
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
02 luglio, 2022
2 luglio 1946 - Dove sono finiti gli agenti dell'OVRA?

01 luglio, 2022
1° luglio 2004 - Se ne andava Marlon Brando

Il 1° luglio 2004 muore Marlon Brando, un attore che, parafrasando il titolo di un suo film, rappresenta il lato selvaggio del disagio giovanile dell’America degli anni Cinquanta, un periodo turbolento di passioni, euforie per il boom economico e paure per l’esplodere della guerra fredda. Sono anni esplosivi nei quali le giovani generazioni tentano di modificare l’assetto delle relazioni interpersonali e della società. Sono gli anni del primo rock’n’roll, della corsa sfrenata al consumismo, ma sono anche anni di un diffuso disagio esistenziale che colpisce proprio i giovani costretti a vivere compressi tra sogni, aspirazioni e la realtà di una società ancora chiusa e prigioniera di antiche gerarchie. Il mito di Marlon Brando nasce proprio in questo scenario ed è sostenuto da quelle generazioni che negli Stati Uniti vivono sospese tra lo shock della guerra e il nuovo benessere. I suoi personaggi rappresentano l’altro lato del paese da cartolina disegnato dai film di Frank Capra e finiscono per incrinare il simbolo stesso dell’autorappresentazione del mito americano, quell’American Way of Life che ha trovato la sua esaltazione proprio nel cinema. Tra gli attori che tentano di dare voce e anima sullo schermo a quel sentimento collettivo Marlon Brando è quello che colpisce di più. Più di James Dean il cui mito nasce soprattutto dalla drammatica fine e, soprattutto, più di Montgomery Clift meno incline di Marlon a recitare con il corpo. Con lui vanno in pezzi i canoni di recitazione che fino a quel periodo hanno caratterizzato gli standard produttivi hollywoodiani e l’eroe cessa di essere un monumento inattaccabile di buoni sentimenti e di grandi ideali per diventare una sorta di essere mutante in cui anche l’ambiguità è una componente del fascino. Marlon Brando nasce a Omaha, nel Nebraska, il 3 aprile 1924. Figlio dell’attrice Jocelyn Brando ha alle spalle un’infanzia difficile all’interno di una famiglia problematica caratterizzata da tensioni tra i genitori e dagli sbalzi d’umore della madre alcolizzata. Dopo aver terminato gli studi regolari presso l’Accademia Militare del Minnesota, nel 1943 se ne va a New York dove frequenta la Nuova Scuola per la Ricerca Sociale. Proprio a New York fa il suo debutto in teatro con una compagnia di Long Island. Proprio in questo periodo frequenta corsi di danza con Katharine Dunham e, soprattutto, le lezioni dell’Actors’ Studio. La sua prima apparizione sul grande schermo è del 1950 con "Uomini - Il mio corpo d’appartiene" (The Men) di Fred Zinnemann. Fin da questa prima pellicola Brando impone, con i suoi silenzi e il suo “metodo” di recitazione, la personalità scostante e brusca, tipica dei suoi personaggi e della sua psicologia. Il primo Oscar arriva di lì a poco con "Fronte del porto" diretto da Elia Kazan, suo maestro all’Actors’ Studio. Si tratta di un film noir con forti implicazioni sociali e morali che ottiene ben sei Oscar e, presentato alla Mostra di Venezia, vince il Leone d’argento. Il tema della devianza, della rottura dei meccanismi del consenso e dell’insicurezza che nasce dall’approccio tra mondi diversi sono presenti in un film come "Il selvaggio" di John Benedek. Quando, nel 1954, Marlon Brando appare sugli schermi di tutto il mondo nei panni del capo indiscusso di una banda di motociclisti compie un’operazione del tutto nuova e inaspettata. L’invasione di una piccola città di provincia da parte di una banda di motociclisti non è diversa dalle invasioni spaziali che nello stesso periodo dilagano sugli schermi americani, da "La cosa da un altro mondo" di Howard Hawks e Christian Niby fino alla straordinaria metafora raccontata da Don Siegel ne "L’invasione degli ultracorpi". La differenza è che l’alibi della diversità non c’è. I motociclisti non sono creature aliene ma elementi provenienti dallo stesso corpo sociale degli abitanti della cittadina. Sono americani con la A maiuscola. I temi che pongono, cioè lo scarto tra l’ordine della conservazione e il disordine dell’evoluzione, una diversa concezione dei rapporti interpersonali tra i sessi e tutte le questioni che suggono alla razionale pianificazione del controllo sociale non possono essere esorcizzati dal racconto di una guerra tra razze diverse. Le razze sono le stesse, sono le idee che cambiano e Marlon Brando è l’immagine di questo cambiamento. Nella notte degli Oscar del 28 marzo 1973 Marlon Brando rifiuta di ritirare la preziosa statuetta, vinta per la sua interpretazione nel film "Il Padrino e va a rendere omaggio agli indiani d’America in segno di solidarietà con le loro rivendicazioni. Son passati quasi vent’anni da Fronte del Porto ma Marlon Brando non è cambiato. Negli Stati Uniti squassati da una mobilitazione senza precedenti contro la guerra del Vietnam e per i diritti civili, il mito dei giovani degli anni Cinquanta decide di stare dalla parte delle nuove generazioni. Se nella prima parte della sua carriera l’identificazione con i giovani ribelli era basata sulla sua diversa interpretazione del ruolo dell’attore visto come un soggetto in grado di restituire un significato più complesso della semplice interpretazione di un ruolo, in questo caso la sua presa di posizione appare ancor più sincera perché slegata dalla sua carriera cinematografica. Con quel gesto manda un messaggio preciso: Marlon Brando è un ribelle nella vita prima ancora che sullo schermo. Le nuove generazioni, figlie dei suoi primi ammiratori, capiscono il messaggio e si riconoscono in lui, magari contro i padri e le madri che in gioventù si erano identificati con il motociclista del selvaggio. Dopo i fasti de "Il Padrino", che seguono l’incontro con un altro mito del cinema come Charlie Chaplin del quale interpreta in non eccezionale "La contessa di Hong Kong" e il grande successo de "Gli ammutinati del Bounty" in molti si dilettano a commentare un preteso crepuscolo dell’antico ribelle. Non cambia il giudizio dei liquidatori neppure il grande successo di "Ultimo tango a Parigi". Il film scandalo di Bertolucci viene infatti derubricato dalla maggior parte dei detrattori come una sorta di narcisistico canto del cigno da parte di un attore ormai alla frutta. Lui non si cura delle critiche, anzi ci gioca accettando brevi e pagatissimi camei come l’interpretazione del padre di Superman nell’omonimo film del 1976. Quando nessuno se l’aspetta il leone torna a ruggire in maniera in equivoca dalle giungle di un Vietnam tanto sanguinoso quanto assurdo con l’indimenticabile interpretazione di "Apocalypse now!". Il film di Coppola mostra un Brando ingrassato al punto da mettere in discussione la stessa corporeità del proprio mito. La sublimazione dell’antico ribelle è completata. Brando diventa un’icona astratta, essenziale come un ideogramma, di una grandezza che lui stesso ha preferito distruggere prima di diventarne prigioniero. Nonostante qualche memorabile interpretazioni, come quella del dottor Moreau nella pellicola di John Frankenheimer, l’attore simbolo della ribellione e del rifiuto non vuole dare altro. Muore a Los Angeles, in California, il 1° luglio 2004.
30 giugno, 2022
30 giugno 1936 – Tony Dallara, il caposcuola degli urlatori

29 giugno, 2022
29 giugno 1959 – La Panhard PL17, nel nome la somma dei pregi

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28 giugno 1923 - Pete Candoli, la tromba dell’uomo dal braccio d’oro

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27 giugno 2008 - Quando Bill Gates lasciò Microsoft per occuparsi del mali del mondo

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26 giugno 1956 - Clifford Brown muore mentre va ad acquistare una tromba

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25 giugno 2002 - L'Art Ensemble of Chicago è vivo!

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24 giugno 2002 - L'antirazzismo del Festival Musicale del Mediterraneo

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23 giugno 1911 - Eddie Miller, il miglior sax tenore del mondo

22 giugno, 2022
22 giugno 1941 - Umberto Lupi, dalla melodia alla tradizione
Il 22 giugno 1941 nasce a Trieste il cantante Umberto Lupi. Scoperto da Pilade negli anni Settanta, Umberto Lupi dopo aver ottenuto un buon successo all'estero e, soprattutto, in Australia, nel 1976 partecipa al Festival di Sanremo con il brano melodico Una cosa senza nome. Successivamente il suo repertorio si orienta prevalentemente a riproporre e reinterpretare i motivi tradizionali in lingua triestina. Tra i suoi brani più conosciuti ci sono Firenze sogna, Trieste ieri oggi sempre, L'angolo del piano bar e Stritz.
21 giugno, 2022
21 giugno 2007 - Quando a Taormina sbarcarono i Transformers
È Taormina lo scenario scelto per la prima mondiale di "Transformers", il kolossal fantascientifico ispirato all'omonima serie di giocattoli della Hasbro del 1984, a sua volta ispiratrice di una serie di cartoni e di storie a fumetti della Marvel e dell'IWD. Diretto da Michael Bay e prodotto da Steven Spielberg il film viene proiettato alla presenza di tutto il cast il 21 giugno 2007 tra le rovine del teatro greco nel corso del Taormina Film Festival. Ricco di effetti speciali il film, costato 145 milioni di dollari, è interpretato da Shia LaBeou, Megan Fox, Josh Duhamel, Rachel Taylor, Tyrese Gibsob e John Turturro. "Transformers" arriva nelle sale italiane il 29 giugno 2007 anticipando di un paio di giorni la distribuzione negli Stati Uniti che avviene soltanto il 2 luglio. Destinato a un colossale successo di pubblico il film vincerà anche il premio per il miglior film agli MTV Movie Awards del 2008.
20 giugno, 2022
20 giugno 1938 - Stu Martin il batterista che amava l'elettronica
Il 20 giugno 1938 nasce a Liberty, New York, il batterista Stu Martin. A soli sedici anni inizia la carriera professionale suonando con molte delle grandi orchestre degli anni Cinquanta, da Maynard Ferguson a Les & Larry Elgart, Billy May, Quincy Jones, Jimmy Dorsey, Dan Terry, Count Basie e Duke Ellington. Quando le grandi orchestre perdono di peso specifico suona anche in gruppi più ridotti diretti da musicisti come Slide Hampton, Lambert Hendricks & Ross, Donald Byrd, Kay Wlnding, Freddie Hubbard, Sonny Rollins e molti altri. Trasferitosi in Europa nel 1965 suona con personaggi come Albert Mangelsdorff, i fratelli Kühn, Martial Solal, John McLaughlin e Jean-Luc Ponty. Nel 1967 torna negli States con Larry Coryell e Steve Swallow. Suona poi con Steve Marcus e David Izenzon. Tornato nuovamente in Europa nel 1968 con Barre Phillips e John Surman forma The Trio, un gruppo destinato a ottenere molti riconoscimenti. Dopo il primo scioglimento ufficiale del Trio nel 1972 inizia a interessarsi agli strumenti elettronici dando vita agli Ambush con Charlie Mariano. Il 12 giugno 1980 muore colpito da un collasso a Parigi dove è appena arrivato per partecipare a un Festival.
19 giugno, 2022
19 giugno 1912 - Jerry Jerome, il medico mancato

18 giugno, 2022
18 giugno 2004 - "La finestra di fronte" conquista il pubblico USA

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17 giugno 1945 - Eddy Merckx, il cannibale

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16 giugno 1925 - Emmett Louis Hardy, tu sei il re!

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15 giugno 1946 - Dopo la guerra riparte il Giro d’Italia

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14 giugno 1947 - Donatella Farinelli, in arte Angelica

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13 giugno 1931 - George Arvanitas, il pianista di Marsiglia

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