Il 7 giugno 1912 nasce a Parigi il direttore d'orchestra Jacques Helian. Figlio di padre armeno di madre francese studia fin da piccolo sassofono e clarinetto con il grande Raymond Legrand che ha sposato sua sorella. Dopo aver suonato in quasi tutti principali gruppi francesi degli anni Trenta, da quello di Raymond Legrand, ai Vagabonds du Jazz, a quelli di Jo Bouillon e Ray Ventura, nel 1938 forma una propria orchestra. Incarcerato nel periodo dell'occupazione nazista e deportato, torna dalla prigionia nel 1944 e dà vita a una nuova formazione. Muore il 30 giugno 1986.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
07 giugno, 2022
06 giugno, 2022
6 giugno 1925 - Al Grey, trombone dell'età di mezzo
Il 6 giugno 1925 nasce a Pottstown, in Pennsylvania, il trombonista Al Grey, il cui vero nome è Albert Thornton Grey. Considerato oggi come uno dei migliori trombonisti dell'età di mezzo della storia del jazz, si fa conoscere verso la fine degli anni Quaranta nell'orchestra di Lionel Hampton e poi nel decennio successivo nei gruppi di Dizzy Gillespie e di Count Basie con cui resta fino al 1961. Il suo esordio avviene nel 1945 con l'orchestra di Benny Carter dalla quale se ne va per passare alla formazione di Hampton che gli dà la popolarità. Dopo un breve periodo di permanenza nel gruppo di Sonny Parker entra nell'orchestra di Gillespie confrontandosi con le esperienze dei protagonisti del be bop. Successivamente entra a far parte della sezione dei tromboni di Count Basie, accanto a Henry Coker e Benny Powell, in un periodo in cui l'orchestra, dopo aver modificato gran parte dello organico, sta portando a termine una sorta di "rifondazione" formale ed estetica. La novità dei temi eseguiti e la limpidezza del nuovo sound appoggiano anche sul fraseggio di Grey, cui il leader affida numerose parti solistiche. Uscito dall'orchestra di Basie nel 1961 ci rientra però in varie occasioni. Muore il 24 marzo 2000.
05 giugno, 2022
5 giugno 1959 - Lawrence Marrero, tra banjo e chitarra
Il 5 giugno 1959 muore il banjo-chitarrista Lawrence Marrero. La sua vita si conclude a New Orleans, in Louisiana, la città dove è nato il 24 ottobre 1900. Figlio del leggendario contrabbassista Billy Marrero e fratello di Eddie, John e Simon, comincia a suonare da ragazzo sotto la guida del padre e del fratello maggiore John. Ottiene il suo primo importante ingaggio nel 1919 in seno alla Camelia Band di Wooden Joe Nicholas e nel 1920 forma la Young Tuxedo Orchestra con Sam Hall, Paul Ben, Louis Cottrell, Paul Barnes, Cie Frazier e il fratello Eddie. Suona poi con Chris Kelley. Nel 1927, dopo la morte di Kelley, se ne va al Lyric Theatre con l'orchestra di John Robichaux. Verso la fine degli anni Venti è nella formazione della Nola Band di Peter Lacaze. Durante gli anni della depressione suona con George Lewis e successivamente si esibisce allo Harmony Inn sempre con la jazz band di Lewis. Nel 1942 viene scritturato da Bunk Johnson che ha da poco rilevato la formazione di George Lewis. Con questa formazione Marrero suona ininterrottamente fino al 1955 registrando molti altri dischi considerati tra i migliori del New Orleans Revival.
04 giugno, 2022
4 Giugno 1999 - Il ritorno di John Frusciante
Il 4 Giugno 1999 esce Californication l'album che segna il ritorno di John Frusciante nei Red Hot Chili Peppers e che rilancia la visionaria immaginazione dei peperoncini rossi. Grazie anche a un video fortunato e pluriprogrammato i Red Hot Chili Peppers, in forma smagliante con un sound rinnovato ma non banale, vendono quindici milioni di copie e conquistano le nuove generazioni garantendosi altri anni di popolarità e successo. Questa volta non sembra un fuoco di paglia, visto che l'anno precedente con By the way hanno saputo regalare nuove emozioni con la loro impareggiabile mescola di funky, melodie in puro stile Sixties e rock robusto, espressione di un talento che non ha ancora finito di stupire. A vent'anni dall'inizio della loro avventura mantengono una freschezza che nasce solo dalla voglia di non farsi travolgere dalla ripetitività dei riti del rock. In mezzo a tanta musica di plastica i peperoncini rossi dal vivo sanno regalare emozioni vere, perché il sogno è sempre lo stesso: «Ora mi sdraio per dormire/e prego che il funk mi porti fuori/ma se dovessi morire nel sonno/Signore concedimi un ultimo rock nudo».
03 giugno, 2022
3 giugno 1951 - Deniece Williams , una voce da soul
Il 3 giugno 1951 nasce a Gary, nell'Indiana Deniece Williams. Registrata all'anagrafe con il nome di Deniece Chandler, come molti grandi interpreti della musica nera inizia fin dal piccola a cantare nel coro della sua chiesa e dal gospel passa poi al soul negli anni Sessanta. Pur avendo pubblicato il suo primo disco Love is tears nel 1967 riesce ad affermarsi solo nella seconda metà degli anni Settanta, dopo aver fatto parte delle Wonderlove, il gruppo vocale d'accompagnamento di Stevie Wonder. Liberatasi della tutela ingombrante di Wonder Deniece può finalmente dedicarsi alla carriera da solista e nel 1976 con l'aiuto di Maurice White, leader degli Earth, Wind and Fire, pubblica l'album This is Niecy e, soprattutto, il singolo Free che, nonostante i non eccezionali risultati in patria, la trasforma in una delle interpreti più popolari del momento in Gran Bretagna. Dopo il modesto album Song bird nel 1978 ottiene un grande successo in coppia con Johnny Mathis con il singolo Too much too little too late e con l'album That's what friends are for. Nello stesso periodo ottiene grandi soddisfazioni anche come autrice e alcune sue canzoni arrivano al successo nell'interpretazione di altri artisti come gli Emotions, Frankie Valli, gli Whispers e altri. Negli anni successivi continua ad alternare successi come cantante e come autrice.
02 giugno, 2022
2 giugno 2007 - Laura Pausini, prima donna a San Siro
Il 2 giugno 2007 Laura Pausini è la prima cantante solista di sesso femminile a esibirsi nel gigantesco catino dello stadio "Meazza" di San Siro a Milano. In una serata fredda e carica di pioggia quella che è considerata la cantante italiana più popolare nel mondo canta in italiano, francese, inglese, spagnolo e portoghese. Il suo concerto si apre con una dedica, anzi tre: «Questa per me è la prima volta a San Siro, sono orgogliosa di anticipare le colleghe italiane che verranno su questo palco... questo concerto è dedicato alla nonna, alla mia amica Antonella e alle donne che hanno due palle così». Antonella è Antonella Russo, una ventitreenne uccisa un mese prima dal convivente della madre, un uomo violento e che lei aveva denunciato, alla vigilia della laurea e con il biglietto del concerto della Pausini in tasca. La festa comincia alle 21.10 quando di fronte ai settantamila presenti la cantante sbuca da una botola su un palco semplice e articolato, multidimensionale, largo 70 metri, con un maxischermo di 90 e senza troppi trucchi. Si concede al pubblico con generosità scherzando sui brividi e sul freddo, definendo le gocce della pioggia «lacrime di gioia del cielo».
01 giugno, 2022
1° giugno 1974 - Quando Rick Wakeman lasciò gli Yes
Il 1° giugno 1974 arriva al vertice della classifica dei dischi più venduti l'album Journey to the centre of the earth, il secondo da solista di Rick Wakeman, fino a quel momento tastierista degli Yes da poco premiato dalla critica come “miglior tastierista rock del mondo”. Nell'album, registrato dal vivo il 18 gennaio 1974 alla Royal Festival Hall di Londra, il geniale e talentuoso musicista è accompagnato dalla London Simphony Orchestra e dall'English Chamber Choir, diretti da David Measham, con la voce narrante dell’attore David Hemmings. Journey to the centre of the earth è una vera e propria sinfonia per tastiere, sintetizzatori, orchestra, coro e voce narrante. Trincerato dietro la sua pila di tastiere, tra cui un organo Hammond, un sintetizzatore Moog, un pianoforte Rhodes e un Mellotron, Wakeman, con i suoi lunghi capelli biondi e il mantello svolazzante, è considerato una sorta di “stregone delle tastiere” e uno dei personaggi più emblematici della capacità del “progressive” degli anni Settanta di fondere senza imbarazzi tutte le correnti musicali che l’hanno preceduto. Il successo di Journey to the centre of the earth, che segue di un anno la buona accoglienza riservata al suo primo lavoro The six wives of Henry VIII, lo convincono a chiudere la sua collaborazione con gli Yes e a continuare sulla strada della ricerca solistica. Proprio il 1° giugno 1974, in concomitanza con la conquista della prima posizione nella classifica delle vendite annuncia la separazione dal gruppo. In estate terrà un concerto al Cristal Palace Garden con l'accompagnamento di ben centodue persone tra musicisti e coro e alla fine del 1974 la critica lo eleggerà per la seconda volta consecutiva “miglior tastierista del mondo”. La separazione dagli Yes non sarà definitiva.
31 maggio, 2022
31 maggio 1930 - Clint Eastwood, un pistolero da Oscar
Il 31 maggio 1930 nasce a San Francisco Clint Eastwood. Cresce negli anni della Depressione e vagabonda per gli Stati uniti al seguito della famiglia incontrando il cinema relativamente tardi. Accade nel 1954 quando, ventiquattrenne, partecipa a un provino per la Universal che gli offre un contratto da 75 dollari a settimana. Ottiene piccoli ruoli in vari film prima di essere scelto per la parte del cow boy Rowdy Yates nei telefilm western della serie “Rowhide”. Una delle tante leggende nate sul western all’italiana racconta che quando Sergio Leone lo sceglie per il ruolo di protagonista del suo film "Per un pugno di dollari" Clint Eastwood sia ormai praticamente fuori dal cinema, non veda un set da almeno cinque anni e lavori a tempo parziale presso un distributore di benzina. La storia è suggestiva ma probabilmente inventata. Leone lo sceglie dopo aver scartato per rifiuti o per le richieste eccessive una lunga fila d’attori che comprende Rory Calhoun, Richard Harrison, Henry Fonda, Charles Bronson e James Coburn. Reduce dal successo dei telefilm della serie “Rowhide” Clint Eastwood viene proposto al regista da Claudia Sartori dell’agenzia “William Morris” di Roma. Leone alla fine lo chiama. Con la sua faccia spigolosa, gli occhi taglienti e il mezzo sigaro stretto tra le labbra diventa il perfetto protagonista del nascente “western all’italiana”. Dopo il successo di "Per un pugno di dollari" arrivano "Per qualche dollaro in più" e "Il buono, il brutto e il cattivo", il film che conclude la cosiddetta “trilogia del dollaro” di Sergio Leone. Da quel momento si toglie il poncho e non lavora più con nessun altro regista italiano. L’uomo senza nome sceglie di cavalcare altrove. Dopo il successo mondiale regalatogli dai western all’italiana fonda una propria casa di produzione e interpreta moltissimi film di successo di vari generi. A partire dal 1971 esordisce alla regia con il film "Brivido nella notte". Nel 1989 vince il Golden Globe come miglior regista per "Bird" e nel 1993 vince ben due Oscar, per il miglior film e per la migliore regia, con il western "Gli spietati". Nel 2000 riceve il Leone d'oro per la carriera alla Mostra del Cinema di Venezia e nel 2005 il suo "Million Dollar Baby" vince il Golden Globe per la regia e due Oscar per il miglior film e per la migliore regia. Nel 2007 sorprende pubblico e critica con la quasi contemporanea realizzazione i due film, "Flags of our fathers" e "Lettere da Iwo Jima" che raccontano la battaglia di Iwo Jima dal punto di vista sia dei soldati alleati e che da quello dei combattenti giapponesi.
30 maggio, 2022
30 maggio 1930 - Dave McKenna, un eclettico talento del piano
Il 30 maggio 1930 nasce a Woonsocket, in Rhode Island, il pianista Dave McKenna. Sua madre è pianista e violinista e il padre batterista. Fin da bambino viene avviato agli studi musicali perfezionandosi poi a Boston sotto la guida di Sandy Sandiford. Nel 1949 insieme a Boot Mussulli entra a far parte del gruppo del sassofonista Charlie Ventura. L'anno dopo si unisce all'orchestra di Woody Herman mettendosi in evidenza come pianista dallo stile elegante e raffinato assai simile a quello di Teddy Wilson che è sempre stato il suo principale ispiratore. Successivamente suona di nuovo con Ventura e poi con Gene Krupa. A partire dalla fine degli anni Cinquanta suona e incide con un gran numero di gruppi spesso assai diversi l'uno dall'altro. Il suo pianoforte passa da Phil Woods a Ruby Braff, da Bobby Hackett a Zoot Sims, da Max Bennett a Urbie Green a conferma del suo straordinario eclettismo. Non mancano anche esperienze soliste di notevole spessore e interesse. Muore nella natale Woonsocket il 18 ottobre 2008.
29 maggio, 2022
29 maggio 1929 - Sandy Mosse, tra Stati Uniti ed Europa
Il 29 maggio 1929 nasce a Detroit, nel Michigan, il sassofonista e clarinettista Sandy Mosse. A soli dieci anni inizia a studiare clarinetto e a quattordici, nel 1943, a Chicago, studia con Buck Wells prima di entrare nel prestigioso Chicago Music College. Qualche tempo dopo inizia a collaborare, in qualità di arrangiatore, per un gruppo formato da Bill Russo. Dopo aver lavorato con Jimmy Dale e Jay Burkhart si stabilisce in Europa. Fra il 1951 e il 1953 a Parigi ha occasione di suonare con personaggi come Henry Renaud, Django Reinhardt e Wally Bishop. Nel 1953 torna negli Stati Uniti e suona per qualche mese con Chubby Jackson e Bill Russo. Alla fine dell'anno entra a far parte dell'orchestra di Woody Herman con cui rimane diverso tempo e nel 1956 passa a quella di Maynard Ferguson. Nel 1958 suona con Buddy Rich e nel 1959 con Ray Eberle. In seguito è attivo fra gli Stati Uniti e l'Europa. Muore il 1° luglio 1983 ad Amsterdam, in Olanda.
28 maggio, 2022
28 maggio 2007 - Quando si riunirono i Police
A trent'anni dal debutto e a quasi ventuno dal loro scioglimento di fatto (la band non ha mai annunciato la separazione in modo ufficiale) tornano e esibirsi su un palco i Police. Lo fanno il 28 maggio 2007 a Vancouver con un concerto che apre di fronte a ventimila spettatori entusiasti il tour mondiale del trio composto da Sting, Stewart Copeland e Andy Summers. La scaletta dell'esibizione sembra fatta apposta per esaltare i fans della prima ora e anche i giovanissimi accorsi in gran numero al'evento. Da Message in a bottle a Roxanne, Synchronicity, Every little thing she does is magic, Every breath you take, When the world is running down, Spirits in the material world Sting e compagni ripercorrono la storia musicale di un gruppo che lasciato un segno importante nella storia del rock internazionale. Con oltre un milione e settecentomila biglietti già venduti alla data del debutto il Police Tour è senza alcun dubbio l’evento più grande dell’anno. Ad accompagnare il ritorno c'è anche la pubblicazione da parte della A&M di una raccolta intitolata semplicemente The Police, che comprende tutti i grandi successi dei loro cinque album da studio insieme a un pugno di singoli compresi Fall out, il disco del loro debutto. Sting ha annunciato anche che una parte del ricavato del tour andrà a WaterAid, organizzazione non governativa fondata nel 1981 con lo scopo di contribuire a sconfiggere la povertà nel mondo attraverso il miglioramento della fornitura sicura dell’acqua potabile, servizi igienici e l’educazione all’igiene.
27 maggio, 2022
27 maggio 1927 - Il Café Chantant per Sacco e Vanzetti
Il 27 maggio 1927 il duo Ambro's - Ferraro compone la drammatica canzone Lettera a Sacco p’o figlio suio dedicata alla vicenda dei due anarchici Sacco e Vanzetti. «Mai vivendo l'intera esistenza avremmo potuto sperare di fare così tanto per la tolleranza, la giustizia, la mutua comprensione fra gli uomini». Questa frase, rivolta da Bartolomeo Vanzetti alla giuria che lo condanna alla pena capitale fa il giro del mondo grazie agli artisti del Café Chantant. Gran parte degli esponenti più conosciuti della canzone napoletana degli anni Venti si mobilitano infatti per Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani condannati a morte innocenti. Lo fanno con coraggio e determinazione sia in Europa che al di là dell'oceano trasformando gli spettacoli delle loro tournée nordamericane in vere e proprie iniziative di solidarietà. Come in una sorta di passaparola solidale le vedette del café chantant made in Napoli cantano brani come Mamma sfurtunata (‘A seggia elettrica) («...ma chella mamma s’accurgette subito/ca n’copp’a seggia elettrica ‘o figlio jeva a murì...) che porta la firma illustre di Ermete Giovanni Gaeta, meglio conosciuto con lo pseudonimo di E.A. Mario. Più ricca di implicazioni politiche è proprio Lettera a Sacco p’o figlio suoio, («...e mo chistu volo se spezzate/dimostra chi è nucente, tu me muore...») scritta dal duo Ambro's-Ferraro e incisa anche su disco da Alfredo Bascetta. Dedicata a Sacco e Vanzetti è anche Lacreme ‘e cundannate, («... sta tutt’o munno sano arrevutato/pe’ Sacco e Vanzetti cundannate...») un brano che all’epoca del processo e della condanna a morte viene eseguito dalla bellissima “sciantosa e canzonettista” Gilda Mignonette nei suoi spettacoli. Nei giorni che precedono l’esecuzione Sica e Ferraro compongono E figlie 'e nisciune mentre quando tutto è finito Imella e Bascetta firmano Core nun chiagnere, una melodia malinconica che chiede di non smettere di sperare nella ricerca della verità.
25 maggio, 2022
25 maggio 2002 – Quando i Sex Pistols tornarono per soldi
Per soldi, soltanto per un ricco gruzzolo di sonanti sterline, i Sex Pistols tornano sulle scene. All'inizio di febbraio, quando le prime voci della possibile reunion avevano cominciato a circolare con insistenza i fans avevano sperato sotto sotto in una boutade destinata a concludersi in nulla dopo il sonoro "no" di almeno uno dei componenti della band. Il 25 maggio 2002 la notizia viene invece confermata nel modo peggiore. L'occasione del "Giubileo della Regina", con la sua corte dei miracoli nutritissima di dinosauri del rock, ingloba così anche la storica punk band formata da John Lydon (alias Johnny Rotten), Steve Jones, Glen Matlok e Paul Cook. Alla riunione del gruppo, la seconda dopo quella, già per molti versi imbarazzante, del 1996, l'universo mediatico britannico, e non solo, assegna addirittura un ruolo di primo piano nella costruzione di un evento partito stancamente e proseguito con notevole fatica. Scandita da una pianificazione perfetta la macchina si mette in moto. Lunedì 27 maggio viene distribuito in tutti i negozi, per l'ennesima volta, il singolo della loro storica e devastante versione di God save the Queen, trasformata negli anni in un reperto patetico di una band incapace di interpretare con dignità il proprio mito. Attorno agli ex ragazzi terribili si sta muovendo, infatti, l'infernale macchina mediatica che cerca di costruire vari motivi destinati a caricare d'interesse il Giubileo della Regina britannica. Ripuliti dalla polvere i simboli di un'antica ribellione generazionale vengono così utilizzati come una sorta di contorno cromatico nelle celebrazioni ufficiali. Emblematico è il fatto che John Lydon, rimessosi l'antica maschera di Johnny Rotten, si trovi addirittura al primo posto delle classifiche britanniche delle celebrità, grazie alla percentuale di spazio dedicatogli dai media, in prima fila i fogli di un gruppo nazionalista come l'Express, e cioè il Daily Star, il Daily Express, il Sunday Express e OK!. C'erano una volta quattro ragazzi anarchici e irriverenti, capaci di ridicolizzare l'intera industria discografica britannica e di portare a termine "la più grande truffa del rock'n'roll", ma nel 2002 non ci sono più, anzi forse non sono mai esistiti.. Ogni dubbio sugli obiettivi dell'inutile reunion è stato dissolto dalle dichiarazioni dello stesso Rotten, rilanciate con grande enfasi dai giornali conservatori del Regno Unito. Noi anarchici, noi irriverenti? Tutto uno scherzo, anzi una "grande truffa". Erano altri tempi, eravamo giovani e spensierati… «È il nostro giubileo questo e io sono qui per ricordarvi cosa vuol dire essere britannici, questo é il nostro paese …», «Io mi occupo soltanto di incassare i soldi per i diritti d'autore, il resto non m'interessa…» e, come se non bastasse, «L'Union Jack è la nostra bandiera…». Parole pesanti, quelle di Rotten, vere e proprie pugnalate al cuore per chi ha creduto nella fiammata del punk, ma non finiscono qui. Alla sua sottile campagna demolitoria non poteva sfuggire la politica. Rinunciando anche all'uso intelligente dell'ironia e dello sberleffo lui, che vive stabilmente a Los Angeles si chiede cosa sia successo in Gran Bretagna e come mai la gente non abbia votato per i conservatori. Anzi, va più in là, dichiarando che «.. il socialismo é una barzelletta». Decisamente non poteva fare di più per conquistarsi la fiducia del grande circo mediatico del Giubileo. Il nostro, però, riesce a superare anche ogni più ottimistica previsione, abbracciando con convinzione, sia pur a modo suo, la causa della Regina. Sorprendendo anche i suoi interlocutori esprime un pubblico apprezzamento per la sovrana britannica («…lei va bene, é suo figlio Carlo che non mi piace e finché lo tengono lontano dal trono mi va benissimo»). Questo è ciò che resta dei Sex Pistols. Per chi ha amato, vissuto e sperato nell'impossibile fiammata musicale del punk cade un mito, ma non cambia la realtà.
24 maggio, 2022
24 maggio 2002 - Umberto Bindi, il capostipite
Il 24 maggio 2002 muore a Roma Umberto Bindi il capostipite universalmente riconosciuto della cosiddetta “Scuola genovese” dei cantautori. Nato nel 1933 a Genova, compie i suoi primi studi musicali presso il Conservatorio della città ligure. Nella seconda metà degli anni Cinquanta viene scoperto e scritturato da Alfredo Rossi della Ariston e nel 1958 partecipa per la prima volta come autore, al Festival di Sanremo con I trulli di Alberobello, un brano interpretato dal Duo Fasano e da Aurelio Fierro. Il successo arriva l’anno dopo quando Don Marino Barreto jr. interpreta Arrivederci, una canzone da lui scritta insieme a Giorgio Calabrese che scala rapidamente la classifica dei dischi più venduti. Tra le composizioni più significative della sua carriera ci sono brani come È vero, che segna il debutto di Mina al Festival di Sanremo e, soprattutto, Il mio mondo, il cui testo porta la firma di Gino Paoli e che viene direttamente interpretato dallo stesso Bindi. Proprio questa canzone arriva al primo posto della classifica britannica dei dischi più venduti nella versione di Cilla Black con il titolo di You're my world. Lo stesso brano riscuote poi un grande successo negli Stati Uniti anche nel 1977, quando torna fra i dischi più venduti d'America nell'interpretazione di Helen Reddy. Nel 1975 riceve il Premio Tenco come miglior artista italiano e nel 1985 Antonella Ruggiero, Loredana Berté, Sonia Braga, Celeste, Anna Identici, Fiorella Mannoia e Ornella Vanoni realizzano un album con le sue canzoni. Umberto Bindi muore a Roma il 24 maggio 2002.
23 maggio, 2022
23 maggio 1946 – Don Moye, la batteria del Regno di Mu
Il 23 maggio 1946 nasce a Rochester, New York, il batterista Don Moye. Questo, almeno, è il nome con il quale è stato registrato all'anagrafe, perché lui racconta che il suo vero nome è Dougoufana Famoudou Môyè. La storia del suo nome è legata anche alla ricostruzione immaginifica di una vita precedente. Convinto assertore della reincarnazione, sostiene di essere stato già un musicista trentamila anni prima della sua ultima nascita. Proprio con il nome di Dougoufana Famoudou Môyè sarebbe stato un membro della Società dei Musicisti Reali del Regno di Mu, situato nel leggendario continente perduto di Atlantide. Afferma anche di non essere nato per caso nel Novecento, ma di avere una sorta di missione da compiere. La sua reincarnazione, infatti, avrebbe lo scopo di tenere viva la musica e l’arte che hanno ispirato trentamila anni prima la leggendaria dell’Età dell’Oro dell'umanità. Decisamente più verificabili, le tracce novecentesche della sia vita rivelano che ha studiato percussione a Detroit tra il 1965 e il 1966 collaborando con il trombettista Charles Moore. Successivamente lo si ritrova nella formazione dei Detroit Free Jazz. Alla fine del 1968, dopo una lunga tournée europea con la band resta per un po' in Italia, a Roma, dove si esibisce insieme a Steve Lacy. Nel 1969 si sposta a Parigi. Nella capitale francese suona con un'infinità di gruppi e solisti come i Gospel Messenger Singers, Sonny Sharrock, Dave Burrell, Gato Barbieri e Alan Shorter, solo per citare i più importanti. Alla fine dello stesso anno l'Art Ensemble Of Chicago gli chiede di diventare il percussionista del gruppo che fino a quel momento ha utilizzato in quel ruolo strumentisti occasionali. Da quel momento la sua storia si legherà a quella della band. Parteciperà anche ai progetti singoli dei musicisti dell'Art Ensemble, senza rinunciare a esperienze diverse.
22 maggio, 2022
22 maggio 1935 - Nasce Giuseppi (non Giuseppe) Logan, campione d'ance
Il 22 maggio 1935 nasce Giuseppi Logan, uno dei grandi talenti creativi del jazz degli anni Sessanta e Settanta. Sassofonista eccellente, non disdegna di suonare con grande maestria un gran numero di strumenti ad ancia, dai vari tipi di sax, al clarinetto basso all'oboe pakistano, a un'infinità di diavolerie sul genere. Il suo luogo di nascita è controverso. Alcune biografie lo fanno nascere a Norfolk in Virginia, altre a Philadelphia, in Pennsylvania. Fin dai primi anni di vita impara da solo a suonare il piano e poi picchia sulle percussioni di varie bande scolastiche non rinunciando anche a esibirsi come cantante in chiesa. Studia infine sassofono con Dennis Sandole trasferendosi in seguito a Boston per frequentare il locale conservatorio. In questa città, nel 1963, incontra il batterista Milford Graves, il primo componente del suo gruppo completato da Don Pullen al pianoforte e da Eddie Gomez al contrabbasso. Il quartetto, nel novembre 1964, incide un disco destinato a fare scalpore per la carica sperimentale, in particolare per l'uso di strumenti della tradizione orientale come l'oboe pakistano e le tabla, ancora pochissimo utilizzati nel jazz. Dopo una lunga serie di performance dal vivo e in studio su Logan scende il silenzio. Preda di un'eccessiva simpatia per ogni genere di sostanza psicotropa e perseguitato da varie turbe mentali scompare nel nulla diventando una leggenda, una delle tante del jazz mondiale. Proprio quando ormai tutti lo danno per morto o, nel migliore dei casi, seppellito in qualche clinica psichiatrica sperduta negli States si rifà vivo. Nel 2009, più di quarant'anni dopo il suo ultimo disco esce un album nuovo per l’etichetta Tompkins Square Records. Nello stesso anno appare nel film documentario "Water in the Boat" di David Gutierrez Camps di cui firma anche parte della colonna sonora.
21 maggio, 2022
21 maggio 2003 - Muore Alejandro De Tomaso, il pilota industriale argentino
Il 21 maggio 2003 muore Alejandro De Tomaso. Argentino, nasce a Buenos Aires 10 luglio del 1928 in una delle famiglie nobili della nazione sudamericana. Sua madre appartiene a una delle più ricche dinastie del paese, mentre il padre è un personaggio politico di spicco. La politica è la sua prima passione e gli procura i primi guai con il regime peronista che in quegli anni governa il paese dove è nato. Per questa ragione nel 1955 a ventisette anni lascia l’Argentina per l’Italia dove scopre una nuova passione quella per le corse automobilistiche e i motori. La sua prima casa si chiama Maserati. Qui, infatti corre dal 1955 al 1959 prima sotto l’insegna del Tridente e poi sotto quello dell’Osca. Nel 1959 Alejandro decide di aprire una sua scuderia e di costruirsi da solo le auto da corsa. Nascono così, le officine De Tomaso di Modena. La prima sede è ad Albereto, un sobborgo della città emiliana. All’inizio degli anni Sessanta il nome De Tomaso sigla una serie di vetture di formula Junior e di categoria Sport. I motori sono della Osca, una sorta di gioiello della famiglia Macerati che però tra il 1962 e il 1963 entra in crisi e passa sotto il controllo della MV Agusta. Alejandro trova un nuovo partner nella Ford che gli fornisce un quattro cilindri di circa 1.500 cc. destinato alla motorizzazione della prima De Tomaso stradale, la Vallelunga, una sorta di via di mezzo tra una granturismo e un’auto da corsa. Nei tre anni successivi vengono presentati vari prototipi da competizione mentre nel 1966 arriva la prima vettura da leggenda. È la Mangusta. Disegnata da un Giorgetto Giugiaro con un motore Ford di 4,7 litri capace di 306 cv la vettura raggiunge i 250 Km. orari. Il successo della Mangusta spinge De Tomaso ad allargarsi acquisendo la proprietà delle carrozzerie Ghia e Vignale mentre Ford si accaparra l’80% delle azioni del gruppo acquisendone anche i diritti di distribuzione in nordamerica tramite la rete Lincoln-Mercury. In quegli anni arriva anche il vero monumento della De Tomaso, la Pantera, un auto che nei primi due anni di produzione viene venduta in circa cinquemila esemplari e destinata a restare uno dei pilastri portanti della produzione nonostante un progressivo affievolimento del successo commerciale. Quando, nel 1995 la produzione si arresta definitivamente ne sono stati venduti 9.200 esemplari. La Pantera supererà anche il passare delle mode grazie al restyling operato all’inizio degli anni Novanta da Marcello Gandini, l’artefice di altri grandi capolavori estetici come la Diablo e le Macerati Shamal e Ghibli. Proprio la Pantera fa da base alle De Tomaso successive. Nel 1970 la De Tomaso esordisce in Formula 1 con una vettura nata dalla collaborazione con Frank Williams, ma non ci resta per molto. Il grave incidente in cui perde la vita il pilota Courage convince l’azienda a ritirarsi definitivamente dalle competizioni a fine anno. Nel 1971 è pronta la Deauville, la prima quattro porte di De Tomaso realizzata sulla base della meccanica della Pantera con uno spostamento anteriore del motore. Il periodo in cui nasce non è dei migliori. Il primo shock petrolifero e la conseguente crisi del settore automobilistico frenano l’entusiasmo dei mercati e il modello finisce per non ottenere il successo che merita. Nel 1972 De Tomaso acquisisce il controllo della Benelli e l’anno successivo riacquista da Ford la sua azienda, lasciando agli americani le carrozzerie Ghia e Vignale. È un periodo di grande crescita che vede la De Tomaso viaggiare in controtendenza rispetto alla sfavorevole congiuntura economica con acquisizioni importanti come quello della Maserati e dell’Innocenti. Paradossalmente la crisi arriverà negli anni Ottanta quando l’economia globale darà, invece, segni di ripresa in tutti i settori. Nel 1993 Alejandro De Tomaso, colpito da ictus, deve ridurre la sua presenza alla guida dell’azienda. Pian piano passa ad altri i grandi marchi acquisiti nel corso del tempo, compresa la Maserati che finisce alla FIAT. Il 21 maggio del 2003 la leggenda del pilota-industriale argentino venuto in Italia a cercar fortuna finisce con la sua morte.
20 maggio, 2022
20 maggio 2001 - Renato Carosone, uno dei grandi innovatori della musica italiana
Il 20 maggio 2001 muore Renato Carosone, considerato uno dei grandi innovatori della musica italiana. Per la verità lui rideva un po' della definizione. «Di quale rinnovamento parlate? Io suonavo nei night dove era obbligatoria la musica americana e vietata quella napoletana. A noi non restava che innestare le nostre parole in napoletano sullo swing…» Con queste parole Renato Carosone aveva commentato nel 1996 la decisione di assegnargli il Premio Tenco alla carriera «per il rinnovamento apportato alla canzone napoletana». Le sue parole non erano dettate da snobismo di maniera, ma evidenziavano il desiderio di sottrarsi al rischio di diventare una sorta di "caricatura". Per la stessa ragione nel 1960 aveva deciso di ritirarsi dalle scene. La portata del suo lavoro non ha bisogno di grandi commenti. È sufficiente ascoltare una delle tante canzoni della sua carriera per capire quanto esse siano ancora in grado di trasmettere energia ed emozioni senza mostrare i segni del tempo. Non è soltanto una questione di talento compositivo. La sua capacità di mescolare con leggerezza i generi musicali più disparati, dallo swing, al be-bop, al boogie woogie, al rock and roll con le strutture melodiche della canzone napoletana nasce da un talento istintivo e da un'apertura mentale capace di superare le diffidenze verso le diversità. La leggenda racconta che nella sua carriera la prima "accelerazione" del ritmo sia avvenuta nel 1949 allo Shaker di Napoli. L’ignaro artefice della rivoluzione sarebbe stato un cliente abituale del locale, un ricco commerciante di tessuti che chiedendo a Carosone e ai suoi due compagni, il batterista Gegè Di Giacomo e il chitarrista Peter Van Wood, di suonare per lui Lo sceicco uno dei brani del repertorio del gruppo avrebbe aggiunto: «Guagliò, però facitelo veloce!». Detto e fatto. Carosone obbedisce, ci prende gusto e non smette più.. Renato Carosone nasce a Napoli il 3 gennaio 1920 in Vico dei Torrieri al Mercato, primo di tre fratelli. Suo padre, impresario al Teatro Mercadante, sogna per il suo primogenito un futuro da grande artista e lo avvia agli studi musicali prima con il maestro Albanese, fratello di Licia Albanese, una delle più famose soprano di quel periodo, e poi con Vincenzo Romanello e Celeste Capuana. Tre scuole e tre impostazioni diverse stanno, dunque, alla base della formazione musicale del giovane Carosone che a quindici anni viene scritturato per accompagnare al pianoforte le rappresentazioni all'Opera dei Pupi di Don Ciro Perna detto ’O Scudiero. Nel 1937 si diploma al conservatorio di San Pietro in Majella e poi parte per l'Africa dove nei caffè e nei night di Asmara e Addis Abeba. Arruolato allo scoppio della seconda guerra mondiale resta in divisa soltanto fino all'occupazione britannica di Addis Abeba, poi riprende a suonare il pianoforte in una formazione jazz in un club inglese. Torna in Italia nel 1946 e nel 1949 in trio con il chitarrista Peter Van Wood e il batterista Gegè Di Giacomo entusiasma il pubblico mescolando i ritmi americani alla canzone napoletana. Il suo primo vero successo è Maruzzella del 1955. Nel 1960, a sorpresa, annuncia il suo ritiro dalle scene musicali. Quando ormai più nessuno se l'aspetta, torna a suonare alla Bussola di Viareggio. È il 9 agosto 1975. Non smette più fino alla morte che lo coglie nel sonno nella sua casa romana in Via Flaminia Vecchia il 20 maggio 2001.
19 maggio, 2022
19 maggio 1935 - Cecil McBee, uno dei contrabbassisti più registrati
Il 19 maggio 1935 nasce a Tulsa, in Oklahoma, il contrabbassista Cecil McBee. Il suo primo strumento è il clarinetto, che studia durante le scuole superiori e suona in duo con la sorella. Nel 1952 inizia ad appassionarsi al contrabbasso sonandolo nei piccoli gruppi che animano i night di Tulsa. Decide poi di fare sul serio approfondendo lo studio dello strumento e affiancandolo anche a quello di composizione jazzistica in una scuola di Wilberforce nell'Ohio. Quando si trova a svolgere il servizio militare a Fort-Knox diventa direttore della banda militare. Nel 1962 si trasferisce a Detroit dove entrato a far parte del gruppo di Paul Winter con il quale nel 1964 se ne va a New York. Nella "grande mela" inizia a suonare e incidere con molti musicisti d'avanguardia tra i quali spiccano i nomi Grachan Moncur, Jakie McLean, Wayne Shorter, Freddie Hubbard, Miles Davis, Charles Lloyd, Yusef Lateef, Bobby Hutcherson, Pharoah Sanders, Alice Coltrane, Charles Tolliver, Lonnie Liston Smith, Sam Rivers, Woody Shaw e Dollar Brand. È uno dei contrabbassisti che ha partecipato al maggior numero di registrazioni della sua generazione. Il suo stile, basato sulle innovazioni di Scott LaFaro e di Jimmy Garrison ha una sonorità pulita anche se un po' metallica, immediatamente riconoscibile. Molto spettacolare ha influenzato gran parte dei contrabbassisti della sua età.
18 maggio, 2022
18 maggio 1960 - Anche le donne negli uffici pubblici
Le norme che in Italia escludono le donne dagli uffici pubblici sono abolite perché incostituzionali. Lo sancisce, con una propria sentenza, la Corte Costituzionale il 18 maggio 1960 che, di fatto, abroga le norme della legge del 1917 che prevedono l’esclusione delle donne dagli uffici pubblici. La decisione viene accolta, in generale, con soddisfazione, anche se non manca chi fa notare che si tratta di un ulteriore passo sulla strada «della dissoluzione dei nostri costumi e delle nostre tradizioni culturali».
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