Il 14 aprile 1969 con Gente qua e gente là fa il suo debutto discografico Fiorella, una quindicenne dai capelli rosso fuoco che ha grinta da vendere. La ragazzina due anni prima si era presentata al concorso per voci nuove di Castrocaro barando un po' sui suoi tredici anni per cantare Un bimbo sul leone di Celentano. Con Gente qua e gente là partecipa al Disco per l'Estate, ma nessuno sembra prenderla sul serio. Lei non se la prende. Abbozza e ai giornalisti dichiara di considerare la musica come un hobby. A suo dire il lavoro che la soddisfa di più è l'attività di stuntgirl cinematografica dove peraltro è molto brava. Abilissima sui cavalli è una delle più giovani e coraggiose cascatrici della stagione dei western all'italiana. È lei che nel 1970 sostituisce Candice Bergen nelle scene pericolose del film "The hunting party" (Il giorno dei lunghi fucili) ed è sempre lei la donna che prende gli schiaffoni di Alberto Sordi nel film "Amore mio aiutami" al posto di Monica Vitti. Sul fatto che la musica non la interessi molto, però, non la racconta giusta. Periodicamente, infatti, torna a farsi viva nell'ambiente musicale realizzando vari dischi destinati a passare sostanzialmente inosservati. La vera svolta nella sua carriera musicale è legata all'incontro con Antonio Coggio e Roberto Davini. I lavoro dei due dà i primi risultati nel 1981 quando Fiorella recupera il suo cognome, diventa Fiorella Mannoia e presenta al Festival di Sanremo un brano grintoso come Caffè nero bollente che le vale la partecipazione alla serata finale. La sua vocalità aggressiva e venata d'ironia fa colpo su pubblico e critica. In quell'anno finisce per sempre la carriera di una famosa stunt-girl e nasce una delle voci più significative della canzone italiana, la cui storia si intersecherà sempre di più con quella della canzone d'autore. La sua duttilità vocale, le sue sfumature espressive entusiasmano i cantautori che le affidano volentieri i loro brani. Ben presto nel repertorio di Fiorella entreranno canzoni scritte da quasi tutti i personaggi più autorevoli della canzone d'autore: da De Andrè a Bertoli, da Fossati e Ruggeri, da Bindi a Dalla a Cocciante a molti altri ancora, compreso quel Chico Buarque de Hollanda che si complimenta con lei dopo averla ascoltata eseguire la sua Che sarà. Alla fine degli anni Ottanta e nei primi Novanta arriveranno i riconoscimenti ufficiali con un paio di Premi Tenco e varie tournée in Europa.
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
14 aprile, 2023
13 aprile, 2023
13 aprile 1987 – Lo studio mobile dei Rolling Stones
«Quando abbiamo iniziato a suonare non c'era nessuno disposto a spendere un soldo per noi ma, soprattutto, non sapevamo a chi rivolgerci, come si realizzava un disco. Non sapevamo niente di niente e non conoscevamo nessuno. Oggi i ragazzi sono più svegli, ma la situazione non è poi tanto diversa da allora…». Con queste parole Bill Wyman, il bassista dei Rolling Stones, inizia il 13 aprile 1987 una lunga conferenza stampa per presentare un suo originale progetto. L'idea è quella di mettere a disposizione delle giovani band sconosciute una struttura professionale di registrazione. Non si tratta di uno studiolo anonimo, ma addirittura il famoso studio mobile che accompagna i Rolling Stones nel loro vagabondare creativo e che consente a Mick Jagger e soci di trasferire su nastro qualunque idea in qualunque luogo con una perfezione pressoché assoluta. Alla faccia dell'inaccessibilità e delle leggende che ne costellano la storia quello che da sempre è considerato il sancta sanctorum della band si apre all'esterno. Lo fa girando per le strade della Gran Bretagna come una sorta di messaggero per dare ospitalità a chiunque abbia qualcosa da dire e da far ascoltare. Bill Wyman spiega il progetto come un modo per evitare «che idee nuove e artisti importanti non vedano la luce perché non inseriti nel giro giusto». Sollecitato dai giornalisti presenti aggiunge che anche i suoi compagni sono d'accordo, pur non occupandosene personalmente. Non potrebbe essere altro che così visto che il bassista non potrebbe disporre dello studio mobile senza il preventivo assenso dei compagni. Non manca chi polemizza con lui sostenendo che l'iniziativa sia più che altro una trovata pubblicitaria visto che la scarsità di spazi per nuovi talenti è determinata anche dal permanere di vecchi dinosauri del rock come la band di cui fa parte. «Perché i Rolling Stones dovrebbero favorire la nascita di gruppi in grado di cancellarli dalla scena musicale?» Wyman non si scompone. Ricorda come nel rock non esiste l'idea della concorrenza e cita esempi per dimostrare che da sempre la forza delle rock band nasce dall'evoluzione e dalla contaminazione degli stili, non dalla conservazione di uno stato di fatto. Gli stessi Rolling Stones hanno accompagnato nella loro storia l'emergere e l'affermarsi di numerosi interpreti e band. «Dio solo sa quanto ci sia bisogno di nuove idee nel nostro ambiente!» conclude laconico Wyman.
12 aprile, 2023
12 aprile 1967 - Il clarinetto di Buster Bailey
Il 12 aprile 1967 muore a New York il clarinettista Buster Bailey, uno dei primi grandi virtuosi di clarinetto della storia del jazz. Ha sessantacinque anni. Nato a Memphis, nel Tennessee, è ancora un bambino quando inizia a studiare musica sotto la guida di Franz Schoepp, clarinettista dell'orchestra sinfonica di Chicago. Quando il leggendario direttore d'orchestra W. C. Handy lo scrittura per il suo ensemble il ragazzo non ha ancora compiuto quindici anni. A diciassette è a Chicago con l'orchestra di Erskine Tate e nel 1923 se ne va a New York. La sua tecnica prodigiosa e la straordinaria abilità di fraseggio entusiasmano l'ambiente newyorkese e Bailey, per non scontentare nessuno, suona con tutti quelli che lo cercano. In questi anni, infatti, passa da un'orchestra all'altra con estrema disinvoltura. A lui fondamentalmente piace suonare. Non importa con chi, purché si suoni. Alterna così concerti e lavoro di studio con quasi tutti i migliori gruppi di quel periodo: dai Blue Five di Clarenee Williams alla Creole di King Ohvier, dalle band che accompagnano le grandi signore del blues Ma Rainey, Bessie Smith e Alberta Hunter alla grande orchestra di Fletcher Henderson. Negli anni Trenta qualcuno comincia a considerarlo ormai superato e lui vive momenti difficili. Quello che sembra l'inizio del declino si rivela invece l'anticamera di un colossale rilancio. Con l'esplosione dello swing Bailey riemerge prepotentemente. Conteso dalle migliori formazioni nere della "swing era" ricomincia a darsi da fare passando, come sempre, da un gruppo all'altro: dalla Mills Blue Rhythm Band alle orchestre di Lucky Millinder, Stuff Smith e John Kirby. Proprio con quest'ultima ottiene anche il suo primo grande successo commerciale. Non smetterà più fino alla morte e nel 1958 registrerà per l'etichetta Felsted a New York una personalissima versione di due brani simbolo come Memphis blues e Beale street blues, oggi considerata il suo testamento artistico.
11 aprile, 2023
11 aprile 1966 – Lisa Stanfield, la signorina di Razzmatazz
L'11 aprile 1966 nasce a Rochdale, in Gran Bretagna, la cantante Lisa Stanfield, una delle migliori voci femminili affermatesi alla fine degli anni Ottanta. Il suo debutto in pubblico avviene a quattordici anni quando partecipa a un concorso di voci nuove. Qualche anno dopo il suo volto diventa famoso in tutta la Gran Bretagna perché è la presentatrice del programma televisivo per bambini "Razzmatazz". La musica resta però il suo sogno nel cassetto. Approfittando della popolarità tenta di farsi prendere sul serio come interprete, ma con scarsissimi risultati. Nessuno è disposto a investire su quella ragazza dal volto che richiama alla memoria giochi per l'infanzia. Negli anni Ottanta forma i Blue Zone con due polistrumentisti, Andy Morris e Ian Dewaney, e arriva anche a registrare un album Big thing che però non viene neppure distribuito perché giudicato scarsamente commerciale dalla sua casa discografica. I tre, delusi finiscono per aggregarsi ai Coldcut, un duo formato da Matt Black e Jonathan Moore come musicisti d'accompagnamento e voci di supporto. Per Lisa sembra la fine dei sogni, ma invece, nel 1989, la sua voce diventa l'elemento centrale di People hold on, il terzo successo in singolo dei Coldcut. Nell'estate del 1989 la ragazza debutta, quindi, come solista, contando sulla collaborazione dei fedeli amici Andy Morris e Ian Dewaney che, oltre ad affiancarla nella composizione dei brani, si occupano anche della sua produzione discografica. La sua voce calda e "nera" che fa quasi da contrappunto all'immagine fresca e giovanile, catturano l'attenzione del pubblico fin dal primo singolo This is the right time che prepara il terreno all'exploit di All around the world e dell'album Affection, dominatori delle classifiche. Proprio quando non se l'aspettava più Lisa si ritrova così catapultata al vertice del successo e il 1989 si conclude con il titolo di "miglior cantante britannica". Gli anni Novanta si aprono con una lunga fila di varie nomination per i Grammy Awards e numerosi premi, ma lei, consapevole della fragilità del successo, cerca di gestire con oculatezza la sua produzione. Riduce al minimo i concerti e le esibizioni, ma non lesina il suo aiuto alle iniziative benefiche, come quando, nel 1990, partecipa alla registrazione di Red, Hot & Blue, un doppio album destinato a raccogliere fondi per la ricerca contro l'AIDS, cantando Down in the dephs, un vecchio brano di Cole Porter. Continua per tutti gli anni Novanta poi, progressivamente riduce il suo impegno musicale cimentandosi nel cinema e nella TV.
10 aprile, 2023
10 aprile 1962 – Se ne va Stu, il quinto Beatle
Il 10 aprile 1962 muore a Amburgo, in Germania, per un aneurisma cerebrale il chitarrista Stuart Sutcliffe, detto "Stu". La sua scomparsa passa del tutto inosservata, visto che il ragazzo è praticamente uno sconosciuto, eppure trent'anni dopo la sua sfortunata vicenda ispirerà addirittura un film. Sutcliffe, infatti, entrerà nella storia del rock mondiale come uno dei soci fondatori dei Beatles. Amico e compare di bisbocce di John Lennon, inizia a suonare con lui e con Paul McCartney quando il gruppo si chiama ancora Johnny & The Moondogs. È il più folle della compagnia, allievo dell'Art College si veste con improbabili camicie rosa e jeans aderenti e scimmiotta il suo idolo James Dean. A lui la leggenda attribuisce addirittura la primogenitura del nome. Secondo questa versione quando Larry Parnes scrittura i tre per fare da supporto a Billy Fury è proprio Stu il primo a proporre il nome di Beetles, poi storpiato da Lennon in Beatles. Leggende a parte, l'allampanato casinista è come un fratello per l'intrattabile e umorale John Lennon. Quando i Beatles partono con un pulmino Austin tutto ammaccato e se ne vanno in Germania in cerca di fortuna, emigranti senza permesso di lavoro, lui è felice come un ragazzino. Il destino ha in serbo molte sorprese per i componenti del gruppo e sembra divertirsi a utilizzare Stu per segnarne i momenti di svolta. Il ragazzo, infatti, si innamora di Asdrid Kirchner, una fotografa esistenzialista che proprio su di lui inventa per la prima volta quella pettinatura a caschetto che caratterizzerà per sempre l'immagine della band. Quando, nel 1961, le azioni dei Beatles iniziano progressivamente a lievitare, Stu decide di fermarsi ad Amburgo. La musica e l'amicizia dei suoi compagni sono importanti, ma l'amore per Asdrid è più forte. Ne parla a lungo con il suo amico John Lennon e chiede di essere compreso. Non se la sente di sprecare neppure un momento della sua vita per inseguire la gloria. Oggi anche questa fretta di vivere intensamente quelli che saranno gli ultimi giorni della sua vita sembra frutto di un'intuizione dolorosa. La separazione avviene senza drammi, anche perché il ritorno in Inghilterra dei Beatles è provvisorio. La band ha ancora impegni contrattuali con i locali amburghesi e John è sicuro di poterlo recuperare di lì a poco. Non succederà. La notizia della sua morte segnerà profondamente John Lennon, suo inseparabile compagno di pazzie.
09 aprile, 2023
9 aprile 1895 - Mance Lipscomb, il maestro dei Grateful Dead e di Janis
Il 9 aprile 1895 nasce a Navasota, nel Texas, il cantante e chitarrista Mance Lipscomb. Considerato il più rappresentativo esponente della vecchia tradizione texana, Mance Lipscomb vanta un repertorio di brani così vasto da non potersi facilmente etichettare come un tipico rappresentante del blues. Conosce e canta ballads, sacred songs e ogni altro materiale popolare e folcloristico del vecchio sud. Cresciuto in una famiglia numerosa e dedita alla musica, Mance inizia a suonare un vecchio country fiddler e passa alla chitarra solo nel 1918 quando ha più di vent'anni e dopo aver conosciuto Blind Lemon Jefferson sulle strade di Dallas. Da allora e per gran parte della sua vita suona e si esibisce nella zona della sua città natale fino al 1956 quando si trasferisce a Huston e abbandona la musica. All'inizio degli anni Sessanta viene riscoperto da Chris Strachwitz e Mack McCormick che ne fanno uno dei protagonisti più attivi sulle scene musicali statunitensi. Influenzato da Blind Lemon Jefferson, influenza a sua volta molti giovani musicisti del rock e del pop, da Bob Dylan ai Grateful Dead, da Janis Joplin a Barbara Dane. Muore a Navasota, in Texas, il 30 gennaio 1976.
08 aprile, 2023
8 aprile 1989 – Roxette, svedesi e inaspettati
L'8 aprile 1989 al primo posto della classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti c'è The look, una canzone interpretata da un duo di cui pochi hanno sentito parlare fino a poco tempo prima. Sono i Roxette, un chitarrista e una cantante svedesi che da tre anni si esibiscono insieme. Nessuno dei due è alla sua prima esperienza. La cantante, Marie Fredriksson, ha alle spalle una lunga militanza nelle Mama's Barn, mentre il chitarrista Per Gessle è stato il leader della band dei Gyilene Tider. Entrambi, prima di unire le forze, hanno tentato la fortuna come solisti senza particolari risultati. Quando, nel 1986, si mettono insieme prendono a prestito il nome dalla canzone Roxette dei Dr. Feelgood. Pieni d'entusiasmo debuttano nello stesso anno con l'album Pearls of passion che lascia indifferenti sia il pubblico che la critica. Il brutto inizio sembra chiudere prematuramente il progetto artistico. Nel 1987 Marie tenta di nuovo l'avventura solistica con un nuovo disco destinato a non lasciare traccia. Proprio la deludente esperienza della cantante ridà fiato all'idea di recuperare il progetto del duo. Questa volta si impegnano seriamente e in pochi mesi ottengono un nuovo contratto discografico. Dopo una lunga e puntigliosa serie di sedute di registrazione sostenute da un intelligente lavoro sulla qualità del suono alla fine del 1988 viene immesso sul mercato internazionale il loro album Look sharp, sostenuto dalla pubblicazione in singolo del brano estratto The look. Proprio lo straordinario successo di quest'ultimo traina nelle prime posizioni delle classifiche di tutto il mondo l'album del duo svedese. Amati dal pubblico e considerati dalla critica come gli eredi naturali degli Abba, il più illustre gruppo svedese prima di loro, i Roxette centrano nel 1990 il loro terzo primo posto nella classifica dei singoli degli Stati Uniti con It must have been love, un successo mondiale inserito nella milionaria colonna sonora del film "Pretty woman". Gli anni Novanta sembrano iniziare sotto i migliori auspici per il duo che pubblica nel 1991 un nuovo album destinato al successo come Joyrider e arriva con l'omonimo singolo per quarta volta al primo posto della classifica statunitense, un exploit mai riuscito agli Abba. Il pubblico, però, comincia a dare segni di stanchezza. Dopo il doppio album Tourism, una sorta di "pastiche" con canzoni, brani inediti e varie curiosità registrate durante il tour mondiale del 1991/1992, non riusciranno più a ripetersi ai livelli del loro miglior periodo.
07 aprile, 2023
7 aprile 1922 - Mongo Santamaria, el ritmo
Il 7 aprile 1922 nasce a L'Avana in Cuba Mongo Santamaria, uno dei principali artefici della diffusione dei ritmi afrocubani. Di discendenza senegalese viene registrato all'anagrafe con il nome di Ramon Santamaria. Nel 1948 si trasferisce in Messico e all'inizio degli anni Cinquanta è a New York, dove si fa conoscere e apprezzare come percussionista pulito e dal grande senso ritimico. La sua specilità sono le congas e i bongos. Dopo aver suonato nelle orchestre di Pérez Prado, Tito Puente e Carl Tjader, nel 1961 intenzionato a sperimentare nuove forme che combinassero gli elementi caratteristici della musica afro-cubana con quelli del rhythm and blues e del jazz forma una propria orchestra. Da quel momento i successi non si contano tanto che in meno di sette anni ben nove suoi album entrano nella classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti. Nel 1966 partecipa al film "Made in Paris" e lavora alla colonna sonora del film "Salsa". Un notevole successo ottiene anche una sua particolare versione del famoso brano di Herbie Hancock Watermelon Man. Il percussionista cubano, che ha sempre indicato in Chano Pozo il suo punto di riferimento stilistico, ha poi collaborato nel corso della sua carriera con Dizzy Gillespie e con Jack McDuff. Negli anni più recenti si è dedicato alla ricerca di una formula musicale che combinasse gli elementi caratteristici latino-americani e afro-cubani con quelli del rhythm and blues e del jazz. Muore a Miami il 1° febbraio 2003.
06 aprile, 2023
6 aprile 2002 – Ken Livingston e Londra città della musica
Il 6 aprile 2002 la notizia arriva anche in Italia. Ken "The Red" Livingston, l'uomo che amministra Londra dopo aver sconfitto "da sinistra" laburisti e conservatori, non cessa di stupire. L'ultimo suo annuncio riguarda l'intenzione di rendere stabile e consolidato il rapporto già intenso con il mondo della musica. "Ken il rosso", dopo aver finanziato i progetti di educazione e di elaborazione musicale per i giovani delle periferie, ha deciso di andare oltre. Il suo progetto, infatti, è quello di «trasformare Londra nella culla mondiale della musica, delle arti e delle industrie “creative”. Forte dell'esperienza e del prestigio acquisito sul campo, nonché dell'appoggio di un elenco impressionante di artisti, il sindaco londinese ha avviato una serie di confronti per raccogliere idee, suggerimenti e progetti impegnandosi a modificare i piani di sviluppo economico della città. Non mancano le critiche. Gli ambienti conservatori lo accusano di muoversi «solo sul piano della propaganda", mentre una parte dei laburisti osserva che la proposta pecca di «scarsa concretezza». Imperturbabile, come sempre, Ken il Rosso non si è lasciato impressionare e ha risposto per le rime. Ricordando il prezioso valore sociale assunto in questi anni dalla musica e dalle arti in genere, ha rigettato al mittente le accuse di "scarsa concretezza": «I settori creativi sono il cuore della capitale e rappresentano per Londra una delle sorgenti di crescita economica più significative e a più rapido sviluppo. Il loro futuro stato di salute è di estrema importanza, considerando che questo comparto dà lavoro a oltre quattrocentomila persone». Non lo dice, ma si capisce che alla base di tutto c'è l'idea di fondo del suo programma elettorale: insieme alla lotta contro le privatizzazioni dei servizi e alla difesa degli spazi pubblici della città, è la creatività culturale e la sua capacità di parlare con molte lingue la linfa che può alimentare il "rinascimento" sociale e civile della città.
05 aprile, 2023
5 aprile 2006 - Gene Pitney, un grande personaggio del pop
Il 5 aprile 2006 in una stanza d'albergo a Cardiff in Galles dove è in tournée muore Gene Pitney uno dei grandi protagonisti della scena musicale internazionale. Nato nel 1941 ad Hartford, nel Connecticut attraversa cinquant’anni di musica pop lasciando tracce importanti e in Italia conosce un buon momento di popolarità negli anni Sessanta grazie a qualche versione in italiano dei suoi successi americani e alla partecipazione a quattro edizioni del Festival di Sanremo. Nel 1958, a soli diciassette anni viene scritturato dalla Decca per la quale registra anche qualche disco in duo con la cantante Ginny Arnell, senza particolari risultati. Gli va meglio come autore scrivendo Loneliness per le Kalin Twins, Today’s teardrops per Roy Orbison ed Hello Mary Lou per Ricky Nelson. Nel 1961, finalmente, sfonda anche come cantante con (I wanna) Love my life away affascinando il pubblico per le tecniche di registrazione d’avanguardia. Da quel momento è un susseguirsi di successi con la soddisfazione di una nomination all’Oscar per la sua interpretazione del tema del film "La città spietata". Duttile esecutore sa adattare la sua voce anche alle più incaute sperimentazioni ed è il primo fra i contemporanei a confrontarsi con le alchimie delle moderne tecniche di registrazione conquistandosi la stima e l’ammirazione degli artisti di nuova generazione. I Rolling Stones lo vogliono in un brano del loro primo album e la coppia Jagger Richards compone per lui nel 1964 il brano That girl belongs to yesterday. Gene Pitney è stato soprattutto un grande interprete, capace di adattare la sua duttile vocalità alle esigenze di un epoca in continuo mutamento. La sua voce secca, metallica e leggermente nasale dopo l’esplosione del beat si sposta su sonorità più aspre liberandosi dall’obbligo di essere sempre “pulita”, soprattutto sui registri più acuti. Le novità non lo spaventano e quando arriva la grande ondata del beat non cerca di contrastarla, ma osserva i nuovi fermenti con l’entusiasmo di chi ha scoperto un nuovo territorio su cui sperimentare le proprie capacità e se ne va in Gran Bretagna dove mette la sua voce e la sua esperienza al servizio di quel crogiolo di musicisti che lui crede possano cambiare davvero la musica mondiale. In questo senso è stato un’artista unico e straordinariamente controcorrente, in un mondo caratterizzato spesso da ingiustificati deliri d’autosufficienza.
04 aprile, 2023
4 aprile 1992 – La confusione dei Mr. Big
Il 4 aprile 1992 al vertice della classifica britannica dei singoli più venduti arriva il brano To be with you, già dominatore delle classifiche statunitensi. Lo interpreta un gruppo il cui nome, Mr. Big, non è nuovo per il pubblico inglese. C'è chi pensa a uno straordinario ritorno. Negli anni Settanta, infatti, una band omonima aveva conquistato il titolo di "gruppo rivelazione dell'anno" con l'album Mr. Big e il singolo Romeo. La componevano i bassisti e chitarristi Jeff Dicken e Peter Growther, il batterista Vince Chaulky, l'altro batterista e tastierista John Burnip e il cantante, chitarrista e tastierista Edward Carter. Del gruppo, dopo l'exploit, si erano progressivamente perse le tracce. È facile immaginare la sorpresa con la quale l'ambiente musicale britannico accoglie l'arrivo in classifica, più di un decennio dopo, dei Mr. Big. Si ripescano vecchie foto del gruppo e, sull'onda del successo di To be with you, vedono la luce i primi due album del gruppo: Sweet silence del 1975 e il già citato Mr. Big del 1977. Non manca chi obietta che dal punto di vista musicale non c'è alcun punto di contatto tra la band degli anni Settanta e il disco che domina le classifiche. Gli antichi fans dei Mr. Big sono in prima fila tra quelli che sostengono di trovarsi di fronte a una sorta di truffa. «Dove sono finiti i veri Mr. Big? Questi chi sono?» La questione agita per un po' le acque del mondo musicale britannico ma, come quasi sempre accade, finisce poi per trovare una soluzione. Non c'è alcun plagio. I Mr. Big degli anni Novanta non hanno nulla a che fare con la band che ha conquistato il cuore degli appassionati britannici negli anni Settanta, anche se il loro primo album, pubblicato nel 1989, ha per titolo il nome del gruppo come l'ultimo album di successo dei loro predecessori. Non sono neppure britannici e non hanno mai sentito parlare di un gruppo omonimo. Nascono negli Stati Uniti e hanno scelto il nome per caso, ispirandosi a una striscia di cartoons. I componenti hanno quasi tutti alle spalle una lunga gavetta nelle band di heavy metal. Quello che può vantare il passato più illustre è il bassista Billy Sheehan, già con i Talas e con la band di David Lee Roth. Gli altri sono il cantante Eric Martin, il chitarrista Paul Gilbert e il batterista Pat Torpey. Il successo del singolo To be with you trascina in classifica anche l'album Lean into it. Passata la baraonda l'ombra dei vecchi Mr. Big sfumerà mentre i loro omonimi pubblicheranno altri dischi con discreto successo.
03 aprile, 2023
3 aprile 1975 – Emmylou Harris continua da sola
Il 3 aprile 1975 alla Boarding House di San Francisco Emmylou Harris torna a esibirsi in pubblico a quasi due anni dalla morte del suo compagno Gram Parsons. Per stare al suo fianco aveva abbandonato le scene del country dove, alla fine degli anni Sessanta, era considerata una delle più promettenti nuove voci femminili. L'incontro, avvenuto quando i discografici l'avevano convinta a lasciare Nashville per New York aveva sconvolto la sua vita, sacrificando una promettente carriera al carisma del suo compagno, il geniale ex componente della Flying Burrito Brothers Band e dei Byrds. La star nascente del country aveva finito così per prestargli la sua voce, sia nelle sale di registrazione che dal vivo. La morte di Gram l'annichilisce. Per qualche tempo gli amici temono che la sua mente abbia preso il volo per sempre. In preda a una profonda depressione ritrova a poco a poco se stessa. Paradossalmente l'evento che ha sconvolto e segnato la sua vita finisce per liberare la sua creatività artistica. A Washington, dove si è rifugiata per sfuggire ai ricordi dolorosi, riprende a suonare con un gruppo di amici. Il passo successivo è la formazione di un gruppo fisso, la Angel Band, di cui fanno parte anche il virtuoso di pedal steel Hank De Vito e due componenti della band di Elvis Presley: il chitarrista James Burton e il tastierista Glen H. Hardin. È con loro che, dopo vari ripensamenti, accetta di tornare davanti al pubblico. Il concerto del 3 aprile alla Boarding House di San Francisco non resterà un episodio isolato. Pochi giorni dopo verrà scritturata dalla Reprise, un'etichetta del gruppo Warner Brothers e pubblicherà l'album Pieces of the sky destinato a scalare le classifiche dei dischi più venduti. Non si fermerà più. Accanto all'attività in proprio svilupperà un numero infinito di collaborazioni con artisti come Bob Dylan, Linda Ronstadt e John B. Sebastian. Nel 1980 parteciperà all'opera country "The legend of Jesse James" di Paul Kennerly, insieme a una schiera di personaggi come Levon Helm, Charlie Daniels della Charlie Daniels Band e Johnny Cash. Nel 1987 con Dolly Parton e Linda Ronstadt darà vita a un provvisorio quanto straordinario gruppo vocale femminile il cui album Trio otterrà un grandissimo successo commerciale e di critica vincendo anche un Grammy. Nonostante il successo ottenuto dalle collaborazioni non rinuncerà mai alla voglia di continuare a volare da sola.
02 aprile, 2023
2 aprile 1958 – Con Miles Davis una formazione da leggenda
Il 2 aprile del 1958 Miles Davis dà vita a una formazione destinata a restare nella storia del jazz. Oltre a lui ne fanno parte Julian "Cannonball" Adderley, John Coltrane, Red Garland e Philly Joe Jones. Si tratta di un gruppo che, contrariamente alle abitudini di Miles Davis e dei jazzisti in genere, resterà stabile per qualche anno, con la sola sostituzione del pianista (Bill Evans prima e Wynton Kelly poi al posto di Garland) e del batterista (Jimmy Cobb invece di Jones). L'ensemble lascerà tracce importanti in dischi di grande qualità che restano nella storia di Miles Davis come la testimonianza di un periodo particolarmente felice. Negli stessi anni il trombettista non si limita a curare la sua band, ma accetta esperimenti di vario genere come le incisioni del giugno 1958 sotto la guida dell'arrangiatore Michel Legrand e quelle con Evans dalle quali nasce Porgy and Bess. Fino al 1963 Davis conserverà intatta la sezione ritmica rinnovando continuamente il sassofonista, scelto comunque tra i più interessanti del momento, da John Coltrane ad Hank Mobley, da Cannonball a Sonny Stitt. Nel 1963 la formazione viene cambiata radicalmente con il sax tenore di George Coleman, un uomo nuovo sostituito poco dopo da Wayne Shorter, il piano di Herbie Hancock, il basso di Ron Carter e la batteria di Tony Williams, un giovanissimo che si rivelerà straordinariamente dotato. La musica è la stessa di prima, ma è già iniziata un’altra storia.
01 aprile, 2023
1° aprile 1947 - Freddie Webster, il trombettista che influenzò Miles Davis
Il 1° aprile 1947 muore a Chicago, nell'Illinois, il trombettista Freddie Webster. Nato a Cleveland, in Ohio, nel 1916 frequenta la Central High School della sua città natale e ancora adolescente forma un gruppo nella cui formazione figura anche il pianista Tadd Dameron. Suona poi con il sassofonista Marion Sears e nel 1938 lavora con le band di Earl Hines ed Erskine Tate. Trasferitosi a New York nel 1940 suona con Benny Carter e con Ed Durham. Prima di tornare con Earl Hines, all'inizio del 1941 si unisce per qualche tempo a Louis Jordan. Dall'autunno del 1941 alla primavera del 1942 è con Lucky Millinder, poi con Jimmie Lunceford fino all'estate del 1943. In seguito torna con Benny Carter e nella primavera del 1944 suona con Sabby Lewis a New York poi di nuovo con Millinder. Seguirono brevi permanenze nelle orchestre di Cab Calloway e George Johnson prima di far parte, nella seconda metà del 1945, nel sestetto di John Kirby. Nel 1946 suona nella big band di Dizzy Gillespie e all'inizio del 1947 nella troupe del Jazz at the Philharmonic. All'apice del successo muore per un collasso cardiaco nella stanza di un motel pochi giorni prima di iniziare a suonare a Chicago con Sonny Stitt. Professionista ammiratissimo dai colleghi ha avuto una grande influenza su Miles Davis e più in generale nell'evoluzione del jazz moderno.
31 marzo, 2023
31 marzo 1923 - Armstrong registra con King Oliver
Il 31 marzo 1923 a Richmond, nello stato dell'Indiana, Louis Armstrong mette piede per la prima volta in uno studio di registrazione in qualità di seconda cornetta ufficiale della Creole Jazz Band di King Oliver. Il locale di registrazione è vicino a una strada ferrata e i musicisti devono interrompersi spesso per lasciar passare i treni rumorosi. Per Louis è un grande giorno perché il re Oliver gli permette ventiquattro battute di assolo in un brano, Chimes Blues, che resta nella storia del jazz come la prima registrazione di Armstrong in qualità di solista. La sua fama è ormai consolidata per la potenza di attacco della sua cornetta e per la grande fantasia poetica che il suo straordinario fraseggio evidenzia. È soprattutto durante le prove, quando Oliver consente a quello che viene considerato il suo rivale una maggior libertà, il magistrale linguaggio di Armstrong emerge con una forza incredibile, incantando un gruppo di giovani musicisti bianchi di Chicago, fra i quali spiccano Bud Freeman, Muggsy Spanier, Pee Wee Russell e Bix Beiderbecke.
30 marzo, 2023
30 marzo 1935 - John Charles Eaton, un pianista d’impostazione moderna
Il 30 marzo 1935 nasce a Philadelphia, in Pennsylvania, il pianista e arrangiatore John Charles Eaton. Inizia giovanissimo a studiare il pianoforte iniziando a nove anni a esibirsi in piccoli locali cittadini. Successivamente si esibisce come accompagnatore di cantanti. Tra il 1949 e il 1953 suonato con Clem Wiedenmeyer e dal 1954 al 1955 fa parte della formazione di Stan Robin anche se, a partire dal 1953, dà vita a un gruppo a proprio nome formato da studenti di Princeton. In seguito si trasferisce a Roma dove suona con il clarinettista Bill Smith e il trombettista e trombonista John Gilmore formando anche un gruppo che ottiene un buon successo. Di impostazione moderna lui stesso indica in Powell, Tristano e Hines gli strumentisti preferiti. Eaton ha un interesse pronunciato per ogni forma musicale, non esclusa quella cameristica europea, che lo porta a svolgere il suo lavoro in molte direzioni finendo per occuparsi di jazz in maniera episodica, anche se notevolmente interessante. Muore il 2 dicembre 2015 per emorragia cerebrale.
29 marzo, 2023
29 marzo 1964 - Si accende Radio Caroline
Il 29 marzo 1964, domenica di Pasqua, viene ufficialmente inaugurata Radio Caroline, la più popolare radio pirata della storia del pop anche se non è stata la prima. La prima trasmissione è condotta da Simon Dee, uno dei numerosi disc jockey pirati destinati a diventare stelle dell'etere. L'apertura di Caroline preceduta da un notevole battage pubblicitario suscita molto clamore e qualche segno di fastidio da parte del governo e dell'amministrazione postale britanniche, mentre la novità di una programmazione pop ventiquattro ore su ventiquattro assicura alla radio un pubblico di diversi milioni di ascoltatori in poche settimane. L'idea non è nuova. Sin dal 1960, infatti radio pirata imbarcate su navi trasmettono presso le coste olandesi, danesi e svedesi. La particolarità di Radio Caroline è il suo peso economico oltre che mediatico. Ne è artefice un ventitreenne irlandese di nome Ronan O'Rahilly. Come agente del cantante Georgie Fame, O'Rahilly aveva verificato quanto fosse difficile l'accesso a trasmissioni radiofoniche di un artista privo del sostegno di una grossa casa discografica. La BBC era orientata in senso conservatore nelle proprie scelte, mentre la programmazione pop di Radio Luxembourg era largamente dominata dalle quattro principali etichette britanniche che si spartivano le trasmissioni. O'Rahilly comprende che una stazione pirata può spezzare il monopolio della BBC e di Radio Luxembourg sulla programmazione musicale pop. Con 250.000 sterline, raccolte in vario modo, acquista e risistema una vecchia nave passeggeri danese, il "Frederika", e vi installa due trasmettitori da 10 kilowatt con un'antenna da cinquanta metri. Ancorata circa quattro miglia al largo di Harwich, la stazione viene presto raggiunta da una seconda nave pirata, Radio Atlanta, che getta l'ancora di fronte a Frinton-on-Sea nell'Essex. In luglio le due stazioni si fondono e la nave "Frederika" fa rotta verso l’isola di Man diventando Radio Caroline North, mentre Radio Atlanta muta il nome in Radio Caroline South. Immediatamente iniziano i tentativi di ridurre al silenzio le due stazioni. Il governo conservatore britannico minaccia di prendere provvedimenti legislativi per mettere fuorilegge le due stazioni, ma poi evita di passare dalle parole ai fatti per timore degli effetti negativi di una simile iniziativa sulla imminente consultazione elettorale. La popolarità delle due Caroline incoraggerà la nascita di altre nuove stazioni.
28 marzo, 2023
28 marzo 1982 – La pistola di David Crosby
Il 28 marzo 1982 a Los Angeles è in programma una grande manifestazione contro l'utilizzo dell'energia nucleare sia in campo militare che civile. L'appello, lanciato da varie associazioni, ha coinvolto un gran numero di artisti. Tra questi c'è David Crosby, già componente dei Byrds divenuto un personaggio leggendario nella storia del rock con la formazione dei Crosby, Stills, Nash & Young. Da tempo la sua stella musicale si è appannata costringendolo a vivere perennemente rinchiuso nella gabbia dorata del ricordo. Nonostante gli interessanti sforzi solistici si sente prigioniero di un mito. I critici e anche il pubblico sono più interessati alle periodiche "reunion" del gruppo storico che al valido e originale lavoro da solista. Con il passare degli anni l'iniziale passioncella per le magiche sostanze e per l'alcol ha finito per diventare, in alcuni periodi, quasi una soffocante ragione di vita. Il poderoso movimento antinucleare, che affonda le sue saldissime radici nella cultura pacifista degli anni Sessanta e Settanta sembra aver risvegliato la sua voglia di vivere. In esso ha ritrovato il clima dei giorni elettrizzanti delle battaglie per i diritti civili e progressivamente si è liberato dell'abulia in cui era caduto. Il suo rinnovato attivismo ha riportato su di lui l'attenzione del pubblico, ma anche quella, più insistente, della polizia e delle forze di sicurezza, in particolare dell'onnipotente e onnipresente FBI. Attorno alla città di Los Angeles, verso la quale sta convergendo un gran numero di manifestanti, la polizia ha rafforzato i controlli e i posti di blocco. In uno di questi incappa anche David Crosby. Gli agenti lo riconoscono, lo fanno scendere, lo sottopongono a un rapido test antidroga e gli perquisiscono l'automobile. Al termine degli accertamenti il musicista viene arrestato per probabile guida sotto l'effetto di stupefacenti, possesso di una modesta quantità di sostanze varie e, soprattutto, per detenzione di armi. Tra le sue cose è stata, infatti, rinvenuta una pistola. David rifiuta di rispondere a quasi tutte le domande che gli vengono poste. Il suo sguardo indifferente e ironico indispettisce gli agenti che cercano in tutti i modi di farlo parlare. Si degna di rispondere soltanto quando, soppesando tra le mani il suo revolver, un uomo in divisa sbotta: «Che cosa ci fa una pistola nel cruscotto di un pacifista?». David sbotta: «John Lennon, amico, ricordati come è finito John Lennon. Io non voglio finire così».
27 marzo, 2023
27 marzo 1981 – Il primo singolo dei Tenpole Tudor
Il 27 marzo 1981 in Gran Bretagna viene pubblicato Swords of a thousand men, che segna il debutto discografico in singolo dei Tenpole Tudor poco tempo dopo l'uscita del loro primo album Eddie, Old Bob, Dick & Gary. Il leader della band è una vecchia conoscenza, uno dei sopravvissuti del punk britannico. Si chiama Eddie Tudorpole ed è un eclettico personaggio con all'attivo una lunga collaborazione con i Sex Pistols evidenziata dalla sua partecipazione al film sulla band "The great rock 'n' roll swindle". Non è un tipo marginale visto che di quel film ha composto, insieme a Steve Jones e Paul Cook, il tema principale. In realtà è stato una sorta di membro aggiunto dei Sex Pistols. È sua, infatti, la voce che canta Who killed Bambi sul retro del singolo Silly thing. Grazie all'amicizia che lo lega agli alfieri del punk ha anche pubblicato due brani a suo nome senza grandi risultati. Quando cambiano i tempi la sua storia personale diventa un'attrazione. Diffusa ad arte dal marketing della casa discografica Stiff è considerata suficiente a creare attenzione e attesa intorno al debutto discografico della sua nuova band. La formazione dei Tenpole Tudor, comunque, è tutt'altro che improvvisata visto che oltre a Eddie ci sono anche il batterista Gary Long, il chitarrista "Old" Bob Kingston e il bassista Dick Crippen, tutta gente che se la cava egregiamente con i propri strumenti. Mentre l'album fatica a farsi largo nelle classifiche di vendita proprio il singolo The swords of a thousand men fa decollare i Tenpole Tudor che si ripetono qualche mese dopo con Wunderbar. Sulla vita della band pesa però la perenne insoddisfazione e l'irrequietezza di Eddie che dopo il modesto singolo Throwing my baby out with the bathwater aggiunge alla formazione il chitarrista e percussionista Munch Universe. Non sono tempi facili per il gruppo. Da un lato la critica li sollecita a "dare di più" e dall'altro le continue baruffe tra il leader e gli altri componenti rendono decisamente difficile la coesistenza interna. Nonostante la buona accoglienza riservata dal pubblico al secondo album Let the four winds blow Eddie finirà per sciogliere la formazione, intenzionato a percorrere strade diverse più vicine al jazz e allo swing, mentre Crippen, Kingston e Long continueranno per un po' con il nome di Tudors. Verso la metà degli anni Ottanta Eddie si dedicherà alla televisione, ai musicals e al cinema, partecipando a film come "Absolute beginners", "Walker" e "Straight to hell". Colto da nostalgia nel 1989 finirà per riformare, senza grandi risultati, i Tenpole Tudor.
26 marzo, 2023
26 marzo 1952 – Paolo Damiani, un contrabbasso con i fiocchi
Il 26 marzo 1952 nasce a Roma il contrabbassista Paolo Damiani. Laureatosi in architettura presso l'Università di Roma, approfondisce lo studio del contrabbasso, dell'armonia e della composizione con Bruno Tommaso. Dal 1974 con Martin Joseph, Eugenio Colombo e Michele Iannacone fonda il quartetto Strutture di Supporto. Considerato uno dei più promettenti strumentisti della sua generazione si fa notare durante un corso di perfezionamento tenuto da Giorgio Gaslini a Venezia nel 1976 e viene chiamato a far parte stabilmente del sestetto diretto da quest'ultimo. La collaborazione si protrarrà sino al 1979. Non rinuncia però ad altre avventure in jazz come quella con il trio di Gianluigi Trovesi o con i gruppi di Danilo Terenzi e di Giancarlo Schiaffini. Proprio Schiaffini lo vuole con lui nell’esecuzione della favola musicale “I 7 Corvi”. Nel 1978 è tra i componenti dell’orchestra UER (Unione Europea di Radiodiffusione) esibitasi a Perugia sotto la direzione di Giorgio Gaslini. Anche la musica contemporanea rientra tra i suoi interessi. In questo campo collabora con musicisti come Albert Mangelsdorff, Manfred Schooff, Giancarlo Schiaffini e Billy Higgins. Tra le sue innumerevoli imprese c’è anche la partecipazione alla fondazione della Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Nel 1979 viene chiamato a insegnare contrabbasso jazz al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Tra i personaggi più attivi del panorama musicale italiano non sempre ha ottenuto i riconoscimenti che la sua classe e la sua preparazione meritavano.
Iscriviti a:
Post (Atom)