
Quello che viene chiamato "rock" non è soltanto un genere musicale. È uno stato d'animo, un modo d'essere che incrocia la musica, il cinema, la letteratura, il teatro e la creatività in genere compresa quella destinata alla produzione industriale. Per chi è nato negli anni Cinquanta e Sessanta è un sottofondo, una colonna sonora di ogni momento della vita, di pensieri e ricordi. Esiste da sempre e aiuta a vivere meglio...
09 marzo, 2025
9 marzo 1994 – Fernando Rey, l’attore preferito da Luis Buñuel

08 marzo, 2025
8 marzo 1946 - Carole Bayer Sager, la più giovane autrice di Broadway

07 marzo, 2025
7 marzo 1964 – I marines in Vietnam

06 marzo, 2025
6 marzo 1938 - Guidone, un protagonista del rock and roll italiano
Il 6 marzo 1938 nasce a Brescia Guidone, uno dei protagonisti della scena rock & roll milanese. Si chiama Guido Crapanzano, e deve il suo nome d'arte alla sua mole imponente. Dopo aver debuttato nel 1957 in un concorso al teatro Alcione di Milano, nel 1959 pubblica il suo primo singolo con Ciao ti dirò e Ma l'amore no, una versione della vecchia canzone di D'Anzi. Tra il 1959 e il 1962 pubblica ancora vari dischi e partecipa a numerose trasmissioni televisive e a film musicali come "Pesci d'oro bikini d'argento" e "Nerone '71". Nel 1962 entra a far parte del Clan Celentano ma l'anno dopo preferisce andarsene in giro per il mondo con il suo gruppo stabilendosi poi definitivamente ad Atene, in Grecia, dove diventa popolarissimo. Tornato in Italia nel 1965 giusto per partecipare al tour dei Beatles, ha tra i componenti della sua band i futuri Giganti Checco Marsella, Enrico Maria Papes e Mino De Martino. Anche Demis Roussos muove i primi passi come cantante nel suo gruppo. Nel 1967 abbandona la musica e torna in Italia per occuparsi di pubblicità, editoria e produzione cinematografica, lasciando poi anche queste attività nel 1975 per riprendere gli studi. Laureato in ingegneria ottiene negli Stati Uniti il dottorato in Scienze della Comunicazione. Nel 1985 torna in Italia e diventa rettore dell'Istituto Internazionale di Scienze della Comunicazione. Il 22 gennaio del 2007 è testimonial al 50º anniversario del rock and roll di Varese, cui partecipano i Ribelli, Enrico Maria Papes, Brunetta, Clem Sacco, Ghigo, Jack La Cayenne (Torquato il molleggiato), Giordano Blues, Gino Santercole e molti altri protagonisti del rock italiano. Tra le sue canzoni sono da ricordare Ciao biondina, Poi poi poi e Scendiamo insieme sugli sci. Muore il 10 dicembre 2023.
05 marzo, 2025
5 marzo 1989 - Beppe Grillo non basta a salvare il Festival di Sanremo del 1989
Il 5 marzo 1989 per la prima volta nella sua storia il popolarissimo "Sorrisi e Canzoni TV", il più diffuso e moderato magazine di musica e spettacolo spara a zero sul Festival di Sanremo. Per la verità non è l’unico visto che l’edizione 1989 della kermesse sanremese sembra scontentare un po’ tutti, nonostante la vittoria della coppia Anna Oxa-Fausto Leali con Ti lascerò, l’esordio di Jovanotti con Vasco, e i ritorni di Gino Paoli e di Ornella Vanoni. Le critiche non mancano ma che anche un giornale come Sorrisi e Canzoni TV prenda posizione lascia il segno. Il giornale stronca l’eccessiva dilatazione del Festival, lasciando intendere che sia ormai divenuto un varietà più che un concorso canoro: «Se il festival di Sanremo non rinuncerà a questa caratteristica di contenitore cloaca, se la Rai insisterà solo per bieche ragioni di audience a diluirlo in tante serate, bene, allora c’è da aspettarsi che finisca soffocato da se stesso...». Insomma, le azioni del Festival di Sanremo sono in ribasso e non basta a rialzarle neppure l’estemporanea irruzione di Beppe Grillo che se la prende un po’ con tutti in assoluta tranquillità. Nessuno scandalo: tutto fa spettacolo sotto il cielo di Sanremo.
04 marzo, 2025
4 marzo 1919 – Scott Joplin il re del ragtime

Il 4 marzo 1919 muore in una casa di cura per "malati mentali" di New York il pianista Scott Joplin, uno dei padri fondatori del ragtime scritto, chiamato anche "King of ragtime", il re del ragtime. Nato il 24 novembre 1868 e Texarkana, nel Texas, dopo aver imparato a suonare il pianoforte, a quindici anni lascia la famiglia e scappa di casa per diventare musicista itinerante. Nel 1895 entra a far parte del Texas Medley Vocal Quartet. In quel periodo riesce anche a piazzare a qualche editore le sue prime composizioni: Please say you will e Picture of her face. Negli stessi anni inizia ad approfondire le tecniche pianistiche del ragtime. Diventa il pianista fisso del Maple Leaf Club di Sedalia, nel Missouri, dove incontra l'editore Carl Hoffman che nel 1898 gli produce The original rag, la sua prima importante opera, cui seguono Maple leaf rag, The sun flower slow drag e Swipsy , tutte e tre del 1899. Dopo la sfortunata A guest of honour che nel 1903 viene rappresentata una sola volta a St. Louis con scarso successo, nel 1905 si trasferisce a New York dove si fa catturare dall’ossessione di scrivere una vera e propria opera lirica ragtime. Il 4 marzo 1919 la morte se lo porta via dopo una vita passata tra difficoltà economiche ed espedienti per sopravvivere, senza aver mai trovato un impresario disposto a rappresentare Treemonisha, la sua opera, con A guest of honour, oggi più famosa. Nel 1974 Marvin Hamlisch utilizza la musica di Scott nella colonna sonora del film "La stangata". Dopo il successo de "La stangata", Treemonisha, composta nel 1907, viene rappresentata per la prima volta nel 1974 all'Uris Theatre di Broadway, con la produzione dell'Houston Grand Opera e con la partecipazione di cento pianisti di tutto il mondo. Peccato che Scott ormai non c’è più.
03 marzo, 2025
3 marzo 1966 – Buffalo Springfield, la band del compressore stradale

Il 3 marzo 1966 a Los Angeles nascono i Buffalo Springfield. La band unisce musicisti dalle esperienze più varie ed è destinata a lasciare un segno profondo nella storia del rock. Ne fanno parte tre chitarristi ricchi di talento e di idee come Stephen Stills e Richie Furay, provenienti dal gruppo folk degli Au Go Go Singers e il canadese Neil Young dei Mynah Birds, da cui proviene anche il bassista suo connazionale Bruce Palmer. La formazione è completata da un altro canadese: il batterista Dewey Martin già con i Dinah. In un primo momento al gruppo si era unito anche il bassista Ken Koblun, ma la sua collaborazione era durata lo spazio di un respiro. Da tempo Stills e Furay inseguivano l'idea di mettersi insieme a Young, ma per varie ragioni il canadese si era sempre sottratto agli impegni. La leggenda racconta che, proprio quando i due chitarristi, rotti i ponti con il loro gruppo, stavano ormai pensando a una soluzione diversa, Neil Young li avesse raggiunti a Los Angeles viaggiando in autostop e compiendo l'ultimo tratto di strada a bordo di un carro funebre. Leggende a parte il 3 marzo 1966 il gruppo è ormai una realtà, anche se non ha un nome. La soluzione è presto trovata. In una pausa della riunione costitutiva, Furay si alza per sgranchirsi le gambe e osserva fuori dall'appartamento gli operai di un cantiere stradale. Accanto a loro c'è un compressore che reca sul fianco il nome della ditta produttrice: Buffalo Springfield. Lo propone ai compagni che accettano. Nasce così uno dei più gruppi più amati dal movimento hippy. Una serie di concerti al fianco dei Byrds e regolari quanto affollate esibizioni al "Whisky a go go" sul Sunset Strip di Los Angeles li imporranno all'attenzione dei produttori più svegli e intuitivi. I primi a occuparsi di loro saranno Charlie Green e Brian Stone, il manager di Sonny & Cher. I due garantiranno alla band un contratto con la Atlantic e, soprattutto, un anticipo di ben dodicimila dollari. Nell'estate del 1966 i Buffalo Springfield pubblicheranno il loro primo singolo Nawadays Clancy can't even sing, un brano scritto da Neil Young che verrà censurato per il testo. Non otterrà grandi risultati commerciali, ma contribuirà a far conoscere la band fuori dai confini della California Sarà l'inizio di una breve ma intensa produzione che farà del gruppo uno dei principali artefici del progressivo spostamento del folk verso i suoni elettrici e aggressivi del country rock.
02 marzo, 2025
2 marzo 1964 – Joe Rushton, lo specialista del sassofono basso

Il 2 marzo 1964 a San Francisco, in California un infarto chiude per sempre la vita e la carriera di Joe Rushton, uno dei rari jazzisti esperti in uno strumento inusuale come il sassofono basso. Ha cinquantasei anni e all’anagrafe è registrato con il nome di Joseph Augustine Rushton. Nato a Evanston nell’Illinois, inizia a soffiare negli strumenti ad ancia nel periodo dell'adolescenza. A partire dal 1928, quando ha ventun anni e suona nei California Ramblers, sceglie definitivamente il sassofono basso, fino a quel momento considerato una voce marginale nelle jazzband. cui è praticamente l'unico strumentista specialisti. Prima della fine dell'anno lascia la band e si mette in proprio dando vita a una formazione con la quale opera nei locali di Chicago fino al 1932. Chiusa l'esperienza autonoma riprende a girovagare tra le orchestre dell'area chicagoana. Nel 1934 suona con la band di Ted Weems e successivamente con i gruppi di Frank Snyder e Bud Freeman. Instabile come tutti i jazzisti di razza, dopo aver militato per ben tre anni nella formazione diretta da Jimmy McPartiand, nel 1942 lascia l'Illinois e se ne va in California, dove entra a far parte dell’orchestra di Benny Goodman. Ci resta fino al 1943 quando per l'ennesima volta sceglie di cambiare aria. Tra il 1944 e il 1945 il suo sassofono basso è alle dipendenze della band di Horace Heidt. Alla fine della seconda guerra mondiale incontra Red Nichols, che gli propone di unirsi a lui nei riformati Five Pennies. Rushton accetta con riserva. Il sodalizio si rivelerà, invece, saldissimo e il suo apporto caratterizzerà lo stile della nuova edizione dei Five Pennies. Praticamente non se ne andrà più, anche se periodicamente annuncerà il suo ritiro dalle scene. Per la verità i suoi non sono soltanto annunci, visto che per un certo periodo trova anche lavoro come operaio in una fabbrica di aeroplani. La voglia di suonare è più forte di tutto e anche quando il suo cuore comincia a dargli qualche problema lui non se ne cura. Nel 1963 si imbarca in una lunga e faticosa tournée con Nichols e i Five Penny che lo lascia fisicamente e psicologicamente prostrato. Per l'ennesima volta annuncia il ritiro dalle scene, ma poi riprende a suonare. Il suo cuore cede mentre è ancora nel pieno della sua attività. Oltre alle incisioni delle band nelle quali ha militato di lui restano testimonianze su vinile nel lavoro in studio di gruppi come quelli di Pete Daily, Floyd O’Brien e Zep Meissner.
01 marzo, 2025
1° marzo 1912 - Walter Davis, da pianista a portiere d’albergo
Il 1° marzo 1912 nasce a Grenada, nel Mississippi, il bluesman Walter Davis. Pianista e cantante tipico della tradizione urbana del blues di St. Louis fin dall’inizio sviluppa nelle sue interpretazioni uno stile sobrio e ricco di motivazioni sociali. Seguendo l’esempio di Leroy Carr riesce a trasportare nei testi dei suoi blues i temi propri della cultura afroamericana grazie a un notevole spirito di osservazione, una fertile immaginazione e un frasario musicale semplice e facilmente assimilabile. Abbandonata la famiglia a tredici anni, si trasferisce a St. Louis dove impara a suonare il pianoforte. Sul finire degli anni Venti, debutta negli house parties nella zona est della città e comincia a esibirsi nei vari club locali, spostandosi poi nel Texas, in Tennessee, nel Mississippi e in South Carolina. Nel giugno del 1930 registra il suo primo disco per la Victor a Cincinnati. Il maggior successo di questo periodo è M & O Blues. Negli anni Quaranta la sua popolarità tende a calare progressivamente Walter Davis nei primi anni Cinquanta rinuncia a esibirsi nei locali per dedicarsi all'attività di predicatore, ma non abbandona la musica. Intorno al 1954, colpito da paresi perde l'uso della mano sinistra ed è costretto a trovare lavoro come portiere di notte prima all'Hotel Calumet e quindi all'Albany Hotel. Non si è certi della sua data di morte perché, pur esistendo un certificato in tal senso a nome di Walter Davis per il quale sarebbe deceduto proprio a St. Louis il 22 ottobre 1963, c'è chi sostiene possa trattarsi di un'altra persona.
28 febbraio, 2025
28 febbraio 1970 – Chi diavolo sono questi NOBS?

27 febbraio, 2025
27 febbraio 1965 – I Seekers per la prima volta al vertice in Gran Bretagna

Il 27 febbraio 1965 al vertice della classifica britannica arriva il brano I'll never find another you dei Seekers, il gruppo formato nel 1964 in Australia da Judith Durham, Keith Potger, Bruce Woodley e Athol Guy. Keith, l'unico non australiano di nascita, ma emigrato all'età di sei anni, prima di unirsi alla band lavora come produttore radiofonico, Judith come segretaria presso un patologo e Athol e Bruce come impiegati in una agenzia di Melbourne. Tra il 1965 e il 1966 i Seekers ottengono uno straordinario successo in Inghilterra dove, appena arrivati, debuttano nel “Sunday Night at The Palladium”. Il successo arriva fin dal primo singolo I'll never find another you cui segue A world of our own e The carnival is over. La fortuna continua anche nel 1966 con Someday one day, Walk with me e Morningtown ride e nel 1967 con Georgie girl, When will the good apples fall e Emerald City. Nello stesso anno Judith, senza successo, pubblica come solista il singolo The olive tree e poco tempo dopo anche i Seekers, arrivati così rapidamente al vertice della classifica, altrettanto rapidamente vengono abbandonati dal pubblico.
26 febbraio, 2025
26 febbraio 1978 – Tace il sax di Alix Combelle

Il 26 febbraio 1978 muore a Mantes la Jolie, in Francia, il sassofonista Alix Combelle, per molto tempo considerato miglior sax tenore sulla scena del jazz europeo. Nato a Parigi il 15 giugno 1912 è figlio d’arte visto che suo padre è il primo sassofono nell'orchestra della Guardia Repubblicana. Proprio il padre è il suo primo maestro, anche se all’inizio il buon Alix sembra intenzionato a non voler ripercorrere le orme del padre. Agli inizi della sua carriera infatti si fa ingaggiare da Bruno Coquatrix come batterista. La scelta dura poco. Ben presto molla piatti e tamburi per il sax tenore suonando prima con Gregor & the Gregorians e poi, nel 1935, allo Stage B con l'orchestra di Arthur Briggs. Successivamente forma un proprio gruppo che nel 1940 prende il nome di Jazz de Paris. Nonostante l'occupazione tedesca della Francia il jazz francese non si nasconde e il gruppo di Combelle lascia varie registrazioni che oggi forniscono una testimonianza importante sull’evoluzione del genere in quel periodo. Dopo la liberazione, Alix Combelle forma un’orchestra che pian piano finisce per passare alla musica da ballo. Nel 1962 chiude ogni attività come musicista professionista. Resta però nell’ambiente organizzando vari concerti e scrivendo di jazz per il Bulletin du Hot Club de France. Di lui restano varie incisioni che testimoniano di una tecnica sopraffina e di uno stile vicino a quello di Coleman Hawkins e Chu Berry.
25 febbraio, 2025
25 febbraio 1970 – Il matrimonio lampo di Mina

Alla fine degli anni Sessanta le cronache rosa hanno in Mina uno dei bersagli preferiti. La sua riservatezza, l’assenza di smentite, la sostanziale indifferenza nei confronti dei media alimentano e incoraggiano il gioco dei «si dice, si sussurra, sembra che…». Circola anche la voce che la cantante si sia sposata in gran segreto con Augusto Martelli in una antica chiesetta del quartiere Ticinese di Milano. In realtà il rapporto sentimentale tra la cantante e il maestro Martelli è ormai esaurito anche se i due continuano a collaborare sul piano professionale. All’inizio del mese di gennaio del 1970 Mina si esibisce in concerto a Terni. Al termine dello spettacolo il suo vecchio amico Fabrizio Zampa, giornalista con un passato da batterista nei Flippers, va in camerino a salutarla. L’accompagna un collega, Virgilio Crocco, giornalista del Messaggero di Roma. La cantante resta piacevolmente colpita da quest’ultimo, un uomo gentile, distinto e un po’ chiuso in se stesso. Tra i due scocca una scintilla che fin dal primo momento è qualcosa di più di una semplice simpatia. Un mazzo di fiori, una telefonata, qualche confidenza colpiscono Mina più di un lungo e stucchevole corteggiamento. Si rivedono a Bologna qualche giorno dopo e decidono di non perdere altro tempo. Il 25 febbraio 1970 si sposano nel Municipio di Trevignano, in provincia di Roma. Perché aspettare?
24 febbraio, 2025
24 febbraio 1988 – Memphis Slim: io sono solo l'ambasciatore del blues...

Il 24 febbraio 1988 muore a Parigi all’età di settantatré anni, il pianista e cantante blues Peter Chapman, meglio conosciuto con il nome d’arte di Memphis Slim, dal nome della città dove è nato. Tra i bluesmen storici è sicuramente il più amato dal pubblico giovanile europeo, anche perché proprio in Europa ha stabilito, a partire dal 1961 la sua residenza, ripudiando l'ingrata terra natale che non amava il suo blues didascalico e poco incline alle concessioni spettacolari. A sette anni inizia a picchiare sui tasti di un pianoforte sotto la guida di suo padre e a dieci già si esibisce nelle sale da ballo riservate ai neri del suo quartiere. Nel 1931 incontra Roosevelt Sykes che lo prende sotto la sua ala protettiva. Sei anni dopo è a Chicago dove pubblica vari brani, tra cui il suo primo successo "Beer drinkin' woman", e trova un posto fisso come pianista del gruppo di Big Bill Broonzy. Verso la metà degli anni Quaranta lascia la band di Broonzy intenzionato a percorrere nuove strade. Per un po' si esibisce da solo e poi forma gli House Rockers, un gruppo di cui fanno parte, fra gli altri, i sassofonisti Alex Atkins ed Ernest Corton e il bassista Big Crawford. Nonostante il successo, le tournée e i dischi fatica ad adattarsi alle regole del music business statunitense. Il blues non è per lui solo spettacolo, ma cultura e voglia di raccontare. Di sé dice: «Sono un ambasciatore, l'ambasciatore del blues. Canto, suono e compongo sapendo che non sto inventando niente. Il blues esisteva prima di me e continuerà a esistere anche quando non ci sarò più. Io sono solo il suo ambasciatore». In linea con questa impostazione è anche il suo modo di presentare le canzoni al pubblico, tutte rigorosamente in ordine cronologico, intervallate con aneddoti e ricordi personali. Quando nel 1960 Joe Glaser, il vecchio manager di Louis Armstrong, lo porta in Europa scopre un mondo nuovo. Vede migliaia di giovani ai concerti che pendono dalle sue labbra, seguono i suoi racconti in silenzio e decide di lasciare, per sempre, gli Stati Uniti. Si stabilisce definitivamente a Parigi e ricomincia da capo. Non è raro incontrarlo nei locali della capitale francese, al Mars Club, al Blues Bar e, soprattutto al Trois Mallet dove resta in cartellone quasi ininterrottamente dal 1962 al 1974. Ama Parigi, ma da buon ambasciatore non lo ammetterà mai per non offendere gli altri paesi europei. A chi glielo chiederà dirà sempre d'aver scelto la capitale francese soltanto perché è «al centro dell'Europa».
23 febbraio, 2025
23 febbraio 1983 - Cari Bee Gees avete copiato quella canzone
Il 23 febbraio 1983 i Bee Gees vengono riconosciuti colpevoli di plagio. Il Tribunale di Chicago infatti ritiene che la loro How deep is your love sia copiata dalla canzone Let it end di Ronald H. Selle. Il verdetto prevede anche un risarcimento di alcuni milioni di dollari all’autore, ma il gruppo prennuncia un ricorso in appello. Quando viene letto il passaggio della sentenza che descrive la dinamica del plagio, Robin Gibb urla «Sono tutte bugie!». La band verrà poi assolta in appello quando verrà ascoltato il nastro del momento in cui il brano è stato concepito con Barry alla voce e Blue Weaver al piano. Si tratta di una delle tante curiosità che hanno caratterizzato la storia di questa canzone, inizialmente scritta dai fratelli Gibb per la cantante Yvonne Elliman, la Maria Maddalena della versione cinematografica di "Jesus Christ Superstar" e poi recuperata in extremis per il film "La febbre del sabato sera".
22 febbraio, 2025
22 febbraio 1926 - Dave Bailey, da batterista a pilota

21 febbraio, 2025
21 febbraio 1936 – Junior Club, covo di esterofili!

20 febbraio, 2025
20 febbraio 1980 – Muore assiderato Bon Scott, il cantante degli AC/DC

19 febbraio, 2025
19 febbraio 1983 – I Kajagoogoo per la prima volta al vertice

Il 19 febbraio 1983 al vertice della classifica britannica dei dischi più venduti c’è il brano Too shy firmato dai Kajagoogoo, una band formata solo pochi mesi prima dal cantante e autore Limahl, un musicista con all'attivo alcune partecipazioni teatrali ai musical "Aladino" e "Godspel". Oltre a lui ne fanno parte il bassista Nick Beggs, il chitarrista Steve Askew, il tastierista Stuart Croxford-Neale e il percussionista con vocazione elettronica Jez Strode. Il loro produttore e manager è addirittura Nick Rhodes dei Duran Duran, che cura personalmente il singolo Too shy che li porta al vertice della classifica e li incorona tra le band rivelazione del momento. Con uno stile da loro stessi definito "electro-funky” i Kajagoogoo confermano il loro successo con il singolo Ooh to be ah e con l'album White feathers. Pochi mesi dopo però Limahl molla il gruppo deciso a continuare come solista approfittando della notorietà raggiunta. Il brutto tiro non ferma i compagni. Perso Limahl il resto della band continua con Beggs nel ruolo di cantante. Nel 1984 gli l'album Islands e i singoli The lion's mouth e Turn your back home vengono però accolti con freddezza dal pubblico. Modificato il nome da Kajagoogoo a Kaja pubblicano ancora, nell'estate del 1985, Shouldn't do that, dopo il quale si separano.
18 febbraio, 2025
18 febbraio 1967 - Oppenheimer: le mie mani sono sporche di sangue!
Il 18 febbraio 1967 muore a Princeton il fisico Julius Robert Oppenheimer, il capo di quel "progetto Manhattan" che aveva portato una ventina d'anni prima alla realizzazione della bomba atomica. Nato a New York il 22 aprile 1904 è l'artefice di numerose importanti scoperte soprattutto nel campo della meccanica quantistica, ma la sua fama resta legata soprattutto alla costruzione della prima bomba atomica e alla successiva crisi di coscienza che lo porta a rifiutare di lavorare sulla bomba all'idrogeno e lo fa finire nel mirino del Comitato per la repressione delle Attività Antiamericane. Famosa resta la sua frase, indirizzata a Henry Truman, Presidente degli Stati Uniti d'America nel 1946: «Signor Presidente, le mie mani sono sporche di sangue», alludendo alle vittime delle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
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