29 giugno, 2024

29 giugno 1945 – Little Eva, la bambinaia di Carole King

Il 29 giugno 1945 nasce a Belhaven, nel North Carolina, Eva Narcissus Boyd. La neonata non lo sa, ma è destinata a diventare famosa in tutto il mondo con il nome di Little Eva. La sua è una famiglia numerosa, costretta a muoversi continuamente inseguendo il lavoro. Anche la piccola Eva non può permettersi di vivere tranquillamente la sua infanzia. Tutti devono dare il loro contributo per tirare avanti e la ragazzina si adatta alle necessità. Il lungo peregrinare li porta nel 1960 a New York, dove Eva, ormai quindicenne, riesce a farsi assumere dalle famiglie dei quartieri ricchi come bambinaia. Tra i suoi affezionati clienti ci sono anche Gerry Goffin e Carole King, in quel periodo marito e moglie, oltre che autori di successo. Favorevolmente impressionati dalla sua voce la convincono a sottoporsi a un provino il cui esito è più convincente del previsto. La diciassettenne Eva si ritrova così con un contratto discografico e un frettoloso nome d'arte: Little Eva. La ditta Goffin & King decide di affidare alla sua voce Locomotion, un brano inizialmente scritto per Dee Dee Sharp. La canzone ottiene uno straordinario successo arrivando al vertice delle classifiche in vari paesi. Decisi a sfruttare fino in fondo l'inaspettata gallina dalle uova d'oro discografici e produttori decidono di utilizzare l'immagine della ragazza per lanciare anche un ballo di moda con lo stesso nome della canzone. Il risultato è quello di legare per sempre a Locomotion il personaggio di Little Eva. L'esplosione del beat e l'ondata di rinnovamento che attraversa la musica pop mondiale, fanno il resto. Dopo lo scarso successo di brani come Keep your hands off my baby, Let's turkey trot e Old smokey locomotion, nel 1964 si chiude la sua avventura discografica. La ragazza non ha ancora diciannove anni ed è ormai considerata un reperto d'epoca. Negli anni successivi si tornerà a parlare di lei sull'onda della nostalgia ogni volta che Locomotion tornerà in classifica. È morta a New York il 10 aprile 2003.

28 giugno, 2024

28 giugno 1924 – Mammola Sandon, in arte Flo Sandon's

Il 28 giugno 1924 nasce a Vicenza Mammola Sandon, la futura Flo Sandon's. Figlia di un artigiano giramondo specializzato in vetrate per le chiese, pochi mesi dopo la nascita si ritrova a Cleveland, nell'Ohio, con la famiglia. Ci resta per dodici anni guadagnandosi l'appellativo di Flo, ricavato dalla contrazione della traduzione di Mammola in Flower (fiore). Quando torna in Italia il padre viene richiamato alle armi e parte per l'Africa. Lei si trasferisce a Roma con la madre. Vivace poliglotta che, oltre all'italiano e l'inglese, parla correttamente anche francese, spagnolo e tedesco, dopo la Liberazione offre i suoi servigi d'interprete alla Croce Rossa. Proprio nel 1945 debutta come cantante quasi per caso durante una festa di compleanno. Il primo a incoraggiarla a proseguire su quella strada è il maestro Clement Valentine. Nel 1946 dopo una breve esperienza nel quartetto vocale di Alessandro Alessandroni se ne va a Milano in cerca di fortuna. Qui ottiene il suo primo contratto discografico con la Telefunken (la futura Durium) per la quale incide in inglese una serie di celebri brani statunitensi. Nel 1947 la sua versione di Love letters vende duecentomila copie. È il primo successo discografico, ma segna anche il cambiamento definitivo del suo nome d'arte. In fase di composizione della copertina, infatti, il tipografo ha aggiunto inopinatamente la "s" del genitivo sassone al suo cognome che da Sandon diventa Sandon's. L'anno dopo spopola con Verde luna, il tema conduttore del film "Sangue e arena". Sono gli anni del suo maggior successo. Nel 1951 viene premiata con il Microfono d'argento e nel 1952 presta la voce a Silvana Mangano nel film "Anna" interpretando le canzoni T'ho voluto bene (Non dimenticar) e El negro Zumbon, che le valgono la consegna del primo disco d'oro assegnato dall'industria discografica italiana. L'anno successivo vince, in coppia con Carla Boni, il Festival di Sanremo, manifestazione che la vede ancora protagonista nel 1954 quando canta in duetto con Natalino Otto, il cantante che diventerà suo compagno di vita. Curiosa, intelligente e sperimentatrice cerca anche strade diverse dalla musica leggere e nel 1959 pubblica African ritual songs, un album con rarissime musiche africane. Dopo la morte di Natalino Otto ridurrà la sua attività iniziando una solitaria battaglia contro l'oscuramento storico e culturale della memoria del suo compagno, grande interprete di swing e protagonista della resistenza alla normalizzazione musicale del fascismo. Muore a Roma il 16 novembre 2006.

27 giugno, 2024

27 giugno 1980 – L'MLS protegge Bob Marley a San Siro

Il 27 giugno 1980 a Milano si tiene l'atteso concerto di Bob Marley. Da giorni si teme la presenza organizzata degli “autoriduttori”, gruppi di ragazzi che contestano il costo dei biglietti d’ingresso e tentano di entrare gratis la cui consistenza ha messo in difficoltà più di un servizio d'ordine. Per questo gli organizzatori del concerto si sono rivolti a un gruppo che a Milano ha fatto della sua capacità di "tenere la piazza" una delle caratteristiche principali: il Servizio d'Ordine dell'MLS, il Movimento Lavoratori per il Socialismo, erede dello storico Movimento Studentesco della Statale. La scelta crea non poche polemiche perché è la prima volta che un gruppo politico accetta di mettere il proprio servizio d'ordine a disposizione di un evento "privato". A destra c'è chi sostiene che si tratti, nei fatti, di una sorta di "legittimazione" di un gruppo "paramilitare e violento erede dei Katanga sessantottini". Non mancano però anche le critiche "da sinistra" per questa sorta di "mercificazione" della militanza. Incurante delle polemiche il servizio d'ordine intorno allo stadio è operativo fin dalla mattinata del 27 giugno. Sono circa cinquecento le persone impegnate, in gran parte militanti dell'MLS affiancati da qualche gruppo di “merce nera”, come vengono chiamati i volontari non politicizzati. Gli autoriduttori si sono dati appuntamento attraverso un volantinaggio a tappeto in una delle vie laterali allo stadio. Alle 17 arrivano le prime note della lunga kermesse musicale aperta dal bluesman Roberto Ciotti. Intorno alle 19, quando nel catino di San Siro inizia a suonare l'Average White Band, il gruppo degli autoriduttori fronteggia il cordone esterno del servizio d'ordine lanciando qualche slogan e molti insulti. Il primo assalto parte un'ora e mezza dopo e l’obiettivo è il cancello n. 23 dello stadio, che non può essere chiuso perché lesionato da mani ignote la notte precedente. Lo scontro con il servizio d’ordine è breve e violento e gli autoriduttori sono costretti a ritirarsi un po’ pesti. Maggior successo ha il tentativo delle 20.45 quando un centinaio di giovani arriva di corsa e si arrampica lungo le inferriate di recinzione dello stadio dal lato di Via Piccolomini, usando come piattaforma una FIAT 127 blu parcheggiata proprio lì dall'incauto proprietario per la felicità di uno dei tanti carrozzieri del capoluogo lombardo. Mezz'ora dopo arriva sul palco Bob Marley e da quel momento la cronaca lascia spazio alla musica.

26 giugno, 2024

26 giugno 1965 – Odoardo Spadaro, l’italiano che conquistò Parigi

Il 26 giugno 1965 a Careggi, un sobborgo di Firenze adagiato sulle pendici del monte Morello, muore a settant’anni Odoardo Spadaro, lo chansonnier italiano capace di conquistare un pubblico difficile e fondamentalmente nazionalista come quello francese. La sua scomparsa è un po' il simbolo della fine dell’epoca del teatro di rivista tradizionale con le sue scenografie rutilanti, le ballerine e i comici, da tempo soppiantato dalla commedia musicale. Autore e interprete di canzoni dai toni eleganti e dalla vena un po' malinconica Odoardo Spadaro nasce a Firenze in una famiglia della buona borghesia e frequenta il Regio Ginnasio Liceo "Dante Alighieri", all’epoca una delle scuole più esclusive del capoluogo toscano. Di quel periodo ama ricordare che mentre la famiglia voleva farne un avvocato, lui preferiva immaginarsi medico, anche se ai libri di testo preferiva il profumo un po' stantio dalle quinte teatrali. Dopo le prime esibizioni nel teatrino parrocchiale di Don Gallina frequenta la Regia Scuola di Recitazione di Luigi Rasi nel teatrino di Via Laura a Firenze. Nel 1912 si unisce alla compagnia drammatica De Sanctis-Borelli, ma ben presto capisce che la sua strada è il varietà. Scrive e interpreta, accompagnandosi al pianoforte, canzoni ironiche come Teatro lirico, Il pianista nordamericano o il Wagneriano nevrastenico. Dopo la prima guerra mondiale cerca fortuna all’estero. Nel 1927 conquista il Moulin Rouge di Parigi, al fianco della grande Mistinguette, di Jean Gabin e Viviane Romance e per oltre un decennio è uno degli artisti più amati dal pubblico parigino. Nel 1936 porta per primo in Italia il corpo di ballo delle Bluebells. Artista poliedrico passa indifferentemente dalla rivista alla prosa e all’operetta, non rinunciando al cinema come nel 1952 quando recita ne “La carrozza d’oro” di Jean Renoir. Alcune sue canzoni come La porti un bacione a Firenze, Il valzer della povera gente e Sulla carrozzella, sono immortali.



25 giugno, 2024

25 giugno 1988 – La morte prematura di Gigliola Negri

Il 25 giugno 1988 a Malgrate, in provincia di Como muore a soli trentaquattro anni Gigliola Negri, una delle più interessanti interpreti della canzone politica della seconda metà degli anni Settanta. Il suo debutto sul palcoscenico avviene nel 1975 al fianco di Arnoldo Foà in "Fischia il vento", uno spettacolo messo in scena in occasione del Trentennale della Resistenza e imperniato sul canzoniere antifascista italiano. Nel mese di novembre dello stesso anno tiene il suo primo recital brechtiano al conservatorio di Torino suscitando l’attenzione e i complimenti della critica, in particolare di Massimo Mila che le dedica una lusinghiera recensione. Nel 1976 partecipa al Festival Internazionale di musica contemporanea di Varsavia interpretando una cantata composta da Enrico Correggia su testi di Rafael Alberti. La sua popolarità si allarga a macchia d’olio anche al di fuori del ristretto numero di appassionati del genere. Negli anni successivi si esibisce in molte città italiane ed europee. La morte chiude prematuramente la sua carriera. Di lei restano un pugno di album: Gigliola Negri canta Garcìa Lorca, La lunga marcia di Mao Tse-Tung con musiche di Roberto Negri, Al gran verde che il frutto matura e, soprattutto, La diva dell’Empire, le musiche della Belle Epoque, registrato nel 1982 con Maurizio Fasoli al pianoforte.



24 giugno, 2024

24 giugno 1935 – Carlos Gardel, un tanghéro tolosano

Il 24 giugno 1935 un aereo si schianta al suolo nella zona di Medellin, in Colombia. La dinamica dell'incidente non lascia speranze: i passeggeri sono tutti morti e tra loro c'è Carlos Gardel, il tolosano del tango, un vero e proprio mito vivente che ha affascinato con le sue note il vecchio e il nuovo continente. La notizia della sua scomparsa, nonostante l'epoca e le difficoltà di comunicazione, fa il giro del mondo e getta nel lutto migliaia di ammiratori. Ai suoi funerali la polizia è costretta a fare gli straordinari per contenere una folla immensa calcolata in oltre venticinquemila persone che vogliono porgergli l’estremo saluto nella improvvisata camera ardente allestita al Luna Park di Buenos Aires. Le sue spoglie vengono tumulate al cimitero La Chacarita e la sua tomba diventa meta di costanti pellegrinaggi, mentre in tutto il Sudamerica vengono eretti un numero incredibile di monumenti alla sua memoria. Una tale popolarità non è usurpata. L’opera di Carlos Gardel è, infatti, fondamentale nella diffusione del Tango all’inizio del Novecento. Gli storici non hanno dubbi nell'attribuire alla sua cultura musicale e alla sua passione il merito dell’espansione di questa musica fuori dai confini dell’Argentina. L'aspetto più incredibile della sua vicenda artistica è che lui non è argentino, ma francese, anche se la sua data di nascita precisa sia ancora oggi un mistero. Sembra sia nato a Tolosa, in Francia, l’11 dicembre 1890 e che, giovanissimo, sia emigrato a Buenos Aires. Proprio nel capoluogo argentino nel 1911 incontra il cantante Razzano con il quale forma il duo Gardel-Razzano. Qualche anno dopo incide Mi noche triste, ancora oggi considerato uno dei brani storici del tango, ma la sua opera più importante riguarda il lavoro di composizione, ricerca e diffusione. Sull’onda della popolarità in campo musicale nel 1931 anche il cinema si accorge di lui e gli affida una parte nel film “Luces de Buenos Aires”, ma il grande schermo non aggiunge granché alla sua fama. Di lui resta il ricordo di una voce «nata per il Tango», roca e inconfondibile. Cinquant'anni dopo la sua morte il regista Fernando Ezequiele Solanas lo farà rivivere o, meglio, ne farà rivivere il fantasma nel film "Tangos – L’esilio di Gardel", una “tanghédia”, cioè un musical con la scansione del racconto epico costruito interamente sul ritmo del tango. La colonna sonora verrà affidata a quello che in molti hanno indicato come il vero erede di Gardel: Astor Piazzolla.

23 giugno, 2024

23 giugno 1971 – Censura RAI per Mauro Lusini

Il 23 giugno 1971 Mauro Lusini diventa uno dei cantautori italiani più censurati dalla RAI per ragioni politiche. La sua canzone America primo amore viene esclusa dalla diffusione radiofonica e televisiva. L'ha deciso la RAI che con il povero Lusini sembra avere un conto aperto. Sei anni prima, infatti, in occasione del Festival delle Rose, la censura aveva orrendamente tagliato un'altra sua composizione intitolata C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Il gesto censorio si era però tramutato in un colpo di fortuna, visto che il brano aveva venduto più di un milione di copie nell'interpretazione di Gianni Morandi e aveva avuto anche l'onore di essere presentato, in italiano, al raduno dell'Isola di Wight da Joan Baez. Per la verità la versione originale, interpretata da lui, non aveva superato le ottomila copie vendute, ma il successo come autore era stato innegabile. Di fronte all'ennesima censura, però, Mauro Lusini non accetta più né tagli né modifiche. Preferisce farsi oscurare piuttosto di rinunciare alle sue idee. In più la decisione dei censori non ha alcun fondamento. Il brano non è di quelli destinati a restare nella storia. America primo amore racconta la disillusione di una generazione cresciuta all'ombra del mito americano, ma non ha l'impatto emozionale di C'era un ragazzo…, eppure la RAI decide di censurarla. È evidente che il cantautore toscano è ormai sotto tiro e che la sua decisione di non piegarsi rischia di pesare sulla sua carriera. Sarà così. Qualche tempo dopo abbandonerà le scene. Quando tornerà lo farà prima in veste d'autore e poi di produttore. Tra il 1978 e il 1982, infatti, accetterà di produrre Nada, un altro personaggio scomodo della musica leggera italiana. Farà anche parte di una delle tante formazioni dei Goblin e nel 1986 con Alberto Radius, e Bernardo Lanzetti, darà vita per qualche tempo ai Cantautores, anche se la sua fama resterà per sempre legata a C'era un ragazzo

22 giugno, 2024

22 giugno 1960 - Odell Rand, un clarinetto in mi bemolle

Il 22 giugno 1960 muore il clarinettista Odell Rand. Nato a Chicago, nell'Illinois, intorno al 1905 è dotato di una ricchissima sonorità che lo rende riconoscibile all’istante e resta famoso soprattutto per le sue incisioni con gli Harlem Hamfats, nelle quali suona spesso il clarinetto in mi bemolle. Dà anche vita a un proprio gruppo, The Ebonites, che per molti anni suona regolarmente a Chicago in locali come il Rock Cellars Garden, il Blinkin' Pup, ecc. Prima della morte lavora con Baby Dodds nel 1957 e Lil Armstrong nei 1959.


21 giugno, 2024

21 giugno 1971 – Ehi guru, fottiti e lascia spazio alla musica!

Il 21 giugno 1971 da tutti gli Stati Uniti convergono a migliaia i giovani in Louisiana per assistere al Celebration of Life Festival, una lunga maratona di musica alla quale partecipano gruppi e artisti di spicco come i Pink Floyd, i Beach Boys, Miles Davis e B.B. King. L'evento si colloca in un periodo particolare. Da un po' di tempo, infatti, ciò che resta del movimento hippie e pacifista è diviso in due tronconi. Da una parte c'è quella componente che, sull'onda del "flower power", ha finito per rifugiarsi sempre più in una sorta di individualismo di massa, finalizzato alla felicità interiore e sostanzialmente assente dalle grandi questioni sociali che avevano caratterizzato alla fine degli anni Sessanta la cultura giovanile. Da tempo la mescola di filosofie orientali e amore per la natura ha perso la carica antagonista iniziale per trasformarsi in una sorta di indifferenza ideologica che ha trovato nei mass media una notevole cassa di risonanza. Dall'altra parte ci sono le comuni hippie più politicizzate, le uniche contro le quali continua e essere attivo l'apparato repressivo e la campagna mediatica di disinformazione. Proprio queste si sono impegnate in uno sforzo notevole contro le ipotesi di fuga dalla realtà, non lesinando critiche aspre ai loro "fratelli separati". In questa situazione il Celebration of Life Festival da appuntamento tradizionale per le varie comunità hippie si trasforma in un confronto tra le opposte tendenze. Per prevenire disordini c'è un notevole dispiegamento di forze dentro e fuori dal luogo dove si svolge il concerto. Diversamente da analoghe situazioni, però, le comuni più radicali evitano il confronto violento e rispolverano l'ironia. Quando il guru Yogi Bahjan sale sul palco per la solita predicozza sulla pace interiore e chiede un minuto di silenzio, dal pubblico si alza una voce che urla «Fuck you, let’s boogie!» (Fottiti, diamoci sotto (con la musica)!). Una gigantesca risata seppellisce definitivamente il tentativo.


20 giugno, 2024

20 giugno 1953 – Cyndi Lauper, la voglia di non mollare

Il 20 giugno 1953 nasce a New York Cyndi Lauper, un'interprete che più di altre con le sue multicolori acconciature, il suo look stravagante e la sua voce acuta e molto duttile ha saputo diventare una delle protagoniste musicali degli anni Ottanta. Nel 1970 è una diciassettenne irrequieta e affascinata dal movimento hippie che dà più di una preoccupazione alla sua famiglia. Per «farle cambiare ambiente» la spediscono in un college del Canada. Lei, dopo qualche resistenza, accetta a patto di portare con sé il suo cane Sparkle. Non ci resta per molto. Un paio d'anni dopo è di nuovo a New York e nel 1974 diventa la cantante dei Doc West. Successivamente si unisce ai Flyer, mentre scopre un nuovo orizzonte musicale con il nascente movimento punk. La voglia di vivere, gli eccessi e la sua generosità rischiano, però, di esserle fatali. Nel 1977, dopo un concerto, la sua voce si abbassa improvvisamente fino a sparire. Cyndi non si arrende. Mesi di cure ed esercizi con l'aiuto dell'insegnante Katie Ayresta la rimettono in sesto. Nel 1978 forma i Blue Angels con il sassofonista John Turi, ma i risultati tardano ad arrivare. All'inizio degli anni Ottanta, delusa e demoralizzata torna a cantare nei piano bar e si trova anche un posto di lavoro in un negozio d'abbigliamento. Proprio quando sta per lasciar perdere tutto incontra David Wolf, un talent scout che le procura un contratto discografico. Inizia così a lavorare in sala di registrazione con l'aiuto degli Hooters, una band di Philadelphia, e nel mese di dicembre del 1983 pubblica l'album She's so unusual. È il successo, improvviso e inaspettato. Il disco vende oltre 4 milioni di copie e la sua canzone Girls just want to have fun diventa un inno. Per qualche anno sembra che niente possa fermarla. Riceve soldi, premi e riconoscimenti, partecipa a vari film, ma non si monta la testa. Sa che tutto può finire con la stessa rapidità con cui è cominciato e quando, con gli anni Novanta, inizia il suo declino, non si scompone. Continua a produrre qualche disco ogni tanto, senza rinnegare la sua linea originaria e non adattandosi alle mode. L'impressione è che voglia mantenere aperto un canale di comunicazione con il pubblico che l'ha amata fin dall'inizio della carriera, senza preoccuparsi più di tanto della classifica. Indimenticabile resta la sua partecipazione, nell'estate del 1990, a The wall, l'allestimento dell'opera dei Pink Floyd a Berlino in Potzdamer Platz, con Rogers Waters, Van Morrison, Joni Mitchell, Marianne Faithfull e gli Scorpions.



19 giugno, 2024

19 giugno 1977 – Nazi scatenati contro Paul Cook

Il 19 giugno 1977 il batterista Paul Cook dei Sex Pistols esce dalla stazione della metropolitana di Shepherds Bush. Pensieroso e un po' assonnato non si avvede di un gruppo di persone che lo sta seguendo. Sono sei ragazzi corpulenti dall'aria strafottente che a grandi falcate cercano di raggiungerlo. Lo chiamano: «Bastardo, hey bastardo!» Paul, che ha sentito le voci ma non ha capito le parole, si volta per la curiosità. Immediatamente i sei lo circondano. Sono neonazisti. Appartengono a quel microcosmo variegato cresciuto all'ombra del National Front che ha deciso di combattere una personale battaglia contro gli immigrati, i punk, i tossicodipendenti e gli omosessuali. Cook è visibilmente spaventato, ma trova la forza di mandarli a farsi fottere. «Sei un punk bastardo, checca e drogato, adesso ti ammazziamo!». Improvvisamente nelle loro mani compaiono spranghe di ferro e coltelli. Il batterista dei Sex Pistols evita il primo colpo di coltello, ma non può far nulla contro le spranghe. Ferito scivola lentamente a terra urlando e chiedendo aiuto. Qualcuno chiama la polizia, alcuni passanti intervengono, i nazi scappano. Il buon Cook è come un cencio lavato e sanguina un po' dovunque. «Non è niente» dice ai primi soccorritori, ma viene trasportato a forza in ospedale. Il bilancio finale del pestaggio sarà di una quindicina di punti di sutura e una lunga serie di contusioni e lacerazioni varie. L'aggressione fa parte di una campagna feroce scatenata dall'estrema destra contro i punk e, soprattutto, contro i Sex Pistols. Il giorno prima il cantante del gruppo Johnny Rotten e il tecnico Bill Price sono caduti in un altro agguato neonazista nel parcheggio del Pegasus Hotel. Rotten ha avuto la peggio ed è stato ferito al viso e alle mani. Non sarà l'ultima aggressione nei confronti dei Sex Pistols né l'ultimo esempio di violenze contro i punk da parte dell'estrema destra. Ben presto, però, gli aggrediti inizieranno a reagire in modo organizzato ed efficace.

18 giugno, 2024

18 giugno 1980 – Per la prima volta sullo schermo le avventure dei fratelli Blues

Il 18 giugno 1980 a New York viene proiettato per la prima volta in pubblico il film “The blues brothers”, una commedia musicale che ha per protagonisti John Belushi e Dan Aykroyd.
Il film, che racconta le avventure dei fratelli Jack ed Elwood Blues alla ricerca di fondi per salvare dalla chiusura l’orfanotrofio nel quale sono stati allevati, riporta all’attenzione del pubblico di tutto il mondo un genere, come il blues, che sembrava definitivamente oscurato dall’avvento delle nuove mode musicali. Del cast fanno parte alcuni ‘mostri sacri’ della storia della musica internazionale come Aretha Franklin, Ray Charles, James Brown, John Lee Hooker e Cab Calloway.

17 giugno, 2024

17 giugno 1948 – Incidente alla RAI, Silvana Fioresi perde la voce

Poco dopo le 13 del 17 giugno 1948 negli studi RAI di Roma in Via Asiago l’orchestra del maestro Armando Fragna sta eseguendo una serie di brani musicali. In quel periodo tutto si svolge in diretta e al microfono si alternano, uno dopo l'altro, le voci soliste della formazione, tra cui spiccano i nomi di Silvana Fioresi e Claudio Villa. Alle 13,13 un boato interrompe il programma. È esploso il compressore che alimenta l'impianto dell'aria condizionata. Tra le fiamme, il fumo e i gas, operai, impiegati, tecnici, musicisti e cantanti cercano disperatamente di mettersi in salvo nel dedalo di studi e corridoi. L'intervento tempestivo dei vigili del fuoco evita il peggio, ma il bilancio finale è ugualmente impressionante: nove ustionati, duecento feriti e un numero incalcolabile di intossicati dai gas ammoniacali. Tra questi c'è la cantante Silvia Fioresi, svenuta e soccorsa da Claudio Villa e dal regista Riccardo Mantoni. Le condizioni della cantante non sono gravi, ma l'esposizione ai gas ammoniacali sembra aver compromesso in modo definitivo le sue corde vocali. I primi medici che la visitano scuotono la testa. La sua carriera sembra finita lì. All'anagrafe il suo cognome è La Rosa, e suo padre è il violinista Adriano La Rosa. Nata a Genova nel 1921, a nove anni emigra con la famiglia a El Salvador. Tornata in Italia si diploma in pianoforte e canto al Conservatorio di Torino e nel 1940 debutta alla radio, insieme a Norma Bruni e Aldo Donà, interpretando Besame. La sua voce ricca di swing è ormai popolarissima quando, alla fine del 1943, lascia la musica. Dopo la Liberazione, però, torna sui suoi passi e riprende l'attività a Milano con le orchestre di Gorni Kramer e di Luciano Zuccheri. L'incidente del 17 giugno pare troncare per sempre le sue velleità, ma lei non s'arrende. Siccome i gas hanno intaccato solo in parte il suo apparato vocale, decide di sottoporsi a una lunga e faticosa terapia di rieducazione fonetica. Un anno dopo ha recuperato quasi completamente le potenzialità vocali originarie e ricomincia a cantare. Non resterà, però, in Italia. Scritturata per una breve tournée sudamericana rimarrà nel Nuovo Continente per quasi vent'anni diventando una delle interpreti più apprezzate. I suoi dischi arriveranno al vertice delle classifiche di vendita in Argentina, Cile, Brasile, Uruguay, Columbia, Venezuela e Repubblica Dominicana. Tornerà in Italia soltanto nel 1967 e nel 1971 registrerà una serie di dischi antologici con Dino D'Alba.





16 giugno, 2024

16 giugno 1939 - Chick Webb, ovvero quando la batteria allevia il dolore

Il 16 giugno 1939 il batterista Chick Webb muore a Baltimora, nel Maryland, la città in cui è nato il 10 febbraio 1902. Il suo vero nome è William Webb. Ci sono molti dubbi sul suo anno di nascita che, secondo alcuni è il 1907. Inizia giovanissimo a studiare la batteria per alleviare i problemi  creatigli da una forma di tubercolosi della colonna vertebrale che lo tormenta per il resto della sua breve esistenza, costellata da interventi chirurgici. Chi l'ha visto in azione sostiene che il suo gracile e dolorante corpo si irrobustiva come d'incanto quando Webb sedeva dietro la sua batteria. Fa le sue prime esibizioni all'età di undici anni con un gruppo locale e poi trova qualche ingaggio nelle orchestrine che si esibiscono sulle navi a vapore che percorrono i fiumi. Verso la fine del 1924 si trasferisce a New York per suonare nell'orchestra di Edward Dowell e nel 1926 riunisce la prima formazione a suo nome, un quintetto che ottiene un lungo ingaggio al Black Bottom Club di New York e che, con il passare del tempo, amplia l'organico, cambiando anche la denominazione in Harlem Stompers. Del quintetto fanno parte Bobby Stark, Johnny Hodges, Don Kirkpatrick e John Trueheart . La sua abilità di scopritore di talenti è quasi diabolica. Nelle sue formazioni si alternano musicisti come Jimmy Harrison, Benny Carter, Hilton Jefferson, Sandy Williams, John Kirby, Shelton Hemphill, Taft Jordan, Edgar Sampson, Louis Jordan e tanti altri. Alla fine del 1932 suonare e incide con Louis Armstrong. La formazione è sua e Satchmo è la stella solista. Nel 1934 scrittura come cantante l'allora sconosciuta Ella Fitzgerald. Da quel momento l'orchestra conosce un crescendo costante di notorietà che finisce per sfiancare Webb che non può più reggere il ritmo di spossanti tournée. Nel 1938, proprio alla fine di una tournée si ammala e deve ricoverarsi. I medici gli vietano di tornare a suonare ma Webb non ce la fa. Nel 1939 passa ore in sala di registrazione prima di crollare definitivamente sotto il peso di una malattia che non gli dà scampo. L'ultima sua esibizione avviene il 4 maggio al Southland Café di Boston. I suoi musicisti continuano per qualche tempo sotto il nome di Ella Fitzgerald, ma nel 1941 l'orchestra si scioglie definitivamente. Batterista di eccezionale valore Webb ha contribuito a svincolare la batteria dalla schematizzazione che proveniva dalla tradizione delle marce i militari di origine europea. Il suo modo di suonare i tom-tom, di variare il gioco tra i tom-tom, il tamburo rullante e i piatti, la scansione sulla grancassa sempre più frequentemente in quattro quarti, oltre che segnare una profonda innovazione mette le basi per lo swing..

15 giugno, 2024

15 giugno 1978 - Giovanni Leone si dimette

Il 15 giugno 1978 Giovanni Leone, Presidente della Repubblica Italiana, é costretto a dimettersi. Lo fa sei mesi prima della normale scadenza del suo mandato con un drammatico messaggio televisivo nel quale afferma la sua onestà di fronte alla campagna stampa che da mesi mette in discussione la sua figura politica e morale. Tutto inizia qualche mese prima con la pubblicazione de "La carriera di un Presidente", un libro della giornalista Camilla Cederna nel quale l’uomo politico viene coinvolto in speculazioni finanziarie e immobiliari e in alcuni fatti legati allo scandalo Lockheed. Leone querela la giornalista e il direttore de “L’Espresso”, la rivista che ha diffuso parti del libro stesso, ma ottiene il risultato opposto. Le rivelazioni danno il via a una feroce campagna di stampa contro di lui che culmina con una serie di manifestazioni del Partito Radicale davanti al Quirinale e poi con la richiesta formale delle sue dimissioni da parte del Partito Comunista Italiano. Il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro non cambiano l’atteggiamento della stampa e dell’opinione pubblica nei suoi confronti.

14 giugno, 2024

14 giugno 1923 - Il primo disco di hillbilly

Il 14 giugno 1923 viene registrato il primo disco di hillbilly. Tutto comincia un anno prima quando l'emittente radio georgiana WSM trasmette per la prima volta una canzone folk, seguita dalla WBAP di Fort Worth che inaugura una serie di programmi dedicati alla musica da ballo popolare bianca. Sempre nel 1922 Eck Robertson,  un oscuro suonatore texano di violino, incide il primo disco di questa musica. Le esperienze paiono destinate a restare confinate in un'area regionale ristretta. Sarebbe probabilmente così se sulla scena non irrompessero due personaggi destinati a lasciare un segno nella storia della discografia statunitense e mondiale. Il primo si chiama Ralph Peer ed è un talent scout che lavora per la casa discografica Okeh di New York. Il secondo è un commerciante di nome Polk Brockman, titolare di un negozio di fonografi ad Atlanta, all'epoca una delle città più ricche di folksinger: È Brockman a convincere Peer a prestare orecchio a questo genere di musica. Peer accetta, si entusiasma e convince anche la Okeh a investire. Il 14 giugno 1923 viene così registrato il disco numero 4890 della Okeh da John Carson che canta e suona due pezzi rurali. È l'inizio della musica hillbilly. Negli anni seguenti tutte le maggiori case discografiche si precipiteranno nel Sud a registrare gran parte dei talenti locali.


13 giugno, 2024

13 giugno 1886 - Mario Mari, meglio la canzone del cantiere

Il 13 giugno 1886 Nasce a Napoli il cantante Mario Mari, all'anagrafe Nunzio D’Auria. Figlio di un imprenditore edile all’impresa di costruzioni del padre preferisce la canzone e debutta nel 1911 al Teatro Vittorio Emanuele della sua città. Dotato di una voce da tenore leggero nel 1913 parte per un lungo tour in moltissimi i teatri d’Italia. Dopo aver fatto parte della compagnia di Raffaele Viviani, nel 1920 insieme a Gigi Pisano e Cesare Faras fonda una compagnia che debutta alla Sala Umberto di Napoli con la rivista “Tutti in cupola”. Partecipa a varie audizioni di Piedigrotta e nel 1936 abbandona le scene dedicandosi all’attività di impresario teatrale. Colpito da paralisi nel 1952 è condannato a un’immobilità fisica destinata a durare fino alla morte che avviene a Napoli il 22 ottobre 1954.



12 giugno, 2024

12 giugno 1984 - Domenico Modugno, una tempra dura come l’acciaio

Il 12 giugno 1984 Domenico Modugno è impegnato nelle prove della trasmissione televisiva “La luna del pozzo” negli studi televisivi De Paolis sulla via Tiburtina quando viene colpito da un malore. È l’inizio di un ictus ma il medico di servizio non si accorge della gravità delle sue condizioni e lo rimanda a casa suggerendogli di prendere un’Aspirina. Nella notte le sue condizioni si aggravano e viene ricoverato d'urgenza in ospedale. L’ictus lascia un segno pesante sulla sua capacità di parola e di movimento, ma non riesce a domarne lo spirito. La sua tempra dura come l’acciaio gli fa sopportare le fatiche di una lunga terapia di recupero al punto che, smentendo le previsioni più pessimistiche, torna in attività. La sua vicenda personale lo convince ad affiancare all’impegno artistico anche quello politico e nel 1986 si iscrive al Partito Radicale. Alle elezioni del 15 giugno dell’anno dopo viene eletto deputato nelle liste radicali nella circoscrizione di Torino Novara Vercelli lasciando un segno importante nell’attività parlamentare per le sue battaglie civili, soprattutto quelle a favore dei più deboli. Nel 1989 denuncia le condizioni disumane dei pazienti dell'ospedale psichiatrico di Agrigento. Proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla loro situazione si esibisce anche nel primo concerto dopo la malattia. Nel 1990 diventa Consigliere Comunale ad Agrigento, ma l’anno dopo il suo nemico implacabile lo aggredisce di nuovo. La sua tempra resiste ancora una volta e lui reagisce incidendo nel 1993 il disco Delfini insieme con suo figlio Massimo. Saranno gli ultimi sprazzi di una vita intensa.



11 giugno, 2024

11 giugno 1984 - Ciao Enrico

L’11 giugno del 1984, muore Enrico Berlinguer, il popolare e amato segretario del partito Comunista Italiano. Pochi giorni prima,  il 7 giugno, tutta Italia ha potuto assistere al momento in cui sul palco di Piazza della Frutta di Padova, durante il comizio di chiusura delle elezioni europee, viene colpito da un grave malore. Gli manca il respiro, sussurra, le forze gli vengono meno, eppure continua a parlare. «Compagni, proseguite il vostro lavoro... casa per casa... strada per strada...», pronuncia le sue ultime parole con la voce fioca e un fazzoletto bianco premuto sulla bocca. Non è la stanchezza ma un ictus che lo porta alla morte. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, lo piange  «come un amico fraterno, come un figlio, come un compagno di lotta» e ne riporta la salma a Roma sull’aereo presidenziale. Nei giorni che seguono la morte sono molti a celebrarne le doti, non soltanto i suoi compagni di lotta e di partito. Anche un vecchio conservatore come Indro Montanelli piange la fine di «un uomo introverso e malinconico, di immacolata onestà e sempre alle prese con una coscienza esigente, solitario, di abitudini spontanee, più turbato che allettato dalla prospettiva del potere, e in perfetta buona fede». I suoi funerali, a piazza S. Giovanni, a Roma, sono l’occasione di un immenso corteo. Nel 1994 i Modena City Ramblers incideranno il brano I funerali di Berlinguer, ispirato a quelle giornate.

10 giugno, 2024

10 giugno 1974 - Benny Winestone, un violinista al sax

Il 10 giugno 1974 muore a Toronto, in Canada, il sassofonista Benny Winestone. Nato a Glasgow, Gran Bretagna, il 20 dicembre 1906, viene avviato alla musica dal padre all'età di sette anni. Il suo primo strumento è il violino che suona da nove a vent'anni quando passa definitivamente al sassofono. Nel corso degli anni Trenta lavora con Ted Heath nella Sydney Lifton's Band a Londra e all'inizio degli anni Quaranta fece parte della formazione guidata da Frank Bogart a Toronto, in Canada. Nel 1945 è al fianco di Jess Stacy negli Stati Uniti e tra il 1947 e il 1948 suona con Maynard Ferguson a Montreal. Successivamente guida proprie formazioni con il trombettista Herby Spanier e nel corso degli anni Cinquanta suona anche con Steve Garrick al Chez Paree di Montreal. Nel 1938 appare anche nel film "Un americano a Oxford". Il suo stile è inizialmente influenzato da Frankie Trumbauer e Jimmy Dorsey e successivamente da Lester Young e Charlie Parker.