Il 24 maggio 1986 si riformano i Monkees o ciò che resta di loro. Forse è meglio andare per ordine. In occasione del ventesimo anniversario della nascita dei Monkees, una delle band statunitensi più amate dagli adolescenti della fine degli anni Sessanta, la rete televisiva MTV manda in onda, per un giorno intero, i loro vecchi telefilm. Il risultato è incredibile e sorprendente. Senza che nessuno possa prevederlo riesplode la "Monkeemania". Sette vecchi album del gruppo, praticamente tutta la loro produzione di vent'anni prima, entrano prepotentemente in classifica, quasi che il tempo si fosse fermato. Di fronte a quest'ondata di nostalgia nasce la proposta di una riunione della band. L'idea trova l'entusiastica adesione di tre dei quattro componenti dei vecchi Monkees, Davy Jones, Mickey Dolenz e Peter Tork, mentre il quarto, Mike Nesmith, fa sapere di non avere nessuna voglia di «fare un salto nel passato». I tre non si arrendono. Per qualche tempo cercano un quarto elemento sottoponendo a selezione, come già era accaduto ai primi Monkees, vari candidati, tra i quali Jason, figlio dello stesso Nesmith e Dodd, figlio di Bobby Darin. Nessuno però si rivela all'altezza del ruolo, per cui alla fine decidono di continuare in tre. Il 24 maggio 1986, quindi, al Concord Hotel di Kiamesha Lake, nello stato di New York, si esibiscono nel primo di una lunga serie di concerti destinati ad accompagnare la breve, ma intensa, esplosione della "Monkeemania di ritorno". Il tour è concepito per trasformarsi in un inno alla nostalgia. I Monkees, infatti, sono supportati dalla reunion di altre band degli anni Sessanta come gli Herman’s Hermits, i Grass Roots e Gary Puckett & The Union Gap. L'ondata finirà per esaurirsi ma servirà alla promozione di due album vendutissimi: Missing links con vecchie registrazioni e Live con le esibizioni dal vivo. Verrà prodotto anche Pool it! con nuovi brani, ma avrà meno fortuna perché, si sa, la nostalgia non si nutre di novità
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio. Un po' come il comunismo.
24 maggio, 2023
23 maggio, 2023
23 maggio 1899 - Thomas Waltham, un pianista nel campo di prigionia
Il 23 maggio 1974 muore a Parigi il pianista, compositore e direttore d'orchestra Thomas Waltham. Dei suoi primi passi nel mondo della musica si sa poco salvo che è nato a Londra il 21 maggio 1899. La prima notizia coincide con la sua apparizione in terra francese nel 1916 in piena Prima Guerra Mondiale, alla testa di una grande orchestra militare. Tornato in Gran Bretagna fa le prime esperienze con il jazz nel 1919 con la Original Dixieland Jazz Band. Proprio in quel gruppo fa amicizia con il trombonista Emile Christian che lo convince a tornare a Parigi. Per sbarcare il lunario entrambi suonano quando e dove possono. Waltham nel 1923 lavora di registrazione per la Pathé e suona alle Folies-Bergères con gli Ad-Libs, il gruppo che accompagna la ballerina americana Nina Payne. A partire dal 1925 il gruppo si ingrandisce e suona in moltissimi locali alla moda indidendo vari dischi per la Pathé e la Gramophone. Con la fine del cinema muto e l'avvento del sonoro gli Ad-Libs partecipano a un gran numero di film e Waltham comincia a occuparsi più di composizione e di arrangiamenti che di direzione d'orchestra. Con l'occupazione nazista dal 1940 al 1944 Tom Waltham, che nel frattempo ha sposato una francese senza rinunciare alla nazionalità inglese, vive in un campo di prigionia. Dopo la liberazione riprende la sua attività con grande successo. Gli amanti del jazz ritengono che le sue migliori registrazioni siano quelle del periodo che va dal 1924 al 1928. Il grande successo di pubblico accompagna invece la sua attività negli anni Cinquanta.
22 maggio, 2023
22 maggio 1926 - Elek Bacsik, dal violino alla chitarra
Il 22 maggio 1926 nasce a Budapest il chitarrista Elek Bacsik. Il suo primo strumento è il violino che studia fin da giovane nel conservatorio della sua città natale. Nel 1945 lascia questo strumento per la chitarra, strumento per il quale si rivela immediatamente molto dotato. Nel 1949 lascia per la prima volta l'Ungheria, si trasferisce in Svizzera ed entra nel gruppo diretto dal trombettista Hazy Osterwald, del quale all'epoca fanno parte musicisti di grande importanza come il clarinettista Ernst Hoellerhagen e il bassista Sonny Lang. All'inizio degli anni Cinquanta, si trasferisce in Italia e per un breve periodo entra a far parte del gruppo di musica leggera diretto da Renato Carosone. Successivamente, dopo essere stato prima in Spagna e poi in Portogallo, nel 1959 arriva a Parigi dove inizia a suonare al Mars Club, uno dei locali più in voga della zona degli Champs-Elysées, in compagnia di Michel Gaudry al contrabbasso e Art Simmons al pianoforte. Rimane a Parigi per vari anni, suonando e incidendo con i batteristi Kenny Clarke e Daniel Humair e i contrabbassisti Pierre Michelot e Michel Gaudry. Negli anni successivi torna in Italia dove prende parte a varie manifestazioni jazzistiche. Musicista eclettico dotato di grande temperamento ha uno stile originale che non si fa influenzare né dallo stile dei grandi chitarristi americani né da quello di Django Reinhardt. Muore il 14 febbraio 1993 a Glen Ellyn nell’Illinois.
21 maggio, 2023
21 maggio 1948 – Leo Sayer, clown triste per necessità
Il 21 maggio 1948 a Shoreham nel Sussex nasce Leo Sayer, un personaggio destinato a lasciare un segno nella musica pop britannica e non solo. Il pubblico si accorge di lui per la prima volta nel 1973 quando arriva improvvisamente al successo sia come autore che come cantante. Come autore scrive, in coppia con Dave Courtney, Giving it all away e le altre canzoni di Daltrey, il primo album da solista del cantante degli Who Roger Daltrey mentre come cantante scala le classifiche con l'album Silverbird e il singolo The show must go on, registrati nello studio personale dello stesso Daltrey. Sono gli anni del “glam”, un periodo in cui ogni interprete deve caratterizzarsi attraverso un personaggio fantastico da proporre, spesso con rutilanti travestimenti, all’immaginazione del pubblico. A questa regola non riesce a sfuggire neppure Leo che essendo piccolo di statura, esile e con una voce acuta, sceglie di presentarsi al pubblico travestito da clown triste. Il suo successo, ben sostenuto dalle canzoni composte in coppia con David Courtney e dall'abile guida di un manager come Adam Faith, continua con gli album Just a boy e Another year e con i singoli One man band, Long tall glasses e Moonlighting che, tra il 1974 e il 1975, ne fanno uno degli artisti più acclamati. Dopo la rottura con Dave Courtney, sostituito dall'ex Supertramp Frank Farrell, Sayer concentra la sua attenzione sul mercato statunitense portando al successo il singolo You make me feel like dancing e l'album Endless flight, prodotto da Richard Perry. Nel 1977 When I need you, un altro singolo estratto da quest'album, arriva al primo posto in classifica sia negli Stati Uniti che in Inghilterra. All'apice della sua carriera, Leo conferma il successo statunitense con gli album Thunder in my heart e Leo Sayer, entrambi prodotti da Richard Perry, e con i singoli Thunder in my heart, I can't stop lovin' you e Raining in my heart. Nel 1979, oltre all'antologico The very best, pubblica l'album Here, prodotto da David Courtney, che sembra preludere al suo declino. Proprio in quel periodo, però, Leo trova un nuovo partner in Alan Tarney, il leader della Tarney-Spencer Band, un eccellente autore, arrangiatore e produttore, che contribuisce a rinnovare il suo stile e il suo repertorio. Una nuova fase nella sua carriera viene aperta agli inizi degli anni Ottanta dall'album Living in a fantasy realizzato con Alan Tarney al basso e alle tastiere e Trevor Spencer alla batteria e dai singoli More than I can say e World radio che segnano il suo ritorno al successo. I tempi d’oro, però, sono lontani. Nel 1983 Leo Sayer debutta con un suo show televisivo e abbandona progressivamente la scena musicale, preferendo coltivare altri interessi.
20 maggio, 2023
20 maggio 1960 – Silver Beetles, gli anonimi scarafaggi d'argento
Il 20 maggio 1960 i futuri Beatles John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e il loro amico Stu Sutcliffe sono in Scozia e possono finalmente tirare un sospiro di sollievo. Per qualche tempo hanno temuto di non trovare più nessuno disposto a pagarli per suonare. Solo un paio di settimane prima si aggiravano per le strade di Liverpool con il morale a pezzi e le tasche vuote, dopo essere stati scartati dalla commissione incaricata di selezionare i componenti della nuova band del cantante di rock and roll Billy Fury. Eppure, quando ormai non lo speravano più, la ruota della fortuna ha ripreso a girare. La fortuna ha il volto e il nome del cantante Johnny Gentle, uno dei protagonisti minori della musica leggera britannica di quel periodo che, rimasto senza strumentisti e non disponendo di una grande cifra per pagarli, ha ingaggiato i quattro ragazzi di Liverpool. John, Paul, George e Stu non hanno avuto nemmeno il coraggio di discutere il prezzo, nel timore che il management del cantante si tirasse indietro. Anzi, hanno accettato una condizione aggiuntiva: «È ovvio che voi quattro non potete bastare. Vi manca un batterista. Quindi nel prezzo pattuito è compreso anche un quinto elemento che suoni la batteria...» Nessun problema. Fanno un fischio a Tommy Moore, un loro amico che se la cavicchia con tamburi, piatti, rullante, bacchette e spazzole e il gruppo è completato. Il 20 maggio 1960 sono, quindi, in Scozia per il concerto che segna l'inizio del tour. Le canzoni di Johnny Gentle non piacciono ai ragazzotti di Liverpool che, pur avendo sempre utilizzato il nome di Quarrymen, decidono di dare all'improvvisato gruppo il nome di Silver Beetles, scarafaggi d'argento. Il cambiamento di nome non è casuale. I cinque si vergognano un po' di suonare ogni sera le canzoncine del repertorio del cantante e temono i lazzi dei loro amici di Liverpool. McCartney, Sutcliffe e Harrison temono in modo particolare il momento in cui Johnny Gentle presenterà agli spettatori i musicisti che l'accompagnano e il loro nome risuonerà nella sala. Decidono pertanto di darsi uno pseudonimo. Così la sera del 20 maggio in Scozia Gentle non pronuncerà il nome di Paul McCartney ma quello di Paul Ramone, mentre Stu Sutcliffe diventerà Stuart da Stäel e George resterà Harrison ma cambierà nome nel più anonimo Carl.
19 maggio, 2023
19 maggio 1953 – Grace Jones tra dance e cinema
Il 19 maggio 1953 nasce a Spanish Town, in Giamaica, Grace Jones. A dodici anni si trasferisce con i suoi genitori a Syracuse, negli Stati Uniti. Quando ancora frequenta il college inizia a lavorare come modella per la Wilhelmina Modeling Agency di New York. Si trasferisce poi a Parigi dove il suo fascino molto aggressivo colpisce il fotografo Jean Paul Gode, il primo a ritenere che le sue potenzialità artistiche non possano essere sprecate sulle passerelle di moda. Divenuto suo manager le procura le prime scritture cinematografiche in film non destinati a entrare nella storia del cinema, se si eccettua una comparsata nello splendido "La guerra di Gordon" del 1973. Dotata di una voce roca e sensuale debutta come cantante nel 1977 con Windstorm, cui seguono vari singoli tra cui una personale e decadente versione de La vie en rose. In breve tempo si afferma come uno dei personaggi più convincenti della Dance. Il suo stile e la sua personalità appassionano il pubblico e affascinano gli intellettuali. Il successo non le toglie la voglia di rinnovare la propria immagine e di sperimentarsi. Nel 1980 si chiude nei Compass Point Studios di Nassau per registrare con un gruppo di musicisti come Michael "Mao" Chung, Wally Badarou, Sly Dunbar e Robbie Shakespeare, l'album Warm leatherette, prodotto da Chris Blackwell e Alex Sadkin. Il disco convince anche la critica più esigente. Da quel momento Grace si allontana definitivamente dal logoro cliché della discomusic e s'inerpica in una sorta di mix tra vari generi, fondendo la Dance e il reggae con ritmi di derivazione jazzistica. Tra i brani più significativi di questo periodo ci sono Nightclubbing, composto per lei dalla coppia formata da Iggy Pop e David Bowie e I've seen that face before, un'originale versione di Libertango di Astor Piazzolla. Il cambiamento d'immagine è accompagnato dal ritorno sullo schermo in film di cassetta come "Conan il distruttore" e "007 Bersaglio mobile". A partire dal 1986 la sua stella inizia ad appannarsi e il declino è accelerato dal sostanziale disinteresse dell'ambiente. Problemi personali e notevoli difficoltà economiche caratterizzeranno la sua attività alla fine degli anni Ottanta più della produzione di un paio di album di scarso successo e film da dimenticare come "Vamp" o "Boomerang".
18 maggio, 2023
18 maggio 1960 - Anche le donne negli uffici pubblici
Le norme che in Italia escludono le donne dagli uffici pubblici sono abolite perché incostituzionali. Lo sancisce, con una propria sentenza, la Corte Costituzionale il 18 maggio 1960 che, di fatto, abroga le norme della legge del 1917 che prevedono l’esclusione delle donne dagli uffici pubblici. La decisione viene accolta, in generale, con soddisfazione, anche se non manca chi fa notare che si tratta di un ulteriore passo sulla strada «della dissoluzione dei nostri costumi e delle nostre tradizioni culturali».
17 maggio, 2023
17 maggio 1959 – Elena Ledda, tra jazz e Sardegna
Il 17 maggio 1959 nasce a Selargius, in provincia di Cagliari, la cantante Elena Ledda. Il suo debutto nel mondo dello spettacolo avviene nel 1968 quando, con l'incoscienza dei suoi nove anni sale sul palco in una festa di piazza a Quartucciu, in provincia di Cagliari. L'esperienza improvvisata segna il suo destino. A dodici anni si unisce al gruppo folk di Quartucciu con cui resta fino al 1975. Negli stessi anni studia oboe e canto al Conservatorio di Cagliari e, insieme al fratello, il chitarrista Marcello Ledda, gira per le piazze della sua isola proponendo brani della tradizione sarda. Tra il 1977 e il 1978 lavora anche in teatro con la Cooperativa Teatrale Sardegna. Il suo debutto discografico avviene nel 1979 con la pubblicazione dell'album Ammentos. Nello stesso periodo entra a far parte del gruppo Suonofficina con cui si esibisce in una lunga serie di concerti. Due anni dopo forma insieme a vari musicisti di scuola classica Quelli dell'Orco Nuovo, una formazione impegnata nel recupero della musica antica italiana ed europea. In contemporanea con la pubblicazione del suo secondo album Is arrosas collabora anche alla realizzazione dell'album White winds di Andreas Vollenweider, che l'ha notata nella sua esibizione al Festival di Maur, in Svizzera, e l'ha voluta al suo fianco. Quest'esperienza le apre le porte della grande musica internazionale, in particolare le dà la possibilità di confrontarsi con i protagonisti della scena jazz. Nel 1987, chiusa l'esperienza di Suonofficina, fonda con Mauro Palmas i Sonos, una band che tenta di fondere la musica tradizionale sarda con il jazz e l'anno dopo scrive, con lo stesso Palmas e Alberto Balìa, il musical "Far away wave", rappresentato durante i festeggiamenti del bicentenario della fondazione dell'Australia. Conosciuta e stimata dagli addetti ai lavori collabora con moltissimi jazzisti come, tra gli altri, Don Cherry, Nana Vasconcelos, Lester Bowie, Fodè Joulè ed Enrico Rava.
16 maggio, 2023
16 maggio 1905 - Henry Fonda, uno dei più popolari divi di Hollywood
Henry Fonda nasce a Grand Island nel Nebraska il 16 maggio 1905. Figlio di un tipografo di origine spagnola inizia a recitare nella Omaha Community Playhouse, una compagnia teatrale amatoriale diretta da Doroty Pennebaker, la madre di Marlon Brando. Successivamente va alla Cape Cod University Players e più tardi si trasferisce a Broadway dove dal 1926 al 1934 diventa uno degli attori più amati dal pubblico grazie anche al successo della commedia "The farmer takes a wife” (Il fattore prende moglie). Proprio con la riduzione cinematografica di questo lavoro diretta da Victor Fleming fa il suo esordio nel 1935 sul grande schermo. L'anno dopo la sua interpretazione di Dave Tolliver nel film Il sentiero del pino solitario di Henry Hataway conquista pubblico e critica. Da quel momento diventa uno dei più popolari divi di Hollywood. Amato dal pubblico è anche apprezzato dai grandi registi. Pur avendo partecipato a più di cento film, di cui molti hanno ottenuto un grande successo di critica e pubblico, ha vinto un premio Oscar alla carriera nel 1980 e uno come miglior attore nel 1981 per il ruolo di Norman Thayer in Sul lago dorato di Mark Rydell, in cui recita insieme alla figlia Jane. Muore a settantasette anni il 12 Agosto 1982 a Los Angeles in California.
15 maggio, 2023
15 maggio 1965 – Roger Miller, King of the road
Il 15 maggio 1965 arriva al vertice della classifica britannica dei dischi più venduti il brano King of the road. La patria dei Beatles, centro della rivoluzione musicale della nuova generazione di adolescenti d'assalto, incorona sorprendentemente uno dei grandi personaggi del country statunitense, il ventinovenne Roger Miller. Il brano è in sintonia con il suo interprete, un po' spaccone e un po' vagabondo, come si addice a un cow boy fuori tempo. Il suo debutto come cantante risale agli anni Cinquanta quando dalla natia Forth Worth si trasferisce nella mitica Nashville per cercare fortuna. Qui sbarca il lunario componendo canzoni e accettando vari ruoli nei gruppi country. Preferisce cantare e suonare la chitarra, ma non disdegna di cimentarsi anche con altri strumenti, purché qualcuno lo paghi. In questo periodo accetta persino di suonare la batteria con Faron Young. Il suo fisico da "americano bianco" fa il resto, tanto che nei primi anni Sessanta trova modo di lavorare anche come attore. Nonostante l'apparenza, dietro la scorza da ragazzone c'è stoffa. Per molto tempo si accontenta di pubblicare canzoncine senza pretese, ma la storia cambia dopo l'esplosione del beat e l'invasione del mercato statunitense da parte dei gruppi britannici. Le case discografiche, in difficoltà, accettano di correre qualche rischio in più. Ormai ventottenne il ragazzone riesce così a centrare un paio di successi nel 1964 con i singoli Dang me e Chug a lug. L'anno dopo fa meglio e vince sette Grammy: cinque per King of the road e due per l'album The return of Roger Miller. L'elemento più straordinario del suo exploit resta, però, la capacità di conquistare il mercato del "nemico" britannico. Un paio d'anni dopo è già tornato nella normalità, anche se la sua carriera continuerà per anni nel circuito country. Nel 1985 il suo musical "Big River", ispirato a "Huckleberry Finn" di Mark Twain, vincerà il Tony Award per il miglior musical dell'anno. Muore il 25 ottobre 1992.
14 maggio, 2023
14 maggio 1963 - Maria Concetta, in arte Jo' Chiarello
Il 14 maggio 1963 nasce a Palermo Maria Concetta Chiarello, destinata a diventare con il nome d'arte di Jo' Chiarello uno dei personaggi femminili più singolari degli anni Ottanta. Dopo essere stata proclamata Miss Teen Agers 1980, partecipa al Festival di Sanremo del 1981 con la canzone Che brutto affare, scritta per lei da Franco Califano, intenzionato a fare di lei un'icona trasgressiva della canzone italiana. Dopo altri singoli senza grandi risultati si sottrae alla tutela di Califano e cerca una nuova strada. Nel 1988 vince, nella sezione dedicata ai nuovi interpreti, la gara di Saint Vincent, che ha preso il posto di Un disco per l'estate, con la canzone Io e il cielo. L'anno dopo si piazza al secondo posto al Festival di Sanremo nella categoria "Nuovi" con Io e il cielo, che è anche il titolo del suo primo album. Negli anni Novanta riduce sostanzialmente l'attività fino a fermarsi.
13 maggio, 2023
13 maggio 1939 – Neil Sedaka, un uomo tranquillo e imperturbabile
Il 13 maggio 1939 nasce a Brooklyn il cantante e autore Neil Sedaka. Figlio di un tassista appassionato di pianoforte viene costretto fin da piccolo a passare gran parte delle giornate davanti alla tastiera. A quattordici anni frequenta l'Abraham Lincoln High School, dove stupisce i suoi compagni cantando le sue prime composizioni. Tra gli ascoltatori c'è anche un altro quattordicenne, si chiama Howard Greenfield ed è uno dei più brillanti nelle prove di composizione letteraria. I due si integrano alla perfezione: Neil scrive la musica e Howard le parole. Proprio all'Abraham nasce così, con un amicizia adolescenziale, una della coppie d'autori più prolifiche della storia della musica pop cui si deve la composizione di oltre cinquecento canzoni. Dopo il liceo Sedaka supera brillantemente la prova d'accesso alla prestigiosa Juilliard School che si svolge davanti a una giuria presieduta dal famoso compositore e direttore d'orchestra Arthur Rubinstein. Nel 1956, a diciassette anni, forma la sua prima band: i Tokens. Due anni dopo firma, insieme all'inseparabile Greenfield, un contratto editoriale con la Aldon Music e inizia a produrre brani di successo come I waited too long per LaVerne Baker, Since you've been gone per Clyde McPhatter e la famosissima Stupid cupid per Connie Francis. Il successo come autore non gli toglie la voglia di cantare. Nel 1958 centra il suo primo successo come cantante con The diary, una canzone inizialmente composta per Little Anthony & The Imperials. Visti i risultati ci prende gusto e pubblica una lunga serie di brani destinati a scalare le classifiche di tutto il mondo come la splendida Oh Carol, dedicata a Carole King. L'avvento del beat non lo sorprende e non cambia la sua carriera. Fedele alla sua immagine di uomo tranquillo e imperturbabile riduce la produzione discografica e le esibizioni come cantante scegliendo di dedicarsi quasi esclusivamente alla composizione con il fido Greenfield. Alla genialità compositiva del duo devono parte del loro successo alcuni protagonisti della scena musicale degli anni Sessanta e Settanta come i Monkees, Andy Williams, Fifth Dimension, Tom Jones e altri. Vivrà un nuovo breve momento di popolarità come interprete nel 1975 quando Elton John lo convincerà a tornare in sala di registrazione per la sua etichetta Rocket Record.
12 maggio, 2023
12 maggio 1942 – Italo Janne, il socio della Strambelli
Il 12 aprile 1942 nasce a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, il cantautore Italo Janne. Studia svogliatamente la chitarra e quando nei primi anni Sessanta la famiglia si trasferisce a Venezia inizia a frequentare i primi locali alternativi. Qui costituisce un duo con una certa Nicoletta Strambelli, destinata a diventare famosa con il nome di Patty Pravo. Stanco del ruolo di "socio della Strambelli", si imbarca su una nave che gironzola tra il Mar Rosso e l'Oceano Pacifico e intrattiene i passeggeri con le canzoni. Probabilmente il suo destino sarebbe lo stesso di tanti suonatori vagabondi dell'epoca, se il caso non gli avesse fatto incontrare Gianni Meccia e Bruno Zambrini che lo convincono a fermarsi a Milano. Dotato di una voce estesa e robusta, nel 1970 ottiene uno straordinario exploit commerciale con Centomila violoncelli, una sua canzone che fa da sigla a una serie televisiva de "Le avventure del tenente Sheridan". Da quel momento continua a lavorare in proprio e per altri, anche se non riesce più a ripetersi al livello del suo primo successo. No Lucky no e Lavora ragazzo sono gli unici brani degni di nota di questo periodo. Nel 1971 centra un nuovo successo commerciale con Supersonic band, un brano leggero leggero che fa da sigla a un programma radiofonico. I tempi sono, ormai cambiati, come del resto i gusti del pubblico e il buon Italo tenta di riciclarsi con un'operazione di restyling cambiando immagine e nome. Nasce così il personaggio di Jerry Mantron, destinato a finire ben presto tra le tante stranezze prodotte dall'ambiente musicale italiano. Lui per un po' se la prende con il destino, ma poi alza le spalle e se ne va. Torna a suonare nei piano bar e continua a scrivere nuovi brani sperando di trovare qualcuno disposto a interpretarli, come accade nel 1987 quando il vecchio amico Fausto Leali porta la sua Io amo al Festival di Sanremo.
11 maggio, 2023
11 maggio 1985 - Morire a diciannove anni in Vietnam
L'11 maggio 1985 arriva al vertice della classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti 19 (Nineteen), un brano di Paul Hardcastle che ha avuto più di qualche problema per poter essere pubblicato negli Stati Uniti. Si tratta, infatti, di una composizione antimilitarista, scritta a quattro mani dallo stesso interprete insieme a Mike Oldfield, il cui titolo è un esplicito richiamo all'età media (diciannove anni) dei ragazzi mandati dagli Stati Uniti a morire nella "sporca guerra" del Vietnam. A trentadue anni il produttore, solista e "mago" del synth Paul Hardcastle firma in proprio il suo primo successo commerciale. Considerato uno dei più abili creatori di atmosfere sonore di un periodo in cui la New Age è soltanto uno stile musicale, non ama presentare direttamente le sue composizioni, mentre i suoi arrangiamenti e la sua capacità di remixare fanno la fortuna di un numero incredibile di artisti. Dopo anni di oscuro lavoro in studio nel 1981 si unisce ai Direct Drive, gruppo che lascia nel 1983 insieme a Derek Green per formare i First Lights. In quel periodo si fa convincere anche a pubblicare due canzonette pop Explain the reason e Wish you where here che ottengono scarsi risultati. L'anno dopo decide di mettersi in proprio. Fonda una propria casa discografica, la Total Control, con la quale pubblica il singolo You're the one for me che precede il grande successo di 19 (Nineteen). Visti i risultati ci prende gusto e continua sulla stessa strada con una serie di brani tra i quali spicca, nel 1986, il nuovo successo discografico di Don't waste my time affidato alla voce di Carol Kenion. Nuove polemiche suscita il brano Just for money nel quale utilizza, tra le varie voci, anche quella di Ronald Biggs, uno degli autori della rapina del treno postale Glasgow Londra. Parallelamente all'attività in proprio si diverte anche a produrre dischi di genere più scanzonato come Papa's got a brand new pigbag con lo pseudonimo di Silent Underdog.
10 maggio, 2023
10 maggio 1963 - Irving Aaronson, innamorato del cinema
Il 10 maggio 1963 muore a Hollywood in California il compositore e direttore d'orchestra Irving Aaronson. Nato a New York il 7 dicembre 1895 inizia la sua attività nel 1911 suonando nei cinema l'accompagnamento musicale per i film muti. Successivamente entra a far par parte per qualche tempo del Versatile Sextette prima di formare una grande orchestra da ballo, la Irving Aaronson and his Commanders, molto popolare negli anni Venti. I Commanders suonano per commedie musicali, night clubs e vari locali, sia negli Stati Uniti che in Europa. L'orchestra, che aveva uno dei punti di forza nella presenza scenica ottiene numerose scritture nella zona di Hollywood e nel 1928 suona per il musical "Paris" a Broadway; fece poi anche delle incisioni e delle trasmissioni radiofoniche. La Irving Aaronson and his Commanders raggiunge l'apice del successo nel 1933-34. Successivamente Aaronson preferisce lavorare come compositore e arrangiatore per la MGM a Hollywood. Tra i suoi successi in questo campo si sono nel 1951 The Loveliest Night of the Year per il film “Il grande Caruso” di Richard Thorpe e The Song Angels Sing per il film “Da quando sei mia" di Alexander Hall nel 1952..
09 maggio, 2023
9 maggio 1974 – Ho visto il futuro del rock and roll e il suo nome è Bruce Springsteen
Il 9 maggio 1974 il Charley's di Harvard Square a Cambridge, nel Massachusetts ospita un concerto di Bonnie Raitt. La rockstar ha chiamato a farle da spalla un giovane artista con il compito di "scaldare il pubblico". Si chiama Bruce Springsteen e, tra i giovani della zona, è già una mezza celebrità. Confuso tra il pubblico c'è Jon Landau uno dei critici rock più influenti degli Stati Uniti, titolare di seguitissime rubriche sul prestigiose riviste musicali come Rolling Stone e Real Paper. Quella sera non è in servizio. Ha deciso di andare al concerto di Bonnie Raitt per rilassarsi un po' e per festeggiare il suo ventisettesimo compleanno. Quando sale sul palco Bruce Springsteen resta fulminato dalla sua carica e dal suo carisma. Dopo due ore ininterrotte di musica torna a casa in preda all'eccitazione. Si rigira a lungo nel letto aspettando di prendere sonno, ma non gli riesce. Per questo nelle prime ore del mattino, si siede dietro alla macchina da scrivere e butta giù di getto un articolo per Real Paper: «Sono le quattro del mattino e piove. Ho appena compiuto ventisette anni e mi sento vecchio ascoltando i miei dischi e ricordando come erano diverse le cose soltanto dieci anni fa. Ma stanotte c'è qualcuno di cui posso scrivere nel modo in cui scrivevo dieci anni fa, senza riserve di nessun tipo. Ieri all’Harvard Square ho visto il passato del rock and roll balenarmi davanti agli occhi. E ho visto anche qualcos’altro: ho visto il futuro del rock and roll e il suo nome è Bruce Springsteen. E in una notte in cui ho avuto bisogno di sentirmi giovane, mi ha fatto sentire come se stessi ascoltando musica per la prima volta». Quelle poche righe segnano il futuro di Bruce Springsteen e sono destinate a entrare nella storia del rock. In poche settimane l'etichetta "il futuro del rock and roll" fa il giro del mondo. Il cantante si ritrova sottoposto a enormi pressioni da parte della casa discografica CBS intenzionata a realizzare al più presto un album all'altezza delle sue performance dal vivo. Alcuni mesi dopo verrà pubblicato Born to run, una sorta di ponte stilistico tra passato e futuro che diventerà un classico fin dal primo giorno di distribuzione. Toccherà a un altro critico statunitense, Greg Marcus, scriverne l'apologia: «Chiunque ami il rock and roll è costretto a confrontarsi con questo lavoro, con il suo catalogo di stili, con la sua musica ruvida e forte, con le liriche che fondono insieme le speranze più luminose e alcuni aspetti più oscuri del sogno del rock and roll».
08 maggio, 2023
8 maggio 1964 – La prima volta di Mayall
L'8 maggio 1964 arriva nei negozi britannici il primo singolo di John Mayall & The Bluesbreakers. Contiene i brani Crawling up a hill e Mr. James. Il leader della band non è un giovanissimo. Con i suoi trent'anni suonati John Mayall segna un'inversione di tendenza nella moda "giovanilistica" del periodo. In più è un disco che propone un blues sanguigno, decisamente nero e con nessuna concessione alle esigenze di mercato. Bluesman per passione, il ragazzone bianco si guadagna da vivere lavorando come vetrinista e grafico. Avrebbe continuato così per sempre se pochi mesi prima non l'avesse ascoltato per caso Alexis Korner, uno dei più appassionati divulgatori del blues in Gran Bretagna. È lui che gli trova un contratto discografico e gli dà una mano per formare la band. Pochi giorni prima di incidere il disco nascono così i Bluesbreakers con il chitarrista Bernie Watson, il bassista John McVie, tra i futuri fondatori dei Fleetwood Mac, e il batterista Peter Ward, sostituito nello studio di registrazione dal più sicuro sessionman Martin Hart. Il singolo segna l'inizio della lunga carriera di Mayall e della sua band considerata una fucina di talenti. Da quel momento aver suonato con lui diventerà una sorta di attestato di qualità, una patente di buon musicista. Negli anni Sessanta la "scuola Mayall" sfornerà un numero incredibile di personaggi destinati a entrare nella storia del rock. Nelle oltre trenta formazioni della band passeranno, tra gli altri, chitarristi come Eric Clapton, Peter Green, Mick Taylor, Jerry McGee e Harvey Mandel, bassisti come John McVie, Jack Bruce, Rocky Brown e Steve Thompson e batteristi come Sam Stone, Keith Robertson, Ginger Baker, Peter Ward, Aynsley Dumbar, Mike Fleetwood, Keef Hartley e Jon Hiseman. Dall'esperienza nasceranno band fondamentali come i Cream, i Blind Faith, i Fleetwood Mac, i Family, i Juicy Lucy, i McGuinnes-Flint, l'Aynsley Dumbar Band, la Keef Harley Band, i Free, i Colosseum e molti altri.
07 maggio, 2023
7 maggio 1951 – Janis Ian star del folk a quindici anni
Il 7 maggio 1951 nasce a New York la folk singer Janis Ian. Ragazza prodigio, nel 1966, a soli quindici anni, diventa famosa negli ambienti folk americani con la canzone antirazzista Society's child, la storia di un amore impossibile tra una ragazza bianca e un ragazzo nero. Questo brano, se da una lato le consente di essere rapidamente inserita nell'élite del folk americano, dall'altro contribuisce a suscitare esagerate aspettative nei suoi confronti, quasi che Janis possa essere la nuova Joan Baez. Il risultato inevitabile di questa eccessiva forzatura è che i suoi primi album Janis Ian (1967), For all the season of the mind (1968) e The secret miles (1969) vengono sottovalutati perché considerati inferiori alle attese. La stessa Janis Ian, travolta dagli eventi e avvilita dalle critiche matura la decisione di lasciare la musica. È un peccato perchè la ragazza non è Joan Baez ma è tutt'altro che una delusione. La prova è che i suoi album, liberati dal clima d’attesa della loro pubblicazione, qualche anno dopo verranno recuperati dalla critica che ne riconoscerà l'originalità e la forte espressività. Appena maggiorenne si sposa e si trasferisce a Philadelphia con il marito Peter. Per la verità pubblica ancora più per obblighi contrattuali che per reale convinzione gli album Who really cares (1969) e Present company (1971). La sua decisione di farla finita con l'ambiente musicale durerà fino al 1974 quando la CBS riuscirà a convincerla a lavorare a un nuovo album. Nello stesso anno verrà pubblicato Stars (1974), che farà da preludio allo splendido Between the lines (1975), il cui brano At seventeen, pubblicato in singolo arriverà al primo posto delle classifiche statunitensi. Nello stesso anno Joan Baez le farà un pubblico omaggio includendo alcuni suoi brani nel suo album Diamonds at rust (1975).
06 maggio, 2023
6 maggio 1945 – Bob Seger, l'operaio della musica
Il 6 maggio 1945 nasce ad Ann Arbor, nel Michigan, Bob Seger, uno dei più grandi talenti del rock statunitense. La città nella quale vede la luce è una sorta di "dormitorio" per gli operai che lavorano nella vicina "città dei motori" di Detroit. Anche suo padre, dopo essere stato il leader di una big band, fa l'operaio nell'industria automobilistica. Quando si stanca e se ne va lasciando la madre con il peso di due figli da crescere, per il piccolo Bob la musica si trasforma in una valvola di sfogo per dimenticare la realtà. Dopo le esperienze con alcune garage-bands come i Town ed i Decibel, diventa il tastierista degli Omens di Doug Brown. Il debutto discografico avviene con la pacifista e ironica presa in giro della Ballad of the green berets, la canzone del "marine" Barry Sadler. La vera svolta nella sua carriera arriva però nel 1967 quando, con i Last Heard, pubblica 2+2, un brano che prende apertamente posizione contro la guerra del Vietnam, cui segue un album militante come Ramblin' gamblin' man. All'inizio degli anni Settanta qualche problema di droga e il continuo boicottaggio da parte del music business gli fanno annunciare l'abbandono dalle scene. La decisione dura lo spazio di un mattino. Convinto dagli amici torna sui suoi passi. Nel 1975 pubblica lo splendido Beautiful loser, seguito l'anno dopo da Live Bullet, un doppio album registrato dal vivo con la Silver Bullet Band. Da quel momento vive un momento magico, anche se i problemi non mancano. Sembra quasi che il destino, invidioso e classista, non possa permettere a un figlio della classe operaia di godersi fino in fondo il successo. Un esempio? Nel 1978, in concomitanza con la pubblicazione di Stranger in the town, il suo più grande successo commerciale, l'amico al quale è più legato, il confidente dei momenti difficili, il batterista Charlie Allen Martin, resta paralizzato in seguito a un incidente stradale e non potrà più affiancarlo sul palco. Lui, come al solito, piega le ginocchia, ma poi si rimette in piedi. A chi gli chiede se si senta più vicino al soul o al rock risponde di essersi sempre considerato una sorta di «operaio della musica, figlio di tante culture e della rabbia di chi è costretto a scambiare i propri sogni con un lavoro in fabbrica». Negli anni Ottanta la sua stella sembra appannarsi definitivamente e in molti ipotizzano il definitivo ritiro. Ci penserà Bruce Springsteen, che si considera un po' il suo erede, a togliere la polvere dai suoi dischi e a convincerlo a tornare in concerto.
05 maggio, 2023
5 maggio 1972 – Basta con i bombardamenti sul Vietnam! Hollywood sta con McGovern
I più ferventi maccartisti, all'epoca della "caccia al rosso", avevano più d'un sospetto che il cuore di Hollywood, e più in generale del mondo dello spettacolo statunitense battesse a sinistra. Non a caso si erano dati da fare per incarcerare e mettere fuori gioco decine e decine di artisti, sceneggiatori, soggettisti, musicisti e così via. La loro intenzione era sicuramente quella di rendere permanente la campagna, ma con il trascorrere degli anni anche lo zelo anticomunista dell'FBI e delle varie associazioni "patriottiche" si era progressivamente arrugginito. Alla fine degli anni Sessanta l'esplosione del movimento contro la guerra del Vietnam aveva fatto il resto. Nonostante tutto, però, la conferenza stampa convocata da un gruppo di artisti guidato dall’attore Warren Beatty sembra una pugnalata al cuore dell'America più legata alla tradizione e alla bandiera. Si svolge il 5 maggio 1972. Warren Beatty, a nome di un nutrito gruppo di personaggi del mondo dello spettacolo annuncia la sua decisione di tenere dodici spettacoli per raccogliere fondi a sostegno della campagna presidenziale di George McGovern, esponente dell'ala pacifista del Partito Democratico e sostenuto dai movimenti per i diritti civili. Tra gli attivi promotori di questa iniziativa ci sono Judy Collins, Mama Cass Elliot e Michelle Gillian dei Mama's & Papa's, Goldie Hawn e Jack Nicholson. La popolarità dei personaggi è da sola sufficiente ad attirare l'attenzione dei media sulla conferenza stampa del 5 maggio, ma i componenti del gruppo hanno in serbo una sorpresa più eclatante. Il primo a parlare è Warren Beatty che spiega la decisione di sostenere McGovern con l'intenzione di far cessare al più presto la guerra nel Vietnam. «Il nostro paese deve sospendere immediatamente i bombardamenti sul Vietnam del Nord. Adesso, subito! McGovern si è impegnato a prendere immediatamente questa decisione e noi lo sosteniamo. Utilizzeremo gli spazi che ci verranno concessi in tutto il periodo della campagna elettorale per mobilitare l'opinione pubblica contro la guerra che il nostro paese sta conducendo nel Vietnam». Alcuni giornalisti fanno notare come, forse, la loro determinazione rischi di essere più un problema che un aiuto per McGovern perché potrebbe allontanare il voto dell'elettorato più moderato. Per tutti risponde Judy Collins: «Volete sapere la verità? Non ci interessa poi tanto che McGovern arrivi primo. Quel che ci interessa è far finire i bombardamenti sul Vietnam».
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