
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
25 gennaio, 2025
25 gennaio 1969 – "Lily the pink" e il fratello di McCartney

24 gennaio, 2025
24 gennaio 1959 - Paul Anka al Brancaccio di Roma

Il 24 gennaio 1959 al Teatro Brancaccio di Roma arriva Paul Anka. Dentro e fuori dal teatro sono centinaia le ragazzine urlanti in attesa del diciottenne autore e interprete di Diana. Il concerto romano coincide con l’apice della carriera di uno dei più importanti idoli adolescenziali degli anni Cinquanta. Nato il 30 luglio 1941 a Ottawa in Canada, figlio di ristoratori, a soli dodici anni forma il suo primo gruppo scolastico. Il talento della band attira l’attenzione di molti operatori del settore musicale che vorrebbero scritturarla, ma Paul preferisce proseguire da solo. Ottenuto dal padre il permesso di andare negli Stati Uniti si trasferisce a Hollywood presso uno zio. Talento precoce, a soli quattordici anni ha già al suo attivo la composizione di numerose canzoni. In quel periodo la giovane età non sembra essergli d’aiuto, ma i tempi stanno cambiando. L’industria discografica, infatti, è alla ricerca di adolescenti che possano conquistare un pubblico nuovo di consumatori di dischi. Dopo qualche singolo senza particolare successo per Paul Anka arriva la svolta. Nel 1957 il maestro Don Costa lo vuole con sé all’ABC-Paramount, una delle grandi case discografiche del periodo. Con la supervisione dello stesso Costa pubblica in singolo Diana che diventa il disco più venduto dell’anno e arriva al vertice delle classifiche discografiche in più di venti paesi. Il brano, una vera e propria pietra miliare della musica pop internazionale avrà oltre trecento diverse versioni in tutto il mondo. Il successo del concerto romano convincerà i suoi produttori delle possibilità del cantante sul mercato italiano tanto che Paul Anka registrerà numerosi dischi nella nostra lingua e parteciperà a varie edizioni del Festival di Sanremo. Sul piano internazionale fino al 1962 la sua carriera è ricca di successi e soddisfazioni. Con l’esplodere del beat e la nascita di nuovi eroi musicali invece di abbattersi sceglie di dedicarsi di più alla composizione. Alla sua vena creativa sono da attribuire grandi successi internazionali come She’s a lady di Tom Jones e, soprattutto, My way, uno dei cavalli di battaglia di Frank Sinatra. Astuto e intelligente gestore del proprio lavoro riesce a costruire attorno a sé un piccolo impero commerciale, tornando, di tanto in tanto, a pubblicare qualche disco e a cantare nei Club esclusivi statunitensi. Nel 1993 è stato inserito nella “Hall of Fame” della musica pop statunitense.
23 gennaio, 2025
23 gennaio 1972 – Big Maybelle, una cantante dalla tonalità ampia e distesa

Il 23 gennaio 1972 muore a Cleveland, nell’Ohio, la cantante Big Maybelle, una delle più originali voci del soul e del jazz. Nonostante la sua bravura la ragazza, nata a Jackson nel Tennessee nel 1924 ha continuato a lavorare nell'ombra dei club per molti anni spaziando dalle canzoni in chiave soul e blues al jazz. Big Maybelle per molti anni è conosciuta e apprezzata più dai musicisti e dagli addetti ai lavori che non da un pubblico per il quale è sostanzialmente una sconosciuto. Dopo questa fase un po’ oscura la vera carriera inizia all’alba dei… trentaquattro anni. Il grande pubblico, infatti, ha modo di conoscerla e di apprezzarla soltanto dopo la sua partecipazione al Festival del Jazz di Newport del 1958, dove ha modo di prodursi al meglio delle sue possibilità. La sua popolarità si estende ulteriormente anche grazie al film “Jazz on a Summer's Day”, realizzato durante da quella manifestazione. Da quel momento la tonalità ampia e distesa della sua voce e le innegabili doti interpretative le hanno consentito di farsi apprezzare nei blues, negli spiritual e soprattutto nei gospel. Proprio con i gospel ha ottenuto i migliori risultati della sua carriera esibendosi accompagnata da cori religiosi che meglio evidenziavano il timbro suggestivo del suo canto.
22 gennaio, 2025
22 gennaio 1995 - Tornano i Beatles!

Il 22 gennaio 1995 gran parte delle riviste musicali della Gran Bretagna danno spazio a una notizia clamorosa: tornano i Beatles. Come se fossero guidate da un’unica strategia sostengono che il 1995 sarà l’anno del grande ritorno del quartetto di Liverpool. Tra le sorprese più stupefacenti i di questa nuova “Beatles Invasion”, coordinata dal Neil Aspinal, un vecchio amico e collaboratore del gruppo, ci sarebbe anche una nuova canzone registrata da Paul, Ringo e George che dovrebbe essere presentata nel corso di una serie televisiva in dieci puntate destinata a ripercorrere la storia dei “Fab Four” e un album con nuove canzoni pescate dai loro ricchissimi archivi. La notizia del ritorno in sala di regisrazione è la novità più ghiotta, anche se non è la prima volta che si parla di una riunione della band e molti sono ancora gli scettici. Certamente però sull’onda del doppio album con le loro vecchie registrazioni alla BBC la Gran Bretagna è tornata nel periodo delle feste natalizie in piena “Beatlemania” e i gadget del quartetto di Liverpool hanno fatto la parte del leone sotto l’albero di Natale. Il più venduto è stato il poster che riproduce la copertina dell’album Sgt. Peppers Lonely Heart Club Band. Il ritorno però non ci sarà e la campagna stampa si rivelerà per quello che è: il sostegno a un progetto quasi esclusivamente commerciale. Dei tanti eventi annunciati due soli vedranno davvero la luce. Il primo sarà il programma televisivo intitolato “The Beatles anthology”, di tre e non di dieci puntate, con vecchie e nuove interviste alternate a concerti, ricordi, ecc destinato a finire anche in videocassetta. Il secondo è un singolo che si intitola Free as a bird e verrà pomposamente definito «il primo disco dei Beatles dopo lo scioglimento». In realtà si tratta di una sovrapposizione postuma di strumenti voci e arrangiamento a un brano registrato da John Lennon accompagnandosi con il pianoforte. Niente di nuovo sotto il sole. Solo qualche affare.
21 gennaio, 2025
21 gennaio 1906 - Hank Wayland, uno dei contrabbassi dello swing
Il 21 gennaio 1906 nasce a Fall River, in Massachusetts, Frederic Gregson Wayland, destinato a diventare con il nome di Hank Wayland, uno dei contrabbassisti più attivi negli anni d'oro dello swing. Inizia prestissimo a studiare la musica sotto la guida del padre e come molti altri ragazzi fa le sue prime esperienze nell'orchestra della scuola. Nel 1926, a vent'anni, va a cercare fortuna a New York. Qui trova senza troppa fatica una nutrita serie di ingaggi da parte di diverse orchestre, prevalentemente da studio. Pian piano la sua popolarità si allarga e nel 1934, mentre è impegnato con l'orchestra di Earl Carpenter, viene ingaggiato da Benny Goodman. La movimentata e un po' caotica vita di una big band di successo finisce per stancarlo. Alla fine dell'anno decide così di lasciare Goodman e riprendere il più tranquillo lavoro negli studi di incisione. Torna sui suoi passi nel 1936 quando entra nell'orchestra di Artie Shaw e successivamente in quelle di Bunny Berigan, Tommy Dorsey, Larry Clinton. Fra il 1941 e il 1942 suona con Bob Chester e nel 1943 si trasferisce sulla West Coast. Suona ancora per qualche tempo con Eddie Miller e in seguito lavora soprattutto negli studi di incisione, non rinunciando a qualche apparizione dei gruppi di Wingy Manone, Mike Riley e altre band dixieland della California. Muore il 27 marzo 1983.
20 gennaio, 2025
20 gennaio 1968 - In memoria di Woody Guthrie
Sei mesi dopo la morte di Woody Guthrie i suoi amici e i discepoli organizzano due grandi concerti in sua memoria. I raduni si svolgono simbolicamente sulle due coste degli Stati Uniti. Il primo si tiene al Carnegie Hall di New York il 20 gennaio 1968 con la partecipazione, tra gli altri, di Bob Dylan, Judy Collins, Arlo Guthrie, Tom Paxton, Pete Seeger e Richie Havens. Il secondo, invece, ha luogo all'Hollywood Bowl di Los Angeles e vede la partecipazione, tra gli altri, di Joan Baez, Arlo, Seeger, Havens e Country Joe McDonald. Gli incassi di entrambi i concerti e dei relativi dischi vengono destinati alla Fondazione Woody Guthrie per realizzare una biblioteca nel suo paese natale e per finanziare le ricerche sul morbo di Huntigton, la malattia che ha ucciso Woody.
19 gennaio, 2025
19 gennaio 1946 – Miss Dolly Parton, regina dei girovaghi

Il 19 gennaio 1946 nasce a Sevierville nel Tennessee Dolly Parton, una delle maggiori interpreti di country negli anni Sessanta e Settanta, divenuta poi una star del pop. Quarta di dodici figli, è ancora un'adolescente di belle speranze quando inizia a cantare con il nome di Miss Dolly nei Porter Wagoner, uno dei tanti gruppi di cantanti girovaghi che portavano il loro spettacolo nelle cittadine degli Stati Uniti viaggiando su coloratissimi autofurgoni. Nel 1967 pubblica il primo di una lunga serie di dischi che la portano in breve tempo a diventare una delle più popolari e amate interpreti del country. Si difende bene anche come compositrice regalando ad altre sue colleghe vari brani di successo come I will always love you a Linda Ronstadt e Coat of many colours a Emmylou Harris. A partire del 1974, pur senza abbandonare il country, inizia progressivamente a modificare il proprio stile orientandosi verso il pop. L'album Great balls of fire e la sua partecipazione al film "Dalle 9 alle 5 orario continuato", di cui interpreta anche il tema musicale, la trasformano in una delle più importanti interpreti musicali e cinematografiche degli anni Ottanta. Tra premi e grandi successi di vendite non abbandona il set. Nel 1982 interpreta la sua I will always love you nel film "Il più bel casino del Texas" con Burt Reynolds riportando per l'ennesima volta il brano nella classifica dei dischi più venduti negli Stati Uniti. Mentre nessuno più mette in discussione le sue qualità lei si diverte a scorrazzare tra i vari generi dello spettacolo trasformando regolarmente in oro tutto ciò che tocca: dischi, film e televisione. Insieme a Linda Ronstadt e Emmylou Harris realizza lo splendido album Trio, confeziona un sontuoso show televisivo e crea Dollywood, un parco di divertimenti di sua proprietà nel Tennessee. Nel 1992 il suo brano portafortuna I will always love you, che ormai ha più di vent'anni, viene inserito nella colonna sonora del film "Guardia del corpo" nella suggestiva interpretazione di Whitney Houston, protagonista della pellicola e vola al vertice delle classifiche di vendita di tutto il mondo, diventa il singolo dell'anno e stabilisce il nuovo record di permanenza al primo posto della classifica statunitense. Dolly incassa e non fa una piega. Anzi, stupirà il pubblico tornando al country più tradizionale con brani come Slow dancing with the moon e, soprattutto Honky tonk angels, interpretato con Loretta Lynn e Tammy Wynette.
18 gennaio, 2025
18 gennaio 1974 – Rick Wakeman: io tastierista rock? Non dite stupidaggini

Il 18 gennaio 1974 Rick Wakeman, il tastierista degli Yes da poco premiato dalla critica come “miglior tastierista rock del mondo”, si esibisce alla Royal Festival Hall di Londra in una performance straordinaria. Accompagnato dalla London Simphony Orchestra e dall'English Chamber Choir, diretti da David Measham, con la voce narrante dell’attore David Hemmings, esegue la sua opera Journey to the centre of the earth, una sinfonia per tastiere, sintetizzatori, orchestra, coro e voce narrante. Il concerto suscita entusiasmi decisamente eccessivi che finiscono per lasciare perplesso anche lo stesso Rick Wakeman. Qualche critico saluta addirittura la nascita di un nuovo genere, provvisoriamente battezzate “rock sinfonico”, ma il carismatico tastierista, figlio di Cyril Wakeman, il pianista della Ted Heath's Big Band, butta acqua sul fuoco. «Sono tutte stupidaggini. La musica è musica e basta. I generi, le etichette, come le mode, sono soltanto una sciocca invenzione. Come si fa a dire che io sono un tastierista rock? Che cosa vuol dire? Che cos’è il rock? Ho iniziato a studiare pianoforte a quattro anni sotto la guida di mio padre e a diciassette mi sono diplomato al Royal College of Music. Successivamente ho ottenuto il dottorato, anche se non mi faccio chiamare professore. Mi piace la musica, tutta la musica che riesce a esprimere sentimenti ed emozioni. Sono rock per questo?». Trincerato dietro la sua pila di tastiere, tra cui un organo Hammond, un sintetizzatore Moog, un pianoforte Rhodes e un Mellotron, Wakeman, con i suoi lunghi capelli biondi e il mantello svolazzante, è considerato ormai una sorta di “stregone delle tastiere” e uno dei personaggi più emblematici della capacità del “progressive” degli anni Settanta di fondere senza imbarazzi tutte le correnti musicali che l’hanno preceduto. Il successo di Journey to the centre of the earth, che segue di un anno la buona accoglienza riservata al suo primo lavoro The six wives of Henry VIII, lo convincono a chiudere la sua collaborazione con gli Yes e a continuare sulla strada della ricerca solistica. In estate terrà un concerto al Cristal Palace Garden con l'accompagnamento di ben centodue persone tra musicisti e coro e alla fine del 1974 la critica lo eleggerà per la seconda volta consecutiva “miglior tastierista del mondo”. La separazione dagli Yes non sarà definitiva ma il miglior periodo della band è ormai alle spalle.
17 gennaio, 2025
17 gennaio 1973 – Edgar Sampson, un agnello polistrumentista

Il 17 gennaio 1973 a Englewood, nel New Jersey, muore Edgar Melvin Sampson, soprannominato "The lamb", l'agnello, per i suoi capelli ricci e setosi. Ha sessantacinque anni e da tempo è stato colpito da una misteriosa malattia che ha lasciato spazio a varie ipotesi sulle quali lui tace. Gli annuari del jazz parlano di lui come di un sassofonista, ma in realtà The Lamb, pur avendo dato il meglio di sé al sassofono, è un polistrumentista ricco di genio. Il suo incontro con la musica avviene, infatti, quando, ancora piccolo, comincia a fare esperienza davanti alla tastiera di un pianoforte, passando poi al violino. L'incontro con il sassofono avviene più tardi, quando il giovane Sampson sta già frequentando le scuole superiori. È amore a prima vista, anche se destinato a restare segreto per qualche tempo. Nel 1924, infatti, fa il suo debutto come strumentista suonando il violino al fianco di Joe Coleman. Tre anni dopo entra a far parte della big band di Duke Ellington e tra il 1928 e il 1930 suona con le orchestre di Arthur Gibbs e Charles Johnson. Passa indifferentemente dal violino al sassofono, ma lascia ad altri il compito di pigiare sulla tastiera del pianoforte. All'inizio degli anni Trenta sembra trovare un equilibrio definitivo nell'orchestra di Fletcher Henderson, che sfrutta in modo intelligente la sua capacità con entrambi gli strumenti. The Lamb, però, non si lascia intruppare. Nel 1933 chiude il suo rapporto con Henderson e inizia a lavorare con Chick Webb. Alla coppia si devono brani come Blue Lou, Stompin’ at The Savoy o Lullaby in rhythm, considerati ancora oggi tra le migliori pagine scritte durante l’era dello swing. Chiusa anche la collaborazione con Webb, Sampson giura a se stesso di dedicarsi completamente all’arrangiamento e alla composizione abbandonando la carriera solistica. Non è l'ultimo atto del suo percorso musicale. Nel 1944 Al Sears lo convince a suonare il sassofono nella sua orchestra e lui rompe il giuramento e ricomincia a vagabondare tra le migliori formazioni dell'epoca, con una predilezione per quelle che si esibiscono nei locali di New York, in modo da non doversi spostare. Negli anni Cinquanta scopre la nuova frontiera delle sonorità latino-americane e presta il suo sassofono alle formazioni di Tito Puente, Tito Rodriguez, Manolo Guerra e altri. All'inizio degli anni Sessanta i primi sintomi della misteriosa malattia lo costringono a chiudere con la musica.
16 gennaio, 2025
16 gennaio 1938 – Con Benny Goodman alla Carnegie Hall è swing craze

Il 16 gennaio del 1938 alla Carnegie Hall di New York suona l’orchestra di Benny Goodman. È una data storica perché proprio a quel celebre concerto si fa risalire lo scoppio della swing craze, la follia dello swing. Mentre le note dei musicisti attraversano l’aria migliaia di giovani, aperte le porte di quello che fino a quel momento era stato considerato il tempio della musica classica, iniziano a ballare fra le poltrone, nei corridoi, nella hall del teatro e ovunque ci sia un po' di spazio. È nata la “swing era”, cioè l’era dello swing, una moda di massa che coinvolge prima gli Stati Uniti e poi il resto del mondo che è destinata a durare fino alla fine della seconda guerra mondiale. Proprio in quegli anni viene sublimato il rapporto tra il jazz e la danza. Il concerto di Benny Goodman, però, non è solo questo. L’avvenimento però non segna soltanto l’inizio della follia dello swing. Dopo quel concerto infatti il jazz, conquistatosi il diritto di entrare nella grande sala costruita da Andrew Carnegie, inizia a essere riconosciuto musica d'arte e lascia i club e i locali notturni per entrare nelle sale da concerto per diventare essenzialmente musica d'ascolto. Proprio nel momento in cui tocca attraverso lo swing la danza e il jazz si incontrano quest’ultimo fa un salto di qualità e scarta di lato, lasciando che il compito di far ballare negli anni successivi se lo assumano generi da lui derivati come il rhythm'n blues e poi il rock'n'roll.
15 gennaio, 2025
15 gennaio 1994 – Si ferma il cuore di Harry Nilsson

Il 15 gennaio 1994 un attacco cardiaco si porta via Harry Nilsson. Non ha ancora compiuto cinquantatre anni ed è uno dei personaggi più singolari della scena musicale statunitense. Autore e cantante dallo stile personalissimo nella sua carriera è riuscito a percorrere strade musicali diverse, anche se non tutte con gli stessi risultati e con la stessa fortuna. Divenuto famoso come autore di Cuddle toy, uno dei successi dei Monkees, dopo aver pubblicato l'album Early years nel 1968 viene scritturato dalla RCA per la quale pubblica un pugno di dischi di buon successo. In quel periodo diventa popolarissimo interpretando la canzone Everybody's talkin' nella colonna sonora del film “Un uomo da marciapiede”. Nel 1971 pubblica in Gran Bretagna l'album Nilsson Schmilsson, prodotto da Richard Perry, il cui brano Without you, composto da alcuni membri dei Badfinger, arriva al primo posto delle classifiche di vari paesi e diventa uno dei brani più gettonati del 1972. Nel 1973 partecipa alla realizzazione dell'album Ringo di Ringo Starr e nel 1975 a quella di The side of the Moon, l'unico album di Keith Moon, il batterista degli Who. Tra gli album successivi spicca Pussy cats del 1974 prodotto da John Lennon e Flash Harry del 1980 alla cui realizzazione partecipano John Lennon, Ringo Starr e altri. Proprio l'insuccesso di quest’ultimo lo convince a non pubblicare altri dischi. Pur non abbandonando mai l’ambiente della musica cessa di essere un protagonista per i media e per il pubblico fino alla fine del 1993 quando Mariah Carey porta al successo una versione di Without you. Poche settimane dopo il suo cuore lo tradisce per l’ultima volta.
14 gennaio, 2025
14 gennaio 1949 - George Baquet, il primo a suonare il famoso "obbligato” di High Society,

Il 14 gennaio 1949 muore a Philadelphia, in Pennsylvania il clarinettista George Baquet. È nato a New Orleans in Louisiana, nel 1883 ed è figlio di Theogene V. Baquet, il leader della celebre Excelsior Brass Band. Il suo debutto nel jazz avviene a soli quattordici anni nel 1897 nella Lyre Club Symphony Orchestra diretta dal padre. Il suo clarinetto all’inizio del secolo è presente in alcuni gruppi leggendari come la Onward Brass Band, la Imperial Brass Band, l'orchestra di John Robichaux, la Superior Band, la Magnolia Orchestra, in cui funge anche da leader, e l'Olympia di Freddie Keppard e Armand Piron. Proprio Keppard si accorge delle sue qualità e nel 1914 lo chiama a far parte della celeberrima Original Creole Orchestra. Quella formazione della Creole di Keppard entra nella storia. Con Eddie Vinson al trombone, Baquet al clarinetto, Jimmy Palao al violino, Bill Johnson al basso e Dink Johnson alla batteria riesce a far entusiasmare Chicago e New York per il jazz nero di New Orleans contrastando l’assuefazione del pubblico al dixieland di Nick La Rocca e Yellow Nuñez. Negli anni Venti il suo clarinetto partecipa a varie sedute di registrazione di Bessie Smith, Clara Smith e di Evelyn Thompson, anche se la sua seduta più importante resta quella con i Red Hot Peppers di Jelly Roll Morton a Camden nel luglio del 1929. Uno storico del jazz come Samuel Charters sostiene che sia stato proprio lui e non Picou, come in genere riportato, a suonare per primo il famoso "obbligato” di High Society, ripreso poi nota per nota da tutti i clarinettisti delle generazioni successive. Stanco di girovagare per gli States nel dopoguerra si stabilisce a Philadelphia dove continua suonare in orchestre locali sino al momento della sua morte.
13 gennaio, 2025
13 gennaio 1967 – Cliff Richard alla musica preferisce Dio, anzi no…

Il 13 gennaio 1967 la rivista inglese New Musical Express pubblica una lunga intervista con Cliff Richard, l'interprete di rock and roll che tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio dei Sessanta è stato considerato il primo vero fenomeno di massa della scena musicale britannica. Il servizio è di quelli destinati a fare scalpore. Il cantante, infatti, spiega le ragioni della sua recente conversione al cattolicesimo e dichiara di non sentirsi più a suo agio nel mondo dello spettacolo. A suo parere la turbolenta società moderna sta facendo sempre più emergere la necessità di riscoprire la presenza divina e alla fine confessa la sua intenzione di chiudere con la musica per dedicarsi alla predicazione del Vangelo. La notizia fa rapidamente il giro del mondo e qualche giornale arriva a titolare «Tra la musica e Dio scelgo Dio», utilizzando una frase che, per la verità, il cantante non ha mai detto. Non è estranea alla sua conversione l'esperienza di Brian "Liquorice" Locking, il chitarrista e bassista della sua band, gli Shadows, che nel 1963 ha lasciato la musica per farsi prete. In realtà alla crisi mistica si somma anche la difficoltà a reggere l'usura del tempo. Cliff, infatti, dopo aver vissuto da principale protagonista l'esplosione del rock and roll nel suo paese, con milioni di dischi venduti e una popolarità paragonabile a quella di Elvis Presley negli Stati Uniti, è stato travolto dall'irrompere sulla scena musicale del "ciclone" Beatles. A ventisette anni è considerato dalle giovani generazioni un cantante ormai vecchio, incapace di rappresentare in modo credibile la nuova voglia di protagonismo. È una fase difficile per quasi tutti gli eroi adolescenziali nati alla fine degli anni Cinquanta, spazzati via dall'esplosione beat. La crisi mistica e i propositi di chiudere per sempre con la musica non dureranno a lungo. Ben presto Cliff Richard recupererà il suo equilibrio e saprà trovare spazi diversi d'espressione. Uno dei momenti principali della sua rinascita sarà la terza edizione del Festival of Pop Songs di Bratislava, in quella che ancora si chiama Cecoslovacchia, dove, insieme ad altri "vecchi" come Gene Pitney e a vari gruppi della nuova generazione, come gli Easybeats, scoprirà di avere ancora spazio a sufficienza per poter continuare. Nello stesso anno tornerà anche al vertice delle classifiche europee con la canzone Congratulations. La musica pop ritroverà un protagonista e la chiesa cattolica dovrà rinunciare a un prete canterino.
12 gennaio, 2025
12 gennaio 1942 – Willie Cornish, il trombonista che non leggeva la musica

11 gennaio, 2025
11 gennaio 1999 – Ciao Faber

10 gennaio, 2025
10 gennaio 1977 - Doc Evans, cornettista per amore e per necessità

Il 10 gennaio 1977 muore a Minneapolis, nel Minnesota il cornettista Doc Evans. Nato il 20 giugno 1907 a Spring Valley, sempre nel Minnesota, viene registrato all’anagrafe con il nome di Paul Wesley Evans. Quando muove i primi passi nella musica non ha assolutamente intenzione di diventare cornettista. I suoi interessi spaziano dal sassofono al violino al pianoforte e alla batteria. Alla cornetta arriva quasi per caso nel 1929 quando scopre che è l’unico strumento rimasto scoperto nella banda del Carleton College e, quindi, è una sorta di passaporto per potersi esibire con quel gruppo. La suona, gli piace e a partire dal 1931 abbandona definitivamente tutti gli altri strumenti per specializzarsi in questo strumento scegliendo come modello Bix Beiderbecke. Nei primi anni Trenta si trasferisce a Minneapolis e la sua attività musicale è circoscritta a vari gruppi che si esibiscono in città. Non pensa che la musica possa rappresentare un’occupazione vera e per vivere fa vari mestieri compreso l’insegnante e l’allevatore di cani. Torna sui suoi passi nel 1939 quando suona con Red Dougherty e decide di dedicarsi alla musica a tempo pieno. Poco tempo dopo è a New York alla testa di un'ottima jazz band comprendente Ed Hubble, Tony Parenti, Joe Sullivan e George Wettling con la qua1e suona in vari locali della 52a strada. Nel 1947 suona a Minneapolis insieme a Bunk Johnson e verso la fine degli anni Quaranta si trasferisce a Chicago dove si esibisce in vari Club. In questo periodo registra anche uno splendido disco dal vivo al Jazz Limited pubblicato nel 1949 e nel quale è contornato da ottimi musicisti tra cui Muggsy Spanier, Miff Mole, Don Ewell e Bill Reinhardt. Negli anni Cinquanta torna a Minneapolis dove suona in vari locali con una propria jazz band. Gli anni successivi lo vedono dividersi tra la febbrile voglia di suonare e la tentazione di gestire club in proprio come il Rampart Street Club. Incide un’infinità di dischi e giganteggia nei piccoli e grandi festival degli States. La sua storia si chiude pochi mesi prima di compiere settant’anni.
09 gennaio, 2025
9 gennaio 1976 - Primo contratto discografico per Graham Parker & The Rumour

Il 9 gennaio 1976 Graham Parker & The Rumour firmano il loro primo contratto discografico con la Phonogram, l'unica etichetta che ha accettato di dare loro fiducia. Nell'ambiente sono considerati una band raccogliticcia e fragile, come molti gruppi nati in quel fertile movimento chiamato pub rock. In effetti la loro formazione è un po' avventurosa. Tutto inizia quando Graham Parker pubblica un'inserzione che recita «cantante cerca gruppo» o giù di lì. In quel periodo dalle ceneri di tre band storiche del pub rock, i Brinsley Schwartz, i Ducks De Luxe e i Bontemps Roulee si formano i Rumour. Compongono il gruppo due reduci dai Brinsley Schwartz, il tastierista Bob Andrews e il chitarrista Brinsley Schwartz, due dai Bontemps Roulee, il batterista Steve Goulding e il bassista Andrew Bodnar nonché il chitarrista Martin Belmont proveniente dai Ducks de Luxe. Cosa fanno un cantante senza band e una band senza cantante? Si uniscono. È il 1975 e Graham Parker & The Rumour diventano una ditta sola. Pochi mesi dopo trovano anche una casa discografica, la citata Phonogram, e iniziano a lavorare al loro primo album Howlin' wind, prodotto da Nick Lowe e accolto bene da pubblico e critica. I successivi confermeranno Parker e la band come una delle migliori della seconda metà degli anni Settanta. La loro discografia, come quella di tutti i gruppi del pub rock, sarà ricca di album non ufficiali e nastri variamente registrati. Con il procedere del tempo, però, il gruppo e il cantante verranno sempre più tentati da progetti diversi fino a recuperare la reciproca libertà all'inizio degli anni Ottanta.
08 gennaio, 2025
8 gennaio 1985 - Paola Musiani, una piccola stella

L'8 gennaio 1985 in un incidente stradale muore a Bologna la cantante Paola Musiani. Ha trentasei anni e nella seconda metà degli anni Sessanta è stata l'interprete della versione italiana di Ode per Billie Joe, uno dei brani-simbolo di quel periodo nato dalla creatività della cantautrice Bobbie Gentry. La sua carriera è simile a quella di molte altre ragazze di quel periodo, bruciate presto dal music business. Nata a Vignola, in provincia di Modena, inizia a cantare a quattordici anni nelle balere della sua zona. Nel 1967, diciottenne, attira l'attenzione del pubblico e della critica presentando a un concorso di giovani talenti una originalissima interpretazione del brano Sono bugiarda, versione italiana di I'm believer dei Monkees. Poche settimane dopo la ragazza pubblica il suo primo disco Dipingi un mondo per me che si confonde nella sterminata produzione dell'epoca. Dopo un altro singolo interlocutorio, le viene affidato il difficile compito di dare voce e sentimento alla versione italiana di Ode to Billie Joe. Lei accetta consapevole dell'inevitabile rischio di essere schiacciati dal confronto con la versione originale e in breve tempo diventa una delle interpreti più popolari tra gli adolescenti "alternativi". L'anno dopo vince la Gondola d'argento di Venezia con Faccia da schiaffi, un altro brano fuori dai canoni della tradizione. Negli anni Settanta inizia il declino. Un paio di partecipazioni al Festival di Sanremo precedono la sua decisione di chiudere con la canzone per dedicarsi all'operetta. Il teatro diventa così la sua nuova casa in cui resta fino alla prematura scomparsa.
07 gennaio, 2025
7 gennaio 1797 – Il Tricolore della Repubblica Rivoluzionaria Cispadana

Il 7 gennaio 1797 il tricolore bianco, rosso e verde, diventa la bandiera della Repubblica Cispadana nata sull’onda delle aspettative d’uguaglianza e di libertà disseminate in Europa dalla Rivoluzione Francese. Il Congresso della Repubblica Cispadana, riunito in seduta plenaria a Reggio Emilia, sceglie la bandiera “tricolore, verde, rossa e bianca” come “insegna di sovranità” su proposta di Giuseppe Compagnoni di Lugo, deputato per il collegio di Ferrara. La comunicazione ufficiale, datata 28 gennaio 1797 e firmata dai segretari Masi, Barizzini, Sacchetti e Remondini così recita: «Cittadini, nella seduta in Reggio del giorno 7 gennaio corrente il Congresso decretò: 1° Che lo stemma della Repubblica Cispadana sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo stemma della sovranità. 2° Che sia universale lo Stendardo e la Bandiera Cispadana di tre colori, verde, bianco e rosso, col turcasso. 3° Che li predetti tre colori si usino nella coccarda Cispadana da portarsi da tutti. 4° Che alla testa di tutti gli Atti pubblici si ponga l’intestatura “Repubblica Cispadana una ed indivisibile”...» Il turcasso, cui fa riferimento l’editto come simbolo della Repubblica, è un faretra contenente quattro frecce, a simboleggiare i quattro governi federati di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio, ma con lo spazio per le altre che si sarebbero dovute aggiungere («...un turcasso con quattro freccie e con li forami per le altre, ciò che dinota il desiderio di un’unione più estesa...») secondo quanto approvato dal Congresso di Reggio Emilia il 6 gennaio 1797 su proposta del deputato Aldrovandi. A onor del vero il tricolore era già stato adottato qualche mese prima nel simbolo dei combattenti italiani della Legione Lombarda e quella Italica, con l’autorizzazione di Napoleone, ma con la decisione della Repubblica Cispadana esso diventa per la prima volta bandiera ed emblema di uno stato. In esso si fondono le aspettative di democrazia, d’indipendenza e di unità dei patrioti italiani, tanto che qualche mese viene adottato anche dai governi democratici di Bergamo e Brescia, e successivamente dalla Repubblica Cisalpina. Diverso è il destino delle altre repubbliche democratiche che nascono fra il 1797 ed il 1799 a Venezia, Genova, Roma e Napoli, cui la Francia impedisce di fondersi con la Cisalpina e di aderire al concetto di unità, che escludono così il verde dalle loro bandiere. Del resto Napoleone non vede di buon occhio una possibile spinta democratica, indipendentista e unitaria dell’Italia, tanto che il 28 dicembre 1796 così scrive al Direttorio: «In questo momento in Lombardia ci sono tre correnti. La prima che si lascia guidare dalla Francia, la seconda che vuole la libertà ed ha impazienza di realizzare il suo desiderio, la terza amica degli austriaci e nemica della Francia. Io incoraggio la prima, freno la seconda e reprimo la terza. Anche nelle repubbliche cispadane sono tre le tendenze: una simpatizzante dei vecchi governi, una favorevole ad una costituzione indipendente ma un po’ aristocratica e una terza apertamente affascinata dalla costituzione francese e dall’idea della democrazia. In questo caso reprimo la prima, sostengo la seconda e modero la terza». Il rapporto tra i rivoluzionari italiani e quelli francesi, pur nell’ambito di una sostanziale correttezza e lealtà, è caratterizzato da reciproca diffidenza sulle questioni dell’indipendenza e dell’unità d’Italia, che lascia tiepidi, quando non ostili i transalpini. Le punte polemiche coinvolgono anche la scelta dei colori della bandiera, perché i rivoluzionari italiani sostengono che il verde sia più fedele ai principi della rivoluzione che non il blu. Secondo i sostenitori di questa tesi, il verde, nel simbolismo massonico ereditato dai giacobini, rappresenta la natura e, con essa, l’acquisto dei diritti di natura: uguaglianza e libertà. Non definito e non ben chiaro è, all’inizio, quale debba essere la disposizione dei tre colori sulla bandiera, tanto che c’è chi innalza un tricolore orizzontale con il verde in alto e chi uno verticale con il verde all’asta. La definitiva scelta della disposizione verticale su bandiera rettangolare avviene il 12 maggio 1798 anche se con la fine di Napoleone e delle speranze suscitate dalla rivoluzione francese l'ideale rivoluzionario simboleggiato dal tricolore sembra destinato a tramontare insieme all’idea stessa di nazione italiana.
06 gennaio, 2025
6 gennaio 1973 – You're so vain

Il 6 gennaio 1973 arriva per la prima volta al vertice della classifica dei singoli più venduti negli Stati Uniti la cantautrice Carly Simon con You're so vain. Il brano, che vede la partecipazione di un corista d'eccezione come Mick Jagger dei Rolling Stones, è contenuto nell'album No secrets che ha rivelato al grande pubblico le qualità di uno dei personaggi musicali più interessanti di quel periodo. Carly Simon, che a ventotto anni pensava di non riuscire più a raggiungere un simile successo commerciale, ringrazia commossa. Figlia di una ricca famiglia newyorchese, la ragazza inizia la carriera musicale intorno ai quindici anni formando con la sorella maggiore Lucy il duo delle Simon Sisters. Le due sorelle diventano popolarissime nei locali dell'area di New York e, in particolare, al Bitter End del Greenwich Village, uno dei covi della cultura alternativa. Qui incontrano Albert Grossman, manager di Bob Dylan nonché organizzatore dei primi Festival di Newport, che diventa il loro pigmalione. Dopo un paio d'album l'esperienza della coppia si chiude con il matrimonio di Lucy mentre Carly decide di andare avanti da sola. Nel 1966 inizia a lavorare a un album con la collaborazione di musicisti come Al Kooper e Mike Bloomfield oltre a Robbie Robertson, Danko e Manuel della Band, mentre Bob Dylan accetta addirittura di riscrivere per lei il testo di un brano di Eric Von Schmidt. La ragazza però non sopporta l'eccesso di zelo di Grossman, che vuole mettere il becco dovunque. Ne nasce una discussione e Carly pur di non cedere decide di abbandonare il progetto e di non farne niente. Nel 1969 viene scritturata dalla Elektra e l'anno dopo inizia a lavorare alla registrazione del suo primo album Carly Simon, cui collabora anche il critico cinematografico Jacob Brackman e che vede la luce nel 1971. La buona accoglienza del pubblico e della critica la convincono che può far meglio. In questo periodo si lega sentimentalmente con il cantautore James Taylor. Quella storia d'amore, turbolenta, tesa, contrastata, ma ricca di passione con riunioni e abbandoni anche drammatici durerà un decennio e darà linfa alla grande stagione di Carly. Il successo di You're so vain corrobora la sua fiducia. Negli anni successivi l'ex ragazza un po' viziata si dimostrerà un'abile amministratrice del suo personaggio e si orienterà sempre di più verso un pop molto sofisticato, allargando la sua popolarità anche al di fuori dei ristretti confini del rock.
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