14 novembre, 2023

14 novembre 1902 - Carlo Buti, l’ispiratore del “canto melodico all’italiana”

Il 14 novembre 1902 nasce a Firenze Carlo Buti, il cantante considerato uno degli artefici di quel genere che verrà più tardi definito come “canto melodico all’italiana”. Il suo stile innova profondamente le tecniche canore del tempo, contaminando l’impostazione lirico-tenorile dei cantanti da romanza con gli abbellimenti vocali e i gorgheggi degli stornellatori. Comincia a cantare fin da ragazzo nei locali della campagna fiorentina e nel 1931 si dedica a tempo pieno alla canzone napoletana cogliendo l’occasione offertagli dall’editore Francesco Feola, l’artefice delle edizioni “La canzonetta”, che lo presenta alla Piedigrotta di quell’anno. L’incontro con la melodia napoletana determina una svolta nella sua carriera: pubblica vari dischi di canzoni napoletane e comincia a farsi conoscere da un pubblico più vasto. Sul finire degli anni Trenta è protagonista del primo boom discografico della storia italiana con canzoni come Portami tante rose e Violino tzigano, grazie anche alla grande popolarità che gli deriva dal fatto di essere il primo cantante lanciato dalla radio. La sua voce diventa popolarissima e il suo successo attraversa anche i confini d’Italia. I suoi dischi ottengono, infatti, qualche anno dopo, un buon successo di vendite anche negli Stati Uniti. Eclettico e dinamico personaggio di spettacolo, interpreta anche film musicali di successo, come “Per uomini soli” del 1939 diretto da Guido Brignone. Tra i suoi successi, oltre alle già citate Portami tante rose e Violino tzigano, sono da ricordare Bombolo, Firenze, Stornelli toscani, Quel motivetto che mi piace tanto, Parlami d’amore Mariù, Reginella campagnola, Firenze sogna, Chitarra romana e Signorinella. Muore a Montelupo Fiorentino il 16 novembre 1963.


13 novembre, 2023

13 novembre 1921 – Eddie Calhoun, l'autodidatta


Il 13 novembre 1921 nasce a Clarksdale, in Mississippi, il contrabbassista Eddie Calhoun. Completamente autodidatta, dice di aver imparato la musica nelle strade di Chicago. Fa le sue prime esperienze professionali con Prince Cooper dopo aver prestato servizio militare nell'esercito. Tra il 1947 e il 1954 fa parte dei gruppi di Dick Davis, Ahmad Jamal, Horace Henderson, Johnny Griffin e ha suonato saltuariamente anche con Roy Eldridge, Billie Holiday, Miles Davis. Ma la sua collaborazione più duratura, dal 1955 in avanti, è stata quella con Erroll Garner; con il trio del famoso pianista scomparso ha partecipato a numerosi concerti negli Stati Uniti e In Europa e ha inciso molti dischi tra i quali i 33 giri Concert by the Sea e Campus Concert. Contrabbassista di grande esperienza, ha i suoi punti di riferimento in Red Callender e Wilbur Ware.



12 novembre, 2023

12 novembre 1970 – Gene Gifford

Il 12 novembre 1970 muore a Memphis, nel Tennessee il chitarrista Harold Eugene Gifford, conosciuto dagli appassionati di jazz come Gene Gifford. Nato ad Americus, in Georgia, il 31 maggio 1908 cresce musicalmente a Memphis, nel Tennessee. Dopo aver fatto le prime esperienze in complessi studenteschi, per qualche tempo suona come banjoista con l'orchestra di Bob Foster a El Dorado e successivamente con la formazione di Lloyd Williams e con i Watson's Bell Hops. Nel 1927 dà vita a un suo gruppo con cui si esibisce in vari locali e teatri del Texas. L’anno dopo è con Blue Steele e in questo periodo passa dal banjo alla chitarra. All’inizio degli anni Trenta è a Detroit dove il noto impresario Jean Goldkette lo scrittura come chitarrista nella Orange Blossom Band, primo nucleo della famosa Casaloma. È l'arrangiatore principale di quell’orchestra di cui determina lo stile e le caratteristiche. Alla fine degli anni Trenta se ne va per dedicarsi all’attività di orchestratore prima di diventare, nel 1943, il chitarrista-arrangiatore della formazione di Bob Strong. Nel 1948 torna per un paio d’anni con Glen Gray in una nuova formazione della celebre Casaloma. Negli anni Cinquanta lascia l’attività di strumnentista per lavorare come fonico e arrangiatore. Alla fine degli anni Sessanta si stabilisce a Memphis dove insegna musica. Brillante arrangiatore di orientamento jazzistico deve la sua fama a brani come Casaloma Stomp, White Jazz o Stompin' Around, considerati anticipatori dello swing.



11 novembre, 2023

11 novembre 1999 - Da metà febbraio tutti con il casco!

L’11 novembre 1999 il Parlamento italiano armonizza definitivamente le normative italiane con quelle europee prevedendo l’introduzione del casco obbligatorio per tutti gli utenti di motocicli e scooter a partire dalla metà del successivo mese di febbraio. I giornali annunciano che non sono previste eccezioni né dovrebbero essere possibili ripensamenti. Il ritardo di tre mesi tra approvazione ed esecutività della norma è dovuto soltanto a una norma del nostro ordinamento nella quale si prevede che tutte le variazioni legislative riguardanti la circolazione stradale diventino operative non prima di tre mesi dopo la loro approvazione, in modo da consentire gli adeguamenti tecnici della viabilità e le opportune campagne informative. Le nuove disposizioni, peraltro, interessano una fascia limitata di motociclisti, quelli, cioè, che avendo superato i diciotto anni d’età si trovino alla guida di ciclomotori fino a 50 cc. In tutti gli altri casi l’obbligo esisteva già. Cade quindi la distinzione finora in atto tra minorenni e maggiorenni relativa a un segmento limitato della produzione, quella fino a 50 cc. C’è ancora un’esenzione, per la verità, ma riguarda soltanto “i conducenti di ciclomotori e motocicli, anche a tre ruote, purché dotati di cellula di sicurezza a prova di crash, nonché di sistemi di ritenuta e dispositivi atti a garantire l’utilizzo del veicolo in condizioni di sicurezza”.


10 novembre, 2023

10 novembre 1964 - Siamo i Beefeaters! Ci manda Miles Davis

Il 10 novembre 1964 la Columbia scrittura i Beefeaters, un gruppo formato da tre cantanti e chitarristi: David Crosby, un tipo con alle spalle cinque anni di lavoro nei locali folk, Gene Clark già componente dei New Christy Minstrels e Jim McGuinn, la cui fila di collaborazioni è lunghissima e comprende i Limeliters e il Chad Mitchell Trio, oltre alle band di Bobby Darin e Judy Collins. I tre si sono incontrati nei primi mesi dell'anno al Trobadour di Los Angeles e proprio in quel locale, uno dei più frequentati templi del folk di quel periodo nasce l'idea di mettersi insieme. Il primo nome scelto per il gruppo è quello di Jet Set, poi cambiato in Beefeaters. Sono, dunque, insieme da poco più di sei mesi e tuttavia la Columbia accetta di metterli sotto contratto. Per quale ragione? In realtà i ragazzi hanno un santo in paradiso e non lo sanno. Si chiama Miles Davis. Il trombettista li ha ascoltati per caso ed è rimasto favorevolmente impressionato. Ha intuito che, dietro l'acustica un po' monotona dei loro brani forse troppo uguali c'è stoffa. Per questo li ha "raccomandati" alla Columbia che si è fidata e li ha scritturati. Qui incontreranno Jim Dickson, un discografico convinto che dall'incontro tra i nuovi suoni del beat britannico e le vecchie melodie del folk statunitense possa nascere qualcosa di nuovo. I tre ragazzi gli daranno ragione. Poco tempo dopo, con l'aggiunta di Chris Hillman e Michael Clarke, cambieranno nome e diventeranno i Byrds. Non sarà l'unico cambiamento di nome. Qualche tempo dopo Jim McGuinn si convertirà all'induismo cambiando nome in Roger.


09 novembre, 2023

9 novembre 1968 - Aphrodite's Child, tre greci al vertice delle classifiche

Il 9 novembre 1968 per la prima volta nella breve storia della discografia italiana un brano interpretato da un gruppo greco arriva al vertice della classifica dei singoli. È Rain and tears degli Aphrodite's Child, un trio formato dal tastierista Evanghelos Papathanassiou, dal batterista Lucas Sideras e dal cantante e bassista Demis Roussos. La band nasce in quel di Parigi, città nella quale avrà per molto tempo la sua sede operativa. Nati formalmente nel 1968 trovano rapidamente un contratto discografico e in pochi mesi,passano dall'anonimato alla notorietà mondiale. Dopo un primo disco passato quasi inosservato dal titolo I want to live, infatti, centrano con Rain and tears il grande successo internazionale. La canzone, ricca di echi mediterranei e giocata sulla particolare vocalità di Demis Roussos, deve gran parte della sua efficacia all'arrangiamento di Papathanassiou, che attinge a piene mani al "Canone" dell'organista tedesco Johann Pachelbel. L'avventura della band continuerà per un paio d'anni con grandi successi, ma finirà per interrompersi a causa delle divergenti opinioni musicali dei componenti. Dopo lo scioglimento Demis Roussos continuerà come cantante solista sulla strada del pop raffinato con ottimi risultati, mentre Papathanassiou inizierà a percorrere le vie della ricerca strumentale con il nome di Vangelis e diventerà uno dei principali autori di colonne sonore del Novecento. Meno fortuna avrà il bassista Lucas Sideras. Dopo un primo pubblicizzatissimo album le sue tracce si confonderanno con quelle di migliaia di altri buoni musicisti di quel periodo.





08 novembre, 2023

8 novembre 1987 – Jacques Anquetil, l’uomo-orologio

L’8 novembre 1987 il cancro uccide il francese Jacques Anquetil, una leggenda del ciclismo. Amante dello champagne e dei piaceri della vita, l'atleta che i tifosi francesi hanno ribattezzato “Maître Jacques” è stato il più grande cronoman della storia del ciclismo. Vincitore di due Giri d’Italia, nel 1960 e nel 1964, è stato un attento amministratore della sua forza, preferendo all’impegno assiduo, una scelta oculata delle gare che gli permettesse di potersi godere anche la vita senza doversi sottoporre alle restrizioni tipiche della vita degli atleti della sua epoca. Nato l’8 gennaio 1934 a Mont Saint-Aignan, in Francia, ha spesso assunto posizioni di aperta contestazione dell’establishment ciclistico, da lui considerato in più occasioni autoritario e indifferente alla fatica e ai problemi dei ciclisti. Conclusa la carriera ha lavorato nel campo del giornalismo e svolto l’incarico di Commissario Tecnico della nazionale ciclistica transalpina ai mondiali.


07 novembre, 2023

7 novembre 1987 – L'exploit di Tiffany, cantante bambina

Il 7 novembre 1987 torna al vertice della classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti I think we're alone now, un brano già portato al successo alla fine degli anni Sessanta da Tommy James & The Shondells, una delle band di punta della bubblegum music. L'interprete del fortunato remake è la sedicenne Tiffany, il cui nome completo all'anagrafe risulta Tiffany Renee Darwish. La critica musicale registra un po' distrattamente quella che sembra l'ennesima operazione di marketing musicale destinata a supportare una delle tante "cantanti bambine", metà bambole e metà Lolite, della storia del pop. In realtà il personaggio è più complesso delle solite protagoniste di fenomeni di questo tipo. Nata in una famiglia originaria dell'Oklahoma ma cresciuta a Norwalk in California, infatti, Tiffany inizia a studiare canto all'età di cinque anni. A nove si esibisce per la prima volta di fronte a un pubblico con il gruppo dei Country Hoedowners. L'attività di cantante sembra però destinata a restare un hobby nella sua vita. Gli studi e i giochi vengono prima di tutto il resto. Quasi per gioco quindi a dodici anni registra alcune canzoni su un nastro che viene ascoltato dal produttore George Tobin il quale, intuendo le capacità della ragazzina, decide di occuparsi di lei spronandola a migliorare le sue notevoli qualità vocali. Nel 1986 quando Tiffany viene scritturata dalla MCA Tobin chiede e ottiene di poter avere l'ultima parola nella scelta del repertorio. Inizia così un lungo braccio di ferro tra i discografici, intenzionati a lanciare rapidamente la "cantante bambina" e il suo produttore preoccupato di valorizzarne le qualità interpretative indipendentemente dall'età che più di una volta fa valere il diritto di veto. Ben quarantotto sono i brani registrati dalla ragazza prima di scegliere quelli destinati a comparire nel suo primo album. Dopo un anno di lavoro viene, quindi, pubblicato l'album Tiffany da cui verranno estratti tre singoli di successo: I think we're alone now, Could've been e I saw him standing there. Tiffany diventa così una delle rivelazioni della seconda metà degli anni Ottanta confermandosi anche l'anno successivo con l'album Hold and old friend's hand. Se la protezione di Tobin le ha evitato errori all'inizio della carriera, il raggiungimento della maggiore età non le porterà fortuna perché sarà costretta a un lunga disputa legale con il padre sull'uso e la disponibilità del denaro guadagnato negli anni precedenti.




06 novembre, 2023

6 novembre 1938 – P. J. Proby, il rocker col codino

Il 6 novembre 1938, a Houston, nel Texas nasce James Marcus Smith destinato a diventare un personaggio di spicco della scena musicale con il nome di P. J. Proby. Inizia a esibirsi in pubblico a soli undici anni e a diciassette ottiene, grazie a Jackie De Shannon, il suo primo contratto discografico. Nonostante la sua precocità Proby non riesce a sfondare negli Stati Uniti, ma sotto l'abile guida di Brian Epstein diventa uno dei cantanti più popolari in Inghilterra, debuttando nel 1964 nello show dei Beatles “Around The Beatles”. Famoso anche per il suo codino, inusuale in quel periodo, e per l'abbigliamento in stile “rivoluzione francese”, per un paio d'anni colleziona successi con brani come Hold me, Somewhere I apologize, Let the water run down, That means a lot, Maria, You need love e I can't make it alone. Nel 1968, ormai in declino, torna negli Stati Uniti. Si parla nuovamente di lui nel 1971, quando ritorna a Londra per interpretare Jago nel musical "Catch my soul", versione rock dell'Otello. Nel 1977 è uno dei protagonisti del musical "Elvis" con Shakin' Stevens.


05 novembre, 2023

5 novembre 2002 – Not in my name

Il 5 novembre 2002 a Roma viene presentato ufficialmente Not in my name, un album di canzoni contro la guerra edito dal quotidiano "Liberazione" e realizzato da quattordici gruppi e artisti italiani. Il progetto è nato sottoponendo ai gruppi e agli artisti una lista di canzoni "storiche" del rock, del pop e della tradizione che avessero al centro il tema del rifiuto della guerra e della pace e chiedendo agli stessi di "reinterpretarli" filtrandoli attraverso la loro sensibilità artistica. Il risultato è un disco di notevole interesse e di grande suggestione con brani di una lunga serie di autori che va da Dylan a Fossati, da Country Joe McDonald a De André, da Lennon a Tenco, da Pietrangeli a De Gregori, al "primo" Guccini. Tutti i brani però, appaiono "nuovi" perché ciascuno è "ripensato" e filtrato attraverso la personalità degli interpreti finendo per disegnare una caleidoscopica rassegna dei linguaggi principali della musica di oggi. Accanto a Gang, Paolo Pietrangeli, Ratoblanco, Groovers, Mirafiori Kids e gran parte dei gruppi emergenti della canzone d'impegno la lista degli interpreti vede anche il gradito ritorno in sala di registrazione di Tommaso Leddi e Umberto Fiori, cioè il chitarrista e il cantante dei leggendari Stormy Six, che hanno regalato all'album un brano originale. Molti sono stati gli apporti "illustri" alla realizzazione del progetto, come quella di Jaré, un gruppo dietro al quale si nasconde il nome di Mauro Sabbione, il protagonista della svolta elettropop dei Matia Bazar di Vacanze romane nonché tastiera aggiunta dei "vecchi" Litfiba in El Diablo e dei nuovi in Elettromacumba. Tra le collaborazioni importanti c'è poi da annoverare anche la presenza di Fabrizio Barale degli Yo Yo Mundi nel brano registrato dal Gruppo Spontaneo di Musica Moderna. Il missaggio finale del CD è stato curato da Daniele Denti, l'indimenticato chitarrista dei Settore Out passato poi alla live band di Gianna Nannini. In un periodo in cui da più parti si criticano gli artisti italiani perché, pur prendendo posizione contro la guerra, faticano a elaborare un progetto collettivo, "Liberazione" ha fatto un piccolo miracolo.



04 novembre, 2023

4 novembre 1928 – Larry Bunker tra piano, vibrafono e percussioni

Il 4 novembre 1928 a Long Beach, in California, nasce il vibrafonista, pianista e percussionista Larry Bunker, all’anagrafe Lawrence Benjamin Bunker, componente di quella singolare schiera di polistrumentisti che hanno fatto la fortuna degli studi di registrazione statunitensi. Fin dai primi anni di vita viene avviato agli studi musicali. Dopo una lunga pratica sugli strumenti a tastiera, in particolare la fisarmonica e il pianoforte, si innamora della batteria e di tutto ciò che si può percuotere. L'hobby della musica diventa professione nel 1948 quando il ventenne Larry viene scritturato da un settetto be-bop che si esibisce su uno dei battelli di linea che percorrono il corso del fiume Mississippi. Negli anni successivi sbarca il lunario in vari locali californiani come pianista. Nel 1951 decide di dedicarsi al vibrafono grazie alle insistenze del contrabbassista Howard Rumsey che lo vuole nella sua band. L'avventura continua poi con i sassofonisti Art Pepper e Georgie Auld. Alla fine del 1952 torna con Rumsey, ma ancora una volta l'esperienza è destinata a durare poche settimane. Nel gennaio del 1953 affianca il sassofonista Gerry Mulligan prima di accettare un posto fisso nell’orchestra di Bob Crosby. Instancabile vagabondo collezione una serie di presenze in alcuni tra i più importanti gruppi del periodo. La sua versatilità gli consente di passare indifferentemente dalla band del chitarrista Barney Kessel a quella del sassofonista Stan Getz. Nel 1955 sembra aver trovato la sua collocazione definitiva nel gruppo che accompagna la cantante Peggy Lee, ma non è così. Dopo cinque anni se ne va e, al termine di una lunghissima serie di collaborazioni, nel 1963 forma un trio con Clare Fischer al piano e Ralph Peña al contrabbasso. Il sodalizio si scioglie un anno dopo quando Larry se ne va prima in Europa con il pianista Bill Evans e poi in Australia per suonare nella band della cantante Judy Garland. Nel 1965 è sul palco del festival di Monterey accanto al trombettista Dizzy Gillespie, mentre nel 1966 è uno degli strumentisti che accompagnano in Giappone Stan Getz. Strumentista versatile non si accontenta della popolarità come vibrafonista negli ambienti jazz, ma continua anche a lavorare come percussionista, soprattutto in ambito accademico, partecipando anche a diversi concerti e sedute di incisione della Los Angeles Philarmonic diretta da Zubin Mehta. oltre a vari concerti con Pierre Boulez e con Michael Tilson Thomas. Muore l'8 marzo 2005.

03 novembre, 2023

3 novembre 1967 – Il primo singolo dei Fleetwood Mac

Il 3 novembre 1967 viene pubblicato un singolo dal titolo I believe my time ain't long. È firmato dai Peter Green's Fleetwood Mac, una band appena nata e praticamente sconosciuta ai più. Come molti altri gruppi del periodo nasce da una delle tante scissioni di quei Bluesbreakers di John Mayall divenuti con il tempo una palestra di strumentisti destinati a restare nella storia del rock. La compongono i chitarristi Peter Green e Jeremy Spencer, il batterista Mick Fleetwood e il bassista John McVie. Il disco segna l'inizio della storia di una delle band più longeve e turbolente del rock blues britannico. Ben presto il gruppo perde un pezzo del suo nome che diventa, più semplicemente, Fleetwood Mac. Nel 1968, dopo l'arrivo del chitarrista Danny Kirwan, i cinque ragazzi sono la prima band della storia a schierare tre chitarre soliste in formazione. Non è soltanto una curiosità, ma un cambiamento sostanziale. L'ingresso del diciannovenne Kirwan, infatti, determina un poderoso salto commerciale del gruppo. Alla fine dell'anno i Fleetwood Mac centrano con Albatross il loro primo grande successo di vendita che verrà ripubblicato più volte nel corso degli anni successivi. All'inizio degli anni Settanta la band sopravviverà anche all'abbandono di uno dei suoi "soci fondatori", Peter Green, che verrà sostituito da Christine Perfect, ex cantante dei Chicken Shack e futura moglie di John McVie. La forte personalità della ragazza caratterizzerà negli anni successivi la storia dei Fleetwood Mac. Dopo l'uscita di Green, infatti, il gruppo entrerà in una fase di generale riorganizzazione che culminerà nell'addio di un altro "socio fondatore", il chitarrista Jeremy Spencer, colto da una crisi mistica. La sua uscita, paradossalmente, sarà l'inizio di un nuovo salto di qualità nella band. Il vuoto riempito in un primo tempo da Bob Welch successivamente creerà le condizioni per l'ingresso in formazione di una giovane coppia non di primo pelo come Stevie Nicks e Lindsey Buckingham. Con loro i Fleetwood Mac perderanno parte delle caratteristiche più decisamente blues a favore di un'impostazione sempre più commerciale ed entreranno in una fase costellata da un lunga striscia di successi straordinari. I brani interpretati dalle voci di Christine Perfect McVie, Stevie Nicks e Lindsey Buckingham trasformeranno i Fleetwood Mac in una delle bands più vendute del mondo.





02 novembre, 2023

2 novembre 1975 – Pier Paolo Pasolini, l’eretico fustigatore del boom economico

Il 2 novembre 1975 su una spiaggia di Ostia viene ritrovato il corpo sfigurato di Pier Paolo Pasolini. Poche ore dopo il ritrovamento viene annunciato l’arresto del suo assassino. È il diciassettenne Giuseppe Pelosi, detto “Pino la rana” che confessa di averlo ucciso dopo un litigio e di averlo poi investito casualmente con l’automobile mentre fuggiva in preda al panico. Muore così uno dei protagonisti assoluti della cultura del Novecento italiano. Scrittore, poeta, critico, sceneggiatore e regista cinematografico, Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 marzo 1922, l’anno in cui Mussolini va al potere. Il padre Carlo Alberto Pasolini è ufficiale di fanteria, mentre la madre, Susanna Colussi, è una maestra elementare. Il piccolo Pier Paolo trascorre l’infanzia e la prima giovinezza girovagando al seguito del padre, ufficiale di carriera. Se ne va prima a Parma, quindi a Belluno, Conegliano, Cremona e Reggio Emilia, anche se il luogo che ama di più è Casarsa, la cittadina friulana dove è nata sua madre, che lui descriverà come un «… vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana». Il rapporto con il padre non è facile e il giovane sviluppa un attaccamento fortissimo nei confronti della madre. Terminato il liceo, nel 1939 s’iscrive alla Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna, e nel 1942 pubblica a proprie spese, Poesie a Casarsa, una raccolta di composizioni poetiche in dialetto friulano. In quell’anno il padre cade prigioniero degli inglesi in Africa. Chiamato alle armi il giovane figlio dell’ufficiale Pasolini non ci resta per molto. L’8 settembre 1943 butta la divisa e torna a Casarsa dalla madre. Gli ultimi anni della guerra e i primi dopo la liberazione sono tragici e segnati dalla morte del fratello minore partigiano. Alla fine degli anni Quaranta, dopo un periodo d’insegnamento nella scuola media di Valvasone, viene sospeso dall’incarico perché omosessuale e nei suoi confronti viene avviato anche un vero processo. Per tentare di ricominciare se ne va con la madre a Roma dove riesce a sbarcare il lunario insegnando in una scuola privata a Ciampino per ventisettemila lire al mese. Nella capitale vedono la luce “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta” due fra i romanzi più importanti di Pier Paolo Pasolini. Vede la luce anche “Le ceneri di Gramsci”, un’opera poetica che gli vale il Premio Viareggio del 1957. La letteratura però non è sufficiente a mantenerlo. Per arrotondare le scarse entrate inizia a lavorare anche come sceneggiatore cinematografico. Tra il 1957 e il 1961 sono undici le sceneggiature firmate da Pasolini che considera cinema e scrittura due forme espressive strettamente complementari e non alternative. I suoi romanzi e le sue poesie, infatti, sono ricche, infatti, di elementi per cosi dire “cinematografici”, mentre le sceneggiature dei suoi film hanno spesso una autonoma e solida validità letteraria. La sua avventura cinematografica nasce un po’ per incoscienza e un po’ per caso. Pur non essendo in possesso di una particolare preparazione tecnica, ma sorretto dall’ispirazione interiore, fa il suo esordio come regista nel 1961 con il film “Accattone”, con il quale porta sul grande schermo il suo interesse e la sua simpatia per le fasce più marginali del sottoproletariato romano. Nel lavoro di quel periodo è evidente la solidarietà con il mondo che il boom della società italiana sta lasciando al margine. I suoi personaggi sono diseredati, dimenticati da ogni chiesa e partito, dei quali lui cui ammira gli istintivi valori culturali che sopravvivono alla miseria materiale e morale, ma che nella sua visione pessimista sono però destinati a soccombere di fronte ai miti del “benessere” e della normalità piccolo-borghese. Negli anni successivi la sua narrazione cinematografica si arricchisce di un afflato religioso d’impianto squisitamente laico disegnando una sorta di cattolicesimo “eretico” che trova il suo momento culminante nel 1964 con “Il Vangelo secondo Matteo”. Negli anni della contestazione, la sua posizione dissente sia dai palazzi del potere che dai nuovi oppositori, ai quali attribuisce il tentativo di omologare l’intero tessuto sociale dell’Italia al modello piccolo-borghese spazzando via i valori dell’Italia precapitalistica e contadina. Accusa i contestatori del Sessantotto di essere i portatori di un nuovo potere e, negli anni successivi, pur continuando a militare nel Partito Comunista (che lo aveva sospeso nel 1949 per la sua omosessualità) critica aspramente il “conformismo di sinistra”. Le modalità del suo assassinio così come sono state diffuse non convincono. Non tutti credono alla versione raccontata dal ragazzo e molti amici dell’intellettuale scomparso sosterranno negli anni successivi la tesi di un vero proprio agguato premeditato ed eseguito da un gruppo numeroso. Sergio Citti, regista attore e amico di Pasolini dichiara pubblicamente che «...Quella notte Pelosi era insieme ad altre quattro persone e quelle persone erano lì per uccidere Pier Paolo... Pier Paolo era scomodo. Scriveva cose scomode, anche sul Corriere . No, non fu un incidente, una lite: Pier Paolo fu giustiziato. Qualcuno aveva deciso che Pasolini dovesse morire...». Già due settimane dopo il ritrovamento del suo corpo la giornalista Oriana Fallaci in un lungo articolo su “L’Europeo” ipotizza per la prima volta che il poeta, scrittore e regista sia stato ucciso in un agguato premeditato cui avrebbero partecipato più persone. L’ipotesi viene ripresa più volte nel corso degli anni e argomentata anche da inchieste giornalistiche accurate e ben documentate. Nessuna delle ricostruzioni riesce però a far riaprire le indagini finché nel 2005 è lo stesso Pino Pelosi annunciare in un seguitissimo programma televisivo: «Non sono io l’assassino di Pasolini ma tre uomini sui 45 anni, dal forte accento siciliano, scesi da una 1500 Fiat targata Catania, che lo assalirono gridandogli “Fetuso, arruso, sporco comunista” e minacciando di uccidere i miei genitori se non avessi taciuto su ciò che avevo visto quella notte».



01 novembre, 2023

1° novembre 1926 – Lou, il figlio del predicatore

Il 1° novembre 1926 a Badin, nel North Carolina nasce il sassofonista Lou Donaldson. Figlio di un predicatore che di mestiere fa l’insegnante di musica, apprende le prime nozioni musicali in famiglia e a quindici anni, inizia a studiare clarinetto. È durante il servizio militare prestato in marina che prende la decisione di lasciare il suo strumento di legno per il metallo del sax contralto. Congedato, nel 1950 frequenta il Darrow Institute dove incontra Charlie Parker, Sonny Stitt e altri boppers. Dopo varie esperienze si trasferisce a New York dove incidere per la Blue Note prima in una formazione guidata da Horace Silver e poi anche sotto suo nome. Dopo un breve passaggio al al rhythm and blues torna al jazz dando vita a una propria band con la quale suona in alcuni tra i più importanti club di New York, dal Five Spot all’Half Note, al Play House e tanti altri. Nell’autunno del 1965 arriva in Europa per una breve permanenza al Golden Circle di Stoccolma. Dopo aver inciso per quattro anni per la Cadet, ritorna alla Blue Note. Considerato dalla critica come un allievo di Charlie Parker, in realtà Donaldson ha due facce. La prima decisamente e rigorosamente jazz hard bopper e la seconda nata nel rhythm and blues ed evoluta nel funky.



31 ottobre, 2023

31 ottobre 2003 – Frankie Hi-Nrg Mc, l'autarchico

Ci sono anche Franca Valeri, Arnoldo Foà, Antonio Rezza, Paola Cortellesi e Pacifico in Ero un autarchico, l’album che vede la luce il 31 ottobre 2003. L’artefice è Frankie Hi-Nrg Mc, uno dei personaggi più significativi dell'hip-hop italiano dei primi anni Novanta, capace di essere, insieme, innovativo e campione di vendite. Arriva nei negozi sei anni dopo il suo ultimo lavoro in studio La morte dei miracoli, un periodo lunghissimo per un ambiente che è abituato a capitalizzare in fretta le azioni consolidate. Frankie, al secolo Francesco Di Gesù, nonostante i successi la prende con calma ma non sta fermo. La sua creatività si sperimenta anche in altre direzioni. Prova a realizzare alcuni video-clip per sé, poi ci prende gusto e lavora ai filmati musicali di altri come Nocca, Flaminio Maphia, Tiromancino e Pacifico. Sul piano strettamente musicale spiccano le collaborazioni con Alice, Puff Daddy, Nas, Alter Ego, Shel Shapiro, Banda Osiris e, soprattutto la partecipazione all'album The world according to RZA, uscito quest'anno dalla factory dei Wu-Tang Clan, che sembra avergli ridato la voglia di lavorare a un progetto musicale nuovo e più ampio. L'album che esce il 31 ottobre Ero un autarchico, un voluto omaggio a Nanni Moretti, segna una svolta decisa rispetto al passato almeno sul piano musicale. Le atmosfere sono meno cupe e la sua voce non ha i connotati della disperazione presenti soprattutto nel disco precedente, anche se le parole restano di pietra, ben tagliata e dura come il diamante. In Generazione di mostri spiega che «Rivoluzione resta un vocabolo impronunciabile/se l'unico scontro possibile/è tra parti di popolo/che vivono gomito a gomito/e non si accorgono di essere identiche…» e in Rap lamento usa l'accetta contro un'opposizione che rischia di assomigliare troppo alla "squadraccia" di governo del centro-destra. Strepitoso è Morsi e rimorsi, un taglia e incolla dell'intervento di Arnoldo Foà per il "no" all'abrogazione del divorzio nel 1974, smontato e ricomposto in una dichiarazione attualissima. La critica è radicale, ma a dispetto delle apparenze, non prevale mai la tentazione qualunquista: «Io sono geneticamente di sinistra, ma non posso ignorare le deficienze di questa sinistra prigioniera di piccole beghe di condominio. Ci sono milioni di salotti che assomigliano a tante piazzette Venezia e la sinistra si muove in punta di forchetta quando tutti ci si dovrebbe tirare su le maniche». Questa è l'aria che tira nel disco e che, a partire dal 13 novembre 2003 a Verona dà anche sostanza al nuovo tour di Frankie Hi-Nrg Mc accompagnato da una band che schiera Francesco Bruni alla chitarra, Lino De Rosa al basso, Ninja alla batteria e Skizo al piatto dei vinili.


30 ottobre, 2023

30 ottobre 1970 - Gli Hotlegs, quelli di Neanderthal


Il 30 ottobre 1970 i Moody Blues aprono con un concerto alla Festival Hall di Londra il loro nuovo tour. Il buon momento del gruppo basterebbe da solo a garantire un discreto afflusso di pubblico, ma sia per gli spettatori che per la stampa c'è un motivo d'interesse in più. I manifesti infatti annunciano tra i gruppi di supporto gli Hotlegs, protagonisti di uno straordinario successo internazionale con il brano-tormentone Neanderthal man. Successo a parte, nessuno ha mai pensato che esistessero davvero, e neppure la loro casa discografica ha mai smentito le voci che parlavano di un gruppo fantasma. La notizia dell'esibizione dal vivo, per di più in tour, suscita, quindi, una giustificabile curiosità. La formazione che si presenta sul palco comprende il batterista Eric Stewart, già dei Mindbenders, il chitarrista Kevin Godley e il bassista Lol Creme. Il trio è lo stesso che negli Strawberry Studios ha registrato per la Fontana Neanderthal man ma quello che gli spettatori non sanno è che il brano è stato davvero registrato per caso e che nessuno di loro aveva l'intenzione di dare vita a un gruppo. Il successo ha spinto la loro casa discografica a dare continuità all'esperimento. Che si tratti di un lavoro "in progress" lo dimostra anche il fatto che la formazione a tre diventerà un quartetto a metà del tour con l'ingresso in formazione del bassista Graham Gouldman e il conseguente passaggio fisso di Creme alla chitarra. La band nata per caso pubblicherà anche un album dal titolo Think school stinks. Al termine del tour gli Hotlegs si scioglieranno e il loro affiatamento sarà la base del successivo grande successo dei 10CC. Nonostante tutto la sigla servirà per firmare nel 1971 una sorta di album postumo dal titolo Songs. Sarà poi riesumata nel 1976, a cinque anni dalla scomparsa ufficiale del gruppo, come firma dell'album You didn't like it, registrato da Stewart, Godley, Creme e Gouldman, più il tastierista Mike Timoney e il violinista Baz Barker.



29 ottobre, 2023

29 ottobre 1970 – La fine tragica di Duane Allman


Il 29 ottobre 1970 Duane Allman, leader con il fratello Gregg della Allman Brothers Band, viene investito da un camion mentre sta rincasando in moto dopo la festa di compleanno di Linda, la moglie di Berry Oakley, il bassista della sua band. Scagliato sull’asfalto dopo un volo di una cinquantina di metri Duane, ventiquattrenne, muore dopo tre ore di agonia nella sala rianimazione del Macon Medical Center. La sua fine lo consacra alla leggenda e alle speculazioni discografiche. Il gruppo decide di continuare ugualmente sotto la guida del fratello Gregg. La morte di Duane non attenua il successo della band ma ne impoverisce la classe. Nonostante lo straordinario successo di vendite, un album milionario come Brothers And Sisters sembra vivacchiare su canzoncine sofisticate ma deboline che amalgamano bene senza troppa fantasia limitandosi a un country blues più scolastico che convinto. L’assenza del virtuosismo di Duane favorirà una sorta di contrapposizione tra il bluesistico Dicky Betts e Gregg Allman, più disposto a cedere al lato commerciale e alle suggestioni in chiave country che porterà la formazione storica a sciogliersi per un po' e a rinascere poi sull'onda di nuove suggestioni.

28 ottobre, 2023

28 ottobre 1961 – Brian Epstein e il disco quasi introvabile

Il 28 ottobre 1961 la città di Liverpool si è svegliata sotto un cielo plumbeo e gonfio che minaccia pioggia. Brian Epstein è solo nel suo negozio di dischi quando il suono del campanello posto sopra la porta d’entrata rompe il silenzio ovattato e annuncia una visita. Si affaccia dal retrobottega e vede una faccia conosciuta. È quella di Raymond Jones, un ragazzo del quartiere che spesso si intrufola nel negozio per scambiare quattro chiacchiere o ascoltare le ultime novità discografiche. Sono rare le volte in cui la sua visita si conclude con un acquisto. Dal piglio con cui è entrato sembra, però, che questa volta abbia in mente un disco preciso. «Scusa Brian, non hai per caso My Bonnie? È stato inciso da un gruppo di ragazzi di qua, di Liverpool, che suonano spesso al Cavern. Si chiamano Beatles, li conosci?» Epstein è perplesso. Non ha mai sentito parlare di quella band di quel nome, o, meglio, non ne ha mai sentito parlare prima di quel giorno, perché Raymond è solo il primo di una lunga lista di clienti che chiedono il disco. Cerca nei cataloghi e poi conferma: «Ti metto in nota, ma non so se riesco a procurarmelo. È stato inciso in Germania e non è di questi… Beatles. È di Tony Sheridan. I Beatles sono soltanto il gruppo d’accompagnamento». Il giovane Jones vuole comunque il disco. Quando se ne va a Epstein resta la curiosità di saperne di più sul fantomatico gruppo di Liverpool. Gli annunci di un quotidiano gli confermano che si esibiscono al Cavern, una sorta di cantina dove si ritrovano i giovani dei quartieri popolari della città. Una sera ci va. Tra il fumo e la fioca illuminazione del locale resta impressionato dalla scarna immediatezza e dalla capacità comunicativa dei quattro ragazzi: John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Pete Best. Più per gioco che per effettiva convinzione si presenta e chiede di diventare il loro manager. «Io mi accontento del 25% di percentuale su tutte le vostre entrate. Ci state?» I ragazzi, che non hanno niente da perdere e soprattutto non hanno mai avuto un manager, accettano convinti che un negoziante di dischi abbia più possibilità di loro di parlare con una casa discografica. Inizia così una delle più straordinarie avventure del rock internazionale: quella di un quartetto di giovani scanzonati capace di influenzare la musica di tutto il mondo.



27 ottobre, 2023

29 ottobre 1979 – Ad Hatfield non si scappa più!

Il 29 ottobre 1979 vengono rilasciati i giovani arrestati un paio di giorni prima ad Hatfield, una cittadina a pochi chilometri da Londra. Accolti da un centinaio di ragazzi e ragazze con gli occhi lucidi vengono portati in trionfo. I fatti che hanno portato al loro arresto risalgono al 27 ottobre, quando ad Hatfield viene programmato un concerto ska delle bands della casa discografica autogestita 2-Tone. L’etichetta è l’emblema della sinistra giovanile britannica e bersaglio preferito delle frange violente dell’estrema destra organizzate sotto varie sigle, la più consistente delle quali è il National Front. Il raduno del 27 ottobre è classificato “ad altissimo rischio” dalle forze dell’ordine oltre che per la presenza in cartellone di tre bands esplosive come Specials, Madness e Selecter, per le esplicite minacce del National Front che accusa il concerto essere “un raduno di drogati, froci, negri, meticci e bianchi imbastarditi”. Quando salgono sul palco i Selecter stanno ancora arrivando alla spicciolata gruppi di ragazzi e ragazze “filtrati” da un imponente schieramento di polizia. Ben presto l’atmosfera si riscalda e la musica spazza via la tensione. Tocca ai Madness e sul palco arrivano i primi sassi. Organizzati in piccoli gruppi coordinati tra loro, gli estremisti di destra hanno saltato il cordone della polizia e aggrediscono con violenza selvaggia i giovani spettatori. Nell’aria volano bottiglie mentre la folla si accalca sotto il palco alla ricerca di una via di fuga. Mike Barson, il leader dei Madness, tenta di calmare gli animi quando un ragazzo gli ruba il microfono e urla con quanto fiato ha in corpo: «Io non ne posso più di questi bastardi. È ora di capire che non si può andare avanti così. Chi scappa è un coniglio e verrà sempre trattato da coniglio…». Le parole hanno l’effetto di una scossa elettrica. Anche i componenti dei gruppi si buttano nella mischia. La reazione sorprende gli estremisti di destra che iniziano ad arretrare verso il cordone della polizia, immobile e inattivo. Gli scontri, violentissimi, durano meno di un’ora e si concludono con la fuga dei neofascisti. La polizia, accusata dai giovani di essere complice degli aggressori, dà una dimostrazione della sua efficienza operando un centinaio di fermi, dieci dei quali tramutati, qualche ora dopo, in arresto. Il 29 ottobre con il trionfale rilascio dei ragazzi arrestati si chiude l’episodio.

26 ottobre, 2023

26 ottobre 1931 - Little Junior Williams e Detroit Junior, due nomi un solo blues


Il 26 ottobre 1931 nasce ad Haynesville, in Arkansas, Emery H. Williams jr., destinato a diventare un bluesman famoso con due nomi d'arte in due epoche diverse della sua carriera: Little Junior Williams e Detroit Junior. Gli inizi della sua carriera si perdono nella notte dei tempi. Sballottato qua e là dalla sua famiglia che si sposta continuamente vive l'infanzia in una sorta di triangolo tra le città di Forrest City, Memphis e Pulaski (un piccolo centro dell'Illinois). In questo suo vagabondaggio apprende le prime nozioni musicali, non complete dal punto di vista formativo, ma sufficienti a dargli la possibilità di cantare accompagnandosi in modo accettabile con pianoforte e chitarra. Nel 1948 si stabilisce a Flint nel Michigan, dove comincia ad esibirsi soprattutto nelle feste private. Ha diciassette anni e si presenta con il suo vero nome. La svolta sul piano professionale avviene nei primi anni Cinquanta, quando ottiene un contratto fisso dal Mellowland Club di Pontiac e incide i primi dischi con la Great Lakes. La sua giovane età gli regala il primo nome d'arte. In questo periodo, infatti, diventa Little Junior Williams. Nel 1953 forma i Blues Champs, una band destinata ad avere vita breve. Dopo lo scioglimento del gruppo riprende a vagabondare offrendo i propri servigi come solista e suonando occasionalmente con l'orchestra del Circle Club di Flint. Nel 1956 va a Chicago a cercare fortuna. La trova nella band del chitarrista Eddie Taylor e, dal 1959, con i Royal Aces di Little Mack. In quel periodo l'etichetta Bea & Baby gli propone un nuovo contratto discografico. «Sei già sotto contratto con altri?». Il buon Emery non si ricorda i termini del contratto con la Great Lakes, ma dice di no. Per evitare guai decide di cambiare nome d'arte. Nasce così Detroit Junior. Nel 1967 verrà ingaggiato dal grande Howlin' Wolf con cui resterà fino alla metà degli anni Settanta, partecipando tra l'altro al festival blues di Ann Arbor del 1972.