09 luglio, 2024

9 luglio 1929 - Alex Welsh, la tromba scozzese

Il 9 luglio 1929 nasce a Edimburgo, in Scozia il trombettista e direttore d'orchestra Alex Welsh, uno dei pochi musicisti britannici che, insieme a Humphrey Lyttelton, Freddy Randall, Bruce Turner e pochi altri, ha saputo conquistarsi una solida fama a livello internazionale. Trasferitosi a Londra nel 1954 con il clarinettista Archie Semple, dà vita a un proprio gruppo di chiara matrice dixieland di cui fanno parte anche il trombonista Roy Crimmins e il clarinettista Ian Christie. Nel 1957 suona al fianco di Jack Teagarden e di Earl Hines in tournée in Gran Bretagna. Verso la metà degli anni Sessanta il gruppo di Welsh si stabilizza con trombonista Roy Williams, il sassofonista John Barnes, il pianista Fred Hunt, il chitarrista Jim Douglas, il bassista Harvey Weston e il batterista Lennie Hastings. La formazione sceglie di dedicarsi più al mainstream jazz che al dixieland puro attingendo a piene mani dal repertorio di Buck Clayton. Il gruppo resta unito per oltre dieci anni e regala a Welsh una grandissima popolarità e la partecipazione a quasi tutti i più importanti festival internazionali. La crisi arriva nella seconda metà degli anni Settanta quando i solisti di maggior spicco lasciano uno dopo l'altro l'orchestra per percorrere altre strade. Welsh non abbandona l'ambiente e continua a esibirsi sull'onda degli antichi successi. Muore a Londra il 25 giugno 1982.





08 luglio, 2024

8 luglio 1966 - La bandiera USA nella polvere, i Rolling Stones nei guai

Nelle prime ore del pomeriggio di venerdì 8 luglio 1966 davanti all’albergo californiano che ospita i Rolling Stones, impegnati in un lungo tour statunitense, si nota un’insolita agitazione. La folla di ammiratori che staziona in cerca d’autografi è improvvisamente cresciuta di numero. Ansanti e sudati, decine di giornalisti, fotografi e operatori TV, cercano di farsi largo ed entrare. Da pochi minuti le agenzie di stampa hanno diffuso la notizia che gli Stones sono stati formalmente incriminati per oltraggio alla bandiera degli Stati Uniti e per una serie di reati minori collegati. I fatti cui si riferisce l’accusa risalgono a un paio di giorni prima quando, in un concerto a Syracuse, Mick Jagger, il cantante della band, ha trascinato a lungo sul palco una bandiera a stelle e strisce, calpestandola più volte tra gli applausi di migliaia di fans in delirio. Sono gli anni della guerra in Vietnam e con la bandiera non si scherza. In meno di ventiquattro ore è scattata la formalizzazione dell’accusa e da più parti si chiede l’immediata espulsione dei “cinque inglesi promotori di teppismo”. L’assedio dei giornalisti all’albergo sembra destinato a non sortire alcun effetto quando, improvvisamente, si affaccia nella hall il chitarrista Keith Richards. Dalla folla assiepata qualcuno urla: «Vi sentite orgogliosi di avere offeso un’intera nazione? Approfittate del vostro ruolo per corrompere la nostra gioventù, non lo sapete che per noi la bandiera è quasi una religione?» La frase ha l’effetto di uno sparo. Nel silenzio generale Keith risponde: «La nostra religione è la distruzione di tutte le religioni e di tutti i pregiudizi. Noi vogliamo la liberazione dell’uomo. Quando sentiamo i ragazzi gridare con noi, ci rendiamo conto di svolgere un vero e proprio servizio sociale...».



07 luglio, 2024

7 luglio 1977 – Steve Harley scioglie i Cockney Rebel

Il 7 luglio 1977, confermando le voci che da tempo circolano nell’ambiente musicale britannico, Steve Harley annuncia ufficialmente lo scioglimento dei Cockney Rebel e la sua intenzione di continuare come solista. Nato a Lewisham, Londra, il 27 febbraio 1951, Harley, che all'anagrafe si chiama Steven Nice, è il leader della band fin dal 1973, anno della sua formazione. Segnato nel fisico dalla poliomielite contratta da piccolo, terminati gli studi liceali, inizia a lavorare ma non rinuncia alla musica. Scrive canzoni e dà vita ai Cockney Rebel con il tastierista Milton Reame-James, il chitarrista e violinista Jean Paul Crocker, il bassista Paul Avron Jeffrey e il batterista Stuart Elliott. Pochi mesi dopo la band firma il suo primo contratto discografico con la EMI ed entusiasma la critica con The human menagerie, lo splendido album del debutto che contiene anche la sinfonica e decadente Sebastian, destinato a diventare uno dei brani più suggestivi del repertorio dal vivo di Steve. I successivi Judy teen e Mr. soft danno spazio alla faccia più commerciale del gruppo e Harley, considerato dai critici come una sorta di sintesi tra la gestualità di David Bowie e il carisma scenico dei Roxy Music, viene premiato “artista rivelazione” del 1974 dalla stampa britannica. Dopo l’album The psycomodo viene annunciato, a sorpresa, lo scioglimento della band. Si tratta, più che altro, di una scelta che denuncia il disagio esistenziale del leader. Lo scioglimento, infatti, dura lo spazio di un mattino. Di lì a poco lo stesso Harley annuncerà la ricostituzione del gruppo con il nome di Steve Harley & Cockney Rebel e con una formazione che, oltre al solito Elliott, comprende l’ex chitarrista dei Family Jim Cregan, il bassista George Ford e il tastierista Francis Monkman, già con i Curved Air, che verrà poi sostituito da Duncan MacKay. Nella sua nuova dimensione la band e soprattutto il suo leader faticano a convincere i vecchi fans, nonostante il buon successo commerciale delle prime incisioni. Nell’inverno del 1976 l’album Love's prima donna fa di nuovo gridare al miracolo, ma anche questa volta il successo mette in crisi Steve Harley. L'annuncio del definitivo scioglimento della band non suscita particolare scalpore. Negli anni successivi ci saranno periodici tentativi di rimettere insieme i cocci di una delle più promettenti esperienze del rock britannico degli ultimi anni Settanta, ma nonostante i buoni risultati commerciali non riusciranno più a ritrovare lo spirito originario.



06 luglio, 2024

6 luglio 1987 - La targa dei reduci nella spazzatura di Kris Kristofferson

L’ansia di “normalizzazione culturale” dell’America reaganiana nei primi giorni del luglio 1987 sceglie come bersaglio per i suoi strali uno dei personaggi più popolari dello star system: il cantautore e attore Kris Kristofferson, autore di canzoni come Me and Bobby McGee e interprete di film di successo come “Pat Garrett and Billy The Kid”, “Alice non abita più qui”, “È nata una stella” e “Convoy”. La campagna contro di lui, condotta da vari giornali popolari e da numerose reti televisive, si basa su un’accusa infamante come quella di aver gettato nella spazzatura una targa ricordo affertagli dai reduci della guerra del Vietnam. La campagna è subdola e mirata perché arriva a pochi giorni da un concerto svoltosi il 4 luglio, che ha visto Kristofferson insieme ad altri artisti come John Fogerty, l’ex cantante e chitarrista dei Creedence Clearwater Revival, Linda Ronstadt e Neil Diamond raccogliere fondi proprio per le famiglie dei reduci «mandati al macello in una sporca guerra e poi dimenticati». Non è piaciuta all’establishment reaganiano l’impostazione poco patriottica dell’evento più volte scandito da slogan contro tutte le guerre. A poche ore dal concerto le agenzie diffondono la notizia che la targa donatagli dai reduci per l’occasione, è stata ritrovata in un sacco dei rifiuti sotto casa sua. La campagna va avanti, martellante, per un paio di giorni finché il 6 luglio 1987 il biondo cantante e attore convoca una conferenza stampa e mostra la famosa targa ai giornalisti sostenendo che il “caso” è stato inventato. Visto che ne ha l'occasione, ribadisce poi che è sua intenzione impegnarsi a favore di «tutti i reduci della sporca guerra, anche di quelli vietnamiti».

05 luglio, 2024

5 luglio 1971 – Al Vigorelli fumogeni sui Led Zeppelin

Il 5 luglio 1971 al Vigorelli di Milano è in programma l'atteso concerto dei Led Zeppelin. La polizia, drammatizzando le annunciate contestazioni contro il costo del biglietto, ha schierato oltre duemila agenti in assetto antisommossa nel perimetro esterno dell'impianto. I modi spicci e brutali con i quali gli agenti hanno represso, fin dalle prime ore del pomeriggio, ogni accenno di protesta, hanno contribuito a creare un clima di nervosismo generale. Alle 22.40 i Led Zeppelin iniziano a suonare. Un centinaio di ragazzi senza biglietto trattenuti all'esterno inizia a urlare «PS-SS». Parte una carica violenta. I giovani si disperdono. Un gruppetto approfitta della confusione per sfondare un cancello incustodito. La polizia lancia verso di loro alcuni lacrimogeni che finiscono, ovviamente, dentro al Vigorelli. Il risultato è devastante. I diecimila spettatori, immersi nel fumo dei lacrimogeni, si ammassano verso il palco. I Led Zeppelin sospendono il concerto e Robert Plant invita tutti alla calma. Si riprende con Since I' been loving you, ma il fumo ha ormai raggiunto anche il palcoscenico. Robert Plant tossisce e Jimmy Page piange copiosamente. Altri dieci minuti di confusione poi la band attacca Whole lotta love, mentre dall'esterno la polizia lancia un'altra cascata di lacrimogeni sul lato destro della platea. La folla degli spettatori preme sempre di più verso il palco. Nel momento in cui parte l'assolo di batteria il palco piomba nel buio. Non arriva più energia elettrica. I Led Zeppelin si arrendono. Lasciano il palcoscenico mentre il pubblico cerca scampo verso il palco. La ressa è paurosa. Gli spettatori, soffocati dal fumo dei lacrimogeni, si accalcano verso le uscite. Presa tra due fuochi la polizia reagisce con veemenza. Gli scontri dureranno tutta la notte e si estenderanno ad altre zone della città. Nei giorni successivi Robert Plant, il cantante della band, accuserà di "barbarie" la polizia italiana, unica responsabile, a suo dire, degli incidenti.



04 luglio, 2024

4 luglio 1971 – I Main Ingredient perdono per sempre il loro leader

Il 4 luglio 1971 muore di leucemia Donald McPherson, il leader del gruppo soul dei Main Ingredient. Cinque giorni dopo avrebbe compiuto trent’anni e da tempo combatteva la battaglia contro la malattia. La sua morte sembra chiudere la storia dei Main Ingredient, il gruppo vocale di cui è stato fondatore alla fine degli anni Cinquanta con i suoi amici Luther Simmons Jr. e Tony Sylvester. Per alcuni anni la loro non è stata una vita facile. Per necessità più che per scelta si adattano ad accompagnare i cantanti della scuderia Red Bird di Leiber & Stoller. Questo è il loro lavoro principale anche se ogni tanto riescono a ritagliarsi, a fatica, un piccolissimo spazio quando ottengono un buon successo con She blew a good thing con il nome di Poets. La loro disponibilità ad accettare un ruolo subalterno e, soprattutto, la loro costante necessità di sopravvivere, li costringe, però, a tornare nell’anonimo ruolo di accompagnatori vocali dei colleghi più fortunati. Solo nel 1966, in parte per il crescente successo ottenuto dal soul sulla scena musicale internazionale e, in parte, perchè i problemi di sopravvivenza sono ormai alle spalle, iniziano a pensare seriamente alla possibilità di proporsi in proprio. In un primo momento sembrano intenzionati a recuperare il vecchio nome di Poets, ma poi prevale la scelta di rompere i ponti con il passato. Nascono così i Main Ingredient. Come spesso accade, le buone intenzioni non bastano da sole a garantire il risultato. Per qualche tempo il gruppo fatica a trovare spazio in una scena, quella del soul, monopolizzata ormai da vecchi e nuovi personaggi che godono di maggiori simpatie presso le case discografiche. Più di una volta, di fronte alle delusioni e alle difficoltà, pensano di abbandonare tutto e tornare al vecchio, sicuro, mestiere degli accompagnatori vocali. Quando stanno per mollare arriva, improvviso, il successo, scandito da una serie di brani che entrano nelle classifiche dei dischi più venduti come I'm so proud, Spinnin' around e Black seeds keep on growing. La morte di McPherson interrompe però quella che sembrava una cavalcata trionfale. Dopo qualche tentennamento i suoi compagni decidono di continuare sostituendolo con Cuba Gooding e per un paio d’anni danno l'impressione di reggere bene alla perdita del loro leader. Nel 1974 l'addio di Sylvester, intenzionato a dedicarsi alla produzione, segna l'inizio del declino.


03 luglio, 2024

3 luglio 1972 - Vittorio Mascheroni, il geniale maestro senza diploma

Il 3 luglio 1972 muore a Milano il settantaseienne Vittorio Mascheroni, uno dei più eclettici compositori della storia della canzone italiana. Da tutti chiamato "maestro", in realtà ha frequentato in gioventù il corso di composizione presso il conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, ma ha abbandonato prima di conseguire il diploma. Nel 1915, ventenne di belle speranze, comincia a farsi conoscere nell'ambiente musicale milanese. Le sue prime composizioni sono brani strumentali d’ispirazione jazzistica destinati alle sale da ballo. Alla fine della prima guerra mondiale si dedica anche all’operetta componendo “La piccina del garage”, su un libretto di Leo Micheluzzi. Il suo talento non sfugge all’editore Carish che, dopo averlo scritturato, lo sostiene economicamente e l’incoraggia a comporre. Nel 1927 ottiene i primi successi con brani come Adagio Biagio e Tre son le cose che voglio da te i cui testi portano la firma del suo amico giornalista Angelo Ramiro Borella. Alla sua fertile vena compositiva si devono le musiche di brani come Tango della gelosia, Bombolo, Fiorin fiorello, Ziki-paki ziki-pu, Signorine non guardate i marinai e tanti altri. Eclettico e imprevedibile compone per il teatro di rivista, insieme a Luciano Ramo, la famosissima Lodovico interpretata da Vittorio De Sica, nello spettacolo "Za Bum - Le lucciole della città” di Falconi e Biancoli. Nel 1932, colpito dalla bellezza di Joséphine Baker compone per lei la modesta Come la neve destinata restare nella sua storia artistica quasi"un incidente di percorso". Insofferente alle restrizioni culturali del fascismo, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale si ritira e solo dopo la Liberazione torna a comporre. Nella sua produzione del dopoguerra, caratterizzata da brani spesso in controtendenza rispetto alla tradizione, spicca Papaveri e papere, un brano sanremese del 1952 accusato di ironizzare sui notabili DC dell'epoca.




02 luglio, 2024

2 luglio 1960 - I ragazzi dalle magliette a righe

Il 2 luglio 1960 il MSI, erede diretto della tradizione fascista, apre a Genova, città martire della Resistenza, il suo VI Congresso. Il partito neofascista dal 25 marzo appoggia un governo monocolore democristiano guidato da Fernando Tambroni. Le sinistre, gli antifascisti e le organizzazioni partigiane lanciano un appello alla mobilitazione in difesa della democrazia “conquistata con il sangue dei nostri martiri”, contro il “risorgere dello spettro fascista”. Da parte loro i missini si sentono forti dell’appoggio dato al governo e delle assicurazioni ricevute, in materia di ordine pubblico, dallo stesso Tambroni. A dispetto della dura repressione migliaia di persone scendono in piazza in varie città d’Italia. Ne nascono violenti scontri che vedono protagonisti, per la prima volta nel dopoguerra, i giovani, subito ribattezzati "i ragazzi dalle magliette a righe" perché in gran parte indossano le colorate magliette estive a righe orizzontali di moda quell’anno sulle spiagge. La rivolta infuria a Genova come a Reggio Emilia, a Roma come a Catania. La polizia, in difficoltà a contenere le manifestazioni fa uso delle armi. Sei manifestanti vengono uccisi nel corso degli scontri in Emilia. Il cantautore torinese Fausto Amodei dedicherà a questi fatti la canzone Per i morti di Reggio Emilia, una delle più popolari canzoni politiche degli anni Sessanta. Il lungo braccio di ferro tra antifascisti e istituzioni dello Stato avrà termine il 19 luglio quando Tambroni rassegnerà le dimissioni da capo del governo.

01 luglio, 2024

1° luglio 1977 - Baby Boy Warren, tra palco e fabbrica

Il 1° luglio 1977 a Detroit, nel Michigan, muore il bluesman Baby Boy Warren. Il suo vero nome è Robert Henry Warren ed è nato a Lake Providence, in Louisiana, il 13 agosto 1919. Dopo essersi trasferito a Memphis con la famiglia inizia a suonare la chitarra intorno al 1928, imitato dai fratelli Jack e Willie, e si perfeziona a fianco di Little Buddy Doyle. Ottiene il suo primo ingaggio nel 1931 a West Memphis, in Arkansas; in seguito si esibisce nel celebre Handy Park a Memphis con Willie 61 Blackwell e Black Bubble. Intorno al 1936 sembra spostare le coordinate dei propri vagabondaggi musicali verso l'Arkansas in particolare nella zona compresa tra Helena, Hughes, West Memphis e Marianna. In questo periodo incontra i bluesmen più celebri della regione, da Rice Miller, a Sonny Boy Williamson, a Peck Curtis, Johnny Shines e Howlin' Wolf. Nei primi anni Quaranta partecipa a una trasmissione radiofonica negli studi della KFFA radio e a partire dal 1944 si stabilisce a Detroit. In Michigan lavora intensamente. Di giorno fa l'operaio nella fabbrica della General Motors e di notte si esibisce nei locali notturni di Detroit: dalla Tavern Lounge alla Casbah, dal Mary's Bar al Prince Royal ecc. Negli anni 1960 le sue esibizioni diventano sporadiche, limitate generalmente a qualche esibizione com Calvin Frazier e Boogiewoogie Red. Riscoperto negli anni Settanta ritorna per qualche tempo sulle scene. La morte lo coglie alla vigilia di un breve tour statunitense.

30 giugno, 2024

30 giugno 1979 – L'ultimo disco dei Tubeway Army

Il 30 giugno 1979 i Tubeway Army arrivano al vertice della classifica britannica dei dischi più venduti con il brano Are friends electric?. Da tempo in crisi d'identità la band, ridotta ormai ai minimi termini, chiude con questo exploit la sua storia. Da qualche tempo, infatti, Gary Numan il leader, fondatore e principale ideologo del gruppo ha deciso di proseguire come solista più per necessità che per scelta. Proprio lui ha tentato fino all'ultimo di evitare la fine della band ma ha dovuto arrendersi alla realtà dei fatti. Il gruppo ha ormai una formazione inesistente composta dallo stesso Gary che, oltre a cantare, suona tastiere e chitarra, dal fedele e devoto bassista Paul Gardiner e dallo zio di questi, il batterista Jess Lidyard. Il primato in classifica chiude in gloria un'avventura iniziata nel 1977 quando il gruppo punk dei Lasers & The Ultimate Gang cambia nome in Tubeway Army. Per qualche tempo il sound e l'ispirazione non mutano ma il rapido declino del punk impone una svolta. Nella feroce discussione interna Gary Numan si contrappone ai compagni. Lui che sul piano giuridico detiene i diritti sull'utilizzo del nome pensa di fare dei Tubeway Army una band elettronica, in linea con le esperienze di gruppi come gli Ultravox! e i Kraftwerk. Gli altri però non ci stanno e tutti, tranne il bassista Paul Gardiner se ne vanno via sbattendo la porta per formare gli Station Bombers. Proprio da questa clamorosa scissione nasce il più grande successo della storia dei Tubeway Army. Nonostante la formazione raffazzonata tenuta insieme con il nastro adesivo la band, dopo un modesto album che ha per titolo il nome del gruppo, arriva al primo posto in classifica con Are friends electric? il cui successo fa volare alto anche l'album Replicas. Il successo non cambia il destino. La decisione di chiudere i battenti è già presa. Gary Numan continuerà come solista sulle strade del tecno pop e diventerà uno dei fenomeni commerciali più rilevanti del passaggio tra gli anni Settanta e gli Ottanta. Gli adolescenti ne faranno una bandiera e qualche critico in vena di eccessi parlerà di lui come di un "nuovo David Bowie".



29 giugno, 2024

29 giugno 1945 – Little Eva, la bambinaia di Carole King

Il 29 giugno 1945 nasce a Belhaven, nel North Carolina, Eva Narcissus Boyd. La neonata non lo sa, ma è destinata a diventare famosa in tutto il mondo con il nome di Little Eva. La sua è una famiglia numerosa, costretta a muoversi continuamente inseguendo il lavoro. Anche la piccola Eva non può permettersi di vivere tranquillamente la sua infanzia. Tutti devono dare il loro contributo per tirare avanti e la ragazzina si adatta alle necessità. Il lungo peregrinare li porta nel 1960 a New York, dove Eva, ormai quindicenne, riesce a farsi assumere dalle famiglie dei quartieri ricchi come bambinaia. Tra i suoi affezionati clienti ci sono anche Gerry Goffin e Carole King, in quel periodo marito e moglie, oltre che autori di successo. Favorevolmente impressionati dalla sua voce la convincono a sottoporsi a un provino il cui esito è più convincente del previsto. La diciassettenne Eva si ritrova così con un contratto discografico e un frettoloso nome d'arte: Little Eva. La ditta Goffin & King decide di affidare alla sua voce Locomotion, un brano inizialmente scritto per Dee Dee Sharp. La canzone ottiene uno straordinario successo arrivando al vertice delle classifiche in vari paesi. Decisi a sfruttare fino in fondo l'inaspettata gallina dalle uova d'oro discografici e produttori decidono di utilizzare l'immagine della ragazza per lanciare anche un ballo di moda con lo stesso nome della canzone. Il risultato è quello di legare per sempre a Locomotion il personaggio di Little Eva. L'esplosione del beat e l'ondata di rinnovamento che attraversa la musica pop mondiale, fanno il resto. Dopo lo scarso successo di brani come Keep your hands off my baby, Let's turkey trot e Old smokey locomotion, nel 1964 si chiude la sua avventura discografica. La ragazza non ha ancora diciannove anni ed è ormai considerata un reperto d'epoca. Negli anni successivi si tornerà a parlare di lei sull'onda della nostalgia ogni volta che Locomotion tornerà in classifica. È morta a New York il 10 aprile 2003.

28 giugno, 2024

28 giugno 1924 – Mammola Sandon, in arte Flo Sandon's

Il 28 giugno 1924 nasce a Vicenza Mammola Sandon, la futura Flo Sandon's. Figlia di un artigiano giramondo specializzato in vetrate per le chiese, pochi mesi dopo la nascita si ritrova a Cleveland, nell'Ohio, con la famiglia. Ci resta per dodici anni guadagnandosi l'appellativo di Flo, ricavato dalla contrazione della traduzione di Mammola in Flower (fiore). Quando torna in Italia il padre viene richiamato alle armi e parte per l'Africa. Lei si trasferisce a Roma con la madre. Vivace poliglotta che, oltre all'italiano e l'inglese, parla correttamente anche francese, spagnolo e tedesco, dopo la Liberazione offre i suoi servigi d'interprete alla Croce Rossa. Proprio nel 1945 debutta come cantante quasi per caso durante una festa di compleanno. Il primo a incoraggiarla a proseguire su quella strada è il maestro Clement Valentine. Nel 1946 dopo una breve esperienza nel quartetto vocale di Alessandro Alessandroni se ne va a Milano in cerca di fortuna. Qui ottiene il suo primo contratto discografico con la Telefunken (la futura Durium) per la quale incide in inglese una serie di celebri brani statunitensi. Nel 1947 la sua versione di Love letters vende duecentomila copie. È il primo successo discografico, ma segna anche il cambiamento definitivo del suo nome d'arte. In fase di composizione della copertina, infatti, il tipografo ha aggiunto inopinatamente la "s" del genitivo sassone al suo cognome che da Sandon diventa Sandon's. L'anno dopo spopola con Verde luna, il tema conduttore del film "Sangue e arena". Sono gli anni del suo maggior successo. Nel 1951 viene premiata con il Microfono d'argento e nel 1952 presta la voce a Silvana Mangano nel film "Anna" interpretando le canzoni T'ho voluto bene (Non dimenticar) e El negro Zumbon, che le valgono la consegna del primo disco d'oro assegnato dall'industria discografica italiana. L'anno successivo vince, in coppia con Carla Boni, il Festival di Sanremo, manifestazione che la vede ancora protagonista nel 1954 quando canta in duetto con Natalino Otto, il cantante che diventerà suo compagno di vita. Curiosa, intelligente e sperimentatrice cerca anche strade diverse dalla musica leggere e nel 1959 pubblica African ritual songs, un album con rarissime musiche africane. Dopo la morte di Natalino Otto ridurrà la sua attività iniziando una solitaria battaglia contro l'oscuramento storico e culturale della memoria del suo compagno, grande interprete di swing e protagonista della resistenza alla normalizzazione musicale del fascismo. Muore a Roma il 16 novembre 2006.

27 giugno, 2024

27 giugno 1980 – L'MLS protegge Bob Marley a San Siro

Il 27 giugno 1980 a Milano si tiene l'atteso concerto di Bob Marley. Da giorni si teme la presenza organizzata degli “autoriduttori”, gruppi di ragazzi che contestano il costo dei biglietti d’ingresso e tentano di entrare gratis la cui consistenza ha messo in difficoltà più di un servizio d'ordine. Per questo gli organizzatori del concerto si sono rivolti a un gruppo che a Milano ha fatto della sua capacità di "tenere la piazza" una delle caratteristiche principali: il Servizio d'Ordine dell'MLS, il Movimento Lavoratori per il Socialismo, erede dello storico Movimento Studentesco della Statale. La scelta crea non poche polemiche perché è la prima volta che un gruppo politico accetta di mettere il proprio servizio d'ordine a disposizione di un evento "privato". A destra c'è chi sostiene che si tratti, nei fatti, di una sorta di "legittimazione" di un gruppo "paramilitare e violento erede dei Katanga sessantottini". Non mancano però anche le critiche "da sinistra" per questa sorta di "mercificazione" della militanza. Incurante delle polemiche il servizio d'ordine intorno allo stadio è operativo fin dalla mattinata del 27 giugno. Sono circa cinquecento le persone impegnate, in gran parte militanti dell'MLS affiancati da qualche gruppo di “merce nera”, come vengono chiamati i volontari non politicizzati. Gli autoriduttori si sono dati appuntamento attraverso un volantinaggio a tappeto in una delle vie laterali allo stadio. Alle 17 arrivano le prime note della lunga kermesse musicale aperta dal bluesman Roberto Ciotti. Intorno alle 19, quando nel catino di San Siro inizia a suonare l'Average White Band, il gruppo degli autoriduttori fronteggia il cordone esterno del servizio d'ordine lanciando qualche slogan e molti insulti. Il primo assalto parte un'ora e mezza dopo e l’obiettivo è il cancello n. 23 dello stadio, che non può essere chiuso perché lesionato da mani ignote la notte precedente. Lo scontro con il servizio d’ordine è breve e violento e gli autoriduttori sono costretti a ritirarsi un po’ pesti. Maggior successo ha il tentativo delle 20.45 quando un centinaio di giovani arriva di corsa e si arrampica lungo le inferriate di recinzione dello stadio dal lato di Via Piccolomini, usando come piattaforma una FIAT 127 blu parcheggiata proprio lì dall'incauto proprietario per la felicità di uno dei tanti carrozzieri del capoluogo lombardo. Mezz'ora dopo arriva sul palco Bob Marley e da quel momento la cronaca lascia spazio alla musica.

26 giugno, 2024

26 giugno 1965 – Odoardo Spadaro, l’italiano che conquistò Parigi

Il 26 giugno 1965 a Careggi, un sobborgo di Firenze adagiato sulle pendici del monte Morello, muore a settant’anni Odoardo Spadaro, lo chansonnier italiano capace di conquistare un pubblico difficile e fondamentalmente nazionalista come quello francese. La sua scomparsa è un po' il simbolo della fine dell’epoca del teatro di rivista tradizionale con le sue scenografie rutilanti, le ballerine e i comici, da tempo soppiantato dalla commedia musicale. Autore e interprete di canzoni dai toni eleganti e dalla vena un po' malinconica Odoardo Spadaro nasce a Firenze in una famiglia della buona borghesia e frequenta il Regio Ginnasio Liceo "Dante Alighieri", all’epoca una delle scuole più esclusive del capoluogo toscano. Di quel periodo ama ricordare che mentre la famiglia voleva farne un avvocato, lui preferiva immaginarsi medico, anche se ai libri di testo preferiva il profumo un po' stantio dalle quinte teatrali. Dopo le prime esibizioni nel teatrino parrocchiale di Don Gallina frequenta la Regia Scuola di Recitazione di Luigi Rasi nel teatrino di Via Laura a Firenze. Nel 1912 si unisce alla compagnia drammatica De Sanctis-Borelli, ma ben presto capisce che la sua strada è il varietà. Scrive e interpreta, accompagnandosi al pianoforte, canzoni ironiche come Teatro lirico, Il pianista nordamericano o il Wagneriano nevrastenico. Dopo la prima guerra mondiale cerca fortuna all’estero. Nel 1927 conquista il Moulin Rouge di Parigi, al fianco della grande Mistinguette, di Jean Gabin e Viviane Romance e per oltre un decennio è uno degli artisti più amati dal pubblico parigino. Nel 1936 porta per primo in Italia il corpo di ballo delle Bluebells. Artista poliedrico passa indifferentemente dalla rivista alla prosa e all’operetta, non rinunciando al cinema come nel 1952 quando recita ne “La carrozza d’oro” di Jean Renoir. Alcune sue canzoni come La porti un bacione a Firenze, Il valzer della povera gente e Sulla carrozzella, sono immortali.



25 giugno, 2024

25 giugno 1988 – La morte prematura di Gigliola Negri

Il 25 giugno 1988 a Malgrate, in provincia di Como muore a soli trentaquattro anni Gigliola Negri, una delle più interessanti interpreti della canzone politica della seconda metà degli anni Settanta. Il suo debutto sul palcoscenico avviene nel 1975 al fianco di Arnoldo Foà in "Fischia il vento", uno spettacolo messo in scena in occasione del Trentennale della Resistenza e imperniato sul canzoniere antifascista italiano. Nel mese di novembre dello stesso anno tiene il suo primo recital brechtiano al conservatorio di Torino suscitando l’attenzione e i complimenti della critica, in particolare di Massimo Mila che le dedica una lusinghiera recensione. Nel 1976 partecipa al Festival Internazionale di musica contemporanea di Varsavia interpretando una cantata composta da Enrico Correggia su testi di Rafael Alberti. La sua popolarità si allarga a macchia d’olio anche al di fuori del ristretto numero di appassionati del genere. Negli anni successivi si esibisce in molte città italiane ed europee. La morte chiude prematuramente la sua carriera. Di lei restano un pugno di album: Gigliola Negri canta Garcìa Lorca, La lunga marcia di Mao Tse-Tung con musiche di Roberto Negri, Al gran verde che il frutto matura e, soprattutto, La diva dell’Empire, le musiche della Belle Epoque, registrato nel 1982 con Maurizio Fasoli al pianoforte.



24 giugno, 2024

24 giugno 1935 – Carlos Gardel, un tanghéro tolosano

Il 24 giugno 1935 un aereo si schianta al suolo nella zona di Medellin, in Colombia. La dinamica dell'incidente non lascia speranze: i passeggeri sono tutti morti e tra loro c'è Carlos Gardel, il tolosano del tango, un vero e proprio mito vivente che ha affascinato con le sue note il vecchio e il nuovo continente. La notizia della sua scomparsa, nonostante l'epoca e le difficoltà di comunicazione, fa il giro del mondo e getta nel lutto migliaia di ammiratori. Ai suoi funerali la polizia è costretta a fare gli straordinari per contenere una folla immensa calcolata in oltre venticinquemila persone che vogliono porgergli l’estremo saluto nella improvvisata camera ardente allestita al Luna Park di Buenos Aires. Le sue spoglie vengono tumulate al cimitero La Chacarita e la sua tomba diventa meta di costanti pellegrinaggi, mentre in tutto il Sudamerica vengono eretti un numero incredibile di monumenti alla sua memoria. Una tale popolarità non è usurpata. L’opera di Carlos Gardel è, infatti, fondamentale nella diffusione del Tango all’inizio del Novecento. Gli storici non hanno dubbi nell'attribuire alla sua cultura musicale e alla sua passione il merito dell’espansione di questa musica fuori dai confini dell’Argentina. L'aspetto più incredibile della sua vicenda artistica è che lui non è argentino, ma francese, anche se la sua data di nascita precisa sia ancora oggi un mistero. Sembra sia nato a Tolosa, in Francia, l’11 dicembre 1890 e che, giovanissimo, sia emigrato a Buenos Aires. Proprio nel capoluogo argentino nel 1911 incontra il cantante Razzano con il quale forma il duo Gardel-Razzano. Qualche anno dopo incide Mi noche triste, ancora oggi considerato uno dei brani storici del tango, ma la sua opera più importante riguarda il lavoro di composizione, ricerca e diffusione. Sull’onda della popolarità in campo musicale nel 1931 anche il cinema si accorge di lui e gli affida una parte nel film “Luces de Buenos Aires”, ma il grande schermo non aggiunge granché alla sua fama. Di lui resta il ricordo di una voce «nata per il Tango», roca e inconfondibile. Cinquant'anni dopo la sua morte il regista Fernando Ezequiele Solanas lo farà rivivere o, meglio, ne farà rivivere il fantasma nel film "Tangos – L’esilio di Gardel", una “tanghédia”, cioè un musical con la scansione del racconto epico costruito interamente sul ritmo del tango. La colonna sonora verrà affidata a quello che in molti hanno indicato come il vero erede di Gardel: Astor Piazzolla.

23 giugno, 2024

23 giugno 1971 – Censura RAI per Mauro Lusini

Il 23 giugno 1971 Mauro Lusini diventa uno dei cantautori italiani più censurati dalla RAI per ragioni politiche. La sua canzone America primo amore viene esclusa dalla diffusione radiofonica e televisiva. L'ha deciso la RAI che con il povero Lusini sembra avere un conto aperto. Sei anni prima, infatti, in occasione del Festival delle Rose, la censura aveva orrendamente tagliato un'altra sua composizione intitolata C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones. Il gesto censorio si era però tramutato in un colpo di fortuna, visto che il brano aveva venduto più di un milione di copie nell'interpretazione di Gianni Morandi e aveva avuto anche l'onore di essere presentato, in italiano, al raduno dell'Isola di Wight da Joan Baez. Per la verità la versione originale, interpretata da lui, non aveva superato le ottomila copie vendute, ma il successo come autore era stato innegabile. Di fronte all'ennesima censura, però, Mauro Lusini non accetta più né tagli né modifiche. Preferisce farsi oscurare piuttosto di rinunciare alle sue idee. In più la decisione dei censori non ha alcun fondamento. Il brano non è di quelli destinati a restare nella storia. America primo amore racconta la disillusione di una generazione cresciuta all'ombra del mito americano, ma non ha l'impatto emozionale di C'era un ragazzo…, eppure la RAI decide di censurarla. È evidente che il cantautore toscano è ormai sotto tiro e che la sua decisione di non piegarsi rischia di pesare sulla sua carriera. Sarà così. Qualche tempo dopo abbandonerà le scene. Quando tornerà lo farà prima in veste d'autore e poi di produttore. Tra il 1978 e il 1982, infatti, accetterà di produrre Nada, un altro personaggio scomodo della musica leggera italiana. Farà anche parte di una delle tante formazioni dei Goblin e nel 1986 con Alberto Radius, e Bernardo Lanzetti, darà vita per qualche tempo ai Cantautores, anche se la sua fama resterà per sempre legata a C'era un ragazzo

22 giugno, 2024

22 giugno 1960 - Odell Rand, un clarinetto in mi bemolle

Il 22 giugno 1960 muore il clarinettista Odell Rand. Nato a Chicago, nell'Illinois, intorno al 1905 è dotato di una ricchissima sonorità che lo rende riconoscibile all’istante e resta famoso soprattutto per le sue incisioni con gli Harlem Hamfats, nelle quali suona spesso il clarinetto in mi bemolle. Dà anche vita a un proprio gruppo, The Ebonites, che per molti anni suona regolarmente a Chicago in locali come il Rock Cellars Garden, il Blinkin' Pup, ecc. Prima della morte lavora con Baby Dodds nel 1957 e Lil Armstrong nei 1959.


21 giugno, 2024

21 giugno 1971 – Ehi guru, fottiti e lascia spazio alla musica!

Il 21 giugno 1971 da tutti gli Stati Uniti convergono a migliaia i giovani in Louisiana per assistere al Celebration of Life Festival, una lunga maratona di musica alla quale partecipano gruppi e artisti di spicco come i Pink Floyd, i Beach Boys, Miles Davis e B.B. King. L'evento si colloca in un periodo particolare. Da un po' di tempo, infatti, ciò che resta del movimento hippie e pacifista è diviso in due tronconi. Da una parte c'è quella componente che, sull'onda del "flower power", ha finito per rifugiarsi sempre più in una sorta di individualismo di massa, finalizzato alla felicità interiore e sostanzialmente assente dalle grandi questioni sociali che avevano caratterizzato alla fine degli anni Sessanta la cultura giovanile. Da tempo la mescola di filosofie orientali e amore per la natura ha perso la carica antagonista iniziale per trasformarsi in una sorta di indifferenza ideologica che ha trovato nei mass media una notevole cassa di risonanza. Dall'altra parte ci sono le comuni hippie più politicizzate, le uniche contro le quali continua e essere attivo l'apparato repressivo e la campagna mediatica di disinformazione. Proprio queste si sono impegnate in uno sforzo notevole contro le ipotesi di fuga dalla realtà, non lesinando critiche aspre ai loro "fratelli separati". In questa situazione il Celebration of Life Festival da appuntamento tradizionale per le varie comunità hippie si trasforma in un confronto tra le opposte tendenze. Per prevenire disordini c'è un notevole dispiegamento di forze dentro e fuori dal luogo dove si svolge il concerto. Diversamente da analoghe situazioni, però, le comuni più radicali evitano il confronto violento e rispolverano l'ironia. Quando il guru Yogi Bahjan sale sul palco per la solita predicozza sulla pace interiore e chiede un minuto di silenzio, dal pubblico si alza una voce che urla «Fuck you, let’s boogie!» (Fottiti, diamoci sotto (con la musica)!). Una gigantesca risata seppellisce definitivamente il tentativo.


20 giugno, 2024

20 giugno 1953 – Cyndi Lauper, la voglia di non mollare

Il 20 giugno 1953 nasce a New York Cyndi Lauper, un'interprete che più di altre con le sue multicolori acconciature, il suo look stravagante e la sua voce acuta e molto duttile ha saputo diventare una delle protagoniste musicali degli anni Ottanta. Nel 1970 è una diciassettenne irrequieta e affascinata dal movimento hippie che dà più di una preoccupazione alla sua famiglia. Per «farle cambiare ambiente» la spediscono in un college del Canada. Lei, dopo qualche resistenza, accetta a patto di portare con sé il suo cane Sparkle. Non ci resta per molto. Un paio d'anni dopo è di nuovo a New York e nel 1974 diventa la cantante dei Doc West. Successivamente si unisce ai Flyer, mentre scopre un nuovo orizzonte musicale con il nascente movimento punk. La voglia di vivere, gli eccessi e la sua generosità rischiano, però, di esserle fatali. Nel 1977, dopo un concerto, la sua voce si abbassa improvvisamente fino a sparire. Cyndi non si arrende. Mesi di cure ed esercizi con l'aiuto dell'insegnante Katie Ayresta la rimettono in sesto. Nel 1978 forma i Blue Angels con il sassofonista John Turi, ma i risultati tardano ad arrivare. All'inizio degli anni Ottanta, delusa e demoralizzata torna a cantare nei piano bar e si trova anche un posto di lavoro in un negozio d'abbigliamento. Proprio quando sta per lasciar perdere tutto incontra David Wolf, un talent scout che le procura un contratto discografico. Inizia così a lavorare in sala di registrazione con l'aiuto degli Hooters, una band di Philadelphia, e nel mese di dicembre del 1983 pubblica l'album She's so unusual. È il successo, improvviso e inaspettato. Il disco vende oltre 4 milioni di copie e la sua canzone Girls just want to have fun diventa un inno. Per qualche anno sembra che niente possa fermarla. Riceve soldi, premi e riconoscimenti, partecipa a vari film, ma non si monta la testa. Sa che tutto può finire con la stessa rapidità con cui è cominciato e quando, con gli anni Novanta, inizia il suo declino, non si scompone. Continua a produrre qualche disco ogni tanto, senza rinnegare la sua linea originaria e non adattandosi alle mode. L'impressione è che voglia mantenere aperto un canale di comunicazione con il pubblico che l'ha amata fin dall'inizio della carriera, senza preoccuparsi più di tanto della classifica. Indimenticabile resta la sua partecipazione, nell'estate del 1990, a The wall, l'allestimento dell'opera dei Pink Floyd a Berlino in Potzdamer Platz, con Rogers Waters, Van Morrison, Joni Mitchell, Marianne Faithfull e gli Scorpions.