16 marzo, 2024

16 marzo 1978 - Il rapimento di Aldo Moro

La mattina del 16 marzo 1978 Aldo Moro, uno dei leader della Democrazia Cristiana, viene catturato da un commando e i cinque uomini della sua scorta restano uccisi nello scontro a fuoco. Nato a Maglie, in Provincia di Lecce, il 23 settembre 1916 Aldo Moro è uno dei protagonisti della politica italiana del Novecento. Cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri nei primi mesi del 1978 da presidente della Democrazia Cristiana, cioè il partito che detiene la maggioranza relativa in entrambi i rami del Parlamento italiano, è uno dei principali artefici di un accordo di governo tra il suo partito e il Partito Comunista Italiano uscito molto rafforzato dalle elezioni. In un’epoca in cui il mondo è caratterizzato dalla cosiddetta “guerra fredda” tra URSS e USA non tutti vedono di buon occhio l’arrivo del più grande partito comunista dell’occidente al governo di un paese alleato degli Stati Uniti. Il 16 marzo 1978 il lungo lavoro di Moro sembra chiudersi con successo con la presentazione alle Camere di un esecutivo guidato da Giulio Andreotti che, per la prima volta nella storia italiana, conta su un appoggio esterno e diretto del PCI. Alle 9,15 di quello stesso giorno l'auto che lo sta trasportando alla Camera dei Deputati cade in un’imboscata delle Brigate Rosse all’altezza di via Fani. In pochi istanti vengono assassinati i carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi che sono a bordo dell'auto di Moro e i tre poliziotti Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi sull'auto di scorta. Aldo Moro viene sequestrato. Si apre un drammatico confronto tra chi vorrebbe trattare con i brigatisti per il suo rilascio e chi invece sostiene la “linea della fermezza”: nessuna trattativa tra lo Stato e i gruppi eversivi. Dopo un alternarsi di polemiche, speranze e misteri, il 9 maggio 1978 il corpo senza vita di Aldo Moro viene ritrovato all’interno di una Renault rossa collocata in via Caetani, esattamente a metà strada tra le sede del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana. Poche ore dopo il ministro degli Interni Francesco Cossiga rassegna le sue dimissioni dalla carica.

15 marzo, 2024

15 marzo 1940 - Concerto for Cootie, un capolavoro

Il 15 marzo 1940 Duke Ellington registra il suo famoso Concerto for Cootie dedicato al trombettista Cootie William, uno dei pilastri di quel periodo considerato uno dei migliori dell'opera ellingtoniana. A questa registrazione il  musicologo e musicista francese André Hodeir ha dedicato un lungo saggio nel quale, tra l'altro, si dice che  «Concerto For Cootie è un capolavoro perché lo strumentatore e il solista hanno rinunciato ad ogni seduzione di effetto facile, e perché la sostanza musicale è così ricca, che mai, neanche per un istante, suscita nell'ascoltatore monotonia. Concerto For Cootie è un capolavoro perché in esso i giochi sono scoperti, senza trucchi, e tutti vincenti: ci troviamo di fronte a un vero concerto nel quale l'orchestra non fa da semplice sfondo e nel quale il solista non perde tempo in acrobazie tecniche di effetto gratuito. L'uno e l'altra hanno qualcosa da dire, lo dicono bene, e ciò che dicono è bello. Infine Concerto For Cootie è un capolavoro perché ciò che dice l'orchestra è il complemento indispensabile di ciò che dice il solista, niente vi è di troppo o di fuori posto, e l'opera raggiunge una perfetta unità...». Il sodalizio tra Ellington e Williams sembra essere indistruttibile e invece proprio il Concerto For Cootie verrà considerato una sorta di canto del cigno della collaborazione e anche dell'amicizia.

14 marzo, 2024

14 marzo 1944 – Sergio Bruni dalle barricate al palcoscenico

Il 14 marzo 1944 il Cinema Teatro Reale di Napoli ospita la prima esibizione di un giovane cantante. I manifesti lo indicano come Sergio Bruni, ma il suo vero nome è Guglielmo Chianese. Non ha neppure ventitrè anni e alle spalle ha una storia da raccontare. Nato a Valricca, un borgo agricolo dell'Hinterland napoletano, porta ancora i calzoni corti quando incontra per la prima volta il lavoro. Sono lavori umili, pagati male, ma servono a mantenere la famiglia. L'unica fuga da quella realtà dura è la musica. A dodici anni suona il clarinetto nella banda musicale e arrotonda le entrate con le mance che gli arrivano quando si esibisce nelle feste per i battesimi e i matrimoni. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale viene chiamato alle armi. Proprio mentre veste la divisa grigioverde a Torino nel 1942 canta per divertimento in uno spettacolino organizzato dai suoi commilitoni. I complimenti dei compagni non lasciano segni anche perché il periodo non è fecondo per chi vuole coltivare sogni. L'8 settembre 1943 butta alle ortiche la divisa e torna a Napoli, dove l'intera città è insorta contro i tedeschi. Si combatte nei vicoli e nelle strade con tutti i mezzi, dai sassi alle tegole, a qualche moschetto recuperato chissà dove e con le armi strappate ai tedeschi. L'insurrezione, che passerà alla storia come "le quattro giornate di Napoli", vede in prima fila vari gruppi di ragazzi che, avendo prestato il servizio militare, se la cavano meglio degli altri con le armi. Tra questi c'è anche Chianese che viene ferito alla gamba e ricoverato in ospedale. È autunno inoltrato quando il cantante Vittorio Parisi e il maestro Anepeta si esibiscono per i feriti ancora ricoverati in uno spazio improvvisato all'interno delle mura ospedaliere. Il futuro Sergio Bruni, reggendosi al bastone, approfitta dell'occasione e canta una canzone. Parisi l'ascolta e intuisce che il ragazzo ha talento. Quando viene dimesso gli dà lezioni di canto e suggerimenti utili per la carriera. Il 14 marzo 1944 inizia così al Cinema Teatro Reale di Napoli la straordinaria carriera di Sergio Bruni, il cantante amato anche dagli intellettuali che lo definiranno "la voce di Napoli". Con uno stile che richiama quello dei cantori popolari e con modulazioni vibrate direttamente mutuate dagli influssi della tradizione araba e spagnola, insieme a Roberto Murolo, verrà considerato uno dei principali artefici della rivitalizzazione della canzone napoletana nella seconda metà del Novecento.




13 marzo, 2024

13 marzo 1916 - Ina Ray Hutton, la bomba bionda del ritmo

Il 13 marzo 1916 nasce a Chicago, in Illinois, la pianista, cantante e ballerina Ina Ray Hutton, registrata all'anagrafe con il nome di Odessa Cowan. Bellissima e affascinante è soprannominata The Blonde Bombshell of Rhythm (la bomba bionda del ritmo). Nel 1934 viene scritturata dall'impresario Irving Mills che la propone in un modo decisamente singolare. Di fronte a un'orchestra di sole donne dirige balla e canta mandando in vibilio gli spettatori. Il direttore musicale e l'arrangiatore della formazione che si chiama Ina Ray Hutton and Her Melodears, è Alex Hill. L'orchestra ottiene un grande successo, partecipa a vari film e nel 1935 conquista con una leggendaria tourné anche l'Europa. Dal 1937 al 1939 Ina Ray Hutton dirige un'altra orchestra con sua sorella June Hutton nel ruolo di cantante solista. Nel 1939 dà vita a una terza formazione, questa volta maschile. Nel 1945 sposa il trombettista Randy Brooks e per qualche tempo si ritira dalle scene. Alla fine degli anni Quaranta torna a esibirsi e per tutti gli anni Cinquanta la sua orchestra composta da sole donne è richiestissima ovunque. Negli anni Sessanta inizia il declino. Muore il 19 febbraio 1984.

12 marzo, 2024

12 marzo 1977 – Stigwood chiede ai Bee Gees le musiche per Travolta

Il 12 marzo 1977 i fratelli Gibb, meglio conosciuti come i Bee Gees sono in Francia per i fatti loro. Non è un bel momento per la carriera del gruppo che cerca di sopravvivere come può alla crisi del pop melodico. La giornata riserva, però, una sorpresa inaspettata e decisiva per il seguito della loro storia. Proprio in quel 12 marzo, infatti, vengono raggiunti dal produttore Robert Stigwood che chiede loro alcuni brani fortemente ritmati per la colonna sonora di un film di cui racconta sommariamente la trama. Si tratta di “Saturday night fever” interpretato dall’emergente John Travolta. Senza neppure leggere la sceneggiatura i tre musicisti si mettono al lavoro nelle sale di registrazione dei francesi Chateau d’Heronville Studios e in breve tempo realizzano i brani richiesti. Nonostante la perfetta aderenza allo spirito del film, quindi, le canzoni che compongono la colonna sonora di “Saturday night fever” non sono state costruite direttamente sulle immagini, ma nel chiuso degli studi di registrazione dopo un sommario racconto della storia cinematografica. La colonna sonora del film, pubblicata nel 1977, diventerà uno dei dischi più venduti di ogni tempo rilanciando i Bee Gees dopo un periodo piuttosto oscuro. In particolare Fever night è destinato a restare, più di altri, il brano simbolo di quegli anni scanditi dal ritmo della dance e dalle prime avvisaglie di un disimpegno che negli anni Ottanta sarebbe diventato una caratteristica generazionale. Nonostante la frettolosa realizzazione tanto il film quanto la colonna sonora sembreranno costruiti l’una sull’immagine dell’altra e viceversa e sono destinati a entrare nella storia del costume degli anni Settanta.




11 marzo, 2024

11 marzo 1955 – Nina Hagen, la punk di Berlino Est

L’11 marzo 1955 nasce a Berlino Est, in quella che all'epoca è la Repubblica Democratica Tedesca, Katherina Hagen, detta Nina. Fin da bambina partecipa alle attività di animazione delle organizzazioni giovanili comuniste del suo paese frequentando regolari corsi di canto e recitazione. Per un po’ resta indecisa sulla strada da prendere, ma poi il destino decide per lei. Nel 1972 non riesce a superare gli esami della Berliner Oberschoneweide, l'accademia di recitazione statale, e si convince a lasciare il teatro per la musica. Forma così il suo primo gruppo rock con il quale compie una lunga tournée nei vari locali della gioventù comunista polacca. Non smette però di frequentare i corsi di canto e nel 1974 entra a far parte dell’orchestra di Alfons Wonnenberg, garantendosi uno stipendio fisso che le consente di dedicarsi senza problemi, in una sorta di carriera parallela, alle vivaci esperienze di gruppi rock come gli Automobil e la Fritzens Dampferband. Quando, nel 1976, il suo patrigno Wolf Biermann, un cantautore comunista critico nei confronti del gruppo dirigente della RDT, se ne va all’Ovest, Nina parte con lui e, in piena esplosione punk, comincia a farsi conoscere esibendosi nel Club SO36 e in altri locali d'avanguardia di Berlino Ovest. Ribelle e critica nei confronti del sistema capitalista, viene più volte sospettata di essere una spia al soldo dell’RDT. Nonostante le sue qualità non ha vita facile nel music business occidentale. Nel 1977 forma la Nina Hagen Band, con il chitarrista Bernhard Potschka, il bassista Manfred Praeker, il batterista Herwig Mitteregger e il tastierista Reinhold Heil. L’anno dopo pubblica il suo primo album Nina Hagen Band. Collabora con la band britannica delle Slits e sviluppa un intenso rapporto con Herman Brood, elemento di spicco della new wave olandese. Alla fine del 1979 pubblica l’album Unbehagen che rivela al mondo la sua aggressività e una non comune capacità scenica. È il successo. Gli anni Ottanta la consacreranno definitivamente tra le grandi protagoniste della scena rock internazionale. Non si lascerà, però, rinchiudere nel ristretto recinto della musica, ma darà buone prove anche nel cinema, nel teatro e nella pittura. Memorabili restano le sue partecipazioni al film “Cha-Cha" e al documentario su Berlino "Bildnis eine trinkerin". Pubblicherà anche una problematica e divertente autobiografia intitolata "I'm a berliner" (Sono una berlinese).



10 marzo, 2024

10 marzo 1973 - Siodmak dalla nomination all’Oscar alle persecuzioni maccartiste

Il 10 marzo 1973 muore a Locarno, in Svizzera, il regista Robert Siodmak. Nato l’8 agosto 1900 a Dresda in Germania, insieme al fratello Curt si appassiona alla nascente arte cinematografica. Nel 1925 inizia a lavorare nell’ambiente adattandosi a svolgere vari ruoli, dal compilatore di didascalie all’aiuto-regista, dal montaggista all’attore. Nel 1929 debutta alla regia con il film sperimentale Uomini di domenica, cui segue due anni dopo L’uomo che cerca il suo assassino, un nero ricco di spunti umoristici. Il buon successo di critica dei film successivi non gli evita le persecuzioni naziste per le sue origini ebree. Nel 1932 se ne va in Francia dove gira film come Viva la gioia!, Mister Flow e il drammatico L'imboscata. L’occupazione tedesca della Francia lo spinge a emigrare negli Stati Uniti. Qui ottiene grandi successi di pubblico e critica con film come La donna fantasma, La scala a chiocciola e soprattutto I gangsters del 1946, ispirato a un racconto di Hemingway che gli vale la nomination all’Oscar. Negli anni Cinquanta dopo il successo de Il Corsaro dell'Isola Verde, cade nella rete della campagna maccartista e, accusato di simpatie comuniste, viene messo al bando. Trasferitosi in Europa continua a girare film di buon successo commerciale fino alla morte.

09 marzo, 2024

9 marzo 1961 - Wilbur C. Sweatman, l'uomo che aveva assunto Ellington

Il 9 marzo 1961 muore a New York il clarinettista e compositore Wilbur C. Sweatman. Nato a Brunswick, nel Missouri, il 7 febbraio 1882 è fondamentalmente un autodidatta anche se le prime lezioni di musica gliele impartisce la sorella pianista. Prende confidenza prima con il violino e poi con il clarinetto. Sul finire dell'Ottocento vagabonda con varie orchestre da circo e successivamente entra nei Mahara's Minstrels prima di formare una propria orchestra a Minneapolis nel 1902. La sua è la prima composta esclusivamente da musicisti neri della città. Dopo un lungo periodo passato a suonare nei vari circuiti teatrali si trasferisce a New York. Nell'inverno del 1922 è a Washington dove è stato scritturato per esibirsi al Lafayette Théâter. Per implementare la sua orchestra assume vari musicisti. Tra questi c'è Duke Ellington che, proprio con la formazione di Sweatman si esibisce per la prima volta a New York nel marzo del 1923. Per tutti gli anni Trenta Sweatman non suona più ma cura l'editoria musicale sia in proprio che per conto degli eredi di Scott Joplin. Solo a partire dagli anni quaranta riprenderà a suonare con discreta regolarità. Muore il 9 marzo 1961.




08 marzo, 2024

8 marzo 1967 - Il sequestro del western "Se sei vivo spara"

Se sei vivo spara è un western particolare che ha avuto problemi con la censura fin dalla sua prima uscita nelle sale. La sua distribuzione inizia nel mese di febbraio del 1967 ma in pochi riescono a vederlo perchè l’8 marzo è fatto oggetto di un provvedimento di sequestro. Accusato di essere violento ed efferato viene depurato delle scene più scioccanti e ridistribuito nelle sale. Smontato e rimontato più volte in funzione anche della distribuzione all’estero dove nella versione inglese prende il titolo di Django kill mentre in quella spagnola si intitola Oro maldito viene infine ripescato definitivamente nel 1975, rimontato nuovamente e distribuito con il titolo di Oro Hondo. La carica dissacratoria e visionaria di Se sei vivo spara forza i codici del western all’italiana oltre il limite estremo della morte. Il film, infatti, racconta il ritorno dall’oltretomba del pistolero senza nome, un mezzosangue fucilato insieme ai suoi compagni, per punire la cupidigia e l’avidità di un villaggio di gente violenta, gretta e meschina come la borghesia raccontata dai film di Luis Buñuel. Il suo destino non è la vendetta, anche se il primo a essere colpito dalle pallottole d’oro della sua pistola è Oax, l’uomo che l’ha tradito e ucciso. Lo colpisce, lo ferisce, ma non l’uccide. Oax muore perché i soccorritori lo fanno a pezzi per recuperare le pallottole d’oro. L’uomo senza nome, il mezzosangue tornato dall’aldilà non odia i suoi carnefici. Ne ha pietà e, a proprio rischio, toglie i loro cadaveri dalla forca e li ricompone. Il suo destino, dunque, è quello di essere insieme, testimone e protagonista attivo della maledizione che colpisce chiunque si avvicini all’oro rubato. Come gli ricordano più volte i suoi compagni, i due indiani che si son presi cura di lui quando è uscito dalla fossa, non può lasciare il villaggio fino a quando non avrà esaurito l’ultima delle pallottole d’oro che loro gli hanno preparato. È l’oro il killer principale della storia, la causa scatenante delle uccisioni e delle efferatezze, una sorta di genio maligno che alla fine scompare, fuso dalle fiamme dell’incendio della casa di Acherman, l’ultimo sopravvissuto della catena maledetta che muore ricoperto dal metallo liquido e ustionante. In questa visione il mezzosangue senza nome, l’antieroe di turno, ha un ruolo di contorno. Sotto i suoi colpi cadono i comprimari, o quelli che pur avendo ucciso per l’oro non sono mai riusciti a entrarne in possesso, come Zorro e i suoi cavalieri neri. È una violenza da incubo quella che attraversa tutta la narrazione del film scritto da Giulio Questi in società con quel Franco Arcalli che nella sua carriera lavorerà alla sceneggiatura di capolavori come Il conformista, Ultimo tango a Parigi e Novecento di Bernardo Bertolucci, Al di là del bene e del male di Liliana Cavani, C'era una volta in America di Sergio Leone e Chi lavora è perduto di Tinto Brass, curando poi il montaggio di un’infinità di pellicole d’autore da Zabriskie Point a Il portiere di notte, da Milarepa a Professione: Reporter. Spesso descritta nella sua crudezza, a volte soltanto narrata per allusioni la violenza accompagna lo spettatore dalla prima inquadratura alla fine. Giulio Questi ha sempre raccontato di aver voluto comporre una parabola antifascista e anticapitalista che insieme finisse per esorcizzare gli orrori della violenza da lui conosciuta nel periodo della seconda guerra mondiale e della resistenza. Il film è anche pervaso da un’ambiguità sessuale che s’incrocia con la violenza in Zorro, un signorotto che cita Sade, e nella sua squadraccia di ragazzotti vestiti di nero che bramano le grazie del giovane Evan fin dal primo istante della sua cattura. Nonostante la crudezza di talune descrizioni filmiche la violenza non è mai fine a se stessa, ma funzionale al clima che il regista intende creare. I colori, le inquadrature e i tagli della camera fanno il resto. L’assistente alla regia è lo scomparso Gianni Amico, sceneggiatore del primo Bertolucci, di Glauber Rocha e uno dei personaggi chiave del cinema d’impegno italiano degli anni Settanta e Ottanta. Come per molti film di culto si è alimentata la leggenda sui tagli subiti dalla versione originale tra i quali ci sarebbe anche la scena in cui viene mostrato lo stupro del giovane Evan interpretato da Ray Lovelock. In realtà, come dimostra la versione definitiva curata dallo stesso Giulio Questi, quella scena non esiste e lo stupro viene raccontato dai gesti, dagli sguardi e, soprattutto, dal tragico risveglio.


07 marzo, 2024

7 marzo 1917 - Lee Young, il fratellino batterista di Lester Young

Il 7 marzo 1917 nasce a New Orleans, in Louisiana il batterista Lee Young. Fratello minore del più celebre Lester si chiama in realtà Leonidas Raymond Young. Fin da piccolo si dedica allo studio di vari strumenti, dal trombone al sax soprano e alto. Forma poi un trio di sassofoni con la sorella Irma e il fratello e partecipa a spettacoli di vaudeville organizzati dalla sua famiglia. Passa poi alla batteria ed esordisce come professionista a Los Angeles nel 1934, suonando con il trombettista Mutt Carey. Dal 1935 al 1936 suona nell'orchestra di Buck Clayton e successivamente con quelle di Eddie Barefield, Eddie Mallory e Fats Waller. Con quest'ultimo, nel dicembre 1937, partecipa alla prima seduta in sala di registrazione della sua carriera. Ottiene poi poi da George Stoll un impiego fisso presso gli studi della Paramount e per un lungo periodo si dedica alle musiche  cinema, lavorando anche per la Metro e altri studi. Suona poi nell'orchestra di Les Hite e, tra la fine del 1940 e l'inizio del 1941, è in tournée per qualche mese con Lionel Hampton. Nel novembre 1941 suona brevemente con Nat "King" Cole e l'anno dopo in sestetto con il fratello Lester. Tra il 1944 al 1948 l'impegno fisso con l'orchestra della Columbia Pictures non gli impedisce di trovare il tempo per brevi esibizioni e incisioni come le memorabili le sedute con il Jazz At The Philharmonic, al fianco di Dizzy Gillespie, Charlie Parker, il fratello Lester, Charlie Ventura, Willie Smith, Howard McGhee, Al Killian, Mel Powell, Arnold Ross, Billy Hadnott, J.J. Johnson, Illinois Jacquet, Jack McVea, Nat Cole, Les Paul e Johnny Miller. In seguito Young lavora soprattutto come free-lance almeno fino al giugno 1953, quando Nat King Cole gli offre di nuovo di suonare nel suo gruppo. Young rimane con lui fino al 1962. Molte sono anche le sue apparizioni nel cinema, dal doppiaggio della batteria di Mickey Rooney in "Musica indiavolata" di Busby Berkeley, a un'apparizione al fianco di Hazel Scott in "Il signore in marsina" di Vincente Minnelli alla presenza  in "La ragazza della domenica" di Robert Z. Leonard. Batterista d'impronta swing Young è molto apprezzato per precisione e gusto ma soprattutto per la sensibilità con la quale sorregge i solisti. Muore il 31 luglio 2008.


06 marzo, 2024

6 marzo 1942 – Flora Purim, la signora brasiliana del jazz

Il 6 marzo 1942 nasce a Rio de Janeiro Flora Purim, la signora del jazz brasiliano. Cantante, chitarrista e percussionista, si avvicina alla musica a otto anni studiando pianoforte sotto la guida della madre. A diciotto, con l'aiuto di Oscar Neves scopre i segreti della chitarra e, qualche anno più tardi, si dedica anche alle percussioni affiancata da un grande strumentista come Airto Moreira. Proprio con quest'ultimo ottiene il suo primo ingaggio importante in Brasile con gruppi come il Quartetto Novo di Hermeto Pascoal. Nel 1967, intenzionata a fare esperienza, lascia il suo paese e se ne va a Los Angeles dove la sua voce diventa popolarissima nel circuito del jazz. Nel 1968 Stan Getz la vuole con sé in una lunghissima tournée che tocca anche vari paesi europei. Tornata negli Stati Uniti tra il 1969 e il 1970 lavora insieme a Duke Pearson con il quale incide, tra gli altri, i brani How insensitive e It could happen with you. Nel 1971 sposa Airto Moreira ma non accetta di trasformare il rapporto di coppia in una prigione professionale. Collabora con Gil Evans e, soprattutto, diventa la voce femminile dei Return To Forever di Chick Corea in un lunghissimo tour negli Stati Uniti, in Giappone e in Europa. Nello stesso periodo partecipa alla registrazione di Return to forever e Light as a feather dello stesso Corea, Feel di George Duke, oltre a Virgin land e Fingers del suo compagno di vita Airto Morera. La sua voce è poi presente in un numero incredibile di registrazioni di artisti come Miles Davis, Stanley Clarke e altri. Nel 1973 pubblica Butterfly dreams, il primo album a suo nome. Nel 1974 viene arrestata per detenzione di stupefacenti e rinchiusa in carcere fino al processo che la vede assolta per insufficienza di prove. La ragazza non si fa spaventare dalla carcerazione. Chiede e ottiene di poter fruire di un piccolo registratore portatile con il quale raccoglie interviste, interventi, canti e materiale vario. Dopo il suo rilascio le tracce registrate vengono montate e diffuse in una trasmissione radiofonica destinata a diventare leggendaria. Ancora oggi la registrazione integrale di quel programma è materiale prezioso per i cacciatori di rarità e i collezionisti. Lo stop forzato non ne bloccherà la carriera. Nel 1975 con Stories to tell riprenderà a pubblicare dischi. Memorabile tra le sue incisioni resta il live 500 miles high, registrato nel corso del Festival di Montreux del 1974, poco tempo prima dell'arresto.


05 marzo, 2024

5 marzo 1909 - Joe Yukl, il trombone di James Stewart

Il 5 marzo 1909 nasce New York Joe Yukl. Il suo nome completo è Joseph Yukl. Comincia molto giovane a studiare volino prima di passare al trombone, che impara prendendo lezioni da Charlie Randall, lo stesso maestro di Tommy Dorsey. Dopo un periodo passato in varie orchestre giovanili di Baltimora partecipa a una tournée con i Maryland Collegians. Affascinato da Tommy Dorsey sogna di poter affiancare sul palco il grande trombonista. Alla fine degli anni Venti suona con Red Nichols, Roger Wolfe Khan e finalmente con i fratelli Dorsey. Il suo esordio discografico avviene nel gennaio del 1930 con una formazione che comprende tra gli altri Muggsy Spanier, i due Dorsey, Carl Kress, Ray Bauduc e il cantante Scrappy Lambert. Passano più di quattro anni prima che Yukl torni in sala di incisione, questa volta con Joe Haymes, e le registrazioni si prolungano fino al gennaio 1935 con una quarantina di brani, nei quali il trombonista ha modo di mettersi in buona luce. Nello stesso periodo viene chiamato dai fratelli Dorsey a rimpiazzare Glenn Miller e incide con l'orchestra una cinquantina di brani. Tra il 1935 ed il 1937 accompagna anche Bing Crosby con una formazione che in realtà è sempre quella dei Dorsey. Nello stesso periodo suona anche in un gruppo formato da Jimmy Dorsey senza il fratello. Successivamente è nella Ray McKinley's Jazz Band, poi nella formazione che accompagna Ginger Rogers e al fianco di Armstrong. Nel 1937 incide con la cantante Connie Boswell e, nell'agosto dello stesso anno, entra nell'orchestra di Ben Pollack che accompagna i cantanti Peggy Mann, Frances Hunt e Paula Gayle, per una serie di incisioni per la Decca che si prolungano fino all'aprile dell'anno seguente. Incide anche con Billy Harty ed è ancora attivo fino agli anni 1960. Lavora anche nel cinema apparendo e suonando nel film "Rhythm Inn" ed eseguendo alcuni assoli nella colonna sonora de "La storia di Glenn Miller" ove presta la voce del suo trombone a James Stewart. Muore il 1° marzo 1981 a Los Angeles.

04 marzo, 2024

4 marzo 1947 - L'ultima condanna a morte della storia d'Italia

L'ultima condanna capitale viene eseguita il 4 marzo 1947 a Basse di Stura (To) nei confronti di Francesco La Barbera, Giovanni Puleo e Giovanni D’Ignoti, autori di una strage a scopo di rapina. Nel 1948 la Costituzione Italiana elimina la pena di morte da quasi tutto l’ordinamento giuridico italiano, lasciandola in funzione solo nei casi previsti dalle leggi militari di guerra. Occorre arrivare al nuovo millennio per vederla scomparire totalmente. È la Legge Costituzionale 2 ottobre 2007, n. 1 lo strumento con il quale viene eliminata in via definitiva la pena di morte anche dalle leggi militari di guerra. Nonostante i tentennamenti e le contraddizioni di questo ultimo secolo è proprio sul territorio della penisola italica che alcuni secoli prima viene preso un fondamentale provvedimento abolizionista. Accade il 30 novembre 1786 quando Pietro Leopoldo I Asburgo Lorena, Granduca di Toscana, abolisce tortura e pena capitale. Il suo provvedimento resta in vigore per soli quattro anni ma ancora oggi viene considerato il primo esempio di abolizione della condanna a morte e di tutela dei valori fondamentali della persona da parte di uno stato europeo. Avviene nella penisola italica non per caso. Proprio qui, infatti, nel Settecento sotto l’onda del pensiero illuminista inizia a prendere corpo l’idea dell’abolizione di strumenti come la tortura e la pena di morte ritenuti inefficaci, crudeli e inutili anche dal punto di vista giuridico. Nel 1764 Cesare Beccaria con il libro "Dei delitti e delle pene" avvia una profonda riflessione sui sistemi penali, sostenendo l'inefficacia della pena capitale come strumento di prevenzione del crimine e ipotizzando il carcere a vita come pena alternativa alla morte. L'opera di Beccaria è destinata a influenzare in maniera decisiva tutti i movimenti europei di riforma del diritto penale che portano molti stati già nell’Ottocento ad abolire la pena di morte. Dopo l’editto di breve durata del Granducato di Toscana, sul territorio della penisola italica un nuovo atto di abolizione della pena capitale viene nuovamente adottato nel corso della sfortunata esperienza della Repubblica Romana nel 1849 mentre un analogo provvedimento verrà assunto nel 1865 dalla Repubblica di San Marino. Nel 2007 forse si è chiusa definitivamente la questione.




03 marzo, 2024

3 marzo 1980 - "Un certo discorso", jazz per la RAI

Il 3 marzo 1980 Gil Evans inaugura al Teatro dell'Opera di Roma la stagione concertistica della Terza Rete Radiofonica dirigendo la big band della Rai per l'occasione integrata dal sassofonista Lee Konitz, dal flicornista e trombettista olandese Ack Van Rooyen, dal contrabbassista Giovanni Tommaso e dal batterista Bruce Ditmas. L'esecuzione rappresenta l'apertura di "Un certo discorso", un ciclo di undici concerti radiofonici ripresi dal vivo realizzati che portano il jazz al Teatro dell'Opera di Roma con la Big Band della RAI e la partecipazione di alcune delle personalità più significative del mondo jazzistico internazionale, da George Russell ad Archie Shepp, a Enrico Rava, a Bruno Tommaso, Giancarlo Schiaffini e molti altri ancora.

02 marzo, 2024

2 marzo 1980 - Calciatori in manette

I telespettatori italiani assistono allibiti, la sera di domenica 2 marzo 1980, alle scene impietose delle auto delle forze dell’ordine che, in vari stadi italiani, portano via al termine della rispettiva partita di campionato, alcuni tra i più popolari calciatori italiani. Tra essi ci sono anche due dei più promettenti talenti del calcio nazionale: Paolo Rossi del Perugia e Bruno Giordano della Lazio. I magistrati ritengono che ci sia un torbido intreccio tra calciatori e il mondo delle scommesse clandestine per truccare alcune partite del campionato italiano. Per il calcio, da poco uscito da una crisi d’interesse e di spettatori, è un brutto colpo. La spettacolarità degli arresti e la notorietà dei personaggi attirano l’attenzione dei media nei confronti di una vicenda che, dal punto di vista giudiziario, è destinata a sgonfiarsi qualche tempo dopo. A tutti i calciatori coinvolti, nonostante le loro proteste d’innocenza, verranno comminate dalla giustizia sportiva lunghe squalifiche e severe sanzioni disciplinari.

01 marzo, 2024

1° marzo 1967 – Il misterioso Emerlist Davjack

Il 1° marzo 1967 la Immediate, un'etichetta di proprietà di Andrew Loog Oldham il manager dei Rolling Stones pubblica l'album The thoughts of Emerlist Davjack (I pensieri di Emerlist Davjack) che segna il debutto in proprio dei Nice, fino a quel momento considerati la band d'accompagnamento della cantante soul americana P.P. Arnold. Molti sono gli elementi di curiosità di questo disco dalle sonorità nuove, e ricche di contaminazioni di jazz, blues, rock e musica classica. Uno dei brani più originali viene anche pubblicato in singolo con buoni risultati. È Rondo, una versione rock del famoso brano Blue rondo a la turk di Dave Brubeck. Al di là del valore musicale, l'argomento che più intriga stampa, critici e pubblico è l'identità del misterioso Emerlist Davjack cui è dedicato l'album. C'è chi si lancia in avventurose ipotesi la più esotica delle quali parla della figura di un principe-filosofo indiano. Ben orchestrata da un volpone come Oldham la storia va avanti per un po', fino a quando qualcuno, confrontando i nomi dei componenti della band scopre l'arcano. Il nome del fantomatico principe filosofo indiano, infatti, può essere spezzato in "Emer - List - Dav - Jack", vale a dire l'inizio dei cognomi dei quattro componenti della band: il tastierista Keith Emerson, il chitarrista Dave O'List, il batterista Brian "Blinky" Davison e il bassista Keith "Lee" Jackson. L'album consolida una popolarità che il gruppo si è da tempo conquistato nei concerti dal vivo, ma segna anche l'inizio della crisi nei rapporti interni. Pochi mesi dopo Dave O'List, sempre più prigioniero di paranoie indotte dalla sua tossicodipendenza, lascia i compagni. Dopo un inutile tentativo di sostituirlo con Malcom Langstaff, decidono di continuare come trio strumentale. In questo periodo il leader della formazione è Keith Emerson, un tastierista di formazione classica che guida i Nice sulla strada di uno stile che verrà definito "rock sinfonico". La loro storia non durerà a lungo. Dopo un paio d'album nel 1970 annunceranno l'intenzione di fermarsi per un po'. Lo scioglimento temporaneo diventerà definitivo. Keith Emerson continuerà a dar forma alle proprie intuizioni e troverà due nuovi compagni: il chitarrista Greg Lake, già con i King Crimson e il batterista Carl Palmer proveniente dagli Atomic Rooster. Insieme formeranno una delle band più importanti degli anni Settanta: Emerson, Lake & Palmer.



29 febbraio, 2024

29 febbraio 1992 – I Mr. Big al vertice

Il 29 febbraio 1992 al primo posto della classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti c’è il brano To be with you dei Mr. Big. Il gruppo statunitense nato nel 1998 e alfiere dell’heavy metal centra così il più grande successo commerciale della sua carriera. To be with you arriva infatti in vetta alle classifiche di vendita di altri quattordici paesi oltre agli USA e fanno dei Mr. Big una delle band che maggiormente hanno influenzato il panorama hard & heavy dei fine anni ottanta e dei primi anni Novanta. Il successo del gruppo formato dal cantante Eric Martin, dal bassista Billy Sheehan, dal chitarrista Paul Gilbert e dal batterista Pat Torpey sembra destinato a non correre rischi, ma a dare una mano alla cattiva sorte ci pensano gli stessi componenti. I violenti contrasti interni, infatti, portano Paul Gilbert a lasciare il gruppo nel 1996 dopo la conclusione del tour promozionale dell'album Hey Man. I Mr. Big entrano in un periodo difficile che sembra chiudersi nel 1999 con l’arrivo del chitarrista Richie Kotzen e l'uscita dell'album Get Over It. È soltanto un’impressione. Già nel 2001, mentre la band è in studio per la registrazione dell’album Actual Size esplodono diverbi profondi. Proprio alla vigilia del tour promozionale i compagni cacciano il bassista e fondatore Billy Sheehan decisi a continuare senza di lui. La decisione, presa senza tenere conto degli impegni presi con la casa discografica e con l'agente, deve essere rivista. I Mr. Big sono costretti a richiamare Sheehan. È facile immaginare quale sia il clima della convivenza forzata. Soddisfatti gli impegni contrattuali, di fronte al peggioramento costante dei problemi, il progetto Mr. Big cessa di esistere nel 2002.




28 febbraio, 2024

28 febbraio 1949 - Case per tutti, arriva il piano Fanfani

Il 28 febbraio 1949 viene varato dal Parlamento il "Progetto di legge per incrementare l'occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per i lavoratori" destinato a restare nella memoria collettiva come “Piano Fanfani” dal nome del suo propositore e sostenitore, l’allora ministro del lavoro e della previdenza sociale Amintore Fanfani. Inizialmente previsto per una durata settennale, verrà poi prorogato sino al 1963. L’idea è quella di costruire case per i lavoratori prelevando una trattenuta sulle loro retribuzioni. L'intervento, oltre al rilancio dell’attività edilizia con la costruzione di alloggi per le famiglie a basso reddito punta a diminuire la disoccupazione favorendo anche l’assorbimento di una notevole massa di disoccupati. Il primo cantiere viene aperto nell’estate del 1949, pochi mesi dopo l’approvazione della legge e nell’autunno dello stesso anno i cantieri aperti sono oltre 650. Dopo la sua entrata a regime il Piano Fanfani produce circa 2800 unità abitative a settimana con la consegna sempre settimanale di circa 550 alloggi alle famiglie assegnatarie. Nei primi sette anni di vita vengono investiti complessivamente 334 miliardi di lire per la costruzione di 735.000 vani corrispondenti a 147.000 alloggi. Alla fine dei quattordici anni di durata i vani realizzati saranno, invece, in totale circa 2.000.000, pari a 355.000 alloggi.


27 febbraio, 2024

27 febbraio 1923 - Chuck Wayne, tecnica e creatività

Il 27 febbraio 1923 nasce a New York il chitarrista Chuck Wayne. Figlio di un mobiliere cecoslovacco il suo vero nome è Charles Jagelka. Comincia a interessarsi di strumenti a corda suonando il mandolino che impara da autodidatta. La leggenda racconta che sarebbe passato alla chitarra dopo la deformazione del legno del suo mandolino finito poi bruciato in un forno. Per lungo tempo la musica resta un hobby da praticare nel tempo lasciato libero dal lavoro. Nel 1941 ottiene finalmente la prima vera scrittura professionale prima con Clarence Profit e poi con Nat Jaffe. Nel febbraio del 1942 è costretto a interrompere la carriera perchè richiamato alle armi. Due anni più tardi, congedato, entra nella formazione di Joe Marsala, con il quale si esibisce alla Hickory House fino al 1946. Nei due anni seguenti suona in avrie orchestre compresa quella di Woody Herman. Nel 1947 suona nel quartetto di Phil Moore, nel 1948 è nel trio di Barbara Carroll e nell'orchestra di Alvy West. Dal 1948 al 1952 l'ingaggio nel quintetto di George Shearing, gli dà modo di farsi conoscere in tutto il mondo jazzistico, sia dal vivo che attraverso le incisioni. Negli anni Cinquanta Wayne, oltre a dar vita a un proprio gruppo, accompagna anche il cantante Tony Bennett. 57 lavora soprattutto come accompagnatore del cantante Tony Bennett. Negli anni Sessanta entra nell'orchestra della CBS e, salvo qualche rara apparizione in trio, scompare dalla scena. Sono anni intensi di lavoro e di studio. Riappare in gran forma nel 1973 aunado dà vita a un duo chitarristico con Joe Puma. Da quel momento resta uno dei chitarristi più popolari della scena jazz per le sue qualità sia tecniche che creative. Wayne suona con grande abilità anche il banjo e riesce, ad esempio in Tapestry, a piegare lo strumento alle esigenze jazzistiche. Muore il 29 luglio 1997.

26 febbraio, 2024

26 febbraio 1947 – Charlie Parker registra "Relaxin’ at Camarillo"

Dopo sei mesi di assenza dalle scene, il 26 febbraio 1947 il leggendario sassofonista Charlie Parker registra negli studi della Dial Records il brano Relaxin’ at Camarillo. Lo accompagnano Howard McGhee, Wardell Gray, Dodo Marmarosa, Barney Kessel, Red Callender e Don Lamond. Il brano, destinato a diventare uno dei più famosi della carriera del sassofonista, è dedicato al Camarillo State Hospital di Los Angeles, la clinica che l'ha ospitato fino a pochi giorni prima. La sua storia inizia nel mese di luglio del 1946 quando Parker è impegnato al Finale Club di Los Angeles. Il sassofonista sta attraversando un periodo difficile. Da qualche tempo, perso il suo fornitore abituale cui ha dedicato anche il brano Moose the mooche, non ha più rapporti con l'eroina, ma non ha ritrovato la tranquillità. Il vuoto lasciato dalla droga è stato sostituito dal whisky che assume in quantità industriali ed è diventato praticamente il suo unico alimento. Litigioso, spesso confuso, riesce a trovare la concentrazione solo quando suona. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio viene arrestato per aver tentato di appiccare il fuoco alla camera dell'albergo che lo ospita. Dopo un rapido processo si ritrova con la condanna al ricovero coatto presso il Camarillo State Hospital di Los Angeles per essere sottoposto a una terapia rapida di disintossicazione. Per qualche mese mette in atto una sorta di "resistenza passiva" nei confronti di quelli che considera i suoi carcerieri, ma poi si lascia andare. Progressivamente le sue condizioni migliorano e il corpo, alimentato correttamente, ritrova vigore ed energia. Le notizie rassicuranti sul suo stato di salute tranquillizzano anche i discografici e gli impresari che avevano temuto di perdere la "gallina dalle uova d'oro". Quando esce dalla clinica i dirigenti della Dial Records ritengono non sia il caso di perdere tempo. Gli affari sono affari e la sua salute può aspettare! Il piano di produzione prevede che Charlie Parker registri, in una sola seduta, ben dieci brani. I pochi amici che gli sono rimasti cercano di modificare la decisione perché ritengono che non sia possibile sottoporre il musicista, dopo sei mesi di clinica, a un impegno così stressante. Inizialmente i discografici fanno spallucce, forti anche dell'assenso di Parker, che ha bisogno di soldi. Alla fine però cedono. Le sedute saranno due. La seconda è proprio quella del 26 febbraio in cui, insieme ad altri tre brani, vede la luce per la prima volta Relaxin' at Camarillo.