conosce Jack Teagarden di cui diventa negli anni successivi uno dei più autorevoli discepoli. Tra il 1934 e il 1938 suona e incide con l'orchestra di Ozzie Nelson. Trasferitosi in California entra poi nell'orchestra di Perry Botkin, con cui accompagnare anche Hoagy Carmichael ed Ella Logan. Suona quindi nella formazione di Victor Young utilizzata regolarmente da Bing Crosby, Judy Garland, Johnny Mercer e da altri celebri big. A partire dal dopoguerra entra a far parte del clan dei dixielander della California comprendente Matty Matlock, Eddie Miller, Dick Cary, Stan Wrightsman, Nappy Lamare, Nick Fatool, ecc. a fianco dei quali suona e incide per molti anni consecutivi prendendo parte a varie edizioni del festival di Pasadena. Nel corso degli anni Sessanta fa parte dei Village Stompers e nel 1967 della jazz band di Wild Bill Davison. Muore il 9 giugno 2000 a Val Nuys in California.


28 marzo, 2022

28 marzo 2008 - "Accelerate" dei REM

Il 28 marzo 2008 esce in Europa l’atteso nuovo album dei R.E.M.. Si intitola Accelerate e la band guidata da Michael Stipe ci sta lavorando da più di un anno. Dopo l'autocritica pubblica dello stesso Stipe sul precedente Around the sun è cresciuta l'attesa di critica e fans del gruppo nei confronti della nuova esperienza. Il disco si rivela all'altezza delle aspettative. Il gruppo appare in grande forma e carico d'energia e regala trentaquattro minuti di musica piena, tirata e veloce. Stipe e compagni della conferenza stampa confessano di aver scritto le canzoni in poco tempo: «siamo una live-band che si diverte e ci siamo accorti di aver trascorso troppo tempo negli studi di registrazione, in passato». Nei testi non mancano i riferimenti politici alla politica di Bush, al disastro di New Orleans e ai temi ecologici anche se appaiono un po’ meno espliciti di quanto è accaduto nel recente passato.


27 marzo, 2022

27 marzo 1896 – Carlo Airoldi, primo squalificato alle olimpiadi moderne

Il 27 marzo 1896 arriva sul suolo greco Carlo Airoli. Dei duecentottantasei iscritti alla prima Olimpiade moderna, che si svolge ad Atene, ben centonovantasette sono greci. Lui è l'unico italiano. Viene da Origgio, in provincia di Varese e passerà alla storia per essere stata la prima di una serie lunghissima di vittime della norma che vieta le gare olimpiche ai professionisti. Iscritto alla gara della maratona parte a piedi da Milano in febbraio intenzionato ad allenarsi così per la gara. Percorre circa sessanta chilometri al giorno, seguendo i binari della ferrovia e fa fronte alle spese del suo mantenimento con i soldi ricevuto da una casa editrice di giornali, alla quale invia strampalate e colorite corrispondenze. Arrivato sulle coste slave si imbarca ed arriva a Patrasso il 27 marzo. Il 31 marzo è ad Atene, pronto per prendere il via della maratona che si deve svolgere il 26 aprile, ma la giuria decide di escluderlo perchè "professionista": l'anno prima ha ricevuto un piccolo premio in denaro per aver vinto la Torino - Marsiglia - Barcellona, una gara di dodici giorni durante la quale i concorrenti hanno percorso 1020 chilometri. In effetti Airoldi, figlio di contadini, sopravvive nell'Italia povera di quei tempi, fidandosi più dei suoi muscoli che di lavori veri e propri. Non si pone alcun limite, convinto dei suoi mezzi, non trascura alcuna occasione per confrontarsi con gli altri: dalle scommesse a braccio di ferro fino a sfidare a cavallo con successo al Trotter di Milano, nel 1894, il leggendario Buffalo Bill. Dopo un viaggio così lungo e dispendioso, la notizia della squalifica lo ferisce profondamente e gli lascerà il segno per tutta la vita. Offeso per essere stato ingiustamente defraudato di un suo diritto, rifiuta orgogliosamente l'offerta di re Giorgio I di Grecia, che vuole trovare un modo di ricompensarlo per la delusione, dicendo: "Nonostante quello che si pensa da queste parti, maestà, gli atleti italiani non si vendono". Tornato in Italia riparte ben presto per affrontare nuove sfide in Europa e nel Sud America. Tra le sue imprese c'è anche una vittoria a Porto Alegre, in Brasile, in una gara di corsa contro gli scaricatori di porto, portando sulle spalle un sacco da 150 chili. Quando l'età non gli consente di continuare la sua attività sportiva entra nella fabbrica di biciclette Legnano, di cui diventa capofabbrica, passando poi a ricoprire il ruolo di massaggiatore-allenatore della squadra ciclistica della stessa ditta. Muore nel 1929, a sessant'anni, sostenendo fino all'ultimo dei suoi giorni di essere stato vittima di una grande ingiustizia: «Ad Atene mi hanno squalificato perchè doveva vincere un greco».

26 marzo, 2022

26 marzo 2004 - Jackson Browne: basta con l’embargo e le menzogne su Cuba!

Il 26 marzo 2004 i media di tutto il mondo rilanciano la notizia di una presa di posizione forte da parte di Jackson Browne. Non è la prima volta che il cantautore prende carta e penna (si fa per dire!) per contestare l’establishment e la politica estera degli Stati Uniti, il suo paese, da lui definita più volte e senza mezzi termini “imperialista”. Questa volta di fronte alla negazione del visto d’ingresso negli Stati Uniti al cantautore cubano Carlos Varela alza il tiro sull’embargo verso Cuba. Sostiene che la maggioranza dei cittadini degli Stati Uniti ritiene sbagliata la politica americana nei confronti di Cuba e la definisce «un vecchio retaggio della guerra fredda» tenuto in piedi dai repubblicani per avere il voto dei cubano-americani di Miami. Per Jackson Browne gli Stati Uniti mantenendo l’embargo diventano «oppressori» e impediscono di «fornire medicinali a chi è ammalato e dare cibo a chi ha fame». Invita infine il suo paese a non illudersi di poter condizionare la politica di Cuba con questi atteggiamenti perché i giovani artisti cubani, anche quando sono critici «rispettano le realizzazioni dei loro leader» pur «impazienti di agire per proprio conto» e non immaginano per il loro paese un futuro diverso da quello «deciso dal popolo cubano e non dagli USA».

25 marzo, 2022

25 marzo 2008 - La rivincita dell'ex colonia sugli ex colonizzatori

In molti la definiscono "la rivincita dell'ex colonia sugli ex colonizzatori". Il 25 marzo 2008 la casa automobilistica indiana Tata Motors chiude l'accordo per acquistare dalla statunitense Ford i marchi Jaguar e Land Rover. L'operazione costata 2,6 miliardi di dollari e arrivata alla fine di una trattativa lunghissima segna l'ennesimo fallimento di Ford nella gestione di altri marchi. Annunciando l'accordo Ratan Tata, il leader del gruppo indiano, dichiara che non ci saranno stravolgimenti: «La nostra intenzione è quella di conservare l'immagine, il prestigio e la tradizione dei due marchi. La nostra sfida è quella di farli crescere e prosperare». Le condizioni dell'accordo prevedono che Tata si assuma le passività derivanti dai pensionamenti e continui a rifornirsi di motori, carrozzerie e altri sistemi dagli stabilimenti della Ford a Bridgend, in Galles, e a Dagenham, nei pressi di Londra.

24 marzo, 2022

24 marzo 1958 - Elvis, ribelle ma non troppo, giura fedeltà agli USA

Il 24 marzo 1958 Elvis Presley in divisa presta giuramento di fedeltà alla nazione. Il cambiamento d'immagine è sostanziale. L'ex oltraggioso ribelle del rock si è presentato alla visita medica per prestare il servizio militare convinto dal suo manager, il leggendario "colonnello" Parker, che la scelta di adattarsi al servizio di leva pur potendo evitarlo avrebbe rafforzato la sua posizione di buon americano e consolidato il suo successo di massa. Terminato il periodo d'addestramento viene destinato alla base NATO di Bremerhaven, in Germania, dove conosce Priscilla Beaulieu, la figlia di un ufficiale americano, che qualche anno dopo diventa sua moglie. Con questa scelta Parker vuole cambiarne il personaggio sostituendo all'immagine del “re del rock and roll” quella di un artista ormai maturo e perbene.Terminato il servizio militare, infatti, il cantante comincerà a cimentarsi in un repertorio meno aggressivo, dove prevarranno ballate melodiche e brani standard riarrangiati con una modesta accentuazione ritmica.


23 marzo, 2022

23 marzo 2002 – Quando Harry Belafonte diventò "l'americano dell’anno"

Il 23 marzo 2002 le agenzie di stampa diffondono la notizia in tutto il mondo. Il settantacinquenne Harry Belafonte, cantante simbolo della lotta antirazzista per la pace e per i diritti civili e sociali, ha ricevuto il prestigioso Distinguished American Award, il premio per il "più illustre americano" dell'anno. Al risultato non è estraneo il passaparola informatico dei settori progressisti della società statunitense e di un modesto, ma agguerrito, gruppo di intellettuali. Omaggio all'uomo e all'artista, la consegna del premio, svoltasi alla John Fitgerald Kennedy Library di Boston diventa uno schiaffo morale all'intero establishment statunitense e un'occasione per valorizzare una persona che ha anteposto l'impegno civile alle stesse ragioni di immagine e di carriera. Per Belafonte tutto inizia negli anni Cinquanta, quando, all'apice della popolarità dopo aver venduto più di un milione di copie dell'album Calypso, annuncia la sua intenzione di non esibirsi più negli stati e nelle città del "profondo Sud" degli Stati Uniti colpevoli di mantenere in vigore disposizioni, regolamenti, norme punitive o segregazioniste nei confronti della comunità afroamericana. A "Mister trentadue denti", come fino a quel momento era chiamato dai tabloid popolari, viene appiccicata l'etichetta di personaggio scomodo, ma lui non si scompone, alza le palle e tira diritto. Organizza marce, sit-in, firma documenti, si impegna in prima persona e a chi tenta di convincerlo a moderare un po' i toni racconta la sua vita di giovane di colore nato nel ghetto nero di Harlem da genitori giamaicani. «Le parole, amico mio, lasciano il tempo che trovano: quando hai vissuto a contatto diretto con le frustrazioni e la miseria della gente che ha il tuo stesso colore di pelle, non puoi pensare che la tua carriera venga prima di tutto». Anche durante i concerti va giù duro. «Tutti i richiami alla democrazia rischiano di restare chiacchiere vuote perché un paese in cui esistono palesi casi di segregazione razziale non è un paese libero e neppure democratico». Il suo impegno artistico è in linea con quello sociale e civile. Vola alto, al di sopra delle nuvole della produzione di tendenza e delle regole consolidate, facendo conoscere al mondo intero i ritmi, i suoni e i colori nati dalla contaminazione tra il folklore caraibico e la tradizione nera dei canti di lavoro degli schiavi. Ogni occasione è buona. Già nel 1951 i suoi concerti al "Village Vanguard" di New York, con i fedeli chitarristi Millard Thomas e Craig Work, sono un appuntamento di culto per gli intellettuali e i giovani della città. La consacrazione arriva qualche anno dopo con il grande successo internazionale Jamaica farewell e Banana boat song (Day-o). Inarrestabile, la sua popolarità cresce ancora quando, insieme a Dorothy Dandridge, è il protagonista di "Carmen Jones", il film di Otto Preminger che rilegge in chiave moderna la "Carmen" di Bizet. Ogni volta coglie l'occasione per fare da cassa di risonanza alle battaglie in cui crede. Boicottaggi e ricorrenti periodi di ostracismo televisivo saranno la risposta alle sue prese di posizione, ma non avranno mai la forza di appannarne l'immagine. «È così difficile capire che prima di essere un artista sono soprattutto un uomo, una persona con le sue idee e le sue opinioni?». No, non è difficile, visti i risultati. E a partire dagli anni Settanta chiude con lo spettacolo "leggero" e mette la sua popolarità interamente al servizio di quegli «imperativi civili e morali» che guidano la sua azione artistica e politica. Più nessuno riuscirà a fermarlo, né le campagne discriminatorie e neppure gli arresti clamorosi, come quello avvenuto negli anni Ottanta davanti all'ambasciata sudafricana a Washington nel corso di una manifestazione contro l'apartheid. Il suo impegno non flette neppure di fronte al mutare dei tempi. Così quando le periferie nere delle grandi metropoli cominciano a ruggire la loro rabbia sull'onda di nuovi ritmi più tecnologici del passato, riconosce che il filo conduttore è lo stesso dei suoi primi tentativi al Village. Con le sue risorse, nel 1984, finanzia e produce il discusso film "Beat street", in cui la cultura della break dance fa da guida a un impietoso spaccato sulle condizioni dei "nuovi" ghetti neri degli States. Oggi come ieri la sua vita è così. L'età non riesce a fermarlo perché «…c'è ancora tanto da fare, chi ha tempo di preoccuparsi degli anni che passano?». A Orlando nel corso di una manifestazione contro il boicottaggio statunitense della Conferenza di Durban sul razzismo si alza in piedi e punta il dito contro i due afroamericani dell'amministrazione Bush ai quali si rivolge direttamente. L'attacco del suo discorso è destinato a entrare nella leggenda. Umile e fermo al tempo stesso, nel silenzio di una sala affascinata dal suo magnetismo, parla con la solita perfetta dizione e scandisce bene le parole. «Come mai non sento la voce di Colin Powell? come mai non sento la voce di Condoleeza Rice?». E poi, incurante di embarghi e blocchi vari, giusto per far capire da che parte sta, accetta l'invito di Fidel Castro recandosi nell'Isola che Resiste per assistere alla consegna dell'Ordine José Martí alla sua grande amica Alicia Alonso, prima ballerina e direttrice del Balletto Nazionale di Cuba. Ma le battaglie, come gli esami, per lui non finiscono mai. Indignato dalla cieca voglia di guerra che pervade il suo paese dopo gli attentati dell'11 settembre fa sentire di nuovo la sua voce sostenendo che «…non si può, per rabbia o desiderio di vendetta, replicare indiscriminatamente, in modi che possono comportare l'ulteriore perdita di vite innocenti», perché, come scrivono gli studenti di Harvard: «anche la guerra è terrorismo». Al suo fianco ci sono gli stessi pochi intellettuali e i tanti cittadini che oggi hanno contribuito a regalargli un premio significativo come il Distinguished American Award.



22 marzo, 2022

22 marzo 1940 - Charles Weaver, in arte Shaker Abdullah

Il 22 marzo 1940 nasce a Cleveland, in Ohio, il percussionista e batterista Charles Weaver, destinato a lasciare un segno importante nel jazz con il nome di Shaker Abdullah. I primi passi nel mondo della musica li muove da autodidatta, affascinato dalla lezione musicisti come Albert Ayler, Clifford Brown, Charlie Parker, Max Roach, Candido e tanti altri. In seguito suona con vari gruppi che operano nell'area di Los Angeles. Tra questi spiccano il quintetto di Walter Bishop Jr., il quartetto di Gene Russell e la grande orchestra di Troby Robinson. Dal 1972 al 1974 fa parte della grande orchestra del pianista Horace Tapscott, lasciata la quale, si affianca poi a Chico Hamilton con cui ha tra l'altro prende parte alla realizzazione di colonne sonore. A lui si devono anche numerose composizioni.


21 marzo, 2022

21 marzo 1921 - Albert Langue, una tromba belga old style

Il 21 marzo 1921 nasce a Mons, in Belgio, il trombettista Albert Langue. Fin da ragazzo studia violino e tromba al conservatorio di Mons e comincia a interessarsi al jazz dopo aver ascoltato la musica di Louis Armstrong. Durante la seconda guerra mondiale suona in varie orchestre prima di entrare a far parte dei Dixie Stompers diretti dal pianista Jean Leclère nel 1946: Nel 1950 proprio lui assumere la direzione del gruppo destinato a diventare il primo ensemble old style del dopoguerra in Belgio e, per un certo tempo, anche il più famoso. In quel periodo tengono numerosi concerti nella Francia settentrionale diventando popolarissimi e riuscendo ad avere anche un ottimo successo di vendita con i loro dischi. I Dixie Stompers hanno accompagnato spesso musicisti in tournée in Europa come Sidney Bechet, Lil Hardin, Albert Nicholas, Peanuts Holland, Bili Coleman, ed hanno inciso dischi con Benny Waters e Nelson Williams. Una delle loro ultime esibizioni è nel maggio del 1963 ad Anversa. Muore il 2 giugno 2013.



19 marzo, 2022

19 marzo 1939 - Mike Longo, pianista di charme

Il 19 marzo 1939 nasce a Cincinnati, nell’Ohio, il pianista e tastierista Mike Longo, all’anagrafe Michael Joseph Longo. Nato in una famiglia di musicisti, all'età di tre anni impara a suonare il piano sotto la guida della madre. Inizia la carriera da professionista a quindici anni nell'orchestra del padre in Florida. Mentre frequenta il liceo suona con Cannonball Adderley e con vari complessi rhythm & blues. Nell'ottobre del 1961 studia a Toronto con Oscar Peterson e suona in vari club prima di formare un suo trio. Torna poi a New York nel marzo del 1962 per suonare a Basin Street East, al The Members, alla Hickory House, ecc. Tra il 1962 e il 1966 accompagna vari cantanti, poi, nel 1966, forma un suo trio e accompagna tra gli altri Roy Eldridge, Zoot Sims, Clark Terry. Nel dicembre del 1966 Gillespie lo ingaggia con il trio e ne fa il suo direttore musicale nel periodo 1968-1973. Negli stessi anni lavora spesso come free-lance a New York con il quartetto di James Moody, poi forma un proprio complesso nel 1973. Partecipa ai festival di Newport e Monterey, e a varie tournée in Europa e in Giappone. Muore il 22 marzo 2020

18 marzo, 2022

18 marzo 1986 - Luciano Virgili, la voce del rinnovamento della melodia

Il 18 marzo 1986 muore a Prato il cantante Luciano Virgili. Nato il 25 gennaio 1922 ad Ardenza, in provincia di Livorno, fin da bambino capisce che le condizioni economiche della sua famiglia non gli consentono troppi sogni e ben presto si vede costretto a lasciare la scuola per cercare un lavoro. Dapprima lavora come scaricatore al porto di Livorno e poi come autista di piazza. L’unico svago che si concede è quello della musica. Incoraggiato dal tenore Galliano Masini, amico e parente, prende lezioni di canto lirico. Dopo aver vinto una borsa di studio inizia a frequentare regolarmente il Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze. Allo scoppio della guerra nel 1940, viene chiamato sotto le armi e interrompe gli studi. Dopo la Liberazione e la fine del conflitto rientra nella sua città indeciso se continuare con il canto lirico o passare alla musica leggera. Un intervento chirurgico alle corde vocali decide per lui. Abbandonata la lirica nel 1946 canta nei locali della Versilia. Nel 1948 ottiene il suo primo contratto discografico con l’etichetta Fonit. Successivamente, scoperto dal maestro Dino Olivieri, destinato a restare per lungo tempo al suo fianco, passa prima alla Columbia Records e poi a La Voce del Padrone, con la quale resterà fino agli anni Sessanta. Grazie alla radio, dove riprende e reinterpreta i classici della canzone del periodo precedente la guerra mondiale, diviene uno dei cantanti più popolari degli anni Cinquanta. Dotato di una bella voce baritonale classica, dalle tinte cupe e con una buona estensione, Luciano Virgili passa dalla lirica alla musica leggera nel primo dopoguerra diventando uno dei grandi protagonisti della modernizzazione della melodia italiana. Alla fine degli anni Quaranta le sue reinterpretazioni dei grandi classici del repertorio canzonettistico italiano lo fanno diventare uno dei più popolari cantanti radiofonici dell’epoca. Canzoni nate negli anni Trenta per il cabaret e rese popolari dalla compagnie di giro dell’avanspettacolo come Vipera, Ladra o Signora fortuna rinascono a nuova vita nella sua interpretazione. La sua voce regala nuovi colori e suggestioni a brani nati in un’altra epoca, molto amati dalle generazioni precedenti, che nel clima febbrile del dopoguerra e nel fervore della ricostruzione sembravano aver perduto gran parte del loro fascino. Il segreto della riuscita di una straordinaria operazione di recupero e insieme di modernizzazione di una parte importante del patrimonio canzonettistico italiano sta proprio nel talento vocale di Luciano Virgili. La sua tecnica d’esecuzione è severa, sobria ed essenziale nello stile tipico di chi ha imparato a cantare con il duro lavoro delle scuole di canto lirico, ma evita la trappola della fredda esibizione di virtuosismi e si fa duttile come creta per esaltare il lavoro d’orchestrazione e d’arrangiamento dei grandi maestri di quel periodo. Sono sempre le sue qualità vocali e la sua intelligenza nella scelta del repertorio a consentirgli di restare sulla cresta dell’onda anche negli anni Cinquanta nonostante l’irrompere di nuovi protagonisti e nuove mode sulla scena musicale italiana. Nel 1957 partecipa al Festival di Sanremo con quattro brani, uno dei quali, Venezia mia, si piazza al secondo posto nella serata dedicata agli indipendenti. Nel 1960 è terzo al Festival di Napoli con Segretamente. Nel 1966 si stabilisce negli Stati Uniti dove resta fino al 1971. Tornato in Italia non riesce più a ripetersi ai livelli migliori anche perché tormentato da vari problemi di salute.



17 marzo, 2022

17 marzo 1963 - Lizzie Miles, la cantante blues che arriva dal circo

Il 17 marzo 1963 muore la cantante blues Lizzie Miles. Nata a New Orleans, in Louisiana, il 31 marzo 1895 si chiama in realtà Elizabeth Mary Landreaux. Intorno al 1909 lascia la città natale con il circo dei fratelli Jones. Per otto anni continua a vagabondare per gli Stati Uniti nei circhi e con compagnie di menestrelli Nel 1918 è costretta a fermarsi per una malattia. Quando riprende lo fa nei locali di New Orleans. Si esibisce con le orchestre di Joe King Oliver, A.J. Piron e, in seguito, se ne va ad Harlem per cantare con l’orchestra di Fats Waller. A Chicago si esibisce con Freddie Keppard, Glover Compton e Charlie Elgar. A partire dal 1922 canta con accompagnatori come Clarence Williams, Louis Metcalf King Oliver, Teddy Bunn e Pops Foster. Nel 1924 si stabilisce a New York e l’anno dopo è la voce di una formazione guidata da Alexander Shargenski. Negli anni Trenta deve interrompere la sua attività per motivi di salute. Negli anni Cinquanta fissa la sua residenza a San Francisco e dal 1955 al 1957 canta con Bob Scobey. Nel 1959 si ritira dalle scene per dedicarsi a studi religiosi.


16 marzo, 2022

16 marzo 1940 - Vagif Mustafazadek, il pianista che arriva da Baku

Il 16 marzo 1940 nasce a Baku, nell'Azerbajdžan, Vagif Mustafà Zadek, uno dei grandi protagonisti del jazz Azero. Inizia a suonare il pianoforte all'età di cinque anni. Si diploma al conservatorio di Baku e già all'età di vent'anni è considerato un eccellente pianista jazz. All'inizio degli anni Sessanta forma un proprio trio, chiamato Kaukaz, con il quale vince per due anni di fila il concorso per la migliore nuova formazione jazz al festival di Tallin del 1966 e 1967. All'impegno nel jazz affianca un'attività in orchestre commerciali che si esibiscono alla radio e alla tv. Nel 1978 ottiene un grande successo con il gruppo Magam al festival jazz di Tblisi. L'uso di elementi tratti dal folclore dell'Azerbajdžan e la loro fusione nel linguaggio jazzistico aprono una via che sarà più tardi seguita da molti musicisti. Il successo riportato al festival di Tblisi gli permette di lasciare i vari lavori a carattere commerciale e di dedicarsi completamente al jazz, compiendo tournée sia nell'Unione Sovietica, di cui l'Azerbajdžan in quel periodo è parte, che all'estero. Nel 1979  partecipa al concorso per temi jazzistici che si tiene ogni anno nel Principato di Monaco e vince il primo premio con la composizione Waiting for Aziza. L'anno dopo, il 15 dicembre 1980, muore.





15 marzo, 2022

15 marzo 1921 – Vinnie Burke, il contrabbasso

Il 15 marzo 1921 nasce a Newark, nel New Jersey il contrabbassista Vinnie Burke, registrato all’anagrafe con il nome di Vincent Bucci. Autodidatta inizia a suonare il violino, poi passa alla chitarra e, solo quando è un po’ più grande, comincia a cimentarsi con il contrabbasso. Il suo talento lo impone all’attenzione dell’ambiente musicale. Il suo primo ingaggio lo vede al fianco di Joe Mooney e poi di Tony Scott. Suona quindi con Cy Coleman e con l'orchestra Sauter-Finnegan. Dopo una breve parentesi con il trio di Marian McPartland, Vinnie Burke entra a far parte del sestetto di Don Elliott con il quale registra a New York nel 1956 un album, cui partecipano anche Herbie Mann, Al Cohn, Joe Puma e Osie Johnson. Lavora quindi con il trio del vibrafonista Eddie Costa, con quello del chitarrista Tal Farlow e con la cantante Chris Connors. Sul piano tecnico mette in mostra notevoli capacità sotto il profilo ritmico pur senza lasciare particolari tracce come solista. Muore il 1° febbraio 2001.