
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
10 maggio, 2024
10 maggio 1969 – I Turtles hanno "sniffato" sul tavolo di Lincoln?

09 maggio, 2024
9 maggio 1979 - Pallottole su Eddie Jefferson, l'inventore del vocalese

Il 9 maggio 1979 il cantante jazz Eddie Jefferson sta uscendo da un locale di Detroit, nel Michigan. Da un'auto in corsa partono alcuni colpi d'arma da fuoco che lo colpiscono a morte. La polizia parlerà di un regolamento di conti: Eddie avrebbe fatto uno sgarro a una gang della città. Muore così a sessant'anni l'inventore del "vocalese", una tecnica che consiste nel corredare di versi stravaganti e spiritosi famose improvvisazioni musicali che vengono poi cantate alla lettera, nota per nota. Figlio di un famoso entertainer, inizia giovanissimo la carriera artistica esibendosi come ballerino e cantante in vari show musicali. Nel 1939 è a Chicago con l'orchestra di Coleman Hawkins e negli anni successivi passa di gruppo in gruppo. Nel 1946 è uno dei protagonisti dello show di Lanny Ross e qualche anno dopo forma il gruppo Billie & Eddie per accompagnare Sarah Vaughan. Parallelamente sviluppa la tecnica del vocalese che avrebbe messo a punto pochi anni dopo. Nel 1953 entra nell'orchestra di James Moody dove rimane per alcuni anni nella duplice veste di manager e cantante. Proprio i questo periodo perfeziona definitivamente il vocalese. Il primo brano strutturato in tal senso è un'esecuzione vocale da un assolo dello stesso Moody in I'm in the mood for love. La tecnica del vocalese verrà poi ripresa da King Pleasure e, anni dopo, diffusa in tutto il mondo dal gruppo vocale Lambert, Hendricks & Ross e dai Double Six. Sull'onda della popolarità acquisita e dell'allargarsi del pubblico interessato al jazz, all'inizio degli anni Sessanta pubblica un buon album a suo nome. Il risultato incoraggia i discografici a puntare su di lui e a pubblicare vari dischi nei quali può contare sull'accompagnamento di moltissimi musicisti di valore come il suo amico James Moody, Richie Cole, George Duvivier e molti altri. Nel 1975 tocca il vertice della popolarità vincendo il referendum indetto dai critici della rivista Down Beat, quale miglior cantante.
08 maggio, 2024
8 maggio 1930 - Bruno De Filippi, tra jazz e tintarelle di luna

L’8 maggio 1930 nasce a Milano il chitarrista Bruno De Filippi, uno dei personaggi chiave della scena musicale milanese degli anni Cinquanta e Sessanta. Fin da piccolo dimostra precoci inclinazioni musicali tanto da indurre lo zio Andrea, chitarrista, a insegnargli a suonare il mandolino a sette anni. Musicalmente può essere considerato un autodidatta non avendo frequentato con assiduità né lezioni né conservatori e, come accade per la gran parte dei musicisti italiani, la sua attività si sintetizza nel dualismo fra la voglia di fare jazz e la necessità di suonare di tutto. Nel 1951 suona nei Rocky Mountains Ol’ Time Stompers e, quasi in contemporanea, si aggrega al trio jazz del pianista Umberto Blondet. Negli anni Cinquanta si dà un gran da fare e a partire dal 1955 registra anche una serie di dischi jazz di buon livello con il gruppo del pianista Giampiero Boneschi. Tre anni dopo registra per la Music con l’ensemble di Bud Shank insieme al bassista Dave Prell e al batterista Jimmy Pratt. Sempre nel 1958 registra per la Philips col quartetto del sassofonista Piero Soffici, per la Liberty col gruppo del pianista e compositore Enrico Intra accompagnando la cantante Lilian Terry e, sempre per la Liberty, con il complesso del pianista Alberto Semprini. Sul fronte della musica pop (che allora si chiama “leggera”) De Filippi inizia intanto un’intensa attività come accompagnatore di cantanti notissimi come Johnny Dorelli e soprattutto Mina che seguirà costantemente fino al 1971 e per la quale compone Tintarella di luna. Nel 1962 partecipa al 7° festival internazionale del jazz di Sanremo, nell'orchestra riunita dal compositore Bill Russo e negli anni successivi accompagna anche il cantante di rhythm & blues Wilson Pickett nel suo giro italiano suonando al fianco dell'organista Lou Bennett e del tenorista Johnny Griffin. Nel breve tempo che gli resta cura anche una rubrica tecnica sulla chitarra per la rivista “Musica Jazz”. Nel 1968 accompagna Louis Armstrong nella sua esibizione al festival della canzone di Sanremo e poi suona a lungo nei complessi diretti da Enrico Intra e in parecchi concerti in cui Severino Gazzelloni si unisce al gruppo. Tra musica jazz e pop deciderà di “tenere i piedi in entrambe le scarpe” e di non scegliere mai. Muore a Milano il 16 gennaio 2010.
07 maggio, 2024
7 maggio 1921 - Paul Quinichette, the kid from Denver
Il 7 maggio 1921 nasce a Denver, nel Colorado, il sassofonista Paul Quinichette. La sua passione per il jazz nasce nel 1933 quando ascolta per la prima volta Mezz Mezzrow in concerto in occasione della World's Fair di Chicago. Da quel momento decide di suonare clarinetto e sax alto nella band della sua scuola passando poi al sax tenore quando inizia a frequentare l'università. Ottiene le prime scritture da Nat Towles e da Lloyd Hunter agli inizi degli anni Quaranta per poi suonare con Shorty Sherock a Chicago e, nel 1942, con Jay McShann. Il suo stile è influenzato da Lester Young, al punto da essere ribattezzato Vice-Pres e ricercato da molti leader, come Johnny Otis, con il quale si esibisce in California, Louis Jordan, Lucky Millinder, Eddie Wilcox e J. C. Heard, con il quale suona al Café Society di New York. Nel 1951 è in sala di registrazione con Hot Ups Page e nello stesso anno viene scritturato da Count Basie con il quale rimane per due anni. Successivamente suona con piccoli gruppi a suo nome, concedendosi delle pause per brevi apparizioni in formazioni diverse, come quella di Benny Goodman e Nat Pierce, con il quale si esibisce al Savoy e al Birdland. Lavora anche con Woody Herman, in spettacoli televisivi. Segue una lunga sosta dell'attività musicale che si interrompe soltanto nel 1973 quando Quinichette suona con Brooks Kerr e l'anno dopo con il pianista Sammy Price e con Buddy Tate con il quale dà vita a un duo di tenori nel quale talvolta Tate è rimpiazzato da George Kelly o da Harold Ashby. Tra i suoi album i migliori sono The Kid From Denver e The Vice-Pres. Muore il 25 maggio 1983.
06 maggio, 2024
6 maggio 1921 - Ugo Calise, tra jazz e tradizione partenopea
Il 6 maggio 1921 a Oratino, in provincia di Campobasso nasce il cantante Ugo Calise, l'autore di canzoni famose come 'Na voce 'na chitarra e 'o poco 'e luna, Nun è peccato, bocciata al Festival di Napoli e portata poi al successo da Peppino Di Capri e Non so ballare il cha-cha-cha, il primo cha-cha-cha italiano, interpretato da Don Marino Barreto Jr. Appassionato di jazz riesce a fondere intelligentemente la sua passione per il jazz con la tradizione partenopea. Conosciuto più all’estero che in Italia, canta per molti personaggi celebri, dalla regina Elisabetta d’Inghilterra a Jacqueline Kennedy, a Giuliana d’Olanda, a Federica di Grecia. La sua canzone È lei ottiene un buon successo negli Stati Uniti nella versione di Perry Como intitolata To you. Compone anche molti brani jazz come quelli raccolti nell'album Ugo Plays Calise e nel 1984, con l’aiuto di vari musicisti, realizza Canzoniere napoletano, un'antologia di dieci album con centotré canzoni partenopee di tutti i tempi. Muore a Roma il 6 Agosto 1994.
05 maggio, 2024
5 maggio 1896 - Robert "Guitar" Welch, il bluesman ergastolano
Il 5 maggio 1896 nasce a Memphis, nel Tennessee il bluesman Robert “Guitar” Welch. Di lui non si sa molto. Intorno ai vent'anni si esibisce come chitarrista nei locali della zona di Memphis e nel 1938 con i Greenville Shakers inizia le prime tournée negli Stati del Sud ottenendo un notevole successo. Dopo la seconda guerra mondiale entra a far parte dei Texas Serenaders, una formazione diretta da suo fratello. Accusato di essere l’autore di un omicidio viene condannato all'ergastolo e imprigionato ad Angola. Qui nel 1959 viene riscoperto dall'etnofolklorista Harry Oster, per il quale registra qualche canzone. La sua impostazione stilistica appare più vicina a quella del Delta che a quella di Memphis e si rifà all’antica tradizione. Sembra sia stato liberato nel 1966. In ogni caso dagli anni Sessanta manca di lui qualsiasi notizia.
04 maggio, 2024
4 maggio 1956 – Be-bop-a-lula? Non è un granché…

03 maggio, 2024
3 maggio 1910 - Mary Lou Williams l’innovatrice
Il 3 maggio 1910 nasce ad Atlanta, in Georgia la pianista, compositrice e arrangiatrice Mary Lou Williams, . Il suo vero nome è Mary Elfried Scruggs. All'età di quattro anni si trasferisce assieme alla madre e alla sorella a Pittsburgh, in Pennsylvania dove prende le prime lezioni di pianoforte. La sua educazione musicale è di impronta classica, ma l'ambiente la influenza precocemente. Nel 1926 esordisce a Chicago nell'orchestra del sassofonista John Williams, destinato a diventare il suo primo marito. Nel 1928 è la leader della stessa orchestra. L'anno seguente viene scritturata da Andy Kirk per sostituire il pianista della sua formazione momentaneamente indisposto e vi rimane fino al 1942 facendosi notare sia come solista di pianoforte che come autrice e arrangiatrice. In questo periodo evidenzia le caratteristiche migliori della sua personalità artistica, su tutte la capacità d'intuire e spesso di anticipare le mutazioni del jazz. Mentre è con la band di Andy Kirk scrive anche vari arrangiamenti per l'orchestra di Benny Goodman, contribuendo a darle un indirizzo più moderno. Lo stesso sodalizio con Kirk finisce per il rifiuto del leader diabbandonare il vecchio stile a favore di un jazz più progressivo. Chiusa quell’esperienza crea una piccola formazione con Harold Baker, suo secondo marito. Nel 1944 partecipa all’esperienza be bop registrando in trio con Bill Coleman e Al Hall. L'anno dopo ottiene un clamoroso successo con la Zodiac suite in dodici movimenti, ispirata ai dodici segni dello Zodiaco, registrata per trio ed eseguita poi da un'orchestra sinfonica. Nel 1946 fonda un gruppo formato interamente da donne e nel 1952 se ne va in Gran Bretagna dove scrive a puntate la sua autobiografia per la rivista Melody Maker. Dopo un breve periodo passato a Parigi, nel 1955 rientra negli Stati Uniti e decide di abbandonare quasi totalmente la musica per dedicarsi ad attività religiose e di beneficenza. Il lungo silenzio viene interrotto dalla registrazione, effettuata a New York nel 1963, di Black Christ of the Andes, un'opera per strumenti a fiato, cantanti e gruppo corale cui seguono l'esecuzione di una prima Messa, interamente scritta e orchestrata da lei. Una seconda messa, intitolata Mass for the Lenten Season, viene eseguita nel 1968, in una chiesa di New York, per sette domeniche consecutive, e successivamente a Roma. Qui la Williams riceve direttamente dal Vaticano la commissione di una terza messa, nota oggi col nome di Mary Lou's Mass. Eseguita in prima mondiale alla Columbia University nel 1970 in forma di concerto, la messa ha avuto in seguito altre importanti rappresentazioni, tra cui una rimasta celebre a New York. nel 1975, nella Cattedrale di St. Patrick, da un trio diretto dalla Williams e da un coro di quaranta bambini. Muore a Durham, in North Carolina, il 28 maggio 1981. Negli ultimi anni della sua vita, oltre a impegnarsi nell'insegnamento presso la Duke University del North Carolina, la Williams aveva ripreso grazie alle pressioni dell'impresario Norman Granz anche l'attività discografica.
02 maggio, 2024
2 maggio 2002 – In 30.000 ai funerali di Lisa "Left Eye" Lopes

01 maggio, 2024
1° maggio 1906 – Mario Schisa, il maestro legato al pianoforte

30 aprile, 2024
30 aprile 1992 – L’hip hop regala la colonna sonora alla rivolta del quartiere nero di Los Angeles
Il 30 aprile 1992 l’hip hop fornisce la colonna sonora alla rivolta del quartiere nero di Los Angeles. Si tratta di un’evoluzione importante di un genere che da qualche tempo rischiava di essere definitivamente inglobato dalla struttura del music-business. L’evento apre una riflessione profonda sul genere. Che cos’è l’hip hop? Negli anni Ottanta è senza dubbio l’espressione più alta della cultura musicale alternativa nera statunitense. Dice il grande batterista jazz Max Roach: «La cultura musicale nera ha espresso tutti i principali suoni di questo secolo. Da Jelly Roll Morton a Scott Joplin fino ad arrivare all’hip hop c’è un sottile, ma robusto, filo di continuità. Il rap, Louis Armstrong e Charlie Parker sono l’espressione della stessa realtà minima, delle stesse povere zone urbane. Il jazz era la musica di chi non aveva soldi per studiare la musica dei ricchi, il rap è una musica povera che si può fare senza strumenti». Le radici nere dell’hip hop sono evidenti e inconfutabili. Affondano nel dub giamaicano dei Sound System, quegli enormi diffusori musicali, spesso montati sul rimorchio di un camion, costituiti da trenta o quaranta casse collegate tra loro da un groviglio artigianale di cavi. Negli anni Cinquanta i “Sound System Operator” sono personaggi molto popolari in Giamaica, veri e propri profeti musicali, soprattutto nei quartieri neri dove quasi nessuno possiede una radio. Sono disk jockey che cantano e parlano sulla base rubata ai dischi americani dell’epoca. Parlano, lanciano messaggi o costruiscono brevi melodie sui ritmi dei dischi jazz e delle grandi orchestre swing. Si danno nomi di fantasia, come quelli di Tom The Great Sebastian, Prince Buster, Count Smith The Music Blaster, Count Joe o Sir Nick e organizzano grandi feste da ballo nei prati della periferia di Kingston. A loro si rifanno, anche nella fantasiosa ispirazione degli pseudonimi, i rapper statunitensi degli anni Ottanta. C’è però una differenza rispetto al passato: questa volta la ribellione è consapevole e la contrapposizione è voluta, come emerge dalle dure parole di Ice-T: «Non ce la faranno a fregarci, come è successo con lo sforzo creativo nero del rock and roll. Negli anni Cinquanta le canzoni di Little Richard e Chuck Berry venivano definiti “suoni da jungla”, poi l’industria ha capito che poteva essere un affare e ha tirato fuori dal cilindro un caro ragazzo bianco del Sud come Elvis Presley. Non hanno fermato il rock, l’hanno inglobato depotenziando la sua componente nera. Questa volta non sarà così». In realtà non è stato diverso neppure questa volta, se si pensa che nel 1987 il primo album hip hop al vertice della classifica dei dischi più venduti degli Stati Uniti ha sulla copertina le facce bianche dei Beastie Boys, un gruppo la cui trasgressione in quel momento si limita alle parolacce. Il tentativo del music businnes di inglobare questo genere musicale e metabolizzarlo riesce, però, solo a metà. Crea un hip hop parallelo, di plastica e gradevole, ma non spegne la forza di quello alternativo che diventa ancor più violento, tanto da fornire, il 30 aprile 1992, la colonna sonora alla rivolta del quartiere nero di Los Angeles dopo il verdetto che manda assolti i poliziotti artefici di un pestaggio ai danni di un giovane di colore. La cultura hip hop, quella vera e quella addomesticata, si porta dietro però anche pericolose confusioni su argomenti delicati come la violenza e il razzismo. Nel 1989, i Public Enemy si dissociano pubblicamente da un loro componente, Professor Griff, che ha attaccato pesantemente la comunità ebraica, lo cacciano e lo sostituiscono con James Norman, salvo poi scoprire che l’antisemitismo rende e farne una bandiera nelle loro canzoni. Le accuse di razzismo e di incitamento alla violenza sono state pane quotidiano anche per Ice Cube, che se la prende con gli ebrei in “No vaseline” e con i coreani in “Black Korea”. Quando c’è di mezzo il razzismo le case discografiche fanno, però, finta di non vedere e non sentire. L’importante è vendere. Anche la violenza va bene se è generica. Non importa se cattiva, purché generica. Uno dei casi più emblematici è quello del rapper bianco Vanilla Ice, un tranquillo personaggio cui è stato costruito a tavolino dai produttori un passato turbolento in bande assolutamente inventate. Diversa è la situazione che si crea quando la violenza esce dalla genericità per diventare ribellione. Ice-T, un personaggio che arriva al rap partendo dalla poesia tanto da ispirarsi per il suo nome d'arte allo scrittore nero Iceberg Slim, viene licenziato in tronco, nonostante i successi commerciali, nel 1993 dalla Warner Bros., per aver messo in musica la rivolta nera di Los Angeles. Il discrimine non è poi tanto sottile: se serve a vendere qualche disco in più anche il razzismo va bene, mentre la violenza è accettabile solo se non mette in discussione l’ordine costituito. Uscito dai confini degli Stati Uniti, a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta l’hip hop è progressivamente diventato una delle basi per l’evoluzione musicale delle culture alternative di tutto il mondo. Gli Stessi Beastie Boys, simbolo di un’iniziale processo di commercializzazione, evolveranno verso un impegno politico sociale più marcato.
29 aprile, 2024
29 aprile 1967 – La grande mobilitazione dell’underground londinese

Il 29 aprile 1967 l’underground londinese, stanco delle persecuzioni dei tutori dell’ordine pubblico e del fastidio con cui è vissuto dall’establishment musicale rompe gli indugi. Sono circa quaranta i gruppi che all'Alexander Palace danno vita a un gigantesco happening multimediale destinato a restare nella storia del rock. Si chiama “14 Hours Technicolour Dream” e vede tra i protagonisti Syd Barrett con i suoi Pink Floyd, Keith West e i Tomorrow, i Misunderstood di Tony Hill , gli scatenati Creation del chitarrista e sperimentatore Eddie Phillips, Hapshash & Coloured Hat, i Soft Machine, i Pink Fairies, i Social Deviants, Marc Bolan con i suoi John's Children, i Purple Gang, i Syn di Peter Banks e Chris Squire e una lunga sequenza di gruppi destinati a vivere soltanto quel momento di gloria. Nell'agosto dello stesso anno si terrà a St. Tropez il più grande love-in europeo, al quale parteciperanno gran parte dei gruppi del sottobosco inglese presenti alla “14 Hours Technicolour Dream”. La mobilitazione dell’Alexander Palace fa seguito a sei mesi intensi d’i attività iniziati il 23 dicembre del 1966 quando John Hopkins, su suggerimento di Steve Stoliman, il proprietario dell'etichetta underground ESP di New York, inaugura l'UFO Club, un'organizzazione che ogni domenica pomeriggio apre le sale del Marquee agli "Spontaneous Underground", uno spazio con palco, teatro, sala di proiezione e discoteca dove si esibiscono liberamente i gruppi del fertile tessuto underground. Sull’onda anche dell’iniziativa all'Alexander Palace le iniziative dell’UFO diventeranno il fulcro della vita artistica alternativa di Londra e nell'autunno del 1967 si trasferiranno nella più capiente Roundhouse, che però verrà quasi subito chiuso dalla polizia. Ma il seme ormai è gettato e la pianta crescerà da sola.
28 aprile, 2024
28 aprile 1937 – Il primo disco della Swing
Il 28 aprile 1937 viene registrato il primo disco della Swing, un’etichetta francese, la prima al mondo che si è dedicata esclusivamente a registrazioni di musica jazz. Fondata nel 1937 su iniziativa di Charles Delaunay cui si deve la grafica dell'etichetta la Swing viene distribuita in Italia dalla società Gramophone - La Voce del Padrone fino al 1950. Il primo disco che porta l'etichetta Swing (impressione oro su fondo azzurro scuro) è realizzato a Parigi sotto la direzione di Coleman Hawkins il 28 aprile 1937 con
Benny Carter, André Ekyan, Alix Combelle, Stéphane Grappelli, Django Reinhardt, Eugène d'Hellemes e Tommy Benford e contiene i brani Honey suckle Rose e Crazy Rhythm. Il secondo della serie sarà un disco del Quintetto dell'Hot Club de France. Più di cento sono i titoli furono registrati in quegli anni sotto la supervisione di Charles Delaunay e Hugueš Panassié, che erano i Direttori Artistici della marca. Durante l'occupazione tedesca,la Swing cambia la grafica delle etichette che hanno l’impressione nera su fondo bianco e pubblica un gran numero di dischi di musicisti francesi che suonano composizioni proprie o interpretano classici americani, sostituendo il titolo originale con uno in francese: Reflets al posto di Sweet Sue (Alix Combelle), Indécision invece di Undecided (Quintetto dell'HCF). Nel 1951 la marca Vogue, tornata nuovamente in attività, si riprende il diritto di utilizzazione dell'etichetta, cambiandola da Swing a EMI e conservando la proprietà di tutte le registrazioni alle quali questa Società aveva assicurato il finanziamento.
Benny Carter, André Ekyan, Alix Combelle, Stéphane Grappelli, Django Reinhardt, Eugène d'Hellemes e Tommy Benford e contiene i brani Honey suckle Rose e Crazy Rhythm. Il secondo della serie sarà un disco del Quintetto dell'Hot Club de France. Più di cento sono i titoli furono registrati in quegli anni sotto la supervisione di Charles Delaunay e Hugueš Panassié, che erano i Direttori Artistici della marca. Durante l'occupazione tedesca,
27 aprile, 2024
27 aprile 1968 – What a wonderful world

Il 27 aprile 1968 arriva al vertice della classifica britannica dei dischi più venduti What a wonderful world di Louis Armstrong. Nella seconda metà degli anni Sessanta il vecchio Satchmo, come affettuosamente il trombettista viene chiamato dagli appassionati di jazz, è sempre più rinchiuso nel ruolo di un monumento a se stesso. Da tempo afflitto da un doloroso e cronico disturbo al labbro che progressivamente tende ad aggravarsi si limita sempre più spesso a cantare piuttosto che suonare mentre la sua popolarità è alimentata più che altro dal mito del passato. Nel 1968 partecipa anche al Festival di Sanremo dove canta due insipidi motivetti. Proprio alla fine dell'ultimo decennio della sua vita con What a wonderful world prova per l'ultima volta l’ebbrezza del grande successo commerciale, una canzone inserita nella colonna sonora di "Al servizio segreto di sua maestà", uno dei peggiori film della serie dedicata all’agente 007, interpretato per l’occasione dall’anonimo e inespressivo attore australiano George Lazenby. Nonostante sia sostenuta da un arrangiamento ricco d’effetti per esaltarne i lati migliori, la voce di Armstrong nel brano appare stanca e lontana dalla brillantezza del passato. Al music business, però, interessa soltanto la possibilità di sfruttare fino all’ultimo un personaggio, ancor meglio se ormai condannato a essere l'ombra di se stesso. Il buon Satchmo non vive bene questa situazione e nel corso delle ormai sempre più rare esibizioni in pubblico si lascia spesso andare a improvvise crisi di pianto. Nonostante le copertine patinate, i passaggi televisivi, il primo posto in quasi tutte le classifiche europee e statunitensi, i fans più affezionati intuiscono che What a wonderful world è del canto del cigno di un artista le cui condizioni di salute si stanno aggravando giorno dopo giorno. Un paio di partecipazioni ai film musicali "Disney songs" ed "Hello Dolly" saranno gli ultimi appuntamenti della sua grande carriera.
26 aprile, 2024
26 aprile 1886 - Ma Rainey, la madre del blues
Il 26 aprile 1886 a Columbus, in Georgia, nasce Ma Rainey, una delle più grandi cantanti della storia del blues. Il suo vero nome è Gertrude Pridgett e dopo essersi fatta le ossa girovagando per gli stati del sud degli Stati Uniti viene scoperta e lanciata dalla nascente industria discografica di Chicago e conquista una fama leggendaria. Se a Bessie Smith è toccato il titolo d'imperatrice del blues, la Rainey viene soprannominata "Mother of the blues”, madre del blues. È lei la prima grande vedette nera della storia della musica statunitense e l'originale creatrice dello stile del blues classico. A quattordici anni esordisce in uno spettacolo di vaudeville e a diciotto spose l'attore e ballerino Will "Pa" Rainey col quale forma un solido sodalizio artistico e sentimentale. In quel periodo lavora anche con i celeberrimi Rabbit Foot Minstrels e incontra la giovanissima esordiente Bessie Smith di cui diventa amica e consigliera. Lo stile di Ma Rainey fonde la tensione realistica del blues rurale con l'equilibrio espressivo degli stili vocali urbani. Altri lo chiameranno "classic blues". Con lei suonano con grandi solisti del jazz e del blues come Armstrong, Tommy Ladnier, “Georgia Tom" Dorsey e Tampa Red. Nel 1933 dopo la morte di una sorella e della madre si ritira a Rome, in Georgia, dove resta fino alla morte, avvenuta il 10 novembre 1939.
25 aprile, 2024
25 aprile 1945 – Luciano Tajoli rapito dai partigiani

24 aprile, 2024
24 aprile 1962 – Romolo Balzani, il creatore della canzone romana

23 aprile, 2024
23 aprile 1940 - Walter Barnes muore tra le fiamme del Rhythm Club

22 aprile, 2024
22 aprile 1978 – Bob Marley contro la guerra per bande

21 aprile, 2024
21 aprile 1967 - Il golpe dei colonnelli in Grecia
Nella notte fra il 20 e il 21 aprile 1967 in Grecia inizia un colpo di Stato guidato dai colonnelli Papadopoulos, Makarezos e Ladas. Mentre un reggimento di paracadutisti occupa il Ministero della Difesa, militari prendono in controllo dei centri di comunicazione, del parlamento e del palazzo reale. Contemporaneamente le unità mobili della Polizia Militare arrestano più di 10.000 persone. La repressione colpisce dirigenti politici, compreso il primo ministro Panagiotis Kanellopoulos, varie figure di rilievo ma anche semplici cittadini colpevoli soltanto di avere simpatia per la sinistra. La "dittatura dei colonnelli", come viene chiamato il regime instaurato dai militari organizzatori del colpo di stato, durerà fino al 1974. Così il regista Costa Gavras nel suo film "Z-L'orgia del potere" elenca le proibizioni introdotte dal Regime: «... i militari hanno proibito i capelli lunghi, le minigonne, Sofocle, Tolstoj, Mark Twain, Euripide, spezzare i bicchieri alla russa, Aragon, Trotskij, scioperare, la libertà sindacale, Lurcat, Eschilo, Aristofane, Ionesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter, dire che Socrate era omosessuale, l'ordine degli avvocati, imparare il russo, imparare il bulgaro, la libertà di stampa, l'enciclopedia internazionale, la sociologia, Beckett, Dostojevskij, Cechov, Gorki e tutti i russi, il "chi è?", la musica moderna, la musica popolare, la matematica moderna, i movimenti della pace, e la lettera "Ζ" che vuol dire "è vivo" in greco antico».
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